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Autore: Ariadne_Bigsby    12/10/2010    3 recensioni
John rimase incantato per un attimo, guardando la foto. Ripercorse ancora una volta con lo sguardo i quattro volti, lasciando il suo per ultimo. Quando alzò lo sguardo si vide riflesso nello specchio appeso al muro davanti, ed avvertì il peso degli anni gravargli sulle spalle come un macigno. Aveva quaranta anni, il giorno dopo avrebbe avuto quaranta anni e due mesi esatti...

"Prequel" della vicenda raccontata in "Here There and Everywhere", ovvero le esperienze vissute da John Lennon prima di prendere la decisione di scendere nuovamente sulla terra. Ff scritta in concomitanza con"Here There and Everywhere" (non ho resistito alla tentazione di pubblicarla adesso..." xD
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, George Harrison, John Lennon , Stuart Sutcliffe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'John in the sky with diamonds'
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I’m scared

 

You don't have to suffer,
It is what it is,
No bell book or candle,
Can get you out of this, oh no!”



“Eccolo! E’ lui!” E’ uscito di casa!”

 

“John! Jooohn! Guardami!”

 

“Sposami, John!”

 

“Sei bellissimo!”

 

…Ok, la situazione non è affatto brutta come me la ero aspettata. E’ molto, molto più tragica. Le fans sono tantissime, è quasi impressionante vedere così tanta gente pigiata nel vialetto di Mendips e i Menlove Avenue.

 

“John!” John!” sento un urlo un po’ più forte e più vicino, rispetto al baccano prodottp dal vociare di così tante persone. Non faccio neanche in tempo a girarmi, che sento una stretta ferrea sul braccio sinistro, che mi costringe a fermarmi in mezzo alla calca che, inaspettatamente si distanzia un po’, lasciando me e la persona che mi tiene per il braccio in mezzo ad una specie di cercio. I bordi del cerchio sono una massa di forme confuse ed urlanti.

 

“John ,una volta mi firmasti un autografo!” dice la persone che mi tiene stretto a sé. E’ una ragazza, avrà si e no 18 anni (o almeno così appare ai miei occhi): è carina, con capelli rossi portati a caschetto con la frangia e gli occhi azzurri. Sembra che sia sull’orlo delle lacrime.

 

“Johm ti ricordi di me? Mi firmasti un autografo una volta! Ci scrivesti ‘ A Mary Ellen Parker, con affetto John ’ te lo ricordi?” Stringe ancora più forte il mio braccio e le lacrime cominciano a rigarle le guance, davanti al mio silenzio sbigottito, mentre tutte le altre ragazze continuano ad urlare come ossesse frasi che che si confondono fra di loro, perdendo ogni significato.

 

“John! John, mi firmasti un autografo nel 1964!” continua a strillare lei in tono isterico. Ormai il braccio non lo sento eanche più, da quanto lo sta stringendo.

 

“D-davvero?” riesco a balbettare, frastornato da tutte quelle urla ed in preda ad un senso di panico crescente, mentre penso “Ma dove cazzo è Brian quando serve?”

 

La ragazza rispondente al nome di Marie Ellen Parke, che crede di poter vantare una qualche pretesa su di me, solo perché 16 anni fa le ho scritto il mio nome su un pezzo di carta con tanto di dedica, continua a strattonarmi e a frignare, mentre le sue “colleghe” si avvicinano pericolosamente.

 

Ho paura, davvero.

 

Nei loro sguardi si legge la stessa bramosia: tutte loro hanno lo stesso sguardo vuoto e privo di vita, ma ormai dopo anni di esperienza e ben 17 anni di incubi notturni (e anche diurni..) riesco a vederci quel bagliore folle che indica il loro unico desiderio, quel desiderio che dà vita a quello sguardo smorto e che le fa camminare come delle macchinette dalle inquietanti sembianze umane.

 

So quel è il loro scopo: ho passato almeno 6 anni della mia vita cercando di sfuggire dalle grinfie di simili soggetti: il loro scopo è quello di avvicinarsi,c afferrare, toccare, prendersi in qualunque modo quello che, secondo qialche loro folle convinzione, considerano di loro diritto. E la sfortuna vuole che l’oggetto del loro interesse sia proprio io e che al momento sia completamente solo ed indifeso.

 

Annaspo mentre mi libero dalla stretta della ragazza piangente con uno strattone….e quello che le succede dopo essermi liberato mi turba, nonostante non sia la prima volta che assisto ad  un Fatto simile.

 

La ragazza, se fino a quel momento aveva conservato uno sguardo più o meno “normale (ovviamente si fa per dire..) ora è cambiata. I suoi occhi sono vuoti ed assenti come quelli di tutte le altre, ma infondo riesco a scorgere lo stesso lampo di follia e anche la rabbia perché me la sono scrollata di dosso.

 

Ora sono davvero terrorizzato:me ne sto in piedi, nel vialetto della casa dove sono cresciuto, circondato da una marea di ragazze completamente fuori di testa, il cui unico scopo nella vita (vita? Ma non siamo tutti morti?)sembra essere quello di agguantarmi per i vestiti e strattonarmi da una parte all’altra, senza mai mollare la presa, come se da me dipendesse tutta la loro vita.

 

Mi giro intorno, giro come una trottola impazzita mentre cerco un aiuto. Un aiuto qualsiasi, basta che qualcuno mi tiri fuori da qui.

 

“Dove cazzo è Brian?” stavolta riesco perfino ad urlarlo, ma le mie parole si disperdono nell’aria, catturate anche quelle dalle urla delle ragazze.

 

Indietreggio, con le mani protese in avanti come per farmi scudo ma, mentre indietreggio mi rendo conto che sto andando dritto dritto fra le grinfie di un gruppo delle scalmanate. Con un sobbalzo mi accorgo che non c’è via di scampo e che il cerchio sta diventando ridicolmente piccolo.

 

Merda, ora si che sono in trappola.

 

“John! John, noi siamo tue grandi fan!”

 

E, sentendo queste parole mi ritorna in mente una cosa che mi ghiaccia il sangue nelle vene. Un ricordo che si infila prepotentemente fra i miei pensieri, tutti rivolti a trovare un modo per uscire illeso da quel piccolo inferno.

 

Fa freddo, tanto freddo: fuori il cielo è buio, è quel buio invernale che sembra arrivare sempre prima a coprire ogni cosa, in quelle fredde giornate di neve.

 

Le uniche luci sono quelle delle macchine che sfrecciano per la strada, quelle dei lampioni, che gettano una luce fredda sui marciapiedi e quella fioca e accogliente del lampadario posto sul soffitto di un imponente corridoio di pietra.

 

“John! Sono Mark! John sono un tuo grande fan!” sussurra la voce bassa di un uomo, ma dal timbro sorprendentemente infantile e cantilenante

 

“Sono un tuo grande fan!” ripete con una punta di isteria nella voce mentre, com gesto meccanico, estraggo una biro nera dalla tasca del cappotto e scrivo per l’ennesima volta nella mia vita il mio nome, sull’ennesimo Lp con la mia faccia stampata sopra. Le luci del porticato sono davvero basse, ma tanto sono  così abituato a scrivere il mio nome che non me ne curo neanche. Il flash improvviso di una macchina fotografica illumina l’ambiente e mi rendo conto di aver scritto bene. “A Mark. John Lennon ”.

 

Con un sospiro porgo l’Lp al fan con la vocetta infantile e accenno un sorriso, che però mi muore subito sulle labbra.

 

“Ehi, tutto ok?” chiedo al ragazzo. Sta stringendo l’Lp convulsamente e trema da capo a piedi, mentre si morde nervosamente il labbro Non ce la fa neanche a guardarmi negli occhi e sembra sconvolto. Non risponde.

 

“Hai bisogno di aiuto?” Gli chiedo gentilmente. Lui fa cenno di no con la testa, tenendo sempre gli occhi bassi.

 

“No Mr Lennon, sto bene, grazie.” Abbozza un sorriso incerto e mi guarda. Mi fa quasi impressione, perché, nonostante sia sorridendo, i suoi occhi sembrano freddi e vuoti. Gli occhi che può avere un pazzo. Decido di non curarmene e gli sorrido di rimando, sollevato. Ci sarebbe mancato solo che si facesse venire una crisi epilettica o qualcosa di simile sotto casa mia.

 

“Di nulla. Buona serata.”

 

“Arrivederci Mr Lennon”. E mi guarda di nuovo con quello sguardo strano, apatica.

 

Ed è in quel momento che il peso della consapevolezza mi colpisce forte come un pugno.

 

John! Sono Mark! John sono un tuo grande fan !”

 

Mark.

 

E’ stato lui.

 

“Sei stato ammazzato sui gradini di casa tua! “ sento Stuart dirmi “ Il nome di chi ti ha ucciso è Mark Chapman.”

 

E’ lui.

 

“Sono un tuo grande fan!”

 

“John! John Siamo tue grandi fan!”

 

Non faccio neanche in tempo a formulare un altro pensiero di senso compiuto, quando mi rendo conto di quello che mi è stato appena detto. Mi ritornano in mente le facce e reagisco.

 

“State indietro cazzo!” stavolta esplodo sul serio e il mio urlo è così forte e così spaventoso che sovrasta tutte le altre voci e le placa.

 

“Non mi toccate! Non vi azzardate ad avvicinarvi!” urlo di nuovo. Sto quasi per mettermi a piangere, ripensando a tutto quello che mi è successo,  a quello che avevo lasciato indietro,al fatto che non avrei avuto seconde possibilità.  Mi volto con decisione verso Menlove Avenue, la mia espressione deve essere davvero terrificante, perché le tizie che mi ostruiscono il passaggio si fanno da parte senza fiatare.

 

Vedo un’elegante macchina nera che mi aspetta sulla strada, proprio davanti al cancello  bianco e nero di Mendips, vedo Brian con una faccia a metà fra lo sconvolto e l’impaurito, bloccato dal mio urlo mentre cercava di spintonare via il muro umano e raggiungermi per aiutarmi. E corro, corro in mezzo alla piccola breccia chge si è aperta fra la folla: mi ricordo corse simili verso macchine nere eda anonime come quella, ma non ricordo di averne mai fatta una in questo silenzio sbigottito. E soprattutto non ricordo di averla mai fatta in quello stato d’animo.

 

Mi fiondo sul sedile posteriore dietro il guida, sbattendo la portiera con violenza e Brian si siede accanto a me. Il suo sguardo è preoccupato.

 

“Andiamo via  Brian” lo prego, con una voce che non sembra neanche la mia.

 

La macchina si mette in moto e, in pochi secondi stiamo sfrecciando in una strada spoglia e battuta dal vento, una strada che non esisteva nel mondo reale ma che, per fortuna esiste qui,

 

 

 

Penny Lane:

Yeeee!! Finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare! E anche in tempi relativamente brevi! Questo capitolo era inizialmente attaccato a quello precedente . Non avevo scritto ma avevo un’idea ben precisa di come articolarlo…..l’idea di staccarlo dall’altro capitolo mi è venuta ascoltando la canzone “I’m scared” di John. Mi piace e il testo si adattava abbastanza abene a quelle che sono le tematiche del capitolo…quindi li ho separati e ci ho appioppato il titolo “I’m scared.” Ma passiamo alle recensioni U.U

 

Marty_Youchy: Sii! John e Eppy sono carini insieme *John mi fulmina con lo sguardo*. Ehm….finchè Brian rimaneva nei limiti dell’amicizia Xd Comunque si…credo che si siano voluti bene (ehm..forse Brian di più…) La faccia di John quando semppre che Brian era morto faceva impressione: si vedeva che era scioccato e che non poteva crederci….:(

Gtazie per la recensione!

 

Zaz: Brian li considerava come dei figliocci *__* E’ stato il primo a credere in loro e non ha mai mollato…..il che non fa che aumentare la mia stima nei suoi confronti J Per il club privato….devi pazientare ancora pochissimo! Forse potrei addirittura inserirlo già nel prossimo. Non sono sicura ma può essere. Grazie per la recensione!

 

Grazie a tutti voi che avete recensito ma anche a chi ha solo letto! Al prossimo capitolo!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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