Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: _ L a l a    13/10/2010    4 recensioni
Giulia, Giorgia, Holly e Silvia sono quattro ragazze dei giorni nostri che all'improvviso... PUFF! si ritrovano catapultate a Narnia, un regno magico dove le nostre quattro eroine dovranno dimostrare la loro abilità tra amore, amicizia, guerra, strane creature parlenti, tipi piuttosto scontrosi e avventure mirabolanti... riusciranno a tornare a casa sane e salve? per saperlo non dovete fare altro che leggere la mia storia
Genere: Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.

Ok, mi sento un’idiota. Ultimamente mi sento spesso, un’idiota.

Anche quando sono a casa mi sento un’idiota, ma solo ogni tanto.

Qui a Narnia ogni giorno. Ci dev’essere qualcosa che non va.

E mi chiedo perché anche loro tre non si sentano idiote.

Cioè, la Santa Inquisizione non poteva rimanersene alle Hawaii? Sta boicottando la mia giornata!

Sbuffo, risentita, facendo in modo che mi sentano. Non sembrano farci caso, le maledette.

Non è bastato loro chiudermi a chiave in questa sottospecie di sgabuzzino, dopo avermi trascinato via a forza dal tavolo della colazione dove stavo tranquillamente parlando con Edmund: ora devono anche ignorarmi!

Aargh, che rabbia. Un giorno di queste le uccido sul serio.

Che non vengano poi a lamentarsi, quando saranno fantasmi.  Se la sono cercata.

- che diavolo c’è, adesso? – sbotto, guardandomi attorno nella ricerca frenetica di un arma da taglio con cui farle a fettine.

Holly si volta, un ghigno per nulla rassicurante ad arricciarle le labbra.

- è ovvio, Giu. Mica credevi di poter sfuggire alle tue migliori amiche, vero? –

La fulmino.

- guarda, io pensavo di avervi già detto che non è successo niente. – calco sulle ultime parole, cercando di suonare convincente anche a me stessa.

 Perché, ovviamente, se convinco me stessa convinco anche loro.

Giorgia mi lancia un sorrisetto divertito.

- ci credi veramente così stupide? – domanda, alzando un sopracciglio.

Bene. ricominciano anche con le sopracciglia alzate. Ma che bella giornata, sarà oggi! E pensare che era iniziata così bene …

Arriccio le labbra in un bel: - si – sonoro, che fa fare una smorfia indispettita a Silvia, appoggiata alla porta e che controlla ogni tanto che non passi nessuno.

Mi sento un’indiziata di CSI. Però, gli indiziati di CSI hanno il diritto di rimanere in silenzio finché non arriva l’avvocato. E io non ho un avvocato. Quindi perché parlare?

Holly recupera tre sedie, ovviamente spuntate dal nulla, visto che qua dentro c’è solo muffa e puzza di chiuso. Ah, e uno strano comò che, a prima vista, sembra infestato dai ragni.

Mi spinge a sedere su una e posiziona le altre due di fronte a me, prima di sedersi sopra una mentre l’altra viene occupata da Giorgia.

A quanto pare Silvia farà da controllore per il resto dell’interrogatorio.

Holly si china verso di me con un ghigno divertito.

- ok, Giuggi. Preferisci raccontarcelo partendo dall’inizio o rispondere alle nostre domande? –

- domanda di riserva? – commento indispettita, incrociando le braccia al petto e voltandomi a guardare il comò, chiedendomi perché mai non l’abbiano coperto con un bel telo per proteggerlo dalla polvere.

Silvia si lascia sfuggire una risatina, subito fermata dallo sguardo truce di Giorgia.

- ok, partiamo con le domande. E non provare a stare zitta Giu. Perché possiamo sempre andare a chiedere a Edmund – mi avvisa Holly, puntandomi un dico contro.

- si, certo, come no – la schernisco, ben sapendo che non lo farebbe mai. Anche perché dubito che Edmund le direbbe qualcosa.

Mi ignora, mentre Giorgia inizia:

- allora, Giu. Vi siete baciati? –

Sbuffo, relegando il ricordo in un angolino della mente per evitare di diventare rossa come un pomodoro e quindi di farmi scoprire.

- no – borbotto, gonfiando le guancie.

- davvero? – continua.

- già. –

- vi siete almeno detti … qualcosa? ­– domanda a questo punto Holly, anche se non sembra essersela bevuta.

Mmm. Penso proprio che dovrò avvisare Edmund di tenere la bocca cucita, soprattutto con Lucy. Potrebbe tranquillamente passare a Silvia o a Holly informazioni pericolose.

- certo. – commento, accavallando le gambe.

Il loro sguardo si fa speranzoso. Ghigno.

- “Evviva, Miraz ha accettato la proposta!” –

Mi lascio sfuggire un risolino, di fronte alle loro facce basite. Giorgia fa una smorfia.

- dai, sul serio Giu. Noi ti diciamo sempre tutto – dice.

Touché.

Se potessi la strangolerei, per avermelo fatto notare.

È vero, mi dicono sempre tutto, però.. mi mette in imbarazzo, tutta questa cosa. Loro se ne vanno tranquillamente in giro a sbandierare che si sono messe con Tizio e Caio, ma io non ci riesco. È una cosa mia, che senso ha che la sappia anche tutto il resto del mondo? E poi, io non le costringo quasi mai, perché so che se devono dirmi qualcosa d’importante, beh, me lo diranno.

Forse ha ragione, le migliori amiche dovrebbero raccontarsi tutto. Però.. mi piace l’idea che sia una cosa più o meno segreta. Anche perché non rende tutto una semplice routine ma fa si che ogni momento sia speciale.

Quindi.. non lo so.

- Giuuu? – cinguetta Silvia, dopo una sbirciatina al corridoio.

Sbuffo. Qualcosa posso anche concederglielo.

Il quadro generale della faccenda. Tanto prima o poi l’avrebbero scoperto comunque.

- allora? – mi incita Holly, negli occhi dipinto lo stesso identico sguardo di quando mi dice che piaccio a qualcuno e bla, bla, bla. Cosa che mai si è rivelata vera, in quanto non ho mai voluto testare.

La guardo con finto rancore, sentendo il sangue salirmi alle guancie, mentre lo stesso stupido sorriso che faccio quando sto per dire qualcosa di estremamente imbarazzante (secondo il mio punto di vista) va a dipingersi sulle mie labbra.

Cerco in tutti i modi possibili di cambiare espressione, ottenendo una smorfia imbarazzata che quasi mi fa rimpiangere il sorriso idiota.

Aargh, mi odio.

Distolgo lo sguardo dalle espressioni complici che mi stanno indirizzando da almeno dieci minuti nel tentativo di corrompermi e sussurro, così piano che si fa fatica a sentirlo:

- stiamo insieme –

Le vedo scambiarsi un’occhiata interrogativa.

- Giu, lo sai che non si è sentito niente? – ridacchia Giorgia, al che io balzo in piedi.

- ah, no! Non ho intenzione di ripetere! – sbotto e, con uno scatto raggiungo la porta, spalancandola.

Silvia fa appena in tempo a scostarsi, prima che gliela sbatta in faccia.

Inizio a correre, ridendo senza un motivo preciso, e sento loro tre venirmi dietro tra gli schiamazzi e le proteste urlate.

So perfettamente che Silvia e Holly mi raggiungeranno di sicuro, non sono mai stata un’amante della corsa. Per i percorsi brevi sono veloce –più o meno- , ma sulle lunghe distanze duro meno di un minuto. E credo che questa sarà una lunga, lunga, distanza.

Rido ancora, svoltando di scatto verso la destra, intravedendo l’uscita.

- Torna immediatamente qui! – urla Giorgia, e rido ancora più forte tra gli ansiti, mentre sento che anche loro iniziano a ridere.

Supero di corsa un Peter a bocca aperta, che viene poi travolto dalle tre furie al mio inseguimento.

Sbuco all’aria aperta, inciampando su uno dei gradini di pietra e rotolando per un po’.

Mi rialzo con un balzo e ricomincio a correre, notando appena Edmund e Lucy un po’ più in là, sulla destra.

Meglio girare a largo, per ora. Non si sa mai che prendano d’assalto anche loro. E poi è meglio evitare di dare a Lu la possibilità di collaborare con le tre impiccione.

- fermati subito!! – strilla ancora Giorgia, ferma ed ansante sull’uscio, mentre Holly e Silvia sono ancora al mio inseguimento.

Rido, girandomi giusto il tempo per fargli una pernacchia, e sentendo una goccia di sudore colarmi lungo la tempia.

Devo assolutamente lavarmi, anche perché ho come l’impressione che mi sporcherò tutto il vestito di terra. Una scusa in più per andare in giro con i pantaloni.

Continuo a correre, inciampo, rotolo e mi rialzo, evitando per un soffio Holly che mi si era lanciata verso di me, con l’intenzione di schiacciarmi a terra.

Ricomincio a correre, ridendo sempre più forte e attirandomi gli sguardi stupiti di Caspian e Susan, intenti a tirare con l’arco. Si fermano, lanciandosi un’occhiata divertita e abbassando gli archi.

Holly è a terra, che si rotola dalle risate, tenendosi la pancia, mentre Silvia ancora mi rincorre.

- smettila! – le urlo, ridendo e ansimando – non sei stanca? –

- non finché non ti ho preso, Lover ! – grida in risposta lei, usando il soprannome con cui solo lei mi chiama, quando è in vena di affettuosità. O quando vuole torturarmi fino allo sfinimento.

Mi giro con una piroetta, rischiando di cadere, per poi correre all’indietro.

- perchèèè? – mi lagno, guardandola, rossa in viso e con piccole goccioline di sudore a colarle lungo le tempie.

Non risponde, limitandosi a fare uno scatto in avanti, facendomi sobbalzare.

Scivolo, finendo gambe all’aria (con la mia solita grazia, ovviamente. Un troll di montagna sarebbe caduto più delicatamente, e soprattutto senza un tonfo che fa tremar la terra).

Silvia si ferma e mi guarda dall’alto, mentre riesco a malapena a trattenere le risate.

- ora non mi scappi più, Giuggi! – esclama tutta gasata.

Ghigno, tirandole poi un piede e facendola cadere accanto a me, con un tonfo sordo e uno strilletto acuto.

- questo non vale! – protesta, tirandosi a sedere e massaggiandosi poi la schiena. Sorrido, concedendomi un’ultima risatina.

- ah. E perché vale il rincorrermi fino alla stremo? – chiedo, allargando le braccia e dandole poi un pizzicotto sul braccio.

Mi tira uno schiaffo sulle dita, alzando le spalle.

- tutto ok? – la testa di Giorgia entra nella mia visuale, insieme alla sua mano tesa verso di me.

- no. – rispondo, ridendo – credo di non riuscire più a reggermi in piedi –

Mi alzo a sedere, scompigliandomi i capelli e muovendo un po’ le gambe.

Mi tiro via un filo d’erba dal vestito, spazzolandolo un po’ per evitare che delle simpaticissime formiche decidano di andare in gita sulle mie gambe.

- ehi, Giu – commenta Holly, che sembra essersi ripresa dal suo momento d’ilarità. Ovviamente in modo relativo. – sei buffissima con quell’espressione -

La guardo interrogativa.

- che espressione? – faccio, prima di ritrovarmela addosso intenta a tirarmi le guancie.

- ma quanto sei teneraaaa –

Quando i Pevensie ci raggiungono, seguiti da Caspian, è ancora presa a schiamazzare.     

Ci guardando allibiti.

- che state facendo? – domanda Caspian, perplesso.

- mi sta violentandooo! – urlo, cercando di staccarla, facendo sobbalzare tutti tranne Giorgia e Silvia, che attaccano a ridere come due matte. Il viso di Peter ha una tonalità che tende al rosso scuro mentre Lucy mi fissa come si fissa un alieno e Edmund storce il viso in una strana espressione. Caspian e Susan si lanciando un’occhiata imbarazzata.

- c.. come, scusa? – Domanda Peter, balbettando.

- scollatemela di dosso, porca miseria! – sbraito, riuscendo finalmente a sgusciare via dalla sua presa e alzandomi in piedi, anche se sento le gambe simili a gelatina.

- ma che cosa sei, tu? – strillo, guadagnandomi diverse occhiate sorprese.  – un ibrido tra uomo e sanguisuga? -

Silvia si sta tenendo la pancia dalle risate.

- donna, prego – puntualizza seccata Holly.

- sisi, come ti pare –

Sbuffo, e mi avvio traballante verso la casa di Aslan, sentendo Silvia che mi affianca.

- sicura di non voler essere portata in braccio Giu? – fa, non senza un po’  d’ironia nella voce, alta quanto basta per farsi sentire da tutti – non sembri un granché salda sulle gambe. –

Le tiro una gomitata.

Ora traballa anche lei. Tiè.

- e indovina di chi è la colpa? – commento, cercando di camminare un po’ più veloce.

Sbuffa, divertita.

- ooh, su. Un po’ di sano sport non ti uccide di certo! –

- io ODIO lo sport! – ribatto, piccata, anche se lei lo sa benissimo –e DETESTO correre! –

Entro a passo di marcia nella casa di Aslan, sbraitando cose senza senso sotto lo sguardo stupito e sconvolto dei presenti.

Oh, fantastico. Ho fatto la mia bella figura anche oggi.

- mi ritiro! – strillo arrabbiata nera, dirigendomi come una furia verso la mia stanza.

 

Sono un’idiota. L’idiota più idiota del mondo. Oltre al tesserino di riconoscimento dovrebbero darmi anche, che ne so, una freccia lampeggiante sopra la testa, che mi indica come persona più idiota del pianeta.

Rabbrividisco di freddo, sfregandomi le braccia lasciate scoperte dalla canottiera. Mi rannicchio il più possibile, poggiando il mento sulle ginocchia e fissando davanti a me.

L’idea di uscire, in canottiera  per di più, non è stata decisamente la migliore degli ultimi giorni.

Ma non avevo sonno. O meglio, dopo l’incubo che ho fatto, l’idea di riaddormentarmi non mi piaceva affatto.

Ho sognato che Miraz uccideva Peter durante il combattimento.

Si, lo so, è un sogno corto, però per nulla piacevole viste che le conseguenze sarebbero catastrofiche, a dir poco. In più mi sono svegliata con un incredibile nodo alla gola e il cuore che batteva all’impazzata e con la fronte grondante di sudore.

Come diavolo potevo tornare a dormire?

Rabbrividisco di nuovo, alzando lo sguardo verso il cielo punteggiato di stelle.

Mi spingo contro il freddo muro di pietra, che mi causa altri brividi che mi corrono allegramente sulla schiena, appoggiando poi anche la testa, per meglio vedere il cielo.

Sono in alto, un po’ più in là rispetto al punto in cui domani si posizioneranno gli arcieri, con Susan a far loro da capo.

Distendo le gambe. La pietra su cui sono seduta mi arriva a metà polpaccio, e per lasciar dondolare le gambe dovrei tirarmi un po’ più in là, ma sto comoda attaccata al muro.

Sbatto le palpebre più volte, cercando di evitare di addormentarmi lì, al freddo.  Ci manca solo che domani ho la polmonite o la febbre a quaranta.

Come godersi appieno l’epica battaglia per il destino di Narnia.

- ehi –

Sobbalzo, quando sento la voce di Edmund, che nel frattempo è scivolato a sedere accanto a me, porgendomi gentilmente un lembo della coperta che si è portato dietro.

- grazie – biascio, mezza intontita e decisamente stupida dalla sua improvvisa apparizione.

Ha su una camicia bianca, leggera, e dei pantaloni di cuoio.

Come diavolo riesce a dormirci, con i pantaloni di cuoio, non lo so. Sempre che questa sia la sua tenuta da notte. Ommioddio, ho visto Edmund Pevensie nella cosa che più si avvicina ad un pigiama, qua a Narnia.

- niente. Quando ti ho visto uscire con solo quella.. uh.. cosa addosso .. – trattengo un risolino, al suo tono di voce imbarazzato. Dimentico sempre che nel suo tempo le ragazze non vanno abitualmente in giro in canottiera e jeans.  O anche qualcosa di meno. – … ho pensato che avresti avuto freddo – conclude.

Annuisco, mettendomi a sedere a gambe incrociate.

Realizzo solo ora quello che ha detto.

- mi.. hai visto? –

Annuisce, giocherellando con un angolo della coperta.

- si. Avevo sete e sono andato a fare un salto nelle cucine. Piuttosto, tu che ci fai in giro? –

Oh, ma allora questo è sul serio il suo pigiama! Perché non ho mai una macchina fotografica, quando serve? E perché ho lasciato il mio cellulare sul comodino?

Sbuffo, rigirandomi su un dito una ciocca di capelli.

- non ho sonno – confesso, gonfiando le guancie come una stupida.

Sorride comprensivo.

-ansia? – chiede.

- può darsi - 

Starnutisco, due volte di seguito, come faccio sempre io. Il mio compagno di banco m’ha preso in giro per due mesi.  E, se potesse, continuerebbe tutt’ora.

Sorride appena, mentre mi arrotolo dentro la coperta e mi strofino il naso con una mano.

- accidenti – borbotto contrariata, tirando poi su con il naso.

- meglio così. – sospira lui, portandosi le mani dietro la testa – se sei malata, domani non rischi di farti uccidere –

- ah, non credere che un semplice raffreddore m’indebolisca a tal punto dall’essere costretta a letto. – ribatto io, piccata. Anche se è più che probabile.

Ok tutto, ma sentirmi inutile fino a questo punto no!

- la guerra non è fatta per le ragazze, Giuly –

Sbuffo, ignorando il rossore che mi è salito alle guancie a sentire il nomignolo.

- Susan e Lucy, però, combattono – protesto debolmente.

- non direi. Susan e Lucy andranno a cercare Aslan. E, comunque, loro sono Regine -  precisa, alzando l’indice della mano destra.

- e allora? – borbotto.

- c’è un po’ di differenza, soprattutto in esperienza. –

- solo perché sono qui da neanche una settimana e perché se prendo in mano una spada rischio di tranciarmi via un piede? – chiedo irritata, alzando la voce e drizzandomi sulla schiena. La coperta scivola via dalle mie spalle.

- io non h.. – tenta lui, ma non lo lascio finire. Prendo a gesticolare concitatamente.

- allora spiegami perché, Edmund. Perché mi hai fatto venire con te al castello, se mi credi un incapace? Perché non hai protestato quando Caspian ha deciso che avrei portato con te la missiva a Miraz, se sono una palla al piede così grande? E perché diavolo mi ha… 

Serra la sua mano sul mio polso, fermando il fiume di parole che mi sta uscendo dalla bocca e i miei gesti frenetici. 

Sto ansimando di rabbia, e sento i brividi di freddo che corrono sulla mia schiena al tempo del respiro, anche se credo che sia solo un’impressione.

- non lo so, il perché, ok? Ma sono contento che sia andata così. -  mi guarda con un’intensità tale che credo che i brividi, a questo punto, non siano causati solo dal freddo. – e non ho mai detto, né pensato, che tu sia un’incapace –

Molla la presa sul mio polso, scrollando le spalle e guardando verso l’alto.

- semplicemente non penso che tu sia capace di uccidere nessuno, Giuly. Non è una cosa per niente piacevole, neanche se sei costretto a farlo per salvarti la pelle – continua, in un soffio.

- lo so. Ma io non ho parlato di uccidere. Si può anche ferire, senza uccidere – spiego io, abbassando il tono e torturandomi le mani.

- ah – fa sarcastico – e tu credi veramente che sia così semplice non uccidere, quando si è nel pieno della battaglia? -  mi lancia uno sguardo – non è un duello, in cui hai il tempo di pensare a dove mirare. –

Vorrei riuscire a dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non ci riesco, perché so che ha ragione.

Però in battaglia ci voglio andare lo stesso. Come minimo mi farò uccidere, ma non fa niente. Altrimenti mi sentirò inutile.

Mi risistemo nella coperta, socchiudendo gli occhi.

- posso chiederti una cosa? – fa, voltandosi improvvisamente verso di me.

- si – sussurro, evitando accuratamente di riaprire gli occhi.

- perché stamattina Giorgia, Silvia e Holly t’inseguivano? –

Scoppio a ridere, lasciandolo perplesso.  Sono così sollevata che abbia cambiato argomento.

- oh, Ed – dico, tra le risate – non credo capiresti del tutto –

Fa uno sbuffo divertito.

- mettimi alla prova, allora -

Continuo a ridere, una punta d’imbarazzo che si fa strada nella mia voce.

- non.. non so se. . . –

- se? –

Soppeso quello che sto per dire, guardandolo di striscio.

- hai degli amici, a Londra, no Ed? –

Annuisce frettolosamente, grattandosi una guancia.

- ma che c’entra? –

- mi lasci spiegare?! -

 Ride sommessamente.

- non so se ti sei mai trovato in una di quelle situazioni in cui vorresti tenerti una cosa per te, e fai di tutto per mantenere il segreto,anche se, puntualmente, i tuoi amici intuiscono tutto e ti torturano fino allo stremo pur di farti parlare –

- più o meno .. – fa vago, e ho come l’impressione che lui non si sia mai trovato in una situazione simile, se non dalla parte degli “amici torturatori”.

- beh, ecco. M’inseguivano appunto per questo .- concludo, con un’alzata di spalle, sperando che decida di accontentarsi.

- e che cosa avresti dovuto dir loro, scusa? Non mi sembra siate state lontane più di tanto ultimamente. –

Credo che il mio viso si stia colorando di un imbarazzante rosso. Per fortuna è buio.

- … secondo te? – trovo il coraggio di dire, tirandomi poi la coperta fin sopra il naso. Mi guarda un po’ confuso.

- che vuoi che ne sappia io, scusa? –

Mi viene voglia di spaccargli in testa qualcosa, ma credo che rimpiangerei questo gesto per il resto della mia esistenza.

Come fa a non capire una cosa del genere, accidenti? Sono tutti così i maschi? Dio, allora siamo messi proprio male. Anzi, malissimo. Malerrimo. Malissimerrimo. Malissimerramente male.  Ok, sto partendo.

- prova a pensarci un attimo – sussurro, cercando di non urlare e fare qualcosa d’inconsulto. Qualcosa che può variare dal fargli cadere diversi massi addosso al saltargli addosso.

Credo che poi, in tutti e due i casi, qualcosa di buono verrebbe fuori: se gli faccio crollare dei massi addosso può darsi che uno di essi lo colpisca in testa, riattivandogli la funzione dell’udito e risvegliando i neuroni che, da quello che posso vedere, non stanno lavorando un granché; nel secondo caso, saltandogli addosso, capirebbe finalmente quello che voglio dirgli. Certo, poi magari non mi rivolgerebbe più la parola, ma io avrei raggiunto uno degli scopi della mia vita.

Mi accorgo solo ora che … beh.. che ultimamente penso a cose piuttosto violente, come buttare gente giù dai burroni o scaraventargli addosso sassi.

Dev’essere un risvolto ribelle della mia personalità che finora era stato al calduccio sotto le coperte.

O i miei pensieri si stanno sintonizzando su Radio Violenza, grazie al clima di guerra che c’è qui.

Saltare addosso a Edmund sarebbe una cosa violenta?

- e… emh .. – balbetta con tono imbarazzato, quasi avesse sentito i miei pensieri, e facendomi saltar per aria dallo spavento di essere stata –per modo di dire- scoperta.

Mi accorgo solo in quel momento che, la presunta vittima della mia presunta aggressione, mi sta fissando con una smorfia impicciata. Dio, devo essergli sembrata un’idiota fatta e finita con lo sguardo perso nel vuoto.

Lo fisso incuriosita, mentre distoglie lo sguardo, arricciando il naso.

Starnutisco un’altra volta.

- non è che hai un fazzoletto, vero? – domando, con una vocina così sottile che quasi non mi riconosco.

- eh… eh, si –

Si fruga nelle tasche dei pantaloni (tasche che io non ho, visto che mi hanno rifilato dei pantaloni di serie B.. e poi, da quando si hanno le tasche in un pigiama?) e tira fuori un fazzoletto di stoffa, porgendomelo.

- grazie – mormoro, prendendolo e soffiando il naso.

- niente – è la risposta sussurrata. Appallottolo il fazzoletto, rendendomi conto solo dopo che non è mio e che potrebbe dargli fastidio. Anche se credo che tutti appallottolino i fazzoletti dopo averci soffiato dentro il naso. Cioè, a me viene naturale. Come mi viene naturale grattarmi gli occhi e spalmarmi inconsapevolmente sulla faccia tutto il trucco quando me lo sono messo così bene la mattina.

Ok. Sto divagando.

Starnutisco di nuovo.

- ma proc.. ! – inizio, ma le parole mi muoiono in gola quando sento il suo braccio cingermi il fianco per poi attirarmi più vicino a lui.

Alzo lo sguardo verso di lui, leggermente sconcertata. Cioè, sempre di sorpresa, queste cose? Avvisarmi prima, per evitare di farmi morire di crepacuore no, eh?

Lui borbotta qualcosa di imbarazzato riguardo il freddo e i raffreddori.

Sorrido divertita e mi accoccolo contro di lui, sentendolo trasalire leggermente.

Oh, sentite, non potevo non approfittarmene. Sarebbe stato scortese nei confronti della mia buona stella.

Tiro su con il naso.

- in qualsiasi caso.. – sospiro, appoggiandomi meglio alla sua spalla – hai capito si o no? –

- ch.. che cosa? – balbetta lui, con tono quasi spaventato.

- perché mi inseguivano! – ribatto, con aria saccente. Sobbalza, e deglutisce.

- e.. eh .. i.. io forse… – farfuglia. Mi lascio sfuggire una risatina.

- ok, ho capito che hai capito –

Annuisce frettolosamente, tornando poi a guardare il cielo. Tiro su con il naso un paio di volte, puntandolo  poi verso l’alto per guardare le stelle.

Mi sono sempre piaciute, le stelle; quelle legate al destino degli uomini, le luci misteriose e affascinanti nel cielo non l’ammasso di materia a milioni di anni-luce da qui.

La scienza rovina un po’ tutte le cose misteriose, secondo me.

- Ed, che costellazione è, quella? – domando, indicando un paio di stelle a caso, tanto per farlo a sentire un po’ più a suo agio, visto che il discorso di prima era un po’… un po’.. insomma, avete capito.

Basta che non si aspetti che le riconosca al primo colpo. Non sono mai stata brava a individuare le cose. Una volta ero in seggiovia con mia madre, e ad un certo punto ha avvistato uno scoiattolo, che io ovviamente non ho visto. Ho dovuto mentire, e dirle che si, l’avevo visto anche io, per farla smettere di indicare l’albero. Ancora oggi, quando salta fuori lo scoiattolo, io mi limito ad annuire a quello che dice lei.

Edmund segue la direzione del mio dito, fissando poi il cielo con aria critica.

- è.. è quella del Centauro * .. guarda, quelle che hai indicato tu sono le stelle delle zampe anteriori, poi se  guardi un po’ più in su c’è il busto e .. –

Cerco di seguire un po’ quello che mi dice e, dopo cinque minuti di vuoto più assoluto, trovo finalmente questo benedetto centauro.

Visto? Con un po’ di calma c’arrivo anche io. Anche se, a dir la verità, come centauro è un po’ grassottello.  Sembra più metà uomo e metà mucca.

 - ooh! L’ho visto! – commento esaltata, evitando di esporgli la mia teoria del muccomo. – e quella lì di fianco? Somiglia ad un delfino.. –

Edmund mi lancia uno sguardo divertito, trattenendo un sorriso.

- a dir la verità è la costellazione del Ghepardo… -

Lo guardo ad occhi sgranati.

- mannòòò! Sembrava proprio un delfino! – mi lamento, e lui scoppia a ridere all’improvviso, facendomi lanciare uno strillo sorpreso.

Ride ancora più forte.

- smettila! – dico, ridendo anche io e tirandogli un pizzicotto sul braccio.

- un… ahah! .. un delfino! Ahah! –

- smettilaaa, stupido! – mi lamento, ma sto ridendo anche io, con le lacrime agli occhi. – sembrava sul serio un delfino! –

Dopo un attimo, in cui cerca di recuperare la calma, scoppia a ridere fragorosamente un’altra volta.

- la vuoi smettereee? – sbuffo divertita, senza però riuscire a bloccare il risolino che mi è salito alle labbra.

- s.. si, scusa, ora la smetto – ride un’ultima volta, prima di prendere un lungo respiro. Quando è sicuro di non rischiare di scoppiare più a ridere si gira verso di me.

- certo che voi gente del futuro siete strani. Scambiare un ghepardo per un delfino .. –

Metto su il mio miglior broncio offeso.

- guarda, che prima di arrivare qua, non avevo mai visto un ghepardo dal vivo in vita mia. A parte quella volta che sono andata allo zoo con la scuola materna. Ma forse era una tigre .. si, mi sembra fosse una tigre .. –

Mi picchietto l’indice sul mento, con fare pensoso, mentre cerco di fare mente locale. Mi sembra fosse una tigre bianca.. massì, che era una tigre! Che poi avevo pure comprato il portachiavi peluche a forma di tigre bianca che quando lo schiacciavi faceva “Roaaar” per i venti minuti a seguire. Chissà dov’è  finito..

Lui sospira divertito, mentre appoggio la mia testa sulla sua spalla.

- neanche io, prima di arrivare a Narnia, avevo mai visto un ghepardo. – m’informa e io alzo la testa incuriosita. Non so se chiedergli quand’è stata la prima volta che è venuto a Narnia, cosa piuttosto invadente,  o liquidare l’informazione con un’alzata di spalle, anche se mi sembra piuttosto scortese.

- ah, si? – faccio, fingendomi interessata. Come se non lo sapessi.

Annuisce semplicemente. Immagino che non abbia un granché voglia di raccontarmi quello che è successo la prima volta che sono arrivati qui. Non è una cosa di cui andare tanto fieri, ammettiamolo. L’importante, però, è imparare dai propri errori, e mi sembra che lui l’abbia fatto egregiamente.

- hai letto i racconti sull’Età d’Oro? – mi chiede.

- mm, si, qualcosa - rispondo vaga, senza entrare in particolare.

In parte è vero. L’altro giorno sono andata un po’ a frugare nell’archivio che hanno messo in una stanzetta vicina alla Tavola di Pietra.. c’era un sacco di roba polverosa, e mi sono divertita a soffiare la polvere addosso a Holly. E poi ho leggiucchiato qualcosa, giusto per vedere un po’ quante differenze c’erano tra quei racconti e il libro e il film. Alla fine sono più o meno le stesse cose.

- qualcosa.. su di me? –

Gli lancio un’occhiata sorpresa.

- in che senso? –

Mi guarda quasi irritato, però poi si limita a sbuffare.

- non lo so.. pensavo fossi andata a cercare .. –

- avrei dovuto? – replico, con un sorrisetto divertito. Mi guarda, aggrottando le sopracciglia, e arrossendo leggermente.  Non risponde.

- comunque si – commento, tirando su con il naso e raggomitolandomi contro di lui.

- si che cosa? – fa con tono stupito.

- si, ho letto qualcosa su di te. Beh, più di qualcosa. Ma non sono uno stalker, eh! Ero solo curiosa -  m’affretto a precisare.

- che cosa c’entrano gli stalker, scusa? -

- ah, no, niente.. magari pensavi che fossi una maniaca o qualcosa di simile.. – sussurro risentita.

- non penso che tu sia una manica – dice, accompagnando le parole con una risata.

Aaah, non sa quanto si sbaglia. Beata ingenuità.

- eh, ci tenevo a puntualizzarlo -

Rimaniamo in silenzio per un altro po’, e quando penso che il discorso è ufficialmente archiviato, come quello sull’1% del cervello maschile, lui riprende la parola:

- e.. che hai letto, di preciso? –

- mah, un po’ di tutto .. ho curiosato in giro. I miti e le leggende mi sono sempre piaciuti –

- io faccio il personaggio di un racconto della buona notte. È successo sul serio – mi rimbecca lui, infastidito.  Ah, ma va? Non oso immaginare cosa succederebbe se sapesse che è il personaggio di un libro e di un film.

- non ho detto che non ci credo. Semplicemente ora sono leggende. Non possiamo mica farci niente, eh! e poi non c’è nulla di male nel far parte di una favola per bambini –

Sorride leggermente.

 Starnutisco, torturando il fazzoletto tra le mie mani.

- se hai letto un po’ di tutto … - inizia con un sussurro – hai letto anche della Strega? –

- la Strega Bianca, intendi? –

- c’è stata qualche altra strega, nella storia di Narnia? – sbotta irritato. Arriccio il naso indispettita.

- e che ne so. Sono qui solo da una settimana, sai? – starnutisco, e soffio il naso. – e, si, ho letto anche su di lei. E ho notato che, cento anni, infondo non sono poi così tanti. Sono molti di più mille e trecento, trovi? –

- e questo che c’entra? –

- uh, non lo so. L’ho semplicemente notato leggendo e ragionando un attimo. –

Starnutisce anche lui.

- mi sa che ti ho attaccato il raffreddore – mormoro con tono dispiaciuto, non osando offrigli il fazzoletto sporco. Infondo io non lo prenderei mai, se è già stato usato.

- no, non preoccuparti . – fa sbrigativo lui, frugandosi nelle tasche e tirandone fuori un altro.

- ma hai la scorta? – domando sarcastica, mentre lui ridacchia, scuotendo la testa. Per un attimo sembra prendere fiato.

- hai letto che io all’inizio stavo dalla sua parte? –

Olè. Non mi aspettavo una cosa così esplicita, lo ammetto. Chissà perché me lo sta dicendo a me, poi.

- si, mi sembra ovvio. Tutto il discorso della Tavola di Pietra si basa poi su quello, alla fine. –

Annuisce lentamente, e rimane in silenzio, con lo sguardo basso, come se dovesse rendere conto a me di quello che ha fatto. Starnutisco, maledicendo il freddo e il raffreddore.

- sai, c’è molta gente che lo troverebbe ironico – comincio, dopo aver tirato su con il naso.

Lui alza la testa.

- che cosa? –

- il fatto che, sebbene tu avessi tradito, poi Aslan ti abbia chiamato il Giusto –

È improvvisamente teso. Balbetta qualcosa come scusa, ma non gli lascio il tempo di finire.

- ho detto molta gente  non io, quindi smettila di balbettare cose senza senso. – sbuffo - Io trovo che sia una cosa più che logica –

Sgrana gli occhi.

- sul serio? –

- già. Solo chi ha sbagliato per primo, può riconoscere gli errori degli altri e correggerli –

ok, questa frase è uscita da non so dove, ma fa effetto. Cioè, sembro quasi una filosofa!

Però è vero. Ho sempre odiato con tutta me stessa quelli che, alla fine del primo film, al momento dell’incoronazione di Ed facevano: “il Giusto? Proprio lui ..”

Li avrei strangolati dal primo all’ultimo. A mio padre è quasi toccata questa sorte. Ma lui l’ho risparmiato perché sono buona. E perché è mio padre.

Sospiro soddisfatta, avviluppandomi dentro la coperta e stringendomi a Ed, mentre lui rimane chiuso nel suo silenzio stupito.

Starnutisco di nuovo, e sto per mandare a quel paese mezzo mondo, prima che lui si alzi e mi porga la mano.

- forse è il caso di rientrare, che dici? Non è il caso di ammalarsi proprio oggi – alzo lo sguardo, e vedo che sta sorridendo. Sorrido di rimando, afferrando la sua mano e tirandomi in piedi. Raccoglie la coperta, piegandola ordinatamente.

Mi sento leggermente offesa dal fatto che lui sa piegare una coperta e io faccio fatica a sistemare una maglietta.  Argh, sono veramente un’incapace.

- direi di no. – sussurro, scoccandogli un leggero bacio sulle labbra, prima di incamminarmi allegramente verso la mia stanza.

Alla fine non è stata una poi così cattiva idea.

 

A colazione l’aria è tesa come una corda di violino. C’è gente che affila la lama della propria spada sul tavolo della colazione come se fosse la cosa più normale del mondo. Ovvio. Chi non ha mai affilato una spada mentre sta mangiando?

Aah, che atmosfera fantastica.

Caspian, prima di andarsene, ha programmato gli “allenamenti” in preparazione alla battaglia di questo pomeriggio.

Non ho ben capito cosa dovrei fare io, so solo che Giorgia ha seguito Caspian, scomparendo nel nulla insieme a lui, e che Holly deve imparare a montare un cavallo in un modo decente, così Lucy l’ha trascinata via. Silvia, per ora, è ancora qui, ma appena finiranno gli allenamenti Peter la porterà non-ho-capito-dove perché Caspian ha deciso che lei l’avrebbe aiutato. A far che cosa non lo so.

Il bello è che io, il mio compito di portare la missiva, l’ho già svolto, e quindi mi ritroverò sola in mezzo al prato come un’allocca.

Ok. Concentriamoci sulla colazione che è meglio.

Edmund sta guardando con scarso interesse le gocce di latte che cadono dal suo cucchiaino.

- Ed? – faccio, mentre Silvia racconta a Susan di quella volta che siamo state in Francia. Mi chiedo perché lo debba sempre raccontare a tutti. L’ha addirittura scritto nel tema di spagnolo agli esami!

- mm? – è la loquace risposta.

Alzo gli occhi al cielo, starnutendo. Il raffreddore un po’ è migliorato.

- in che cosa consistono, precisamente, questi allenamenti? – domando, togliendogli il cucchiaino di mano. Mi lancia un’occhiata offesa.

- ridammelo –

- solo se mi rispondi –

- non è nulla di che – tende la mano per riavere il suo cucchiaino.

- non è una risposta. – replico io.

Sbuffa irritato.

- praticamente io, Peter e Susan terremo qualcosa tipo.. dei “corsi facili e veloci” su come utilizzare al meglio spade, balestre, archi e simili .. ora posso riavere il mio cucchiaino? –

Gli lancio il cucchiaino, che lui afferra al volo, mentre mi alzo spazzolandomi il vestito.

- vabbè. credo andrò a fare un giretto – dico prima di uscire dalla mensa.

 

 

Buooondì. Come promesso ieri, oggi sono riuscita finalmente ad aggiornare.

Questo capitolo non è particolarmente movimentato, però ho pensato che sarebbe stato brutto passare subito alla battaglia, quindi.. eccomi qua.

Devo ammettere che questo capitolo “di transito” è stato decisamente difficile da scrivere, visto che mi bloccavo ogni due parole xD

Non so cos’altro dire, se non che entro stasera aggiornerò sicura mentente “l’Alfabeto di Narnia”, con la lettera D   :)

Passiamo ai ringraziamenti:

 Eve_Cla84: Dear :D si, il sogno è stato una sottospecie di colpo di genio, che mi è venuto durante la notte xD il terzo grado è stato.. mm.. esauriente? (Ho finito gli aggettivi xD) spero che questo capitolo non ti abbia deluso ^^

 Lola_Elric: grazie mille per i complimenti, veramente ^//^ sono felice di sapere che la mia storia ti piace, e spero continuerai a seguirmi :)

 AlexJimenez: Cava *__* pensa se disegniamo Ed su un platano picchiatore.. così si muove anche XD grazie mille per i complimenti, mi fanno veramente molto felice ^^ Peace, Love ‘n Edmund <3

 

mi sono appena resa conto che ho scritto risposte di massimo tre righe quando di solito ne scrivo almeno cinque. Devo avere la febbre O.o

ci sentiamo più tardi :)

_ L a l a

   
 
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