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Autore: Semplicemente G    13/10/2010    1 recensioni
La famiglia Potter e la famiglia Weasley, sei anni dopo la sconfitta di Voldemort, si troveranno a combattere una forza oscura a loro ignota... distruttiva. Dovranno proteggere tutti, la famiglia... il Mondo Magico. Ma i nostri eroi ci riusciranno? Per scoprirlo basta solo leggere.....
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 14

Capitolo 14: Tracce

tre ore dopo, 05/03/2005

 

- Signor Potter, abbiamo trovato delle impronte. Venga a vedere. – lo chiamò un Auror, bassoccio e grassottello, della Auror Scientifica.

In quei pochi anni che erano passati dalla sconfitta di Voldemort, il Mondo Magico si era evoluto, infatti gli Auror erano sempre più simili alla polizia Babbana, con la Auror Scientifica, per esempio, la versione magica della Polizia Scientifica.

- Allora? Cosa avete trovato? – domandò Harry avvicinandosi all’uomo. Dopo ore e ore erano ancora a casa della signorina Cole, mentre lei era al San Mungo, nel bel mezzo di un’operazione chirurgica. Lui era fuori dal salotto, con un fumante bicchierone di caffé nero.

- Varie impronte, ma dobbiamo portarle al Quartier Generale per identificarle. Disse l’uomo accennando alla sua valigetta nera.

- Perfetto. Vado dentro a controllare come procede il lavoro. Ha visto Ronald? –

- No, signore. Provi a chiedere al Capo della Auror Scientifica. –

L’uomo salutò Harry con un cenno del capo e se ne andò, camminando veloce con le sue gambe corte. Lui entrò nella grande sala, ancora quasi uguale a come l’avevano trovata tre ore prima, tranne per il corpo della signorina Cole, disteso scompostamente sul divano.

Dopo una rapida occhiata alla stanza, si avvicinò cautamente al Capo della Auror Scientifica, in quale era accanto al divano dove era stato rinvenuto il corpo della donna. 

- Ehi, Bobby. -

Bobby era un uomo grassoccio appassionato di Babbani a cui piacevano i misteri da risolvere e aveva imparato a lavorare come un qualunque babbano alla Polizia Scientifica. Poi, quando anche nel Mondo Magico si usò questa pratica, venne a lavorare al Quartier Generale degli Auror e messo a Capo della Auror Scientifica.

- Ciao, Harry. – lo salutò continuando ad osservare il lavoro di un Auror che molto probabilmente stava cercando le impronte digitali. 

La stanza era piena di persone, che lavoravano instancabilmente da tre ore, per cercare ogni singolo indizio che potesse aiutarli a scoprire chi c’era in quella stanza con la signorina Cole, prima del loro arrivo. – Allora, avete trovato qualcosa di nuovo? Ho parlato con un’Auror, non mi ricordo il nome... non importa, e mi ha detto che avete trovato delle impronte digitali. –

- Certo. Le ha trovate proprio Henry, qui. Vero ragazzo? – domandò Bobby all’Auror che stava raccogliendo le impronte.

- Buon giorno, signor Potter. Si, le ho trovate io. Erano numerose, e ho preso quelle che riuscivo, molte erano ricoperte da incrostazioni di sangue e non erano identificabili. Le ho comunque raccolte e spedite. – snocciolò Henry, visibilmente teso.

- Bravo, complimenti. Sei nuovo? – domandò Harry.

- Si, signore. Sono entrato cinque mesi fa. –

- Bene, pensavo fossi qui da molto più tempo. Quando ho visionato il tuo curriculum, non mi ero accorto fossi così giovane. Ma hai delle buone capacità, Henry Hills. –

- Grazie signore. – rispose lui cortese.

Harry era soddisfatto: aveva scelto una buona squadra. Intanto Bobby si era allontanato per controllare un altro gruppo di Auror che aveva dei problemi.

- Prego. Senti, hai visto Ronald Weasley?  - gli domandò.

“Ma dove cavolo è finito?” si domandò Harry, mentre Henry Hills cercava di ricordare.

- Non so, signore. L’ho visto poco fa, ma non ho fatto caso a dove andava. – gli rispose mortificato.

- Tranquillo. Continua pure il tuo lavoro. Scusami se ti ho disturbato. –

- Niente, si figuri, signore. Fa sempre piacere. Arrivederci! – lo salutò vedendo che Harry doveva andarsene.

- Ciao. –

Harry camminò ancora un po’ in giro per la stanza, cercando indizi.

- Harry! – si sentì chiamare e si girò immediatamente verso la fonte della voce.

- Ron? – domandò lui. Lo aveva riconosciuto: chi poteva essere se non il suo migliore amico?

- Harry! Meno male che ti ho trovato. – continuò a gridare. Si avvicinò correndo verso di lui, rischiando di inciampare su qualche Auror o di rovesciare le valigette depositate sul pavimento. Quando gli fu accanto, si aprì in un sorriso gigantesco.

- La signorina Cole è fuori pericolo. La signorina Matthew ha mandato un gufo adesso. – lo informò.

- Benissimo! – esclamò contento Harry. La soluzione del caso era vicina. – È già cosciente? –

Il sorriso di Ron si spense improvvisamente.

- No. È in coma e i Guaritori non sanno quando si risveglierà. -

- Ma cavolo, siamo dei maghi!! Non possiamo fare niente per svegliarla? Abbiamo bisogno di informazioni! – esclamò Harry piuttosto irritato.

Ron alzò le spalle e le sopracciglia come per dire “E io cosa ci posso fare?”. Anche lui quando aveva ricevuto la lettera sperava di poter interrogare subito la signorina Cole e di risolvere il caso velocemente, ma erano speranze vane...

- Lo so, Harry, ma al San Mungo stanno cercando di fare il possibile. – disse Ron.

- Harry! Vieni a vedere!! – lo chiamò Bobby. Lui e Ron si guardarono per un attimo e raggiunsero Bobby dall’altra parte della stanza.

Ne Harry ne Ron sapevano come Bobby facesse ad abbassarsi con il suo pancione enorme, ma lui era lì: con la testa sotto un tavolino di vetro che sorrideva soddisfatto.

- Bobby, ma che cavolo fai sotto quel tavolo? – domandò Ron accigliato.

- Caro Ronald, io lavoro. Ho trovato un bicchiere rotto e ci sono delle tracce di liquido dentro, quindi anche delle impronte. Sicuramente ci sarà della saliva e così potremmo risalire al proprietario di quella bella saliva con l’esame del DNA. - aggiunse l’uomo tra se, afferrando con un fazzoletto i resti del bicchiere.

- Peter! – chiamò. Immediatamente un uomo magro, alto con indosso un cappellino della Auror Scientifica scattò vicino a Bobby, afferrando il bicchiere, mentre lui si alzava, o meglio, cercava di alzarsi. – Grazie Ron. –

Ron lo aveva preso per un gomito, per aiutarlo ad alzarsi.

- Figurati, Bobby. Magari la prossima volta chiama noi. -

- Certo, certo… ma ora è più importante quello che ho trovato. Sapete cosa significa? –

- No. – risposero Harry e Ron in contemporanea. Veramente lo sapevano perfettamente, dato che Bobby non la finiva più di parlare tra se da quando aveva trova il bicchiere.

- Ma ragazzi! Vuol dire che hanno bevuto e quindi hanno lasciato saliva, impronte e il contenuto di quello che hanno bevuto. Uguale: prove per voi. –

Ma Ron stava ascoltando solo in parte quello che diceva Bobby, era concentrato su un altro particolare della faccenda.

- Hai detto che hanno bevuto. Ma se sei un assassino, ti fermi a bere con la tua vittima? Insomma, credo che io fossi un Mangiamorte o un assassino, non mi fermerei a bere un bicchiere di… cos’è Bobby? - domandò Ron.

- Credo sia vino. –

- Ecco, credo che non mi fermerei a bere con lei. La ucciderei subito… -

- Hai ragione, Ron. Cioè, tu dici: “Perché fermarsi a bere un bicchiere di vino?” Giusto. Dobbiamo assolutamente interrogare la signorina Cole. Assolutamente. –

- Andiamo in ospedale. – propose Ron. Harry annuì, salutarono Bobby e girarono su loro stessi.

 

- Buon giorno, signorina. Dov’è la stanza di Natasha Cole? – domandò Harry alla strega dietro il bancone.

Erano al San Mungo da dieci minuti ed era la quarta volta che Harry poneva quella domanda alla ragazza, ma trovava sempre una scusa per non potergli rispondere.

- Cole, ha detto? Ora guardo… stanza 171. Mi farebbe un autografo, signor Potter? E anche lei signor Weasley. -

- Signorina, ora siamo molto impegnati. Magari dopo, va bene? – disse Ron, mentre Harry sospirava esasperato. Quel tipo di ragazza era troppo esasperante. Lui non riusciva neanche ad avvicinarsi a una così.

Lui e Ron salirono le scale e cominciarono a percorrere l’infinito corridoio per cercare la stanza.

La trovarono immediatamente, perché seduta su una delle piccole seggioline c’era la signorina Hilary Matthew.

- Signor Potter! Signor Weasley! – gridò. Si alzò e si gettò tra le braccia di Harry, piangendo come una fontana.

- Signorina Matthew! – esclamò Harry, stringendola a se.

- Mi chiami Hilary. – disse lei tra i singhiozzi.

- Va bene, Hilary. – acconsentì Harry.

- Venga qui. – mormorò Ron.

Hilary si staccò da Harry, asciugandosi le lacrime dal viso.

Ron la prese tra le braccia e la portò da un Guaritore.

- Scusate, non potevate occuparvi anche della signorina qui? – domandò arrabbiato al primo Guaritore che incontrò.

- Mi scusi. Ora le porto un calmante. – mormorò lui, chinando il capo.

- No. Non voglio il calmante. –

- Hilary, deve prendere il calmante. È troppo agitata per la signorina Cole. –

- Ma, niente ma. – disse Ron deciso, depositandola su una sedia. – Harry, potresti chiamare mia sorella? –

- Cosa? Ron, perché ti serve Ginny? – chiese Harry preoccupato.

- Ci serve qualcuno che tenga compagnia a Hilary. Noi andremo su e giù e lei non può stare qui da sola. –

- Hai ragione. Ora la chiamo. – Harry scomparve in un attimo, per andare a cercare una piuma e un pezzo di pergamena.

Il Mondo Magico si era evoluto in fatto di tecnologia babbana, ma era dura abituarsi a scrivere con le penne, invece che con le piume.

In pochi minuti Harry tornò da loro e si sedette vicino alla ragazza.

- Allora, Hilary, dopo che siete arrivati qui, cos’è successo? – chiese Harry sorridendole.

- Mi… Hanno portato Natasha in quella maledetta sala, mentre io li seguivo e ho mandato via gli altri Auror. –

Dopo che Hilary ebbe pronunciato quella frase, Ron si guardò intorno, stupito dal non trovare i suoi colleghi.

- Ma perché li ha mandati via? E perché loro se ne sono andati? – chiese Harry irritato.

- Ho urlato che non li volevo intorno e che li avrei fatti a pezzi se si fossero avvicinati. Ma uno non mi credeva così, gli ho lanciato una fattura e… sono scappati. Roger è rimasto, però. Ora è a prendere il the, al quinto piano. – Hilary deglutì e continuò il suo discorso. – Gli altri mi facevano paura, erano ai miei lati, fermi immobili come pietre, senza dire niente. Se mi muovevo anche di un millimetro, si muovevano anche loro. Era orribile e allora li ho mandati via. Mi ha aiutata anche Roger. – disse soddisfatta di se.

Harry e Ron avevano gli occhi spalancati: come poteva questa piccola ragazzina minuta far scappare tre Auror qualificati?

- Harry! Cosa è successo? – si voltarono tutti e tre e videro Ginny, che camminava veloce, per quanto le permetteva la pancia, verso di loro.

- Ginny! – Harry corse verso di lei e l’abbracciò piano. Posando una mano sulla pancia. Non ho avuto notizie, io, Hermione e Agnes eravamo preoccupate! Eravamo al Ministero per la pozione e mi è arrivato il gufo. Mi sono precipitata. – spiegò lei.

- Grazie Gin. Avremmo bisogno che tu tenessi compagnia a Hilary. –

- A chi? – domandò lei.

- Vedi quella ragazzina che piange, vicino a Ron? È l’amica/domestica della signorina Cole. Sai, la ex moglie del Mangiamorte che stiamo cercando… -

- Si. Non ho ben capito, mi spieghi oggi a casa. Tengo io compagnia alla ragazza. -

- Vieni. – Harry l’accompagno vicino a Hilary, che si voltò stupita verso la donna.

- Lei chi è? – domandò sospettosa. Poi quando notò la pancia, spalancò gli occhi e sorrise leggermente.

- Ciao, Hilary, sono Ginny Potter, la moglie di Harry. – si presentò Gin.

- Buon giorno, signora. Mi scusi per la domanda di prima, non volevo essere sgarbata. – disse Hilary, abbassando il capo.

- Stai tranquilla e chiamami Ginny. Non mi piace essere chiamata signora, mi fa sentire vecchia… - mormorò Ginny, sorridendo.

Anche Hilary abbozzò anche lei un sorriso.

Cominciarono a parlare tranquillamente mentre Ron e Harry si alzarono e le lasciarono chiacchierare.

- Chiediamo ad un Guaritore. – mormorò Harry. Ron annuì e si guardò intorno, in cerca di un Guaritore.

- Ehi! – chiamò Ron. Aveva visto un uomo che indossava un camice bianco uscire da una stanza con scritto: Riservato Per Il Personale: Non entrare.

- Dice a me? – chiese quello.

- Si. Auror. – Ron tirò fuori dalla tasca in distintivo con il simbolo del Ministero e lo mostrò all’uomo. – Vogliamo sapere qualche notizia sulla signorina Natasha. –

- Mi dispiace, ma non posso dirvi niente. Segreto professionale. – disse l’uomo professionalmente. Ron chiuse un attimo gli occhi, per cercare di restare neutro e professionale e non saltare addosso a quell’uomo e staccargli la testa.

- Se le dico che si tratta di vita o di morte? – provò ancora.

- Ad un parente posso dirlo. Poi può decidere lui se divulgarlo. –

“Io questo lo ammazzo! Non ha parenti!” pensò Ron, facendo un’imitazione della voce del Guaritore. 

- Certo. Ora le portò subito la sorella della signorina Natasha. – disse Harry, sorridendo tranquillo all’uomo.

- Perfetto. A lei potrò dirlo. – disse soddisfatto l’uomo. – Ma è veramente una parente? Non è che mi state prendendo in giro? È veramente sua sorella? – chiese l’uomo, all’improvviso sospettoso.

- Certo. Le do la mia parola. – promise Harry.

Ron lo guardò con gli occhi, spalancati. Non poteva credere che Harry stesse imbrogliando in Guaritore.

- Harry, che cavolo fai? – Ron gli si avvicinò, mormorandogli qualche parola all’orecchio.

- Il mio lavoro. – rispose l’altro.

- Hilary, venga qui, un attimo. – disse Harry alzando un po’ la voce. Lei si avvicinò a Harry, sorretta da Ginny.

- Lei è la sorella di Natasha Cole? – domandò il Guaritore.

- Si. – rispose lei timida. Aveva capito il piano di Harry.

L’uomo la guardò per un po’, forse cercando qualche somiglianza tra le due donne.

- Sorella? – intervenne la voce di un’altra persona. Un giovane Auror. Era della sorveglianza di Hilary, tornato indietro.

- Oh, cavolo. – mormorò Harry.

- La signorina Cole non aveva sorelle! – esclamò.

Il viso del Guaritore passò tutte le tonalità possibili esistenti  di colori e alla fine si ritrovò un bel rosso.

- Mi avete preso in giro! Come vi siete permessi! – urlò.

- Come ci siamo permessi? Noi abbiamo un caso da risolvere. Se non fosse stato che non mi piace arrestare le persone per intralcio al normale corso della giustizia, lei ora sarebbe dentro! – urlò ancora più forte Harry scoppiando come una bomba.

Il Guaritore rimase impalato come uno stupido, a riflettere sulle parole di Harry.

- E va bene, cosa le serve? Non voglio essere arrestato per aver intralciato la giustizia. – acconsentì.

Hilary e Ginny, che erano rimaste per tutto il tempo immobili, esultarono piano. L’Auror che aveva fatto scoprire il piano geniale di Harry, se ne andò, sgattaiolando immediatamente, prima che venisse accusato di qualcosa.

- Come sta? – domandò la giovane Hilary.

- Le sue condizioni erano molto gravi, siamo riusciti a stabilizzarle, ma ora è ancora in coma. Non possiamo dire quando si risveglierà, potrebbero volerci ore, giorni, mesi... o forse non si risveglierà più. – concluse l’uomo con voce grave.

- Maledizione!! – gridò Ron, dando un calcio ad una sedia nel corridoio. Hilary scoppiò a piangere tra le bracca di Ginny.

Rimasero tutti immobili.

Dopo due, o forse venti minuti, sentirono un cigolio dietro di loro.

Videro un guaritore uscire dalla stanza della signorina Natasha Cole, togliendosi dei guanti di lattice, sporchi di sangue.

Tutti si voltarono immediatamente verso di lui.

Attraversarono il corridoio finché non furono davanti a lui, tutti in attesa di avere qualche notizia.

- Come sta la signorina Cole? – domandò Ron.

- Volete realmente sapere come sta? – chiese lui, togliendosi di dosso la mascherina protettiva, rivelando un uomo sulla cinquantina, stempiato, con dei baffi neri e degli occhiali tondi.

- Si. –

- Bene, preparatevi a sentire ciò che ho da dirvi. –

 

 

Sono perfida, vero?

E Anche in un ritardo tremendo.... lo so, davvero, scusatemi, ma ho avuto una serie di problemi, personali e non e proprio non ce l'ho fatta a scrivere.

Vi prego di perdonarmi. Se date un'occhiata alla mia pagina d'autore ci sono le motivazioni per esteso. Preferisco non dilungarmi troppo...

Grazie a tutti e scusatemi...

Risposte alle recensioni:

LazioNelCuore 1711: Grazie mille per i complimenti... Spero che tu sia contenta... hai visto? Ho inserito Ginny. Sai che mi chiamo come te? hihhi!! A Presto!!! Bacioni! Luna

Niettolina: Amora mia!!!!!!!! Scusa, scusa scusa!!! Davvero!! Mi spiace tantissimo!! Mi perdoni??!?! Grazie mille per seguire i miei Banchi... e grazie per tutte le belle parole che mi hai scritto. Grazie mille. Bacioni!! P.S. Ti ho mandato una email... Ciauuuuuu!!! Luna :)

 

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