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Autore: Yoshiko    14/10/2010    1 recensioni
"Uno scalpiccio di passi affrettati che si avvicinavano e i due si volsero all’unisono verso l’ingresso in penombra. Una sagoma si stagliò contro la porta, poi piombò a terra come un sacco di patate. La pietra che Tom aveva scagliato rimbalzò sull’impiantito e si fermò in un angolo.
-Che hai fatto?- Evelyn crollò in ginocchio accanto al corpo privo di sensi.
-È Benji!-
-Certo che è Benji!-
-Non l’avevo riconosciuto! Questa me la farà pagare cara! Non mi perdonerà mai!-"
In un mondo virtuale e nelle situazioni più improbabili, un pericoloso inseguimento, un rapimento e una tempesta creeranno situazioni impreviste e imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Tsubasa Ozora/Holly
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Virtual Story'
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Benji arrivò sulla spiaggia a qualche minuto di distanza da Jenny ma seguirla fu semplicissimo, la ragazza aveva lasciato delle visibilissime tracce sulla sabbia. Si passò una mano tra i capelli e li scolò dall’acqua salmastra, poi andò dietro alle orme di Jenny e si inoltrò tra i pini.
Poche centinaia di metri più avanti la giovane vagava a caso all’interno della pineta. I suoi passi erano leggeri e tranquilli su quel terreno di sabbia misto agli aghi caduti dai rami nel corso degli anni, a formare un letto profumato e morbido da calpestare. Aver lasciato Benji sullo yacht ed essersi liberata della sua insistente presenza la faceva sentire più leggera e ottimista. Stavolta era così sicura di aver imbroccato l’isola giusta e di conseguenza di ritrovare Philip, che avanzava nella pineta quasi canticchiando.
Pian piano gli alberi si diradarono e comparve la spiaggia opposta di quell’isola grande quanto un paio di campi da calcio affiancati. Fu allora che li vide. Delle persone proprio lì sul bagnasciuga, che distingueva sempre più dettagliatamente mentre la speranza le riempiva il cuore fino a scoppiare e la sua camminata incerta diventava una piccola corsa, l’andatura accelerava insieme ai battiti del suo cuore e spingeva di colpo sulle gambe, sprofondando tra la sabbia fino alle caviglie, per raggiungere chi temeva non avrebbe mai più visto.
La sua corsa terminò direttamente nelle tra le braccia di Philip, che la prese al volo riconoscendola solo all’ultimo momento. Travolto dal suo impeto, finirono tra la sabbia, lui di schiena, lei sopra ad aggrapparsi ai suoi vestiti con tutta la disperazione che si teneva dentro ormai da ore.
-Philip, sei salvo.- riuscì appena a dire, poi scoppiò a piangere per il sollievo -Che paura ho avuto!- singhiozzò contro il suo collo mentre anche lui la stringeva a sé.
-A chi lo dici! Pensavo che fossi affondata con tutto lo yacht...- la guardò in ansia -Lo yacht non è affondato, vero?-
Lei scosse la testa, con la sgradevole impressione che Philip fosse più contento di questa notizia che di averla ritrovata.
-Jenny? Da dove arrivi?- sentì dire la voce di Evelyn. Allora si tirò su e si sedette a cavalcioni sullo stomaco del fidanzato, asciugandosi gli occhi con il dorso delle mani. Tentò un sorriso, ancora un po’ acquoso.
-Sono contenta di vedere che anche tu stai bene.-
Il ragazzo riemerse dalla sabbia, dalla fossa che l’esuberanza di Jenny aveva scavato intorno a loro facendoli sprofondare di svariati centimetri, e si mise in piedi. La fidanzata di aggrappò alla sua mano con l’intenzione di non lasciarla più e venne sommersa dalle domande, non soltanto di Philip, ma anche di Evelyn, Patty e Julian che erano con lui.
Dall’alto di una duna, Benji li guardava con un certo compiaciuto sadismo. E così avevano trovato Callaghan. Adesso ci sarebbe stato da divertirsi.
-Oh, eccoli di ritorno. Finalmente possiamo mangiare!- Bruce cominciò a saltellare avanti e indietro sul ponte, sbracciandosi verso i ragazzi che comparvero alla spicciolata sulla spiaggia. E quando si rese conto che nonostante fossero partiti in due stavano tornando in sei, improvvisamente capì -Sono di più! Non ci posso credere, li hanno trovati!-
Il resto del gruppo si accalcò addosso alla ringhiera, tutti eccetto Mark che si era seppellito in cucina per preparare finalmente qualcosa da mettere nello stomaco. Si era autoimposto di pensarci lui anche se non ne aveva mezza voglia, perché sapeva che Philip l’avrebbe gettato fuori bordo se gli amici avessero combinato inavvertitamente qualche danno, come per esempio macchiare il ripiano di pregiato e costosissimo marmo italiano, ammaccare l’acciaio inox del lavello o graffiare l’anta di un pensile.
Quella corsa verso la murata ad accogliere i dispersi fece oscillare pericolosamente lo yacht. Mark, dalla cucina, cacciò un urlo.
-Pazzi! Mi rovesciate le pentole!-
Tom, dopo essersi assicurato che Philip fosse con loro, tornò sconsolato al pannello di controllo dei comandi che non aveva smesso un attimo di lampeggiare rosso e anzi, aveva aggiunto a tutto quello scintillio anche un inquietantissimo BIP BIP.
-Fortuna che hanno trovato Philip. Forse lui riuscirà a capire che accidenti di colpo è preso a questa bagnarola.-
Quegli avvertimenti visivi e sonori avevano cominciato a suscitargli l’ansia che prima o poi qualcosa sarebbe esploso con un gran botto.
-Non chiamarla bagnarola in sua presenza. O ti lascia qui.- lo avvertì Mark spadellando tra i pensili e i fornelli -O peggio ti getta in mare tra gli squali dopo averti fatto percorrere la passerella con una scimitarra puntata tra le scapole.-
Tom rabbrividì.
-Grazie per avermi avvertito.-
-Dovere.-
Amy passò tra loro alla chetichella e sgattaiolò sotto coperta silenziosissima.
-Dove vai? È quasi pronto.- le disse Mark.
-Torno subito.- rispose sapendo di mentire. Julian stava arrivando, col cavolo che sarebbe tornata anche se stava morendo di fame. Che sfortuna! Non avrebbero potuto trovarlo dopo pranzo?
-Allora Holly, dov’è?- domandò Julian non appena mise i piedi sul ponte.
-È lì.- indicò la prua dove Amy era stata fino ad un attimo prima e si meravigliò di non vederla -Sarà scesa sottocoperta.-
Julian infilò nella stretta scaletta.
-Ciao Ross.- lo salutò Mark quando lo vide percorrere a grandi passi il corridoio.
Il ragazzo, che lo aveva superato, fece marcia indietro.
-Cosa c’è per pranzo?- domandò affamato.
-Te lo dico se mi aiuti.-
-Allora resterò con la curiosità. Sto cercando Amy, ma puoi farti aiutare da Patty, o da Jenny. C’è pure Evelyn, perché io?-
Ma bene! Le presenze femminili sullo yacht erano aumentate e non esisteva più nessuna scusa che lo tenesse legato ai fornelli. Li spense tutti e poggiò il mestolo sul lavello, si tolse il grembiule e lo appese alla maniglia del piccolo forno.
-Allora? Dov’è Amy?-
-È entrata lì.-
Landers gli indicò la porta chiusa di una cabina. Poi salì sul ponte e si guardò intorno. Philip era seduto al suo posto, al timone, con un’espressione che non era delle più rilassate. Anzi, a guardar bene sembrava quasi che stesse per venirgli un infarto. Una ruga gli solcava la fronte, i muscoli della schiena erano in tensione e le sue labbra erano serrate in una linea sottile e inespressiva. In sottofondo udiva un insistente bip bip di cui non riusciva ad identificare l’origine. Forse avevano combinato un guaio, e di quelli grossi.
-è pronto il pranzo?- gli chiese Bruce appena lo vide.
-No, se qualcuno non si offre volontario a darmi il cambio.-
Nel silenzio che scese tra i compagni si udirono alcuni colpi potenti provenire dai meandri della barca, seguiti dalle grida di Julian.
-Amy! Amy! Apri la porta!-
Philip si irrigidì tutto.
-Mark, vai a fermare quell’imbecille. Se fa danni poi ci tocca ripagare!-
Il giovane sbiancò.
-Ross!- urlò catapultandosi di nuovo sottocoperta.
-Lasciali stare, Mark.- gli gridò dietro Holly -Stanno facendo la pace.-
D’un tratto i colpi cessarono e Landers tornò sul ponte, apparentemente più tranquillo.
-Tutto a posto, Philip.-
Quello rispose serrando i denti e digitando con insistenza delle cifre sullo schermo touch. Ma ogni volta che spingeva il tasto invio, il WARNING blu elettrico si trasformava in un ancor più preoccupante ERROR verde mela. Lo stridore cromatico gli stava dando la testa e lui non sapeva più che pesci prendere.
-Philip, tutto a posto?- domandò Jenny, avvicinandosi titubante e sempre più in ansia.
-No, non c’è niente a posto.- si ficcò le mani tra i capelli e se li spettinò impotente. Poi balzò in piedi con una foga tale che la ragazza arretrò spaventata. Si volse verso gli amici e li incenerì -Chi ha cambiato questa cazzo di password? Chi ha messo le mani sul pannello di controllo? Chi ci ha ficcati nei guai? Chi pagherà i danni?-
Tom e Mark sbiancarono. Avevano smanettato entrambi al timone mentre cercavano di rimettere lo yacht sulla rotta dei dispersi, ma più di loro due, in realtà al posto di Philip si era seduto, e ci era rimasto a lungo,…
-Benji!- citarono in coro, neanche si fossero messi d’accordo, voltandosi all’unisono verso il portiere e indicando a Philip il colpevole. Ciascuno a suo modo, intendeva a tutti i costi scagionarsi: Mark terrorizzato di dover pagare i danni e Tom di essere costretto a percorrere la fatidica passerella, rendendo reale l’immagine che il compagno gli aveva suscitato nella testa giusto pochi istanti prima.
Gli occhi di Philip si spostarono accusatori sul portiere.
-Hai cambiato la password?-
Lui alzò le spalle.
-Non potevo? Ho messo io questa bagnarola- Mark e Tom si irrigidirono -sulla rotta giusta per portare in salvo te ed Evelyn e ho scelto una parola che mi rappresentasse di più.-
Philip, prendendo atto che nei suoi confronti aveva un debito di riconoscenza, si sforzò di passar sopra alla sua non richiesta intraprendenza. Avanzò verso il portiere mostrandosi più diplomatico di quanto si sentisse in realtà.
-E adesso ti dispiacerebbe condividere con me la nuova password, Benji? Così finalmente riesco a capire che problema ha questo yacht e cerco di risolverlo.-
-La password è Jenny…-
-La password era già Jenny!-
-La nuova password è Jennytiamo, tutto attaccato.-
Un piede di Philip sdrucciolò su una tavola bagnata e lui finì pesantemente a terra, più colpito da ciò che udì che dalla caduta. Si sollevò su un gomito e guardò Benji che se la rideva, poi si volse indietro a cercare Jenny. La ragazza si era portata le mani al viso per coprirsi le guance arrossate.
-Questa...- si schiarì la voce perché d’un tratto le parole gli si bloccarono in gola -Questa sarebbe una password che ti rappresenta di più?-
-Ti sei fatto male?- si preoccupò di chiedergli Evelyn visto che nessun altro dei compagni sembrava interessato a saperlo. Dopotutto, il debole di Benji nei confronti di Jenny per lei non era più una novità.
Il portiere lo guardò fisso negli occhi.
-Ero sicuro che sarebbe piaciuta anche a te.- si volse verso Mark, ricordandosi improvvisamente di una cosa -In quale cabina stanno facendo la pace Amy e Julian?-
-Quella matrimoniale.-
-Ma porca...- esclamò sgomento e corse giù.
-Non ti conviene intrometterti!- gli consigliò dietro Holly, visto che lui invece lo aveva fatto e non ci aveva guadagnato neanche mezzo ringraziamento. Esattamente com’era successo pochi istanti prima con Mark, il suo consiglio venne ignorato.
Mentre sul ponte si scatenava un finimondo di urla e Jenny scoppiava a piangere di nuovo, Benji percorse il corto corridoio in un millesimo di secondo e raggiunse Ross. Sfortuna delle sfortune, Amy si era rinchiusa proprio nella cabina in cui aveva lasciato le sue cose. Maledicendo tra sé e sé la propria imprudenza, tolse di mezzo Julian, appoggiò le mani sulla porta e accostò il viso al pannello, per essere sicuro che l’amica lo udisse.
-Amy, sono Benji. Apri.-
-No.-
-Amy, devo entrare a vestirmi.-
-No.-
-Le mie cose sono lì.-
-No.-
-Sii ragionevole, per una volta!-
-Che significa “per una volta?”-
Benji si spazientì. In quella camera c’era, oltre ai vestiti, un’altra cosa che gli apparteneva e che voleva riavere su di sé, soprattutto visto che con Callaghan la situazione poteva diventare incandescente. Certe cose era bene metterle in chiaro fin da subito.
-Amy non starò a pregarti. Se non mi apri butto giù la porta.-
-Non voglio vedere Julian.-
Il portiere si volse e guardò Ross dall’alto in basso.
-Si può sapere che accidenti le hai fatto?-
-No che non si può sapere. Sono affari privati!-
-Hai ragione. Però perché adesso non torni sul ponte? Il pranzo è pronto.-
-Non me ne frega niente del pranzo. Devo parlare con Amy!- rispose cocciuto.
Benji strinse i pugni esasperato.
-Dannati testardi...- borbottò. Poi tornò a rivolgersi alla porta -Amy, se ti prometto che non lo lascerò entrare, mi apri?-
-Davvero pensi di riuscirci?- domandò lei scettica.
-Mantengo sempre le promesse.-
-Fammici pensare…- tentennò lei.
-No Amy! All’istante!-
L’urgenza e la collera del portiere fecero il resto. La serratura scattò. Julian si catapultò verso la cabina per approfittare del momento ma Benji lo spinse indietro con tanta e potente convinzione che il ragazzo si ritrovò almeno un paio di metri più in là. Benji aprì la porta, entrò e Amy, rapidissima, bloccò di nuovo la serratura, appoggiandosi al pannello con un sospiro sollevato. Un colpo violentissimo la fece balzare indietro.
-Accidenti Amy! Aprimi!-
-Ross!- sentirono Mark ringhiare a cento decibel -Se lo rifai ti taglio le mani!-
Senza far troppo caso alla ragazza che, con le lacrime agli occhi, teneva il broncio, Benji si guardò intorno e vide con sollievo che i suoi abiti erano rimasti appoggiati su un angolo del letto esattamente come li aveva lasciati.
-Meno male...- mormorò contento, afferrando tutto il mucchio e stringendoselo addosso.
Entrò nel bagno e si rivestì. Quando tornò nella cabina, Amy sedeva a terra accoccolata accanto alla porta e faceva finta di non udire le parole ragionevoli che Julian le sussurrava attraverso il pannello. Le sue guance erano rigate dalle lacrime.
-Cosa ti ha fatto?-
-Non voglio più vederlo.-
-Allora è meglio se ti chiudi in bagno. Io sto per uscire.-
Amy seguì il suo consiglio senza starci troppo a pensare. Mentre Benji si avvicinava alla porta, lei scattò in piedi e raggiunse la toilette. E quando finalmente Julian riuscì ad entrare, restò come un ciuccio a cercare tracce della fidanzata dove lei ormai non c’era più.
Il portiere si godette divertito la sua aria spaesata, poi gli concesse un suggerimento.
-È nel bagno.-
Julian sospirò affranto e si lasciò cadere seduto sul letto.
-Amy, per favore.-
Fischiettando tranquillizzato, Benji passò davanti al cucinino dello yacht e lanciò un’occhiata dentro. Quello spazio era risicatissimo e Patty, Jenny ed Evelyn lo colmavano completamente.
-Tra quanto è pronto?-
-Cinque minuti.-
Allora aveva tempo a sufficienza. Emerse sul ponte frugandosi sotto la camicia e si avvicinò al timone.
Philip e Mark stavano litigando.
-Io gliel’avevo detto!- sbraitava Landers -Li avevo avvertiti! Ma la tua ragazza no! Lei aveva fretta di trovarti!-
-Non dare la colpa a Jenny! C’eri anche tu sullo yacht! Avresti potuto benissimo evitare che rimanessimo a secco!-
-Levati dai piedi, Landers.- Benji lo scansò, si piazzò tra lui e Philip e puntò la pistola in faccia a Callaghan -Toccala di nuovo e ti faccio saltare il cervello.-
A Tom, che era appoggiato al tettuccio che copriva il pannello dei comandi, sfuggì un urlo acuto.
-No! Fermo!-
Philip non reagì in nessun modo alla minaccia, perché quando Benji s’era intrufolato tra lui e Mark, il suo cervello stava lavorando in cerca di una soluzione alla carenza di carburante. Non reagì anche perché l’espressione di Benji era così seria che non poteva essere reale. Infine non reagì perché quella era di sicuro una pistola giocattolo. Il portiere per sdrammatizzare, forse per fargli passare l’incazzatura, lo stava prendendo per il culo.
-Toccare cosa? La password, dici? Certo che non la tocco, per me va benissimo così!- sorrise -Accidenti Benji! Sei quasi credibile!- si entusiasmò -Questa pistola sembra vera! Dove l’hai trovata? Posso vederla?-
-Non sto scherzando.- insistette quello tagliente -Tocca di nuovo Jenny e ti faccio saltare il cervello.-
Il colorito sparì dal volto di Philip e, incerto, fece un passo indietro finendo addosso al timone.
-Non capisco, Jenny è la mia ragazza…-
-Da oggi non considerarla più tale.-
-Il mese prossimo ci sposiamo e...-
Tom intervenne, con una voce resa un po’ stridula dalla tensione.
-Lo sappiamo tutti Philip, non c’è bisogno che lo ribadisci. Chiaro? Non lo ribadire, tanto lo sappiamo!- la pistola di Benji lo stava terrorizzando. Lui sapeva che non era un giocattolo, l’aveva vista usarla, e usarla bene.
-Il pranzo è pronto!-
Patty emerse dalla cucina con un sorriso che riscaldò l’umore dei giovani e un’insalatiera gigantesca colma di lattuga, mais, tonno, pomodori e carote. Passò tra loro senza accorgersi di niente, raggiunse il grande tavolo a poppa e depositò il carico proprio al centro del ripiano. Poi tornò in coperta a prendere il resto.
Sulla tavolata comparvero piatti, bicchieri, posate, tovaglioli, panini di varie forme, acqua, birra, formaggio e, finalmente, fettine panate con limone. Insomma, la fame era tanta e il pranzo abbondante. Si radunarono intorno al tavolo dimenticando di essere in mare, senza carburante, e con una pistola che minacciava di sparare, perché adesso la cosa più urgente era riempirsi lo stomaco accartocciato dai crampi di una fame che alcuni di loro si portavano dietro dalla sera prima.
-Molla la fettina, Bruce. È di Julian.-
-Scordatelo. Se aveva fame poteva venire.-
-Qualcuno di voi ha pensato a chiamarlo?-
Benji allungò una forchetta, infilzò la fatidica cotoletta e si servì del pranzo di Julian senza starci troppo a pensare.
Jenny s’irritò.
-Sei inqualificabile.-
-Jenny, amore. Ho visto Julian un istante fa.- le mise una mano sulla sua e le sorrise -Mi ha detto che del pranzo non gliene frega niente.-
Philip strabuzzò occhi e orecchie mentre Jenny sfilava di scatto le dita da sotto quelle del portiere.
-Tieni le mani a posto.- si volse verso il fidanzato -Che fai? Non gli dici niente?-
Quello aprì la bocca per parlare ma Tom fu più veloce, si catapultò verso di lui e gli piazzò una mano sulla bocca.
-No, non dice niente. Che c’è da dire?-
Philip mugugnò qualcosa di incomprensibile e cercò invano di togliersi la mano di Tom dalla faccia.
-Hai giù detto tutto tu, Jenny.- Mark annuì con convinzione -Sei stata chiarissima, per cui è inutile rovinare un’amicizia, ti pare?-
Lei li guardò incredula, poi scosse la testa e tornò a mangiare.
Benji sorrise. Non aveva mai avuto un’arma, non aveva idea di come fosse entrato in possesso di quella che aveva puntato in faccia all’amico (ovviamente scarica, ma chi se ne sarebbe accorto?) e voleva godersi l’onnipotenza che il gingillino gli procurava ancora per un po’. Tanto, era sicuro, alla fine Callaghan e Jenny sarebbero stati allo scherzo.
Ovviamente, quando Julian si trascinò solitario sul ponte spinto dai morsi della fame, non trovò più neppure un chicco di mais da mettere nello stomaco.
   
 
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