Quando
mi sono trasferita a Forks, ogni santo giorno, alle
diciotto tornavo a casa.
Sia
quando uscivo dal liceo, sia che tornavo dal lavoro.
Quando
dovevo aspettare Edward a casa, finito il lavoro.
E
appena tornavo, mi catapultavo letteralmente dentro la doccia. Dovevo
rilassarmi, scacciare via i brutti pensieri, e ripensare a tutta la giornata
che era appena trascorsa.
Dopo,
preparavo la cena a Charlie. Poi, con il passare degli anni iniziai a
prepararla a Edward. E con il passare di altri anni, queste abitudini se ne
sono andate. Sfumate.
La
doccia, a Phoenix, la facevo la mattina. Appena svegliata.
Poi,
andavo a lavoro.
Jacob
andava a lavoro dopo di me, e ci restava fino a tarda serata. Quindi, ogni
santissima sera andavo a cena a casa di Renèe.
Dove c’era lei, Phil, e Dorota.
Dorota era, ed è ancora, la loro governante.
Una
persona squisita, simpaticissima. E lavora per mia madre, per mantenere i suoi
due figli.
E’
vedova. Suo marito era morto due anni prima, in un incidente stradale.
E
da quel giorno, si era stabilita a casa di Renèe.
Lei e i suoi bambini, abitavano al piano inferiore.
Cucinava
lei, tutte le sere. Ed io, da quando ero tornata a Phoenix, non avevo mai
più toccato un impasto, acceso il forno.
Niente
di niente.
Forse,
dovevo ripensarci. Forse, dovevo
tornare alla mia vecchia quotidianità.
“A
cosa pensi?” Mi ridestai, continuando ad accarezzargli i capelli ramati.
“Niente. Non penso a niente.” Sussurrai,
mentre con uno scatto veloce si rialzava, per fare in modo che il suo torace
aderisse perfettamente al mio seno nudo.
“Sei sicura? Bells, ti
conosco troppo bene. Stai pensando a Jacob… stai pensando che quello che
abbiamo fatto stanotte sia stato tutto un errore.”
Ora, le mie labbra sfiorano i suoi capelli.
“Edward,
non è stato un errore. Sono maggiorenne, e so riconoscere quello che
faccio. E stanotte, sono stata consenziente. Ed ora, non sto pensando a Jacob.”
Prende
le mie gambe, e fa le accavalla sulla vita, da dietro.
La
posizione è un po’ scomoda, la vasca è troppo piccola. La
mia schiena duole, ma sto zitta. Non voglio rovinare questo momento,
perché sono sicura che sarà l’ultimo insieme.
“Beh,
che ne pensi invece del mio nuovo look?”
Domanda Edward, cercando di smorzare la tensione che si è venuta a
creare.
Il
suo nuovo look, che mi ha lasciata a bocca aperta, questa mattina. Quando mi
sono svegliata in camera da letto, e non l’ho trovato. C’era un
bigliettino, con sopra una freccetta e un cuoricino.
La
freccetta, che indicava il piano inferiore. E con solo il lenzuolo addosso mi
sono recata giù, mentre la curiosità mi attanagliava lo stomaco.
E
lui era lì, hai fornelli. I capelli sempre scompigliati, la barba che
non c’era più.
“Penso
che così sei bellissimo.” Dico, senza
pentirmene. Così, è il mio
Edward.
Non
un bradipo, la cui voglia di vivere se ne è andata.
In
silenzio, inizio a massaggiargli la schiena, con mille bollicine trasparenti
che mi agevolano il lavoro, facendo scivolare le mani con più
fluidità.
“Ed
ho chiamato Esme, questa mattina.” Per un
secondo smetto il massaggio, e dopo che è riuscito a capire il mio
stupore, - che ovviamente equivale alla mia felicità -, continuo, senza
interrompere il discorso che aveva appena iniziato. “Ha detto che Alice
tornerà per il week end. Ed ha una voglia matta di vederti.”
“Chi,
Esme?” Domando, pensando alla mia mamma. Mi ha
visto nemmeno due giorni fa, e sarei tornata da lei, appena prima di partire.
“No, Alice. Esme le ha detto
che sei qui, e lei ha preso il primo volo per tornare a Forks.
Vuole vederti, Bells.”
Ora, smetto letteralmente di massaggiargli la schiena, e mi ritraggo un
po’ indietro.
Alice
tornerà a Forks, per il fine
settimana. Cioè, tra quattro giorni.
Se
io resto altri quattro giorni qui, insieme a Edward, non me ne andrò
più. Se poi anche Alice si metterà in mezzo – come suo
solito -, posso anche iniziare a chiamare tutti gli invitati, dicendo che il
matrimonio non si farà mai più. “Bells,
tutto bene?” Edward si è voltato, ed ora i suoi piedi sono
incrociati con i miei.
Tutto bene un corno! Dovevo venire a Forks
per fargli firmare le carte del divorzio, e guarda in che genere di situazione
mi ero cacciata.
“S-sì. Però, devo andare. Mi devo asciugare, poi telefono ad Alice.” Farfuglio parole
insensate, cercando di alzarmi senza scivolare e rompermi l’osso del
collo.
Prima
di mettere anche la seconda gamba fuori dalla vasca, la mano di Edward mi
blocca il polso.
“Ti
sei pentita.” Non è una domanda, ma una semplice affermazione.
“Non mi sono pentita di nulla. Edward, non mi sono pentita di nulla.”
Lo dico fissando il tappetino rosso, dove sopra ci sono i miei piedi. Poi, alla
velocità della luce mi infilo l’accappatoio, e a passo spedito mi
dirigo verso la camera da letto.
“Isabella,
mi sto fidando di te. Quindi, come hai detto tu, non c’è bisogni che venga a
Forks, vero?” Passo una mano tra i capelli
bagnati, buttandomi a peso morto sul letto.
Con
Jacob, è una vera catastrofe!
Dopo
che gli ho detto del bacio, mi chiama ogni ora, a qualsiasi ora, anche della
notte.
Ed
ora, che non è riuscito a trovare un volo per Forks,
è diventato ancora più assillante.
“Sì, Jake,
te l’ho detto. Non
ti devi preoccupare, Esme – la mamma di Edward
-, si occuperà di far firmare le carte del divorzio al figlio. Io,
resterò da Charlie.” Cerco di mascherare bene il tono della voce.
“Mi sto fidando di te. Allora, non verrò a Forks.” Fai
male, avrei voluto aggiungere.
Ero
un egoista, una persona che pensava soltanto a se stessa.
“Non preoccuparti! Ora, però, devo staccare.” Devo staccare, perché Edward è
entrato nella stanza e mi guarda con un sopracciglio alzato.
La
sua curiosità, trapela da ogni poro.
“Va
bene. Salutami tuo padre, e convincilo a venire al matrimonio. Ti amo.”
Attaccai,
senza nemmeno aggiungere altro.
“Quante bugie hai detto, in questi tre
anni? Sei
formidabile!” Edward batté le mani, con nessuna ironia. E
si sedette vicino a me, sul letto.
“Nessuna.”
Ed era vero. Fino a quel giorno, non avevo detto nemmeno una bugia a Jacob.
“Non
mentirmi, Isabella.”
Ora,
i miei poveri nervi erano arrivati al limite.
“Dimmelo te, allora. Quali bugie avrei detto?” Il mio tono di voce,
si era leggermente alzato.
“Quella
di amare un altro uomo. Quella di fingere, per ben tre anni. Quella,
è la bugia più grande, Isabella.”
Restai
per un attimo spaesata.
Forse
non me ne ero resa conto nemmeno io, ma quella era
stata la bugia più grande di tutta la mia vita. La bugia più
grande che avessi mai raccontato a Jacob. “Allora, ho ragione io”,
cantilenò, dondolando i piedi come un bambino.
“E
noi, dobbiamo mettere in chiaro un po’ di cose”,
disse infine, girandosi del tutto ed issando i suoi occhi verdi nei miei.
“E quindi te ne sei andata. Pensavi che non meritavi
di avere un figlio con me, dopo quello che era successo.” Dopo che ho
raccontato tutto a Edward, mi sono sdraiata, sul letto.
Gli
ho detto che me ne sono andata, perché avevo paura. Il bambino che stava
per nascere era qualcosa che ci avrebbe legati, in una maniera indissolubile.
E
dopo quello che era successo, ho pensato che quel
legame non ci sarebbe stato mai più. Ho fatto le valige, e sono partita
per Phoenix. Cercando di farmi un’altra vita. Provando ad amare
un’altra persona. “I-io.
Io non riesco a capire, Bells.
Non riesco a capire perché l’hai fatto. Io ti amavo, più
della mia stessa vita. Io non ho mai smesso di amarti.”
Non
sono sorpresa. L’avevo capito, appena ho messo piede in questa casa.
Appena ho visto quelle semplici cose, che mi hanno trafitto il cuore. In
piccoli pezzettini.
“Mi dispiace. Edward, mi
dispiace.” Non posso fermare le lacrime, che scendono ininterrottamente
sul mio viso.
Non
ci riesco.
E’
la prima volta che piango davanti a Edward, da quando sono tornata.
E’
la prima volta che lo guardò così.
Carica d’amore.
Si
sdraia vicino a me, rannicchiandosi di lato.
Con
una mano mi accarezza i capelli, con l’altra mi asciuga le lacrime.
Finché
non mi addormento, sfinita e con mille pensieri che girano nella mia testa.
E’ corto, lo so.
Non ho rispettato i temi ‘prestabiliti’,
ma ho aggiornato ben quattro giorni dopo.
Qua, le spiegazioni non ci
sono. Non voglio scusarmi, anzi, vi dico la verità: non mi va di
scrivere.
E non perché non ci
sono le idee, ma perché non ho voglia. Non ho voglia di aprire word, di
iniziare a pigiare i tasti sulla tastiera. Non preoccupatevi,
questa cosa inquieta anche me.
Una scansafatiche nata, ecco
cosa sono.
Ringrazio tutti voi, che mi
appoggiate, sempre.
Ringrazio a chi recensisce,
esponendo il suo parere.
Grazie.
Grazie.
Recensioni:
kandy_angel: In
questo capitolo è spiegato perché se ne è andata :D
Vichi90: Grazie
mille! Beh, se i primi capitoli erano carichi d’amore, questi saranno da
buttare via .-. :*
crazyromy93: Jake ancora non c’è, ma arriverà
(SPOILER!!). Comunque, non ci sarà la scazzottata :D
eliza1755: Wow,
grazie mille! Come ho già detto, niente
scazzottate! Ma questa è la quiete prima
della tempesta .-.
_Miss_: Niente puntualità, perdonami çç Grazie mille per la recensione :*