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Autore: Tati Saetre    14/10/2010    6 recensioni
L’ho sognato, un’altra volta. Ho sognato il giorno del mio matrimonio, ho sognato Edward. Sono più di due mesi che Jacob ha chiesto la mia mano, ed io ho acconsentito. Da quel giorno, non faccio altro che rivivere il mio matrimonio. Ogni santa notte
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quando ero a Forks, alle diciotto tornavo a casa

Quando mi sono trasferita a Forks, ogni santo giorno, alle diciotto tornavo a casa.

Sia quando uscivo dal liceo, sia che tornavo dal lavoro.

Quando dovevo aspettare Edward a casa, finito il lavoro.

E appena tornavo, mi catapultavo letteralmente dentro la doccia. Dovevo rilassarmi, scacciare via i brutti pensieri, e ripensare a tutta la giornata che era appena trascorsa.

Dopo, preparavo la cena a Charlie. Poi, con il passare degli anni iniziai a prepararla a Edward. E con il passare di altri anni, queste abitudini se ne sono andate. Sfumate.

La doccia, a Phoenix, la facevo la mattina. Appena svegliata.

Poi, andavo a lavoro.

Jacob andava a lavoro dopo di me, e ci restava fino a tarda serata. Quindi, ogni santissima sera andavo a cena a casa di Renèe. Dove c’era lei, Phil, e Dorota.

Dorota era, ed è ancora, la loro governante.

Una persona squisita, simpaticissima. E lavora per mia madre, per mantenere i suoi due figli.

E’ vedova. Suo marito era morto due anni prima, in un incidente stradale.

E da quel giorno, si era stabilita a casa di Renèe. Lei e i suoi bambini, abitavano al piano inferiore.

Cucinava lei, tutte le sere. Ed io, da quando ero tornata a Phoenix, non avevo mai più toccato un impasto, acceso il forno.

Niente di niente.

Forse, dovevo ripensarci. Forse, dovevo tornare alla mia vecchia quotidianità.

 

“A cosa pensi?” Mi ridestai, continuando ad  accarezzargli i capelli ramati.

“Niente. Non penso a niente.” Sussurrai, mentre con uno scatto veloce si rialzava, per fare in modo che il suo torace aderisse perfettamente al mio seno nudo.

“Sei sicura? Bells, ti conosco troppo bene. Stai pensando a Jacob… stai pensando che quello che abbiamo fatto stanotte sia stato tutto un errore. Ora, le mie labbra sfiorano i suoi capelli.

“Edward, non è stato un errore. Sono maggiorenne, e so riconoscere quello che faccio. E stanotte, sono stata consenziente. Ed ora, non sto pensando a Jacob.”

Prende le mie gambe, e fa le accavalla sulla vita, da dietro.

La posizione è un po’ scomoda, la vasca è troppo piccola. La mia schiena duole, ma sto zitta. Non voglio rovinare questo momento, perché sono sicura che sarà l’ultimo insieme.

“Beh, che ne pensi invece del mio nuovo look?” Domanda Edward, cercando di smorzare la tensione che si è venuta a creare.

Il suo nuovo look, che mi ha lasciata a bocca aperta, questa mattina. Quando mi sono svegliata in camera da letto, e non l’ho trovato. C’era un bigliettino, con sopra una freccetta e un cuoricino.

La freccetta, che indicava il piano inferiore. E con solo il lenzuolo addosso mi sono recata giù, mentre la curiosità mi attanagliava lo stomaco.

E lui era lì, hai fornelli. I capelli sempre scompigliati, la barba che non c’era più.

“Penso che così sei bellissimo.” Dico, senza pentirmene. Così, è il mio Edward.

Non un bradipo, la cui voglia di vivere se ne è andata.

In silenzio, inizio a massaggiargli la schiena, con mille bollicine trasparenti che mi agevolano il lavoro, facendo scivolare le mani con più fluidità.

“Ed ho chiamato Esme, questa mattina.” Per un secondo smetto il massaggio, e dopo che è riuscito a capire il mio stupore, - che ovviamente equivale alla mia felicità -, continuo, senza interrompere il discorso che aveva appena iniziato. “Ha detto che Alice tornerà per il week end. Ed ha una voglia matta di vederti.”

“Chi, Esme?” Domando, pensando alla mia mamma. Mi ha visto nemmeno due giorni fa, e sarei tornata da lei, appena prima di partire.

“No, Alice. Esme le ha detto che sei qui, e lei ha preso il primo volo per tornare a Forks. Vuole vederti, Bells.” Ora, smetto letteralmente di massaggiargli la schiena, e mi ritraggo un po’ indietro.

Alice tornerà a Forks, per il fine settimana. Cioè, tra quattro giorni.

Se io resto altri quattro giorni qui, insieme a Edward, non me ne andrò più. Se poi anche Alice si metterà in mezzo – come suo solito -, posso anche iniziare a chiamare tutti gli invitati, dicendo che il matrimonio non si farà mai più. “Bells, tutto bene?” Edward si è voltato, ed ora i suoi piedi sono incrociati con i miei.

Tutto bene un corno! Dovevo venire a Forks per fargli firmare le carte del divorzio, e guarda in che genere di situazione mi ero cacciata.

S-sì. Però, devo andare. Mi devo asciugare, poi telefono ad Alice.” Farfuglio parole insensate, cercando di alzarmi senza scivolare e rompermi l’osso del collo.

Prima di mettere anche la seconda gamba fuori dalla vasca, la mano di Edward mi blocca il polso.

“Ti sei pentita.” Non è una domanda, ma una semplice affermazione.

“Non mi sono pentita di nulla. Edward, non mi sono pentita di nulla.” Lo dico fissando il tappetino rosso, dove sopra ci sono i miei piedi. Poi, alla velocità della luce mi infilo l’accappatoio, e a passo spedito mi dirigo verso la camera da letto.

 

Isabella, mi sto fidando di te. Quindi, come hai detto tu, non c’è bisogni che venga a Forks, vero?” Passo una mano tra i capelli bagnati, buttandomi a peso morto sul letto.

Con Jacob, è una vera catastrofe!

Dopo che gli ho detto del bacio, mi chiama ogni ora, a qualsiasi ora, anche della notte.

Ed ora, che non è riuscito a trovare un volo per Forks, è diventato ancora più assillante.

“Sì, Jake, te l’ho detto. Non ti devi preoccupare, Esme – la mamma di Edward -, si occuperà di far firmare le carte del divorzio al figlio. Io, resterò da Charlie.” Cerco di mascherare bene il tono della voce.

“Mi sto fidando di te. Allora, non verrò a Forks.” Fai male, avrei voluto aggiungere.

Ero un egoista, una persona che pensava soltanto a se stessa.

“Non preoccuparti! Ora, però, devo staccare.” Devo staccare, perché Edward è entrato nella stanza e mi guarda con un sopracciglio alzato.

La sua curiosità, trapela da ogni poro.

“Va bene. Salutami tuo padre, e convincilo a venire al matrimonio. Ti amo.”

Attaccai, senza nemmeno aggiungere altro.

“Quante bugie hai detto, in questi tre anni? Sei formidabile!” Edward batté le mani, con nessuna ironia. E si sedette vicino a me, sul letto.

“Nessuna.” Ed era vero. Fino a quel giorno, non avevo detto nemmeno una bugia a Jacob.

“Non mentirmi, Isabella.”

Ora, i miei poveri nervi erano arrivati al limite.

“Dimmelo te, allora. Quali bugie avrei detto?” Il mio tono di voce, si era leggermente alzato.

“Quella di amare un altro uomo. Quella di fingere, per ben tre anni. Quella, è la bugia più grande, Isabella.”

Restai per un attimo spaesata.

Forse non me ne ero resa conto nemmeno io, ma quella era stata la bugia più grande di tutta la mia vita. La bugia più grande che avessi mai raccontato a Jacob. “Allora, ho ragione io”, cantilenò, dondolando i piedi come un bambino.

“E noi, dobbiamo mettere in chiaro un po’ di cose”, disse infine, girandosi del tutto ed issando i suoi occhi verdi nei miei.

 

“E quindi te ne sei andata. Pensavi che non meritavi di avere un figlio con me, dopo quello che era successo.” Dopo che ho raccontato tutto a Edward, mi sono sdraiata, sul letto.

Gli ho detto che me ne sono andata, perché avevo paura. Il bambino che stava per nascere era qualcosa che ci avrebbe legati, in una maniera indissolubile.

E dopo quello che era successo, ho pensato che quel legame non ci sarebbe stato mai più. Ho fatto le valige, e sono partita per Phoenix. Cercando di farmi un’altra vita. Provando ad amare un’altra persona. I-io. Io non riesco a capire, Bells. Non riesco a capire perché l’hai fatto. Io ti amavo, più della mia stessa vita. Io non ho mai smesso di amarti.”

Non sono sorpresa. L’avevo capito, appena ho messo piede in questa casa. Appena ho visto quelle semplici cose, che mi hanno trafitto il cuore. In piccoli pezzettini.

“Mi dispiace. Edward, mi dispiace.” Non posso fermare le lacrime, che scendono ininterrottamente sul mio viso.

Non ci riesco.

E’ la prima volta che piango davanti a Edward, da quando sono tornata.

E’ la prima volta che lo guardò così. Carica d’amore.

Si sdraia vicino a me, rannicchiandosi di lato.

Con una mano mi accarezza i capelli, con l’altra mi asciuga le lacrime.

Finché non mi addormento, sfinita e con mille pensieri che girano nella mia testa.

 

 

E’ corto, lo so.

Non ho rispettato i temi ‘prestabiliti’, ma ho aggiornato ben quattro giorni dopo.

Qua, le spiegazioni non ci sono. Non voglio scusarmi, anzi, vi dico la verità: non mi va di scrivere.

E non perché non ci sono le idee, ma perché non ho voglia. Non ho voglia di aprire word, di iniziare a pigiare i tasti sulla tastiera. Non preoccupatevi, questa cosa inquieta anche me.

Una scansafatiche nata, ecco cosa sono.

Ringrazio tutti voi, che mi appoggiate, sempre.

Ringrazio a chi recensisce, esponendo il suo parere.

Grazie.

Grazie.

@mmariquita_

 

Recensioni:

 

kandy_angel: In questo capitolo è spiegato perché se ne è andata :D

 

Vichi90: Grazie mille! Beh, se i primi capitoli erano carichi d’amore, questi saranno da buttare via .-. :*

 

crazyromy93: Jake ancora non c’è, ma arriverà (SPOILER!!). Comunque, non ci sarà la scazzottata :D

 

eliza1755: Wow, grazie mille! Come ho già detto, niente scazzottate! Ma questa è la quiete prima della tempesta .-.

 

_Miss_: Niente puntualità, perdonami çç Grazie mille per la recensione :*

   
 
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