La fine
Woland, il vampiro, non poteva morire, eppure sapeva che un giorno sarebbe arrivata la fine – anche per lui.
Sarebbe stato un cacciatore, un demone, o forse lo spirito del lupo. Uno dei suoi nemici di sempre o qualcuno che non lo conosceva affatto. Il destino oppure soltanto un caso, un colpo di malasorte o di sorte amica come vento. Qualcuno finalmente più potente di lui.
Non gli sarebbe dispiaciuto, in fondo. Provare di nuovo quel brivido, un'ultima volta, e poi lasciarsi andare.
Oppure, invece, sarebbe stata Margareth, e l'avrebbe fatto – magari - per misericordia.
Una fine più dolce, quella, vedere il suo volto come ultima cosa.
Woland, il vampiro, sapeva che un giorno sarebbe arrivata la fine – anche per lui – ma sapeva altrettanto chiaramente che quel giorno non era ancora arrivato perché – adesso – non esisteva un avversario alla sua altezza.
Ciò che accadde, dunque, lo sorprese, e la sorpresa, poi, lo lasciò quasi senza fiato – così inusuale nella sua (non) esistenza.
Consegnare se stesso per salvare lei non era davvero il suo genere di cosa.
Aveva un altro stile, lui.
Ma ci fu qualcosa di dolce in quella fine.