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Autore: _Lidyn_    14/10/2010    0 recensioni
"La pioggia continuava a scendere incessante sul campo di battaglia, rendendo il terreno molle e fangoso. Sembrava quasi che il cielo volesse lavare via dalla terra il sangue dei soldati caduti quel giorno senza tentare di distinguere il colore della divisa.
Ora si trovavano faccia a faccia, solo loro due.
Francis ed Arthur."

(Per la mia adorata Angleterre)
il rating sale drasticamente nell'ultimo capitolo
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo fa salire il rating intorno al rosso, se non gradite passate pure oltre ;D



F
orever With You ~
 

 
 
 
 

Cap. 3

 
 
Tremò, Matt, quando si sentì gettato sulle coperte per l’ennesima volta da quella fatidica battaglia. Le mani dell’inglese toccavano ovunque lungo il corpo ormai praticamente nudo del canadese, ben lungi dall’essere delicate o amorevoli.
Sentiva il fiato caldo e umido dell’altro sul collo, odorava di alcool, molto probabilmente era di nuovo ubriaco.
-A-Arthur! Fermati, s-sei ubriaco!-
La voce gli tremava.
Non era la prima volta che si trovava in una situazione simile da quel giorno, ma non avrebbe rotto la promessa di rimanere accanto ad Arthur per nulla al mondo.
-Taci America!-
Matthew si trovò improvvisamente un coltello, probabilmente utilizzato dallo stesso Arthur quando ancora si dedicava alla pirateria, a pochi centimetri dal volto.
-Farai meglio a fare quel che ti dico questa volta…-
La giovane colonia sapeva già quello che doveva fare, e come molte altre volte si voltò dandogli così le spalle maledicendo quella estrema somiglianza col fratello.

 
 
 

≈  

 
 
Sedevano entrambi di fronte ad un tavolino appena fuori dalla porta di casa dell’inglese, per quanto Matthew potesse ricordare era lo stesso posto di quando era stato lasciato lì dal francese.
Ora però lo sguardo fiero e trionfante dell’inglese era spento, lasciando spazio ad uno più rassegnato, forse triste probabilmente per aver preso coscienza dei propri atti.
Il canadese era stato molto sorpreso di quella chiamata, giuntagli così improvvisamente dopo tanto silenzio. Da quando aveva lasciato la casa inglese non aveva più avuto contatti con il suo proprietario, se non per questioni puramente economiche o politiche.
Ora però erano l’uno di fronte l’altro, pronti a discutere come due pari e non più come colonizzatore e colonia.
 

 

≈  

 
 
 
Anche gli ultimi indumenti gli vennero letteralmente strappati di dosso senza alcun riguardo. Era incredibile come la forza dell’inglese aumentasse in maniera esponenziale con l’ira e un cospicuo ausilio da parte dell’alcool.
Percepiva distintamente la presenza della lama ancora molto vicina a sé nonostante avesse la vista annebbiata dalle lacrime.
-Ti prego… Fermati!-
Il canadese cercò di allontanarsi il più lentamente possibile da quella situazione, ma fu fermato dal più grande che gli aveva inflitto la prima di numerose altre piccole ferite. Avrebbe fatto presente al fratello ogni minima cosa che aveva dovuto sopportare, ogni piccola cicatrice che non se ne sarebbe più andata via… Ma prima sarebbe rimasto accanto alla propria madre patria, come aveva promesso.
Cosa non avrebbe fatto per amore dell’inglese.

 
 

≈  

 
La sorpresa per la chiamata improvvisa si tramutò in preoccupazione quando Matt vide le condizioni del suo secondo colonizzatore.
Rimasero così, seduti l’uno di fronte l’altro senza proferire parola per parecchi minuti, prima che Arthur rivelasse il motivo di quell’incontro.
-Volevo… Volevo chiederti scusa Matthew…-
Le occasioni in cui il canadese veniva chiamato col proprio nome completo erano davvero poche, e solitamente molto gravi o importanti.
Sperava davvero che non fosse accaduto nulla.
L’espressione curiosa e preoccupata del giovane doveva essere stata molto eloquente, perché Arthur gli chiarì quasi subito quello di cui avrebbe voluto scusarsi.
-Volevo chiederti scusa per tutto quello che ti ho obbligato a sopportare durante… Durante quegli anni bui-
La voce dell’inglese era bassa e tremante. Probabilmente stava trattenendo le lacrime dietro la mano che aveva poggiato sul viso.
Matthew però non glielo fece notare.
Rimase, come al suo solito, seduto silenziosamente aspettando che l’altro si riprendesse.
 

 

≈  
 

 
Il giovane sapeva perché l’altro scegliesse sempre quella particolare posizione ogni volta che voleva “sfogarsi” in quel modo.
Anche se Alfred e Matthew all’apparenza erano identici, come due gocce d’acqua, Arthur che li aveva cresciuti li avrebbe sempre distinti.
E da sobrio non avrebbe sopportato l’aver fatto del male ad un innocente.
Questi erano i pensieri che vagavano per la mente della non più così piccola colonia per distrarsi dal dolore che gli pervadeva il corpo mentre l’altro, sempre tenendolo di spalle, lo legava alla testiera del letto stringendo i nodi tanto forte da far gemere di dolore la vittima di tutto ciò.
Avrebbe già dovuto sapere ciò che gli sarebbe successo, ma il dolore mentre l’inglese iniziava a penetrarlo con forza e cattiveria lo colse di sorpresa facendolo urlare.
Arthur si beava di quelle urla.
Godeva sentendo quella voce, proveniente da un corpo tanto simile a quello della persona che lo aveva fatto soffrire. Ne era tanto inebriato da non distinguere più la realtà dalle sue fantasie, tanto da scambiare il canadese col fratello americano.
Le spinte dell’inglese si facevano sempre più forti, esaltato dalle grida e dalle suppliche del ragazzo sotto di sé.
Matthew non dovette sopportare ancora a lungo che quella tortura terminasse, infatti l’inglese venne dentro di lui dopo non molto. Quando uscì da lui, il sangue si mischiò al seme che stava lentamente colando dal corpo esausto e ferito del giovane.
L’unica cosa che riuscì a fare quando Arthur se ne andò dalla stanza, abbandonandolo a sé stesso, fu continuare a piangere silenziosamente fra i cuscini.
L’unico pensiero che ancora lo tratteneva in quella casa era la promessa fatta all’altro ormai anni prima.
Non se la sentiva di lasciarlo solo in quel momento, poco importava delle conseguenze che ne sarebbero derivate.
 

 

≈  

 
 
Quel silenzio era durato già abbastanza.
Matthew terminò di sorseggiare il proprio the prima di iniziare a parlare a sua volta.
-Arthur, guardami per favore…-
Gli prese timidamente la mano che l’altro teneva davanti agli occhi pieni di lacrime.
-Tu n-non mi hai mai davvero obbligato a fare nulla. Allora ero già abbastanza forte per decidere di andare via, di conquistare la mia indipendenza…-
Il viso del canadese si stava via via imporporando, non era facile per lui l’esprimere i propri sentimenti così liberamente su un argomento così delicato.
-Probabilmente non lo ricordi, ma ti avevo promesso di rimanerti accanto almeno finché mi avresti voluto con te-
Infatti Matthew era rimasto con l’inglese finché proprio l’altro, presa coscienza dei suoi atti, non gli aveva praticamente ordinato di tornare nella propria terra.
Nonostante le brutte esperienze passate, quella separazione gli era costata più di quanto avesse pensato.
-Idiota! Ti… Ti ho fatto del male, ti ho trattato come se fossi stato tu a farmi del male! Ti chiedo nuovamente scusa…- Le lacrime iniziarono a scendere copiose da quei profondi occhi verdi, rigando le guance dell’inglese  -…Anche se non riuscirai mai più a perdonarmi, Ti prego…-
Quella sequenza infinita di scuse venne interrotta dalle labbra del canadese che incontrarono quelle dell’uomo di fronte a sé.
Non fu un bacio passionale, Matthew si limitò a poggiare le proprie labbra con quelle di un inglese davvero sorpreso.
Quando si allontanò prese comunque le mani dell’altro, come per mantenere il contatto che si era creato fra i loro cuori in quel momento.
-Non posso perdonarti… N-Non hai fatto nulla di cui farti perdonare. Tutto quello che ho fatto… L’ho fatto perché ti amo… T-Ti amo da sempre!-
A quel punto il volto del canadese aveva raggiunto gli umani limiti di rossore, e il suo cuore probabilmente sarebbe esploso se avesse battuto più forte nel petto.
Arthur lo fissava completamente senza parole, alla fine cosa mai avrebbe potuto dire di fronte ad una confessione così improvvisa e inaspettata?
L’assenza di risposta da parte dell’altro spaventò il più giovane, che abbandonato il coraggio che non aveva mai avuto, si alzò dalla propria sedia avviandosi verso il viale.
Si fermò solo quando si sentì stretto da un abbraccio.
-Ti prego… Almeno tu non andare via…-
Arthur lo aveva seguito, ed ora lo stava stringendo per non lasciarlo andare.
Si voltò per stringerlo con forza a sé.
-No, non me ne andrò… Rimarrò con te anche per sempre se mi vorrai…-
Rimasero così abbracciati, sotto il nuvolo cielo inglese, uniti da un lungo, dolce e desiderato bacio.

 
 

  


 

Spazio rubato ~ 

Ed eccomi qui, con questa storia (finalmente) giunta alla fine... Mi rendo conto di aver solo intasato con l'ennesima idiozia il sito, ma dovevo metterla... Quindi chiedo umilmente scusa a tutti!
Spero che se non altro questa "cosa" vi abbia divertito un po' e abbia cacciato via magari per qualche minuto la noia.
Volevo ringraziare di nuovo la mia adorata Inghilterra, che come al solito mi ispira certe cose... Je t'aime ma chère  
Ecco, ora potete scrivermi tutti gli insulti che volete nei commenti!

  
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