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Autore: _BriEvie08    15/10/2010    3 recensioni
Storia a Quattro mani: _Brì*&Evie08
"Edward, ma tu chi sei?"
"Tuo fratello Julie"

La storia riparte da dopo l'incontro/quasi scontro tra i Cullen ed i Volturi in "Breaking Dawn", con un particolare punto di vista sul clan di Volterra.
Leggete se vi abbiamo incuriosito ;)!
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio, Sorpresa, Volturi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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5. Il viaggio


viaggio


Deha POV


Ero di nuovo a casa.
Dopo tanto tempo avevo trovato il coraggio di tornare nella mia Verona, la stessa che in “epoca scaligera” ospitò la mia triste vicenda.
Nessuno mai dei Volturi mi impedii il ritorno in patria; fu la mia totale assenza di coraggio a tenermi incatenata alla realtà dorata di Volterra.
Tornare a Verona significava riaprire una vecchia ferita che non si era mai chiusa; ed ero finalmente pronta a elaborare il lutto, come aveva detto Kirah.
Le lacrime che versai nella mia stanza con Daniel, furono un chiaro allarme di ciò che stava accadendo al mio corpo.
Arrivai in Piazza dei Signori e mi accorsi che nulla era cambiato da quel tempo: il Palazzo del Governo e la Loggia del Consiglio si ergevano maestose; c’era però una novità in quella piazza: la statua di Dante al suo centro esatto, in marmo bianco leggermente corroso dal tempo.
Si respirava persino la stessa aria.
Verona era magica. Lo era sempre stata.
Se non fosse stato per gli abiti moderni, sembrava quasi di rivedere la stessa gente passeggiare per le vie del borgo antico.
Camminai un po’ fino a raggiungere la chiesa di Santa Maria Antica, piccola chiesetta molto cara alla famiglia scaligera. Ricordavo bene quella chiesa.
Fu durante una messa in quella stessa chiesa che vidi per la prima volta Leonardo. La casa di suo padre era nei pressi del vecchio edificio.
Inizialmente non feci molto caso a quel ragazzo di bell’aspetto. Fu solo quando lo rividi quella sera, alla festa in casa di mio padre che mi colpì dritto al cuore.
Già la mia casa. Chissà se esisteva ancora…
Corsi e raggiunsi Piazza delle Erbe: da li bastava prendere un paio di viuzze per raggiungere via del Cappello sede della mia antica dimora.
Percorsi la via a me molto familiare e mi sorprese ciò che vidi: il grande ingresso di casa Capuleti!
La mia casa!
Si vedeva bene che l’intero edificio era stato rimodernato per evitarne il crollo… eppure tutto era al suo posto.
Nulla era cambiato dall’ultima volta in cui mi affacciai da quel balcone.
Lessi l’insegna posta all’entrata; recitava: “Queste furono le case dei Capuleti d’onde uscì la Giulietta per cui tanto piansero i cuori gentili e i poeti cantarono. – secoli 13 e 14 E. V.”
Mi addentrai nel cortile; sulla chiave di volta del suo arco era ancora presente lo stemma di famiglia: un cappello.
Da qui il nostro vero nome Cappelletti storpiato poi nel più musicale Capuleti.
Mi voltai e vidi una statua bronzea e molte persone che facevano foto all’abitazione.
“La casa di Giulietta è un’importante tappa del nostro tour. Qui, in questo cortile avvenne il romantico incontro tra lei e Romeo, subito dopo la festa organizzata in casa Capuleti e durante la quale Romeo conobbe il suo grande amore. La sua acerrima nemica.”
Recitava a memoria la voce di una guida, seguita da turisti curiosi.
Mi accodai a loro solo per raggiungere l’interno della casa; avrei di certo dato meno nell’occhio.
Raggiunsi la mia stanza ed ebbi la sensazione di tornare indietro nel tempo.
Le mie cose erano tutte rimaste lì, immobili come le avevo lasciate all’indomani della mia partenza per Mantova.
Sorrisi affacciandomi al balcone.
Ricordi su ricordi inondarono la mia mente e l’emozione fu troppa da contenere, che lasciai che una lacrima scappasse dai miei occhi gonfi e coperti da grandi occhiali scuri.
Scappai da quel posto.
Troppi ricordi, troppo dolore.
Corsi senza una meta precisa.
Avevo letto da qualche parte che avevano spostato e rimodernato la tomba di Leo e la mia per dar loro un aspetto più vicino alle aspettative dei lettori del dramma shakespeariano.
Ma solo io conoscevo il vero luogo del nostro sonno eterno.
Mi ricordai improvvisamente del vecchio convento dei frati cappuccini dove andavo a confessarmi sempre. Non era difficile da raggiungere ma ci voleva un po’.
Presi un taxi così avrei fatto prima.
Chiesi delle informazioni scendendo e un signore mi disse che non c’era più nessuno lì; ma fu molto cortese da indicarmi la strada per raggiungere l’orto dal quale poi si poteva accedere alle segrete catacombe dei frati.
“Non farti scoprire però”, mi sussurrò.
Strano. Non era questa la mia domanda.
Sapevo benissimo come fare a trovare quei luoghi…
La risposta di quell’uomo mi insospettì ma non ci badai; avevo cose più importanti a cui pensare.
Feci attenzione a non farmi notare proprio come mi aveva consigliato lo strano uomo.
Scesi nelle catacombe; un’aria gelida mi accolse avvolgendo le mie caviglie scoperte.
Percorsi una strettoia, voltai a destra e giunsi nel luogo dell’eterno riposo della mia anima.
In quel luogo riposava il mio amato e anche una parte di me. Fu frate Pietro a volere quella sistemazione per noi.
Due grandi tombe gemelle si ergevano nel centro esatto della piccola caverna: nel marmo annerito dal tempo che passa, vi era inciso un epitaffio.

“Qui riposano i due amanti
che con il loro tristo amore
diedero pace ad antichi conflitti”

Impossibile fu per me, arrivata a quel punto, trattenere le lacrime ed i singhiozzi.
Mi inginocchiai ai piedi del sepolcro del mio dolce amato.
Il dolore aprì un nuovo squarcio nel mio petto, proprio al centro della voragine nata con la nostra morte.
Con il nostro amore.


Demetri POV

Il mio fiuto era infallibile.
Non mi aveva mai tradito e non l’avrebbe fatto certo in quell’occasione.
Deha era a Verona.
Lo sentivo. Lo sapevo.
Cercai di seguire la scia dei suoi pensieri ma fu tutto inutile. La contrapposizione delle emozioni che Deha aveva dovuto provare al suo ritorno in quei luoghi di gioie e dolori, doveva essere stata molto forte tanto da frenare il mio potere.
“E quindi secondo te Deha sarebbe venuta qui a torturarsi inutilmente e cose simili?”, il gelo dell’ironia di Daniel mi colpì.
Come poteva dire certe cose in quel momento?
Era tale a quale a suo padre. Certo che era proprio vero: Dio li fa e poi li accoppia.
Più tempo passava e più Daniel somigliava ad Aro in tutto.
Lo ignorai cercando una traccia.
C’era troppa gente quel giorno per essere una fresca mattina di Ottobre.
Il che rendeva la mia caccia più difficile.
“Dem, hai qualche idea di dove andare?”, chiese Julie poggiando una mano sulla mia spalla.
Altro punto da chiarire: Julie era estremamente gentile e dolce con me in quel periodo… i biglietti, gli abbracci…non volevo avesse travisato qualcosa, qualche mio comportamento.
Scossi la testa.
“E te pareva…”, commentò Daniel guardandosi intorno.
Ci trovavamo al centro esatto di Piazza dei Signori; una folata di vento e improvvisamente eccola: la traccia.
“Ci sono. Lei è stata qui e anche da poco…”
“Davvero! O ma è meraviglioso! Dove porta la traccia?”, chiese Julie entusiasta.
“Da quella parte”, indicai una via di cui non conoscevo il nome.
“Ok allora sbrighiamoci e facciamola finita.”
“Daniel ma si può sapere che ti prende?”, chiese Julie preoccupata.
“Nulla. Andiamo.”
Proseguimmo fino a raggiungere Piazza delle Erbe: da li si snodavano diverse viuzze.
Cercai il suo profumo in ogni angolo. Eccolo, era lì che aleggiava nell’aria in attesa del nostro arrivo.
“Daniel dacci un taglio! Il tuo atteggiamento farà tutt’altro che bene a Deha in questo momento”, la predica di Julie mi distrasse dalla traccia.
La persi, di nuovo. Era sfuggevole proprio come Deha.
“Julie, vi vantate di conoscerla tanto bene… ma in realtà non sapete nulla della sua vera storia… di Viola… nulla… ero contrario a questo viaggio e lo sono tutt’ora!”
“Hai detto Viola ragazzo mio?”
Un uomo avvolto in un lungo cappotto nero si avvicinò a noi.
“Conosci anche tu la vera storia di Giulietta, o per meglio dire Violetta Capuleti?”
“La vera storia?”, chiese Julie.
“O si. La vera storia. Lei è esistita davvero.. la povera Violetta Capuleti… che tutti chiamano ormai Giulietta. In realtà sono la stessa persona”, disse la voce stanca e roca dell’uomo.
Capitan ovvio, lo sapevamo già.
Mi voltai per ritrovare la traccia.
“Si ma c’è un particolare che sfugge anche a te biondino.”
“Come..?”
“Fu una tragedia, fatta di equivoci e un destino beffardo.. se solo Leonardo fosse arrivato prima al convento di Mantova… magari Violetta non si sarebbe buttata. Ma tutti sappiamo che le cattive notizie volano più veloci del vento che le porta con sé. Un contrattempo: ecco la causa della loro tragica morte”.
Eravamo tutti a bocca aperta. Sembrava che quell’uomo conoscesse le intenzioni del nostro viaggio e addirittura- ma questa era più una follia- che avesse vissuto al tempo di Viola e Leonardo. Al tempo degli scaligeri.
“C- come fa a sapere.. cioè chi le dice che tutto ciò è vero?”, Daniel sembrava stupito quanto noi. La sua maschera di indifferenza era crollata al cospetto del racconto del vecchio.
“Ragazzo mio, fidati di un povero vecchio. I miei occhi hanno visto cose che tu non puoi immaginare”.
Il suo volto si coprì di dolore inseguendo un ricordo lontano.
“Cercate la ragazza. E’ andata da quella parte al convento dei frati cappuccini. La troverete nelle segrete a piangere il suo amore”.
Detto questo, l’uomo sparì nella folla.
“Bene, Demetri mi dispiace dirtelo ma non servi a nulla ormai. Ciao”, l’ennesima battuta al vetriolo di Daniel prima che si rendesse utile chiamando un taxi.
“Si sta facendo tardi.. E’ già buio.. dobbiamo muoverci”, mi disse Julie incamminandosi verso il taxi che Daniel aveva fermato.
“Senti Julie.. devo dirti una cosa.. forse abbiamo frainteso tutto.. io..”
“Muovetevi! Si sta facendo notte!”, urlò Daniel.
“Ma se l’ha detto quell’uomo magari è vero…”
“No Julie, mi riferisco a noi… e poi non mi fido di quell’uomo.”
“Ok continueremo il discorso dopo.. ora sbrighiamoci!”
Julie non aveva capito… ed io non ero certo stato molto chiaro.
La brezza della sera mi portò un ‘improvvisa ventata di profumo: Deha si stava spostando.
“Voi andate. Io resto qui. La cerco per conto mio”.
Julie annuì e raggiunse il taxi.
Corsi seguendo via del Cappello; la traccia si faceva sempre più forte ed intensa fino a concentrarsi in un unico punto: un edificio antico con i cancelli in ferro battuto chiusi.
Lessi l’iscrizione incisa nel marmo all’entrata: bingo l’avevo trovata.
Deha doveva essere sicuramente lì, nella vecchia casa di Giulietta.
Sentii un singhiozzo soffocato nel silenzio del cortile.
Entrai, sollevai gli occhi verso il famoso balcone e con un balzo lo raggiunsi sedendomi sul cornicione: trovata!
Deha era lì, rannicchiata in un angolo, le ginocchia strette al petto ed il viso affondato nei jeans.
Mi faceva una tenerezza mai provata per nessun essere vivente.
“Mi hai fatto stare in pensiero te ne rendi conto?”
Sollevò gli occhi arrossati riconoscendo la mia voce.
“O Demetri… perché fa così male?”
Scoppiò nuovamente a piangere. Scesi dal cornicione e mi sedetti al suo fianco abbracciandola.
“Piangi quanto vuoi piccola.. Ora ci sono io qui con te.”
“E’ tremendo.. è proprio qui, in mezzo al petto e fa male…”
La strinsi ancora più forte a me.
Avrei voluto essere il rimedio e la soluzione a tutti i suoi mali. Avrei voluto essere l’antidoto al veleno che le aveva corroso il cuore e che faceva male…
Avrei voluto, ma non sarei mai stato..
Lei affondò il viso nel mio petto.
Pochi minuti dopo si calmò improvvisamente. Forse aveva esaurito le lacrime…
“Grazie”, mi disse.
“Per cosa?”
“Per essere qui ora. Sei l’unico che avrei voluto vedere in questo momento..”
Questa non me la sarei mai aspettata.
“Sono tutti in pena per te. Tuo padre, Julie, Daniel a suo modo… e addirittura Jane”, sviai il discorso.
“Jane? Dovrei sparire più spesso…”
“No! Non ti permettere mai più di farmi una cosa del genere! Stavo per impazzire senza tue notizie… è stato brutto..”
O no.. mi ero sbilanciato, e anche troppo.
“O Demetri. Mi dispiace.. io non volevo fare questo a nessuno.. ma era necessario… ne avevi bisogno..”, i suoi occhi brillavano alla luce della flebile luna.
Le accarezzai i capelli dorati con la mano libera e lei tornò ad appoggiare la testa sul mio petto.
Assaporai il suo profumo: dolce quasi quanto il miele e stuzzicante quanto il veleno.
“Devo avvisare Julie e Daniel che ti ho trovata?”
“No, aspetta ancora. Voglio rimanere ancora un po’ qui con te. Nonostante tutto si sta bene..”, disse mentre si stringeva ancora più a me.
“Deha devo dirti una cosa… molto importante che mi tengo dentro da tempo…”
Mi guardò curiosa abbozzando un sorriso.
“Dimmi tutto..”
“Bè io è da un po’ che, non so, ma credo di provare qualcosa per..”
Il mio maledettissimo cellulare squillò.
“Rispondi…potrebbe essere importante”
“Demetri qui non c’è… oddio non sappiamo che fare!”
“Julie.. tranquilla è qui con me”
Riagganciai.
“Dicevi?”
“Nulla… credo che Julie abbia una cotta per me…”
Deha mi guardò perplessa, poi scoppiò a ridere.
“Hey! Non c’è niente da ridere!”
“Scusa Demetri.. Non riesco a smettere! Ti adoro…”
Non avevo capito il motivo di tanta ilarità, ma sapevo una cosa: Deha era lì con me, finalmente.
E niente o nessuno me l’avrebbe portata più via.


vel





   
 
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