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Autore: Pleasance Carroll    17/10/2010    2 recensioni
ciao a tutti!questa è la 2 storia che scrivo su Twilight abbiate pietà di me non sono molto brava...comunque mi è venuta in mente rileggendo BD...Didyme,la moglie di Marcus,mentre è a caccia trova una bambina che decide di chiamare Erice,in onore del luogo dove si è cibata dei suoi genitori,ed in effetti,portata agli anziani è questo il destino che decidono anche per lei una volta cresciuta ma... possibile che un'umana possa diventare "discendente"dei Volturi?leggete e fatemi sapere!a proposito mi dispiace per il rating,non sono molto pratica ma spero di avrci azzeccato...
Genere: Romantico, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XV

Caccia e fuga

 

Caius Volturi si passò la larga manica della tunica scura- da festa- che indossava, sulle labbra, per pulirle dal sangue che le aveva imbrattate dopo l’abituale pasto pomeridiano che si consumava sempre, durante Sa Marco.

Prima di alzarsi dal trono dove sedeva, gettò uno sguardo sui suoi compagni del Consiglio e, dopo aver constatato- non senza pietà e sdegno- che Marcus se ne stava tristemente ripiegato su se stesso, ed era l’unico a non essersi nutrito, un fugace pensiero gli attraversò la mente; sentì anche, tuttavia, l’impellente bisogno di allontanarsi il più possibile da Aro mentre ragionava.

Ora che dava le spalle al Salone Principale, ed il suo pallido viso si rifletteva nel vetro della finestra che dava su Piazza dei Priori, si arrischiò a lasciarsi sfuggire un sorriso che, però, non aveva nulla di rassicurante: quel giorno il tramonto era più rosso che mai, molto sangue era stato versato ma, fortunatamente, non lo era stato quello della figlia di Didyme che- Caius aveva ragione di credere- ormai doveva essere lontana, al sicuro. Si era infatti allontanata, nel primo pomeriggio sulle spalle della solerte Evangeline, ed ora sicuramente era più distante del punto in cui i suoi occhi cremisi potevano posarsi, su quelle colline; ed ovviamente, ogni cosa, era stata ideata da lui. Erice avrebbe sempre ricordato quel suo gesto, quella fuga che le aveva permesso di mettersi in salvo dall’ira di Aro; come il secondo debito di Caius saldato, nei suoi confronti. Ma ciò che quell’umana non avrebbe mai sospettato, era che il sadico compagno di Anthenodora, nascondesse un secondo fine, in quel suo modo di agire: agognava infatti, - assetato com’era di potere- di avere la possibilità di sostituire Aro. Quindi, una volta che Erice si fosse fortificata abbastanza a livello morale, da fare della vendetta per la morte di sua madre il proprio scopo di vita; sarebbe di certo tornata per uccidere il fratello di Didyme. Perciò, quando il bastardo fosse stato eliminato, Caius e la sua compagna avrebbero potuto prendere il suo posto e regnare incontrastati su Volterra, dominare e dettar legge su qualsiasi vampiro al mondo.

A quella fantasia, il ghigno si allargò ancora di più.

D’un tratto, tuttavia, con la coda dell’occhio notò che Aro si era alzato dal proprio trono e stava sussurrando qualcosa ad Alec e Jane…di certo stava ordinando loro di andare a prendere Erice nella sua stanza- che lui stesso si era curato di chiudere a chiave- per portarla lì e giustiziarla davanti agli occhi del padre.

“dannazione!- si ritrovò a pensare il vampiro biondo, con una voglia incontrollabile di ringhiare- credevo che avrei avuto più tempo! Se si scopre ora che Erice non c’è, le sue ricerche inizieranno questa sera stessa!”

Infatti, così fu. In pochi secondi i due “gemelli stregati” lasciarono il Salone Principale e vi fecero ritorno, senza la ragazza. Data quindi la notizia ad Aro, - mentre lui tratteneva a stento un ringhio frustrato e rabbioso; spaventati, per sottrarsi alla sua ira- fu loro compito ordinare di diramare un qualsiasi allarme inventato, abbastanza credibile da allontanare tutti gli umani.

Dunque, una volta chiuse le porte della città, Volterra divenne una fortezza inaccessibile in cui presto si sarebbe diffuso un messaggio di morte.

Quando l’intera Guardia si radunò in Piazza dei Priori, il capo del clan fu il primo- seguito da Caius e Marcus(in stato vegetativo)- a dirigersi sul grande balcone che si affacciava sulla piazza e, ottenuta l’attenzione dell’uditorio, sorpresa da quell’avvenimento tanto inusuale, annunciò:

- miei fedeli compagni che da sempre siete al nostro fianco e ci proteggete, mi addolora grandemente darvi questa notizia…ne avevo da sempre il sospetto, ma pochi di voi hanno voluto darmi ascolto- allora il suo sguardo acuto si posò con un sorriso compiaciuto verso il basso, sui “fantastici quattro”- ed ora che, da poco ne ho la certezza, spero sarete in molti altri a seguirmi. Tra di noi, nel nostro giardino ameno, c’è un serpente, un traditore!- immediatamente, al suono di quelle parole, tutti i componenti della Guardia si irrigidirono, e si scrutarono l’un l’altro, indagatori.

- Non riuscite ad immaginare chi sia? Non vi siete chiesti come mai, da qualche giorno, la nostra dolce Didyme sia sparita? Ve lo dirò io…Erice l’ha uccisa!- dal nulla, il vampiro, che aveva continuato il suo discorso, fece apparire tra le proprie mani bianche, il pugnale a lama doppia che Anthenodora aveva regalato all’umana figlia di Marcus.

Solo quando tutti lo videro e dalla folla si levarono dei ringhi, miste a delle esclamazioni di sorpresa, Aro si arrischiò a far indugiare il proprio sguardo cremisi su Marcus, che era impietrito; e su Santiago che, tanto era evidente il dolore che provava -quasi gli fosse stato appena strappato il cuore- che sembrava perso ed a malapena si mimetizzava tra i mantelli scuri attorno a lui.

-         la bastarda umana ci ha portato via Didyme, ed è sparita. Ho mandato a cercarla in tutto il Palazzo ma non si trova. Crede forse che, con una fuga, potrà affermare la sua superiorità su di noi? Dovete promettermi che la troverete: dobbiamo fargliela pagare! Non appena calerà il sole, potrete iniziare le ricerche, o meglio, la caccia.- promise Aro, solennemente, pronunciando quell’arringa come un vero oratore, tanto che, dalla folla sottostante si levarono osservazioni di apprezzamento mentre già Alec, Jane, Felix e Demetri organizzavano in piccoli gruppi quei vampiri che sarebbero partiti per la “caccia all’umana”.

Santiago rimaneva impalato al suo posto, immobile come una pietra quando la corrente implacabile di un fiume gli passa accanto, senza smuoverla; sembrava incapace di fare qualsiasi altra cosa che non fosse nascondersi dietro i suoi stessi ricci e pensare e ripensare, all’infinito a tutte le azioni e della sua amata, in quegli ultimi tempi, nel vano tentativo di capire se fosse stata degna di essere considerata un’assassina. Marcus, invece, riscosso da quelle parole, riemerse dal suo stato di apatia vegetativa e, avvicinatosi ad Aro, gli domandò:

-         fratello, ti prego, dimmi…se anche fosse vero che mia figlia ha ucciso…sua madre, perché, per il feretro di Didyme, non hai organizzato ricerche tanto repentine quanto queste, per Erice?- sul suo viso di creta bianca, improvvisamente vecchio di mille anni, apparvero chiarissime le emozioni di Marcus, tutta la confusione ed il dolore che provava.; era la prima volta- notò, come anche se ne accorsero Caius ed Aro- che aveva la forza di parlare di feretro, riferendosi alla sua compagna scomparsa.

Aro lo squadrò per un interminabile attimo, muto; - l’unico flebile rumore proveniva dalla piazza dove il corpo di guardia si stava coordinando- la posa rigida del capo clan lasciava presagire che presto o tardi lo avrebbe divorato… “se anche fosse vero” ma come osava? Non credeva quindi, alle sue parole? Bene…presto- giurò Aro a se stesso- avrebbe messo anche Marcus al proprio posto…

Poi, inaspettato, un sorriso piegò le sue labbra femminee, ma era un sorriso freddo e falso almeno quanto l’accusa che aveva mosso contro Erice. Allora passò un braccio attorno alle spalle di Marcus e, con una suadente promessa di spiegazioni, lo ricondusse dentro mentre, senza farsi vedere, lanciava un’eloquente occhiata a Caius, che appariva come un ordine.

Il vampiro biondo ebbe i brividi ma fu costretto ad eseguire, per non destare sospetti così, tirato il cappuccio della veste che indossava, sugli occhi, in breve si ritrovò in Piazza dei Priori a parlare con Chelsea, che era stata convocata al cospetto degli Anziani.

 

La compagna di Afton, seppur confusa trovandosi davanti il compagno di Anthenodora, dopo aver ascoltato le sue parole, non ebbe altra scelta se non quella di abbandonare il progetto di partire, per obbedire all’ordine di convocazione; quindi, lo seguì e, nonostante non volesse coinvolgerlo, fu costretta a trascinarsi dietro anche il compagno, che non voleva lasciarla andare sola.

Allora, mentre Volterra si riapriva al mondo per una caccia spietata ed inesorabile come la morte; le porte del Salone Principale venivano sigillate poiché, ciò che sarebbe avvenuto lì, non avrebbe dovuto oltrepassare quella stessa soglia.

Nel momento in cui Caius tornò, seguito da Afton e Chelsea, Marcus continuava a fare domande, rannicchiato ai piedi di Aro, avvinghiato alle sue ginocchia come un supplice. Persino il compagno di Anthenodora ebbe un moto di pena osservando quella scena, e le condizioni in cui si era ridotto il compagno di Didyme.

-         Aro, fratello, perché non mi spieghi?- domandò ancora una volta il vampiro moro.

-         Marcus, fratello, non temere: ti farò smettere di soffrire…- gli promise Aro, sempre sorridente mentre gli accarezzava la testa, come fosse stato un bambino.

Fu allora che, con un’occhiata dura e fredda come il ghiaccio, sibilò, in direzione di Chelsea che, senza avere la possibilità di opporsi a quanto doveva fare, o chiedere spiegazioni sul perché avesse dovuto agire così, fu costretta a toccare Marcus sulla nuca ed a cancellare così, tutti i suoi legami con Erice e Didyme.

L’addolorato vampiro tremò mentre si accasciava sempre di più a terra, senza poter quindi capire da dove provenisse quella forza che lo stava prosciugando dall’interno e che lo lasciò vuoto, come un guscio d’ostrica.

Si rialzò e prese posto sul suo trono, guardò, inebetito e spaesato i visi che popolavano quella stanza: Afton appariva sconvolto; Chelsea, basita si copriva le labbra con una mano; gli occhi di Aro, invece, non avevano mai brillato di una così felice crudeltà…persino Caius aveva qualcosa che non andava; di solito aveva un modo di fare beffardo e duro, ma ora il suo sguardo perennemente adirato sembrava offuscato…dalla paura?

Marcus non seppe mai rispondere a quel suo dubbio, perché non chiese delucidazioni: non aveva la forza di parlare…si sentiva piatto e senza nessun altro scopo all’infuori di uno, lo sconosciuto vincolo che appariva indissolubile, che lo obbligava a restare nel clan, magari in attesa di una qualsiasi spiegazione di Aro.

 

Era notte, ormai. Solo Santiago, Chelsea, Afton e Corin erano rimasti a Volterra. Caius era di nuovo in piedi davanti alla finestra che dava su Piazza dei Priori: lo infastidiva guardare Marcus che se ne stava immobile come una statua sul suo trono, lo faceva sentire impotente.

D’un tratto la sua vista arguta riconobbe una sagoma che, entrata da Porta all’Arco, si avvicinava veloce alla piazza principale della città. Un gemito di sorpresa lo tradì, infatti Aro, insospettito da quella sua insolita reazione, gli fu accanto in un batter d’occhio, così da scrutare anche lui ciò che il fratello vedeva.

Non disse nulla ma, dopo un’amichevole pacca sulla spalla di Caius –come per ringraziarlo di quell’“avvistamento”- scomparve e, un secondo più tardi, fu nella strada sottostante. Paratosi davanti alla misteriosa sconosciuta gli strappò di dosso il mantello e le vesti, con una veemenza ed una rabbia tali da attirare l’attenzione dei vampiri presenti e farla circondare da questi, dopo che era rimasta a terra ed era stata lasciata nuda.

-         e così…sei tu, Evangeline.- fece Aro, osservandola. Camminava avanti e indietro con atteggiamento teso ma diplomatico, tuttavia, il suo tono di voce era tanto alto e tagliente da poter giungere fino al Salone Principale, ancora sigillato.

-         Aspettavate forse qualcun altro, mio signore?- chiese lei, spaventata, mentre cercava di arretrare facendo leva sulle mani.

-         Ma certo che aspettavo qualcun altro…tu però dovresti saperlo dal momento che il suo odore, è forte su di te più di quanto non lo sia su qualsiasi altro vampiro della Guardia. E, poiché nessuno ti vede a Volterra, da questa mattina, ho ragione di credere che tu l’abbia aiutata a scappare!- gli occhi del vampiro mandavano lampi, sembrava un demone, illuminato com’era dalla luce della luna: era chiaro che ormai aveva intuito tutto. Fece per toccarla- lento, in modo da prolungare l’agonia della povera serva- così che avrebbe potuto sapere ogni cosa che la riguardasse e lei, intuendo che una tremenda condanna le era piombata sulle spalle, che ormai la fine era giunta; ebbe solo il tempo di incontrare lo sguardo di Caius, che la fissava dall’alto, e quindi leggere le sue labbra sottili, mentre scandiva “proteggi con le emozioni i tuoi pensieri e i ricordi”.

Perciò, l’ultima cosa che vide fu il possente Santiago che sussultava, forse combattuto tra il desiderio di chiederle qualcosa su Erice, e la necessità di compiere il suo dovere; poi, chiuse gli occhi e si lasciò pervadere dal profondo affetto che nutriva per quella piccola umana, nella speranza che sarebbe riuscita a portare con sé nella tomba il segreto di dove fosse nascosta la ragazza e dell’implicazione di Caius in tutta la faccenda…

Aro ringhiò, e con un suo semplice gesto l’ordine venne eseguito…

Caius distolse lo sguardo dalla finestra, di scatto, nauseato.

Il rogo dall’odore dolciastro che, nel centro di Piazza dei Priori, custodiva geloso le pure membra di Evangeline, levava alto le sue fiamme rossastre, fino al cielo, rischiarando la notte.

Il compagno di Anthenodora sperò che Erice fosse abbastanza lontana da non riuscire a vederlo, altrimenti, altro dolore si sarebbe aggiunto a quello che già aveva sopportato e, non era sicuro che il suo fragile cuore umano avrebbe retto.

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Scusate il ritardo, ho cercato di fare il prima possibile a postare questo nuovo capitolo( la prima parte, almeno, delle tre o forse due che andranno a costituire il 15 capitolo.

Io lo so che adesso vorrete venirmi a prendere sotto casa e picchiarmi ma…ho cercato il più possibile di immedesimarmi(dal momento che questo post riguarda in maniera assoluta i Volturi) nell’indole di Caius- che spero di aver reso abbastanza opportunista, come la sensazione che ho provato quando ho letto come ne parlava la Meyer-  di Aro che, vabbè lo sappiamo che non è esattamente uno stinco di santo- per come ha agito pur di avere la sicurezza di tenere Marcus con sé nel clan- e di Marcus- il fatto Aro abbia fatto cancellare da Chelsea i suoi legami affettivi facendo di lui un apatico, lo rende abbastanza fedele alla descrizione della Meyer?

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Un baciotto

Marty23

 

Ps ora ringrazio i “commentatori”.

Luce70: luce bella, se ben ricordi non avevo fatto promesse su chi altro doveva morire, ma ti prego non mi uccidere perché, oltre ad aver ucciso Didyme e diviso i piccioncini ho fatto fare una brutta fine anche ad Evangeline. È tutta colpa di Aro, non mia!

Ilovejackson_rathborn: benvenuta(lo deduco dal nik)tra i commetatori e grazie per i complimenti! Spero che il nuovo post non sia risultato troppo crudo.

Ayumi_L: grazie mille per il tuo commento, eccoti uno spazio a fine pagina tutto per te! Mi dispiace che, nel post precedente la lettera di Caius si sia letta a caratteri cubitali e non con il carattere che le avevo dato io(hai presente il carattere miniato che usavano i monaci? È una cosa simile…)vedo che Caius ha sorpreso anche te assieme alle altre: che ne pensi della sua caratterizzazione?
  
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