Buona domenica a tutti! Eccomi qui con il nuovo capitolo.
Finalmente ci addentriamo di più nella storia.
Non vi anticipo nulla lasciandovi direttamente alla lettura.
Ringrazio chi segue e chi preferisce questa storia e anche chi l’ha
inserita tra le ricordate.
Mi dispiace però vedere che nessuno la recensisce.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che continuerete a
leggerla e commentarla.
Un bacio e buona lettura!
Awakening from Darkness
Capitolo X – Presences
Isabella
“Una
settimana dopo il matrimonio”
Un lampo cremisi, un tonfo sordo,
piume bianche sporche di sangue svolazzano dappertutto cercando il posto in cui
giacere per sempre, una voce straziata che sussurra al mio orecchio parole che
non riesco a comprendere.
Sembra che si lamenti, che chieda
aiuto. Non riesco a capire chi è. Mi implora di fare qualcosa.
Lo so, lo sento. Le sue parole hanno
ancora un suono strano, non riesco a capire.
Grida si alzano nelle tenebre e non
capisco più nulla.
Stringo le mie mani sulle mie
orecchie. Sono assordanti e a tratti struggenti.
Riapro gli occhi e il silenzio mi
abbraccia, mi consola.
La luna è alta nel cielo e le stelle
brillano come fari. La notte è ancora in corso.
Porto una mano al mio petto. Non c’è
nulla che batte, ma riesco a provare la sensazione di un cuore che pulsa per lo
sgomento. Erano giorni ormai che succedeva la stessa cosa.
È come se sognassi. Sempre lo stesso
incubo, sempre la stessa voce, sempre la stessa preghiera. Edward dorme sereno
accanto me. Mi alzo e raggiungo il salotto.
Ogni notte, dopo questi strani
sogni, mi ritrovo qui a riscrivere sul mio diario quello che vedo, quello che
sento. Una volta riportato ciò che è accaduto poco fa rileggo tutto con
attenzione.
Ci deve pur essere qualcosa che
colleghi tutto e che mi faccia capire. Il sogno, se così lo si poteva chiamare,
si ripeteva sempre allo stesso modo, ma ogni volta c’era qualcosa in più.
Prima il lampo, poi la voce, poi la
richiesta di aiuto e adesso le piume.
Cosa stava accadendo? Stavo impazzendo?
Perché non potevo avere un po’ di pace?
Speravo che tutto fosse finito e che
finalmente le cose sarebbero andate meglio e invece l’orrore e il male non
volevano lasciarmi andare. Perché se c’era una cosa che questi sogni mi
urlavano a gran voce era che qualcosa di brutto stava per accadere. Di nuovo.
“Cosa stai facendo?” assorta nei
miei pensieri non mi ero accorta della presenza di Edward.
“Niente.” Risposi. Nascosi il diario
sotto uno dei cuscini poggiati sul divano e andai incontro a mio marito. Non volevo
mentirgli, ma preferivo che non si preoccupasse. In fondo poteva trattarsi solo
di uno scherzo della mia fantasia.
“Torna a dormire. È notte fonda.” Dissi
prendendogli la mano.
“Vieni con me?”
“Si, vengo con te.” Mano nella mano
tornammo a letto e mi rifugiai nel calore che Edward mi regalava, sperando che
scacciasse via tutti i brutti pensieri.
Tutta la notte avevo rimuginato su
ogni singolo particolare, ma nulla era venuto fuori. Avevo bisogno di altri
indizi, di un altro sogno. E come se lo avessi davvero voluto di nuovo i miei
sensi si intorpidirono, i miei occhi si velarono di bianco e mi ritrovai di
nuovo in quel luogo sconosciuto.
Questa volta ero nel bel mezzo di
una battaglia.
“Fratello
perché lo hai fatto?”
una voce urlava, ma non riuscivo ad associarla a nessun uomo presente, era come
se fosse stata pronunciata direttamente nella mia testa.
“Nostro
Padre non ha voluto sentire ragioni ed è per questo che ho deciso di disobbedire.” Un’altra voce tuonò nella mia
mente.
“Helel se solo avessi avuto fiducia nella tua famiglia ora
non dovrei ucciderti.”
Rispose la prima voce.
“Mi-Kha'El anche il
tuo sangue sarà versato.” La seconda voce rise e la battaglia
ricominciò.
Mi svegliai
dal torpore immediatamente, senza avere il tempo di poter vedere altro.
“Buongiorno amore.”
Edward mi strinse tra le sue braccia posando un lieve bacio sulle mie labbra.
“Buongiorno
a te. Vado a prepararti la colazione.” Dissi sciogliendo il suo abbraccio.
Ero tesa e
non volevo che Edward si accorgesse che qualcosa non andava.
Preparai la
colazione e l’odore del caffè si diffuse nell’aria.
Edward mi
raggiunse dopo qualche minuto.
“Cosa farai
oggi?” chiesi cercando di essere il più tranquilla possibile.
“Andrò con Em e Jazz in città prima di partire per il viaggio di
nozze. Emmett mi ha detto che è pieno di laghi e torrenti e vorrei comprare
qualche attrezzatura per la pesca. Ti va di venire con noi?” spiegò.
“No amore,
rimarrò qui a sistemare gli ultimi bagagli. Non vorrei che Alice mettesse in
valigia perfino le pareti di casa.” Risposi, scatenando in Edward una leggera
risata.
In realtà
avrei dovuto parlare con Carlisle di quello che stava accadendo e preferivo che
Edward in quel momento non fosse con me.
Emmett e
Jasper vennero a prendere Edward poco più di un’ora dopo e mi lasciarono
finalmente sola. Feci una doccia subito dopo aver scritto sul mio diario l’ultimo
sogno. Se volevo capire cosa stava accadendo era meglio che Carlisle sapesse
tutto nei minimi dettagli.
Lievemente bussai alla porta dell’ufficio
di Carlisle.
“Avanti.”
“Carlisle, posso disturbarti?” chiedo
aprendo la porta.
“Bella tu non disturbi mai. Cosa c’è
che non va?”
“Beh ecco, ho bisogno di parlarti di
una cosa molto importante.”
“Certo accomodati pure. Dimmi di cosa
si tratta.” Mi siedo sulla poltrona in pelle nera di fronte la sua scrivania e
poggiai il diario sulla superficie in noce.
“Da un paio di notte faccio dei sogni strani.
Alcuni sono come delle visioni, altri li percepisco come sensazioni, l’ultimo
invece l’ho vissuto più come un ricordo. Un ricordo però che non era mio.” Spiegai
aggiungendo anche le piccole conclusioni a cui ero giunta dopo aver riflettuto
sull’ultima visione.
“Questi sogni Bella, cos’hanno di
particolare?” chiese.
“All’inizio erano solo immagini, poi
pian piano si sono arricchite di particolari. I primi erano sfocati e le voci
parlavano in una lingua a me sconosciuta, successivamente si son fatti più
nitidi fino a quando sono persino riuscita a comprendere tutto. Ecco, questo è
il mio diario. Ogni sogno è riportato nei minimi dettagli, pensavo potesse
esserti utile.”
Carlisle sfogliò il mio diario. Lui era
l’unico che l’avesse mai letto. Da quando avevamo scoperto chi ero in realtà
gli avevo permesso di poter leggere tutto quello che scrivevo riguardo ai miei
poteri e a ciò che ero. In questo modo, grazie al suo aiuto, avrei saputo più
cose di me e su ciò che ero in grado di fare. Carlisle in un certo senso mi
studiava ed io ero ben felice di sapere fino a dove potevo a spingermi con i
miei poteri.
“Hai fatto benissimo Bella. C’è una
cosa che devo chiederti però, Edward lo sa?”
“Sei il primo con cui ne parlo e ti
prego di mantenere il riserbo più assoluto su questa questione, perlomeno fino
a quando non avremo capito di cosa si tratta.”
“Capisco e sono d’accordo con te.”
“Credi sia il caso di annullare il
viaggio di nozze?”
“Non credo Bella. Avrò bisogno di tempo
per leggere il tuo diario e sicuramente dovrò fare alcune ricerche, quindi puoi
goderti il tuo viaggio di nozze. Me ne occuperò io adesso e quando tornerai
decideremo sul da farsi.”
“Ti ringrazio Carlisle. Non sapevo
davvero cosa fare.”
“Non devi ringraziarmi Bella. Sai benissimo
che puoi contare su di me. Ora cerca di non pensarci e vivi tranquilla la tua
vacanza.”
Salutai Carlisle promettendogli di
avvertirlo immediatamente se ci fossero state altre visioni e mi dedicai ai
preparativi per la partenza.
La porta di casa era socchiusa. Affinai
i sensi pronta ad attaccare se un estraneo si fosse introdotto in casa mia, ma
non appena avvertii l’odore familiare mi rilassai.
Alice aveva già iniziato a frugare tra
i nostri vestiti.
“Alice si può sapere cosa stai
combinando?” la camera da letto si era trasformata in un cimitero di abiti. Le valige
erano aperte accanto alla porta ed Alice ci si avvicinava di tanto in tanto per
lasciarci dentro qualcosa.
“Sto preparando i tuoi bagagli. Cosa credi
stia facendo?”
“Lo vedo Alice, ma non credi che potevo
farlo da sola?”
“No, non credo. Avresti messo in
valigia solo i tuoi soliti jeans e le tue magliette sbrindellate. Hai bisogno
di molto altro Bella.”
“Alice a cosa credi mi serviranno
questi abiti da sera in mezzo al bosco?” chiesi sbirciando nella valigia.
“Quante storie, lascia fare a me.” Rispose
e continuò a fare la spola tra la cabina armadio e le mie valige.
Le scarpe che Alice aveva tra le mani
caddero producendo un rumore sordo sul pavimento.
“Alice cosa sta succedendo?” urlai
avvicinandomi a lei. Stava avendo una visione e volevo che rendesse partecipe
anche me di ciò che stava guardando.
“Bella, non sono sicura di cosa si
tratta.” Disse confusa non appena ritornò in se.
“Dimmi cosa hai visto.” Ripetei.
“Ho visto una donna. Era bellissima ed
aveva dei lunghi capelli bianchi. I suoi occhi, i suoi occhi mi fissavano con
odio. Non ho visto altro.” Spiegò senza aggiungere altro.
Rimasi a pensare qualche minuto, ma non
riuscivo a collegare nessuno alla descrizione di Alice.
“È la prima volta che la vedi?” chiesi.
“Si, ma non so perché sono sicura che
la rivedrò ancora.” Rispose quasi terrorizzata da quell’evenienza.
Cercai di stringerla a me per
consolarla. Non le dissi però che la sua paura era anche la mia, perché qualcosa
mi diceva che le mie e le sue visioni erano collegate.