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Autore: Sanya    17/10/2010    1 recensioni
Alice Cullen non riesce a ricordare nulla del suo passato. Vede solo uno spesso muro nero, quando ci pensa. Ma vi siete mai chiesti cosa c'era esattamente nel suo passato? Quali sono state le decisioni che l'hanno portata a finire in manicomio e ad essere trasformata in una vampira?
E poi, siamo davvero sicuri che il suo creatore rappresentasse per lei solo uno sconosciuto?
Capitoli in via di revisione. Work in Progress
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Oggi aggioramento lampo ;)
Capitolo scritto in davvero pochissimo tempo, ma spero comunque che sia venuto bene....Bhe, ditemelo voi ;)
Bhe, direi che come capitolo è abbastanza importante...Capirete perchè leggendo....
Ringrazio tutti quanti: tutti quelli che mi sopportano da così tanti capitoli, tutti quelli che hanno aggiunto la mia storia tra le amate nel loro cuore. Non sono molte, lo so, però voglio che sappiate che x la mia storia siete importanti.
Grazie Grazie ^^

Bene, ora vi lascio leggere in pace....
Buona lettura ;)


CAPITOLO 12

-Ecco a te, Alice-. Le porsi il piatto colmo di calda minestra.
-Grazie- mi sorrise dolcemente afferrando saldamente il bordo della fondina. La posò sul tavolino del salotto e cominciò a soffiarci sopra, facendo spostare gli sbuffi di calore che si alzavano dalla pietanza.
Mi sedetti all’altro capo del divano e attesi che portasse il cucchiaio alla bocca e mi desse il suo parere sulla mia nuova “creazione”.
Gustò fino in fondo la prima cucchiaiata di minestra. –Uhm- assentì, schioccandomi uno sguardo fiero e soddisfatto. –Direi che ti stai dando da fare, Byron. Complimenti. Solo una cosa: ti sei dimenticato di mettere il sale-. Fece una finta smorfia di disgusto allontanando di più il piatto verso il centro del tavolo. Ridemmo insieme.
-Ok, ok, ho capito- dissi, raccogliendo il piatto dal tavolino. –Torno subito-.
Ritornai in cucina e spulciai tra i vari stipetti, cercando il contenitore del sale fino.
È strano, pensai, come la vita può cambiare quando meno te lo aspetti.
Se due settimane prima mi avessero detto che mi sarei ritrovato a tentare di preparare da mangiare per Alice e per la famiglia Brandon, probabilmente avrei risposto con una sonora risata. Anche ora, se mi ritrovavo a pensare a quella situazione, mi sembrava alquanto improbabile che fossi io in prima persona a viverla davvero.
Avevo passato quelle due settimane a riabilitare i corpi debilitati di Alice e Christopher. Sapevo che probabilmente non era giusto rimanere lì, che sarebbe stato meglio che mi volatilizzassi lasciando dietro di me solo una nuvola di polvere e invece, dopo aver visto Alice sorridere al mondo dopo quella brutta esperienza, continuavo a rimandare la data della mia partenza e ad assorbire ogni minimo segno di vita della mia stella.
Ogni volta che mi allontanavo, anche solo per la notte, cominciavo a sentire la tensione che mi legava i muscoli e la volontà di tornare indietro sempre più potente e pressante; mi sentivo con una piccola foglia che combatteva per assicurarsi la quantità di raggi solari necessari per vivere.
Margaret e Virginia non sembravano affatto turbate dalla mia presenza in casa, anzi la accoglievano ancora a braccia aperte: ogni mattina mi aprivano la porta rivelando il più sincero dei sorrisi di benvenuto. Durante la giornata mi incaricavano dei piccoli lavori domestici a cui mi concedevo con particolare piacere: se quello era l’unico modo per restare vicino ad Alice, conservando la mia maschera da amico di famiglia, avrei fatto così.
Alice non ricordava nulla di me, purtroppo. Sembrava che la sua mente avesse estirpato i ricordi che mi riguardavano: ogni tanto la vedevo fissarmi con un’aria assorta come se stesse cercando di far riaffiorare del nulla momenti che non era sicura di aver vissuto. Mi irrigidivo e le chiedevo se tutto andasse bene; lei scuoteva la testa e abbassava lo sguardo.
Non sapevo se dovessi considerarmi fortunato per il fatto che lei non ricordasse niente; probabilmente lo ero, ma una piccola parte di me desiderava immensamente che mi saltasse al collo e mi chiedesse di andare a scalare insieme il salice del giardino.
Strinsi forte il cucchiaio e questo si accartocciò, prendendo la forma della mia stretta. Lo nascosi infondo a un cassetto. Poggiai il piatto su un vassoio e mi incamminai per il salotto.
Mi bloccai sulla soglia della stanza, incapace di reagire a quello che mi si presentava davanti agli occhi. Il vassoio scivolò dalle mie mani e il piatto si ruppe sul pavimento, rovesciando il cibo sul parquet. Mi avvicinai di corsa al divano sul quale il corpo di Alice si contorceva.
-Alice! Alice!-. La scuotevo forte per le spalle sperando che uscisse da quella che sembrava un vuoto d’anima. Fissava con occhi vuoti e vitrei il tavolino davanti a sé, ma vedevo che non era in quella stanza con me: era come se stesse analizzando una parte distinta di presente, una parte distante di un universo parallelo che solo lei poteva vedere.
Fissai quegli occhi vitrei intensamente in attesa di una risposta, di una spiegazione. Un lampo di coscienza vibrò nelle sue iridi, facendola ritornare al presente. Poi accadde tutto molto velocemente.
Alice si accasciò sul bracciolo del divano, le nocche strette sulle tempie. Mi avvicinai ancora a lei e sentii il suo respiro accelerare finché ogni soffio di fatica non divenne l’eco sordo del precedente. Le palpebre serrate apparivano sbiancate, come il resto del suo viso.
Un urlo abbozzato le scivolò fuori dalle labbra vivide quasi come un’implorazione.
Posai un braccio sopra la sua spalla tentando di trovare una spiegazione logica a quanto stava accadendo. Ma la mia mente non riusciva ad elaborare nulla. La fissavo impotente, incapace di trovare una logica nei suoi comportamenti come nei miei.
-Virginia!- chiamai, sperando che riuscisse a sentirmi mentre stendeva i panni in giardino.
-No- riuscì a biascicare, stringendomi forte il braccio. Sentì la sua stretta bollente, quasi come se le fosse tornata la febbre, penetrare nella mia pelle di marmo. Trattenne il respiro e serrò ancora di più le palpebre.
Rimasi immobile ad aspettare che qualche parte di me si decidesse a compiere qualche azione dettata dalla mia ragion eclissata, ma nulla. Non riuscivo a far altro che guardare Alice contorcersi sotto quella forza invisibile ma impossibile da fermare. Chiusi gli occhi e mi persi nella sua sofferenza, come avevo già fatto tante volte in passato.
E come tutto era cominciato, tutto finì. In un battito di ciglia, il corpo di Alice cedette e i suoi arti cominciarono a sciogliersi. Rimase accovacciata sul divano con gli occhi chiusi e il fiatone che le appesantiva il petto. Increspò le labbra e si tirò a sedere.
Mi guardò afflitta e preoccupata per la mia reazione.
-Scusa-, disse, riabbassando lo sguardo. –Mi capita a volte-.
La guardai sconcertato. –Ti capita a volte? Che intendi dire, Alice? Che non è la prima volta?- domandai, sull’orlo di una crisi isterica.
-Sì,- ammise lei. –Mi capita, ma nessuno mi aveva mai visto-.
Accantonai la rabbia in un lato della mia mente e mi misi ad analizzare la situazione: possibile che nessuno aveva mai assistito a una di quelle “crisi”? Erano improvvise e incontrollabili, possibile che nessuno della famiglia ci avesse mai fatto caso?
-Nessuno?-, domandai incredulo.
-Nessuno. Di solito quando mi capita cerco di isolarmi, di nascondermi, ma questa volta è stato troppo improvviso- spiegò.
Rimanemmo qualche minuto in silenzio. La guardai cercando una risposta tra le pieghe infinte dei suoi occhi. Era il suo segreto, quello che mi aveva appena rivelato. Il segreto che avrebbe voluto nascondere a tutta la sua famiglia, a tutte le persone che le volevano bene.
-Da quando…?- lasciai la frase in sospeso, sperando che la potesse completare.
-La prima volta che mi accadde fu due giorni dopo che guarii dalla febbre- mormorò.
-Ma…cosa ti accade esattamente, quando…quando hai queste crisi?- chiesi, cercando di andare più a fondo con questa storia.
Mi trapassò con uno sguardo indeciso. Si mordicchiò un labbro prima di rispondermi.
-Non lo so,- farfugliò. –Mi capita di vedere il viso di alcune persone, alcune sconosciute e altre con cui vivo, e poi più niente. Vedo solo buio, sento voci indistinte e alcuni ringhi lontani. E poi provo dolore, tanto dolore, ma è come se non fosse mio. È come se soffrissi il dolore che qualcun altro mi trasmette-. Si zittì di colpo come se si fosse resa conto di aver raccontato troppo su una faccenda che sarebbe stato meglio tenere nascosta.
Si alzò dal divano, sistemandosi meglio il lungo e pesante maglione che la avvolgeva.
-Mi prometti una cosa?-, chiese con tono serio e composto. Annuii, aspettando che continuasse. -Prometti di non dire nulla a nessuno, specialmente a Virginia e a mia madre. Me lo prometti?-
-Sì, Alice, te lo prometto-, mormorai.
Non sapevo se avevo fatto bene a prometterle una cosa del genere: non sapevo quanto di salutare ci fosse in quelle sue “crisi”, forse avrei fatto meglio a parlarne immediatamente con qualcuno, a rivolgermi a un dottore, a uno specialista per risolvere quel problema.
Non volevo che Alice si ritrovasse a soffrire, non volevo più vederla in quello stato, così preda di ciò che non le apparteneva.
Eppure una parte di me non faceva altro che pensare che quello che avevo fatto era la cosa migliore. Proteggere Alice, mi ero detto, era stato ciò a cui avevo dedicato tutta la mia esistenza, ora ne avevo la possibilità concreta. Me lo aveva chiesto lei. Sarei davvero stato capace di declinare dicendole che era meglio che si esponesse a chi non voleva rivelare niente? No, non ne sarei stato capace.
-Bene-. Vidi il suo viso rasserenarsi non appena capì che avrei tenuto il segreto.
-Sarà il nostro piccolo segreto- aggiunse, voltandosi e andando a raccogliere i cocci del piatto che coprivano il pavimento.


*******************


Mafra:
Ed eccoci qui, col nostro solito appuntamento settimanale dello sclero!!! Eh si, povero Byron, lo sto facendo soffrire ben bene *Risata sadica* xD
Apparte gli scherzi, spero che la storia non comicnia ad annoiarti....Se così fosse fammelo sapere subito ;)
A settimana prossima!!!!







 

   
 
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