Rientrando
in casa dopo una stancante giornata di studio passata nella vecchia e polverosa
biblioteca del dipartimento, Naruto varcò la soglia, sostando nell’ingresso per
togliersi le scarpe. Un silenzio irreale avvolgeva il piccolo appartamento
arredato senza troppe pretese. Quel giorno era stato particolarmente faticoso,
non era riuscito nemmeno a passare da casa per la pausa pranzo. Quel giorno non
aveva preso le medicine. Fece spallucce, pensando che in ogni caso da diverso
mesi ormai stava più che bene. Mentre con una mano era intento a districare i
lacci della scarpa destra, che dispettosi si erano irrimediabilmente
aggrovigliati, con l’altra raggiunse distrattamente l’interruttore del salotto.
Il tempo di avvertire in piccolo click e la luce automaticamente si sarebbe
accesa, raggiungendo i suoi occhi stanchi dal vecchio lampadario in carta di
riso dietro il divano. Ma nulla di tutto ciò accade, e la stanza rimase immersa
nel buio più totale. Aveva cambiato la lampadina due giorni prima.
“Qualcosa
non torna” pensò il biondo studente di medicina, muovendo con prudenza qualche
passo in direzione della cucina. Addossandosi alla parete allo scopo di orientarsi
meglio nonostante l’oscurità, raggiunse il ripiano accanto al lavello e,
cercando a tentoni il secondo cassetto, una volta apertolo ne estrasse un
grosso coltello appuntito e dalla lama pericolosamente affilata. Il
preoccupante numero di rapine avvenute nel quartiere negli ultimi mesi non
contribuivano certo a farlo sentire al sicuro, soprattutto da quando aveva
ripreso a vivere da solo. Poteva avvertire chiaramente la tensione aumentare ed
un sottile velo di sudore imperlargli la fronte.
“Sarò
anche po’ esagerato e paranoico, ma non ci tengo a farmi squartare da un
qualsiasi ladro senza nemmeno provare a difendermi, solo perché l’ho interrotto
nel bel mezzo del suo “lavoro”. Adesso ti faccio vedere io!” Detto questo prese
ad avvicinarsi furtivamente alla camera da letto, dalla quale gli erano parsi
provenire dei lievi rumori. Ormai dietro la porta, accostando l’orecchio
sinistro al legno scuro riuscì ad avvertire distintamente dei passi, l’aprirsi
e chiudersi delle ante del suo armadio ed un lieve...fischiettare? “Questo
bastardo è così sicuro del fatto suo che si permette addirittura di canticchiare
con nonchalance mentre mi svaligiava la casa??” Improvvisamente una rabbia
incredibile ed incontrollabile lo travolse, un cieco furore si impossessò del
ragazzo, rendendolo completamente incapace di riflettere. Istintivamente sferrò
un potente calcio alla porta con il piede sinistro e fece irruzione all’interno
della stanza.
Quel
giorno non aveva preso le medicine.
La
camera da letto era illuminata e sorprendentemente in ordine. Un enorme valigia
semi-rigida di colore blu scuro troneggiava, aperta ed ancora ricolma di
vestiti, proprio al centro del grande letto a due piazze, ormai decisamente
troppo grande per l’unica persona che ospitava ogni notte. L’armadio a parete
posto sulla destra era completamente aperto, una misteriosa figura stava
armeggiando al suo interno, sembrava non essersi accorta o non volersi curare
deliberatamente dell’arrivo del proprietario. Lentamente si mosse, ed una folta
chioma di capelli corvini fece capolino oltre l’anta del grande mobile,
rivelando la presenza di due occhi piuttosto stupiti, ma per nulla preoccupati
da quell’improvvisa irruzione.
“Sei
tornato presto. Non ti aspettavo prima dell’ora di cena.” Un tenue sorriso obliquo
andò ad increspare gli angoli di quelle labbra sottili. Richiudendo l’armadio
si voltò verso Naruto e mosse un passo verso di lui. “So che non sarei dovuto
entrare mentre tu non c’eri, ma qualche dobe di mia conoscenza non ha perso il
brutto vizio di lasciare le chiavi sotto il porta-ombrelli. Non ho resistito
alla tentazione.” Un altro passo.
Naruto
era come impietrito, in tutto quel tempo non aveva mosso nemmeno un muscolo,
aveva ripreso a respirare solo dopo che un fastidioso bruciore al petto gli
aveva fatto notare la pericolosa carenza di ossigeno nei suoi polmoni. Il piede
sinistro appena più avanti e le dita strette convulsamente attorno
all’impugnatura del grosso coltello da cucina. Semplicemente, non era in grado
di pensare alcunché. Quella visione lo aveva completamente scosso, aveva in un
attimo ribaltato tutto il suo mondo, mandato all’aria mesi…anni di lavoro, un
equilibrio faticosamente conquistato, lasciandolo frastornato ed incapace di
ogni elaborazione. Immerso nel silenzio fissava quella che evidentemente era
una visione allucinatoria davanti a sé. Non poteva essere altrimenti, era
sicuramente frutto di una mente sovraccaricata dal troppo studio degli ultimi
giorni.
“Scusa,
hai ragione ad essere arrabbiato.” Sasuke chinò il capo con fare colpevole.
Mosse un altro passo verso il suo interlocutore. Non udendo ancora una volta
nessuna risposta sollevò lo sguardo alla ricerca di un contatto visivo con
quegli occhi che, assenti ed inquietantemente vuoti continuavano a fissarlo. Il
cuore si ostinava a non voler accettare quel che gli occhi volevano a tutti i
costi fargli credere di vedere. “Non avevo nessun diritto di entrare in questo
modo dopo…tutto questo tempo.” Continuò il moro. “Ma la voglia di vederti era
troppa. Ho deciso di lasciare definitivamente Oto.”
Naruto
non udì una sola parola, un insopportabile brusio sovrastava ogni suono,
rendendogli impossibile anche solo pensare. Una lancinante fitta alla tempia sinistra
lo costrinse a portare una mano alla testa. Faceva dannatamente male. Avrebbe
dato qualunque cosa per far cessare quel dolore, quell’insostenibile ronzio che
sapeva provenire dalla sua testa.
“Vale
ancora quella promessa? Mi vuoi ancora con te?” Lo scrutò timoroso. “Naruto…ti
senti bene?” Un Sasuke visibilmente preoccupato ma ancora non ben consapevole
della situazione, improvvisamente scattò in avanti, e coprendo in fretta la
distanza che ancora li separava posò una mano sul braccio del biondo afferrandolo
delicatamente, in modo da sostenerlo, per quanto possibile.
Click.
Fu
come se qualcuno avesse semplicemente spento un piccolo interruttore nella sua
testa. Poi fu il baratro, il buio più nero. L’abisso della ragione.
Tutto
divenne confuso: le sue percezioni erano come annebbiate, i rumori ovattati, i
riflessi irriducibilmente rallentati. Il succedersi degli eventi scorreva
davanti ai suoi occhi come una vecchia pellicola cinematografica. Le immagini,
estremamente vivide e reali, si susseguivano come a rallentatore e lui immobile,
spettatore passivo ed incapace di reazione.
Era
in trappola.
Non
riusciva a muovere un singolo muscolo, quasi quel futile corpo avesse
definitivamente cessato di appartenergli. Qualcosa di temuto ed oscuro ne aveva
preso il possesso, privandolo in un istante di ogni facoltà e controllo,
facendosi beffe dei suoi deboli tentativi di resistenza.
Braccato
come un animale.
Era
una sensazione terribile e raggelante. Prese a tremare vistosamente ed in modo
incontrollabile. Ogni fascio muscolare di cui quell’esile corpo era costituito
prese a contrarsi dolorosamente; con un violento spasmo della mascella serrò i
denti in uno scatto improvviso. Gli occhi ormai ridotti a poco più di due
fessure, la bocca spaventosamente tirata in un ghigno che di Naruto ormai aveva
ben poco. Un basso ringhio attraversò la stanza, riuscendo a scuotere
impercettibilmente il biondo che, confinato in un angolo della sua mente
sconvolta, era ormai preda del più cupo terrore. Cosa stava succedendo? La
stanza cominciò a turbinare, ogni oggetto o figura nota perse forma e
consistenza, una densa coltre di nebbia oscurò definitivamente il suo campo
visivo.
Il
moro non capiva, non sapeva più cosa credere. Un vago malessere lo colse
proprio al centro dello stomaco: un più che giustificato senso di colpa si era
velocemente fatto strada in lui, emergendo prepotentemente alla coscienza,
innanzi all’inattesa reazione del suo migliore amico.
“Naruto,
so di averti fatto soffrire, di non meritare una seconda possibilità, ma…”
No,
decisamente Sasuke non sapeva, non poteva neppure lontanamente immaginare
quanto il giovane avesse sofferto in quei lunghissimi anni di lontananza.
Naruto
urlava, gridava al mondo intero tutta la sua disperazione e piangeva, un pianto
struggente ed inarrestabile, un fiume di dolore che aveva ormai travolto gli
argini della sua ragione, spazzando via tutto il resto. Fuori solo il silenzio;
all’esterno una lacrima solitaria, lenta e pesante, solcava il volto del bel
giovane; i delicati tratti mutati in una spaventosa maschera di pura e cieca
rabbia. Negli occhi una luce sconosciuta e sinistra, foriera di tragedie; nel
cuore ormai spezzato il seme della follia.
Quel
giorno non aveva preso le medicine.
Sasuke
era disperato, sentiva che qualcosa non andava per niente. Aveva una paura
fottuta di perderlo. Il suo dobe, quel dobe dallo sguardo dannatamente limpido
e disarmante, che nemmeno gli anni e le distanze erano riusciti a cancellare
dalla sua mente. Colui che lo aveva costretto a prendere deliberatamente a
calci il suo stesso orgoglio ed a tornare, pur di averlo nuovamente nella
propria vita. Doveva assolutamente trovare un modo per riportarlo a sé.
D’impeto
lo strinse, portandoselo contro il petto, la fronte poggiata sulla sua spalla,
le labbra ad un soffio dall’orecchio.
“…sono
tornato per te.” sussurrò con voce
flebile ed appena udibile, scossa dal turbinio incessante delle emozioni che lo
stavano travolgendo inesorabilmente.
Nessuna
risposta seguì a quella tanto sofferta confessione. Non una parola uscì dalle
labbra ostinatamente mute del suo amore ormai perduto.
Il
moro sgranò inaspettatamente gli occhi ed un grido muto deformò penosamente le
sue labbra pallide e sottili, le orbite bianche e vuote. Un dolore lancinante esplose
improvviso da un punto circoscritto del petto, irradiandosi rapidamente in
tutto il corpo. Raggiunse poi il ventre, estendendosi alle gambe, per
proseguire su verso le braccia, la gola ed il capo.
Tossì,
sputò sangue più volte, incapace di realizzare ciò che era in quel brevissimo
istante accaduto. Semplicemente non aveva capito quando gli fosse sfuggita la
situazione di mano. Non riusciva nemmeno a pensare. La testa si fece ad un
tratto più leggera; senza nemmeno rendersene conto perse i sensi…e si accasciò
a terra.
“Sa dottore, talvolta è meglio continuare a sognare.”
Naruto
rimase immobile, in piedi; davanti a lui, riverso in una pozza di sangue,
il corpo ormai esanime del suo amico di sempre, del suo amore creduto non
corrisposto, di colui che tanto aveva cercato ad aspettato e che finalmente era
tornato…per lui.
Fissando
il vuoto, gli occhi sbarrati e visibilmente velati dalle lacrime, nella mano
destra stringeva ancora il grosso coltello da cucina, e nel suo cuore spezzato
il seme della follia già affondava le proprie radici.
Un
dolce sorriso andò ad illuminare quel volto macchiato di sangue.
“…sono
tornato per te.”
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Primo
giorno di osservazione
05/02
Questa mattina, dopo un’intera notte trascorsa in
chirurgia d’urgenza, è giunto in reparto un nuovo paziente. Non sono ancora
pervenute notizie riguardo la sua identità, ma a giudicare dall’aspetto non dovrebbe
avere più di vent’anni anni. I segni vitali sono ora costanti, fortunatamente
non si sono riscontrati problemi nel post-operatorio e gli effetti
dell’anestesia dovrebbero svanire completamente in capo a qualche ora. In
questo momento dovrebbe trovarsi immerso in un sonno profondo e senza sogni;
rimango a vegliarlo, in attesa del suo risveglio. La flebile luce del sole, che
giunge diretta dal vetro mal sigillato, gioca sinuosa con le tonalità del suo
incarnato, rendendolo candido e traslucido…quasi alabastrino. Ad incorniciare
lo splendore di quel viso, fili d’ebano lucente.
Chissà di che colore sono i suoi occhi.
Scarlett passa fra le lettrici con
pacchi di cleenex ed una non trascurabile quantità di antidepressivi. ç.ç
Chiedo umilmente perdono se ho
provocato in qualcuno moti di disperazione o (ancora peggio) indignazione con
questo finale, ma vi avevo avvertite che l’ultimo capitolo sarebbe stato ancora
peggio del precedente. Probabilmente avrei potuto anche evitare di aggiungere
questa parte, ma ci tenevo a dare un minimo di spiegazione su quello che
potremmo definire l’inizio ma anche la fine di tutto. Pensatelo come una specie
di epilogo. Spero di esser riuscita a darvi un quadro abbastanza chiaro di ciò
che, secondo me, è realmente accaduto. Fatemi sapere cosa vi è giunto! Se poi
proprio scoprissi di avervi lasciate brancolare nel buio, pubblicherò un
trafiletto di spiegazioni (tipo note dell’autore).
Trattandosi dell’ultimo capitolo mi
prostrerei volentieri ai vostri piedi per pregare tutte, anche coloro che
finora hanno solamente letto (timidone), di lasciarmi un commentino, più che
altro per sapere se vale la pena continuare questa “carriera di fan-writer”. I
lettori sono stati tanti, ma non so se ciò che li ha trattenuti dal commentare
dipenda dal fatto che quel che scrivo, o come lo faccio, non appassiona, o
semplicemente i motivi siano altri. Finiamo in bellezza questa fiction!
Scrivere questa storia è stato un po’
come fare un viaggio, appassionante, non privo di difficoltà e di blocchi, ma
ancora più bello perché compiuto insieme a voi. Ora ammetto di essere un po’
stanca, questo lavoro si è portato via anche una piccola parte di me. Vi
confesso solo ora che il medico all’inizio non è stato pensato con il volto di
Naruto, doveva essere una sorta di osservatore esterno; ne è la prova il fatto
che molti dei suoi discorsi, dubbi e riflessioni mi appartengono pienamente.
Poi l’evoluzione del personaggio mi ha portato inevitabilmente a constatare
che, contro la mia volontà, la personalità ed il modo di pensare del nostro
biondo amico si stavano prepotentemente sovrapponendo alle mie. Non posso fare
a meno di notare di esser stata guidata fin qui da una sorta di processo
onirico, che dall’inconscio a condotto alla luce questo piccolo scritto, al
quale sono particolarmente affezionata.
Un ringraziamento sincero a tutte voi.
Ed ora rispondiamo alle mia amatissime commentatrici:
Annamariz_ Devo dire che le tue parole
mi hanno a dir poco entusiasmata! Ciò che volevo rendere era proprio
l’impressione di una spirale discendente, svelando poco a poco la reale
situazione, cogliendo il lettore di sorpresa e costringendolo ad andare avanti
pieno di dubbi fino alla fine! Come avrai visto l’ultima parte è quasi
interamente occupata da un flash-back piuttosto importante…sorpresa? Ecco
perché Naru proprio non riesce a sostenere in peso della realtà: meglio sognare
all’infinito di salvare l’amore della tua vita piuttosto che dover convivere
ogni giorno con la consapevolezza di averlo ucciso, no? Spero che questo finale
sia stato all’altezza dei capitoli precedenti ma soprattutto delle tue
aspettative. Un abbraccio forte ;D
Ishimaru_ Nuooo, così mi hai rovinato
l’effetto sorpresa! Come hai fatto a capire tutto così in fretta? Di la verità:
hai visto Shutter Island e da li hai dedotto di conseguenza!! Oppure sono
davvero cos’ prevedibile?Sigh…me tapina! Credi in ogni caso che questo ultimo
capitolo possa aver risposto alle altre tue domande...altrimenti protesta pure!
Hugs ;D
LaGrenouille_ Ma, ma...iniziamo ad
avere un po’ troppi interessi in comune noi due: lo stile liberty, la filosofia
nichilista ed ovviamente il sasu/naru (o viceversa, io sono per il reverse). Da
quando poi ho scoperto che fai la beta per Spiral Falling, credo proprio di
essermi innamorata (intellettualmente parlando)!! ù.ù Di conseguenza non posso
che sentirmi onorata e commossa per i tuoi commenti, soprattutto per
quest’ultimo: grazie di cuore. Ho provveduto a correggere gli errori di
battitura, purtroppo ci ho messo talmente tanto a scrivere questi due capitoli
che mi son ritrovata a postarli senza aver fatto una revisione appropriata…cosa
non fa fare la fretta! Ora sono terribilmente curiosa di sapere come ti è
sembrata quest’ultima parte e se a tuo parere è possibile considerarla una
degna conclusione. Ti abbraccio ;D