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Autore: scarlett666    18/10/2010    5 recensioni
...abbandonato all'ingresso del pronto soccorso, un misterioso giovane dall'identità sconosciuta viene trovato in stato d'incoscienza e gravemente ferito. Cosa è accaduto?
I giorni passano, ma il paziente 2307 sembra non volersi ridestare dal suo profondo e tormentato sonno. Da cosa sta fuggendo?Quali sofferenze celano quegli occhi e quelle labbra serate con disperazione?
...sembra la solita ff a sfondo medico? Mai giudicare un libro dalla copertina...sfogliate lentamente le pagine, potrebbe sorprendervi piacevolmente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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cap8

 eMeth

Rientrando in casa dopo una stancante giornata di studio passata nella vecchia e polverosa biblioteca del dipartimento, Naruto varcò la soglia, sostando nell’ingresso per togliersi le scarpe. Un silenzio irreale avvolgeva il piccolo appartamento arredato senza troppe pretese. Quel giorno era stato particolarmente faticoso, non era riuscito nemmeno a passare da casa per la pausa pranzo. Quel giorno non aveva preso le medicine. Fece spallucce, pensando che in ogni caso da diverso mesi ormai stava più che bene. Mentre con una mano era intento a districare i lacci della scarpa destra, che dispettosi si erano irrimediabilmente aggrovigliati, con l’altra raggiunse distrattamente l’interruttore del salotto. Il tempo di avvertire in piccolo click e la luce automaticamente si sarebbe accesa, raggiungendo i suoi occhi stanchi dal vecchio lampadario in carta di riso dietro il divano. Ma nulla di tutto ciò accade, e la stanza rimase immersa nel buio più totale. Aveva cambiato la lampadina due giorni prima.

“Qualcosa non torna” pensò il biondo studente di medicina, muovendo con prudenza qualche passo in direzione della cucina. Addossandosi alla parete allo scopo di orientarsi meglio nonostante l’oscurità, raggiunse il ripiano accanto al lavello e, cercando a tentoni il secondo cassetto, una volta apertolo ne estrasse un grosso coltello appuntito e dalla lama pericolosamente affilata. Il preoccupante numero di rapine avvenute nel quartiere negli ultimi mesi non contribuivano certo a farlo sentire al sicuro, soprattutto da quando aveva ripreso a vivere da solo. Poteva avvertire chiaramente la tensione aumentare ed un sottile velo di sudore imperlargli la fronte.

“Sarò anche po’ esagerato e paranoico, ma non ci tengo a farmi squartare da un qualsiasi ladro senza nemmeno provare a difendermi, solo perché l’ho interrotto nel bel mezzo del suo “lavoro”. Adesso ti faccio vedere io!” Detto questo prese ad avvicinarsi furtivamente alla camera da letto, dalla quale gli erano parsi provenire dei lievi rumori. Ormai dietro la porta, accostando l’orecchio sinistro al legno scuro riuscì ad avvertire distintamente dei passi, l’aprirsi e chiudersi delle ante del suo armadio ed un lieve...fischiettare? “Questo bastardo è così sicuro del fatto suo che si permette addirittura di canticchiare con nonchalance mentre mi svaligiava la casa??” Improvvisamente una rabbia incredibile ed incontrollabile lo travolse, un cieco furore si impossessò del ragazzo, rendendolo completamente incapace di riflettere. Istintivamente sferrò un potente calcio alla porta con il piede sinistro e fece irruzione all’interno della stanza.

Quel giorno non aveva preso le medicine.

La camera da letto era illuminata e sorprendentemente in ordine. Un enorme valigia semi-rigida di colore blu scuro troneggiava, aperta ed ancora ricolma di vestiti, proprio al centro del grande letto a due piazze, ormai decisamente troppo grande per l’unica persona che ospitava ogni notte. L’armadio a parete posto sulla destra era completamente aperto, una misteriosa figura stava armeggiando al suo interno, sembrava non essersi accorta o non volersi curare deliberatamente dell’arrivo del proprietario. Lentamente si mosse, ed una folta chioma di capelli corvini fece capolino oltre l’anta del grande mobile, rivelando la presenza di due occhi piuttosto stupiti, ma per nulla preoccupati da quell’improvvisa irruzione.

“Sei tornato presto. Non ti aspettavo prima dell’ora di cena.” Un tenue sorriso obliquo andò ad increspare gli angoli di quelle labbra sottili. Richiudendo l’armadio si voltò verso Naruto e mosse un passo verso di lui. “So che non sarei dovuto entrare mentre tu non c’eri, ma qualche dobe di mia conoscenza non ha perso il brutto vizio di lasciare le chiavi sotto il porta-ombrelli. Non ho resistito alla tentazione.” Un altro passo.

Naruto era come impietrito, in tutto quel tempo non aveva mosso nemmeno un muscolo, aveva ripreso a respirare solo dopo che un fastidioso bruciore al petto gli aveva fatto notare la pericolosa carenza di ossigeno nei suoi polmoni. Il piede sinistro appena più avanti e le dita strette convulsamente attorno all’impugnatura del grosso coltello da cucina. Semplicemente, non era in grado di pensare alcunché. Quella visione lo aveva completamente scosso, aveva in un attimo ribaltato tutto il suo mondo, mandato all’aria mesi…anni di lavoro, un equilibrio faticosamente conquistato, lasciandolo frastornato ed incapace di ogni elaborazione. Immerso nel silenzio fissava quella che evidentemente era una visione allucinatoria davanti a sé. Non poteva essere altrimenti, era sicuramente frutto di una mente sovraccaricata dal troppo studio degli ultimi giorni.

“Scusa, hai ragione ad essere arrabbiato.” Sasuke chinò il capo con fare colpevole. Mosse un altro passo verso il suo interlocutore. Non udendo ancora una volta nessuna risposta sollevò lo sguardo alla ricerca di un contatto visivo con quegli occhi che, assenti ed inquietantemente vuoti continuavano a fissarlo. Il cuore si ostinava a non voler accettare quel che gli occhi volevano a tutti i costi fargli credere di vedere. “Non avevo nessun diritto di entrare in questo modo dopo…tutto questo tempo.” Continuò il moro. “Ma la voglia di vederti era troppa. Ho deciso di lasciare definitivamente Oto.”

Naruto non udì una sola parola, un insopportabile brusio sovrastava ogni suono, rendendogli impossibile anche solo pensare. Una lancinante fitta alla tempia sinistra lo costrinse a portare una mano alla testa. Faceva dannatamente male. Avrebbe dato qualunque cosa per far cessare quel dolore, quell’insostenibile ronzio che sapeva provenire dalla sua testa.

“Vale ancora quella promessa? Mi vuoi ancora con te?” Lo scrutò timoroso. “Naruto…ti senti bene?” Un Sasuke visibilmente preoccupato ma ancora non ben consapevole della situazione, improvvisamente scattò in avanti, e coprendo in fretta la distanza che ancora li separava posò una mano sul braccio del biondo afferrandolo delicatamente, in modo da sostenerlo, per quanto possibile.

Click.

Fu come se qualcuno avesse semplicemente spento un piccolo interruttore nella sua testa. Poi fu il baratro, il buio più nero. L’abisso della ragione.

Tutto divenne confuso: le sue percezioni erano come annebbiate, i rumori ovattati, i riflessi irriducibilmente rallentati. Il succedersi degli eventi scorreva davanti ai suoi occhi come una vecchia pellicola cinematografica. Le immagini, estremamente vivide e reali, si susseguivano come a rallentatore e lui immobile, spettatore passivo ed incapace di reazione.

Era in trappola.

Non riusciva a muovere un singolo muscolo, quasi quel futile corpo avesse definitivamente cessato di appartenergli. Qualcosa di temuto ed oscuro ne aveva preso il possesso, privandolo in un istante di ogni facoltà e controllo, facendosi beffe dei suoi deboli tentativi di resistenza.

Braccato come un animale.

Era una sensazione terribile e raggelante. Prese a tremare vistosamente ed in modo incontrollabile. Ogni fascio muscolare di cui quell’esile corpo era costituito prese a contrarsi dolorosamente; con un violento spasmo della mascella serrò i denti in uno scatto improvviso. Gli occhi ormai ridotti a poco più di due fessure, la bocca spaventosamente tirata in un ghigno che di Naruto ormai aveva ben poco. Un basso ringhio attraversò la stanza, riuscendo a scuotere impercettibilmente il biondo che, confinato in un angolo della sua mente sconvolta, era ormai preda del più cupo terrore. Cosa stava succedendo? La stanza cominciò a turbinare, ogni oggetto o figura nota perse forma e consistenza, una densa coltre di nebbia oscurò definitivamente il suo campo visivo.

Il moro non capiva, non sapeva più cosa credere. Un vago malessere lo colse proprio al centro dello stomaco: un più che giustificato senso di colpa si era velocemente fatto strada in lui, emergendo prepotentemente alla coscienza, innanzi all’inattesa reazione del suo migliore amico.

“Naruto, so di averti fatto soffrire, di non meritare una seconda possibilità, ma…”

No, decisamente Sasuke non sapeva, non poteva neppure lontanamente immaginare quanto il giovane avesse sofferto in quei lunghissimi anni di lontananza.

Naruto urlava, gridava al mondo intero tutta la sua disperazione e piangeva, un pianto struggente ed inarrestabile, un fiume di dolore che aveva ormai travolto gli argini della sua ragione, spazzando via tutto il resto. Fuori solo il silenzio; all’esterno una lacrima solitaria, lenta e pesante, solcava il volto del bel giovane; i delicati tratti mutati in una spaventosa maschera di pura e cieca rabbia. Negli occhi una luce sconosciuta e sinistra, foriera di tragedie; nel cuore ormai spezzato il seme della follia.

Quel giorno non aveva preso le medicine.

Sasuke era disperato, sentiva che qualcosa non andava per niente. Aveva una paura fottuta di perderlo. Il suo dobe, quel dobe dallo sguardo dannatamente limpido e disarmante, che nemmeno gli anni e le distanze erano riusciti a cancellare dalla sua mente. Colui che lo aveva costretto a prendere deliberatamente a calci il suo stesso orgoglio ed a tornare, pur di averlo nuovamente nella propria vita. Doveva assolutamente trovare un modo per riportarlo a sé.

D’impeto lo strinse, portandoselo contro il petto, la fronte poggiata sulla sua spalla, le labbra ad un soffio dall’orecchio.

“…sono tornato per te.”  sussurrò con voce flebile ed appena udibile, scossa dal turbinio incessante delle emozioni che lo stavano travolgendo inesorabilmente.

Nessuna risposta seguì a quella tanto sofferta confessione. Non una parola uscì dalle labbra ostinatamente mute del suo amore ormai perduto.

Il moro sgranò inaspettatamente gli occhi ed un grido muto deformò penosamente le sue labbra pallide e sottili, le orbite bianche e vuote. Un dolore lancinante esplose improvviso da un punto circoscritto del petto, irradiandosi rapidamente in tutto il corpo. Raggiunse poi il ventre, estendendosi alle gambe, per proseguire su verso le braccia, la gola ed il capo.

Tossì, sputò sangue più volte, incapace di realizzare ciò che era in quel brevissimo istante accaduto. Semplicemente non aveva capito quando gli fosse sfuggita la situazione di mano. Non riusciva nemmeno a pensare. La testa si fece ad un tratto più leggera; senza nemmeno rendersene conto perse i sensi…e si accasciò a terra.

“Sa dottore, talvolta è meglio continuare a sognare.”

Naruto rimase immobile, in piedi; davanti a lui, riverso in una pozza di sangue, il corpo ormai esanime del suo amico di sempre, del suo amore creduto non corrisposto, di colui che tanto aveva cercato ad aspettato e che finalmente era tornato…per lui.

Fissando il vuoto, gli occhi sbarrati e visibilmente velati dalle lacrime, nella mano destra stringeva ancora il grosso coltello da cucina, e nel suo cuore spezzato il seme della follia già affondava le proprie radici.

Un dolce sorriso andò ad illuminare quel volto macchiato di sangue.

“…sono tornato per te.”

 

 

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Primo giorno di osservazione

05/02

Questa mattina, dopo un’intera notte trascorsa in chirurgia d’urgenza, è giunto in reparto un nuovo paziente. Non sono ancora pervenute notizie riguardo la sua identità, ma a giudicare dall’aspetto non dovrebbe avere più di vent’anni anni. I segni vitali sono ora costanti, fortunatamente non si sono riscontrati problemi nel post-operatorio e gli effetti dell’anestesia dovrebbero svanire completamente in capo a qualche ora. In questo momento dovrebbe trovarsi immerso in un sonno profondo e senza sogni; rimango a vegliarlo, in attesa del suo risveglio. La flebile luce del sole, che giunge diretta dal vetro mal sigillato, gioca sinuosa con le tonalità del suo incarnato, rendendolo candido e traslucido…quasi alabastrino. Ad incorniciare lo splendore di quel viso, fili d’ebano lucente.

Chissà di che colore sono i suoi occhi.

 

 Owari (fine)

Note:

il titolo del capitolo questa volta non è in giapponese, bensì ebraico. Emeth infatti significa "verità, vita", al contrario Meth sta a significare "morte, fine". Credo possa essere un titolo piuttosto adatto, senza contare che è anche il soggetto del primo tatuaggio che ho fatto (ben sette anni orsono). Il principio e la fine, vita e morte...particolarmente suggestivo.

Scarlett passa fra le lettrici con pacchi di cleenex ed una non trascurabile quantità di antidepressivi. ç.ç

Chiedo umilmente perdono se ho provocato in qualcuno moti di disperazione o (ancora peggio) indignazione con questo finale, ma vi avevo avvertite che l’ultimo capitolo sarebbe stato ancora peggio del precedente. Probabilmente avrei potuto anche evitare di aggiungere questa parte, ma ci tenevo a dare un minimo di spiegazione su quello che potremmo definire l’inizio ma anche la fine di tutto. Pensatelo come una specie di epilogo. Spero di esser riuscita a darvi un quadro abbastanza chiaro di ciò che, secondo me, è realmente accaduto. Fatemi sapere cosa vi è giunto! Se poi proprio scoprissi di avervi lasciate brancolare nel buio, pubblicherò un trafiletto di spiegazioni (tipo note dell’autore).

Trattandosi dell’ultimo capitolo mi prostrerei volentieri ai vostri piedi per pregare tutte, anche coloro che finora hanno solamente letto (timidone), di lasciarmi un commentino, più che altro per sapere se vale la pena continuare questa “carriera di fan-writer”. I lettori sono stati tanti, ma non so se ciò che li ha trattenuti dal commentare dipenda dal fatto che quel che scrivo, o come lo faccio, non appassiona, o semplicemente i motivi siano altri. Finiamo in bellezza questa fiction!

Scrivere questa storia è stato un po’ come fare un viaggio, appassionante, non privo di difficoltà e di blocchi, ma ancora più bello perché compiuto insieme a voi. Ora ammetto di essere un po’ stanca, questo lavoro si è portato via anche una piccola parte di me. Vi confesso solo ora che il medico all’inizio non è stato pensato con il volto di Naruto, doveva essere una sorta di osservatore esterno; ne è la prova il fatto che molti dei suoi discorsi, dubbi e riflessioni mi appartengono pienamente. Poi l’evoluzione del personaggio mi ha portato inevitabilmente a constatare che, contro la mia volontà, la personalità ed il modo di pensare del nostro biondo amico si stavano prepotentemente sovrapponendo alle mie. Non posso fare a meno di notare di esser stata guidata fin qui da una sorta di processo onirico, che dall’inconscio a condotto alla luce questo piccolo scritto, al quale sono particolarmente affezionata.

Un ringraziamento sincero a tutte voi.

Ed ora rispondiamo alle mia amatissime commentatrici:

 

Annamariz_ Devo dire che le tue parole mi hanno a dir poco entusiasmata! Ciò che volevo rendere era proprio l’impressione di una spirale discendente, svelando poco a poco la reale situazione, cogliendo il lettore di sorpresa e costringendolo ad andare avanti pieno di dubbi fino alla fine! Come avrai visto l’ultima parte è quasi interamente occupata da un flash-back piuttosto importante…sorpresa? Ecco perché Naru proprio non riesce a sostenere in peso della realtà: meglio sognare all’infinito di salvare l’amore della tua vita piuttosto che dover convivere ogni giorno con la consapevolezza di averlo ucciso, no? Spero che questo finale sia stato all’altezza dei capitoli precedenti ma soprattutto delle tue aspettative. Un abbraccio forte ;D

 

Ishimaru_ Nuooo, così mi hai rovinato l’effetto sorpresa! Come hai fatto a capire tutto così in fretta? Di la verità: hai visto Shutter Island e da li hai dedotto di conseguenza!! Oppure sono davvero cos’ prevedibile?Sigh…me tapina! Credi in ogni caso che questo ultimo capitolo possa aver risposto alle altre tue domande...altrimenti protesta pure! Hugs ;D

 

LaGrenouille_ Ma, ma...iniziamo ad avere un po’ troppi interessi in comune noi due: lo stile liberty, la filosofia nichilista ed ovviamente il sasu/naru (o viceversa, io sono per il reverse). Da quando poi ho scoperto che fai la beta per Spiral Falling, credo proprio di essermi innamorata (intellettualmente parlando)!! ù.ù Di conseguenza non posso che sentirmi onorata e commossa per i tuoi commenti, soprattutto per quest’ultimo: grazie di cuore. Ho provveduto a correggere gli errori di battitura, purtroppo ci ho messo talmente tanto a scrivere questi due capitoli che mi son ritrovata a postarli senza aver fatto una revisione appropriata…cosa non fa fare la fretta! Ora sono terribilmente curiosa di sapere come ti è sembrata quest’ultima parte e se a tuo parere è possibile considerarla una degna conclusione. Ti abbraccio ;D

   
 
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