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Autore: Lady Darcy    19/10/2010    1 recensioni
Forse anche i cattivi hanno una storia. Forse il cattivo può anche essere il PROTAGONISTA della storia. Se ci fosse molto di più dietro quell'antagonista e prima dell'eroe che conosciamo? Voi-sapete-chi è davvero?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti, Voldemort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IX

Rinunciare al dolore




“Oggi non è che un giorno qualunque
di tutti i giorni che verranno,
ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno
dipende da quello che farai oggi”.
            - Hemingway-


Camminando avanti e indietro, con la testa che pulsava dolorosamente cercava di mettere ordine nei suoi pensieri. Erano giorni che non vedeva più nessuno, né Voldemort né i Mangiamorte… non che sentisse la loro mancanza , ma era rimasta reclusa in quella stanza fin dalla sua malattia, ed ora che era guarita ogni minuto che passava sentiva crescere il pericolo intorno a lei.
Il suo istinto le diceva che ormai mancava poco… Voldemort si sarebbe sbarazzato di lei poiché anche se non era più inutile era diventata un pericolo, un fastidioso ostacolo sulla via del suo trionfo e ciò che turbava Lord Voldemort doveva essere eliminato.
La sua paura più grande, però, era che se anche non se la fossero presa con lei, se avesse continuato ad essere inutile ai loro scopi, per cercare di piegarla avrebbero fatto leva su ciò che aveva da perdere. Elizabeth ormai aveva capito quali erano le loro tattiche. Era elementare, prevedibile.
Se la sarebbero presa con le persone che amava.
Il suo sguardo si posò su un rettangolo di stoffa scura ripiegata con cura vicino alla sontuosa toletta. Lo prese e spiegò la ricca veste nera che il suo ambizioso paparino, pensò sarcastica, le aveva fatto portare in camera la prima volta che i suoi poteri si erano rivelati. Era un capo di squisita fattura, esattamente della sua taglia, con un femminile scollo a V e delicati ricami tessuti con filo d’argento sui polsi e sull’orlo.
Era una veste da strega. Non era stato l’unico “regalo” che Voldemort le aveva fatto. Aveva cercato di far fabbricare apposta per lei una bacchetta magica da quel pover’uomo emaciato e tuttavia inquietante che da mesi marciva nelle segrete.
Olivander… ecco come si chiamava ed era un fabbricante di bacchette, ma nonostante avesse preso le misure di ogni centimetro del suo corpo e le avesse fatto decine di domande a cui era stata obbligata a rispondere, i suoi tentativi erano stati vani. Nessuna delle bacchette che aveva costruito era andata bene per lei. Tutte erano finite carbonizzate sotto lo sguardo sempre più incredulo del fabbricante, appena aveva tentato di usarle.
Elisabeth si guardò i palmi delle mani, impotente. Anche se si era guardata bene dal dirlo lei aveva capito cos’era che non andava. La sua magia non sopportava di sentirsi vincolata, incatenata, incanalata attraverso altri poteri, doveva essere lasciata libera di fluire attraverso di lei.
Ormai la sentiva scorrere come linfa vitale, era parte del suo essere… la stupiva persino pensare a come aveva fatto a vivere senza conoscerla, era una forza che la completava, la riempiva.
Eppure nemmeno questo era servito, finchè non fosse riuscita a dominare i suoi poteri, a capire come sfruttarli, sarebbe stata comunque inerme.
Doveva esserci un modo… la libertà era lì, a portata di mano…. La sua vecchia vita era finita da tempo e non c’era modo di tornare indietro e se anche ci fosse stato… si chiese se avrebbe voluto tornare.
In quel mondo lei era molto di più di ciò che era stata nella sua esistenza precedente.
Da sempre aveva convissuto dolorosamente con la certezza che non si sarebbe mai sentita veramente a casa in nessun luogo, che non sarebbe mai stata a suo agio nella sua pelle, che non sarebbe mai stata pienamente appagata. Poi il suo destino, il suo vero destino, le era piombato addosso e nonostante i suoi sforzi era arrivato ad un passo dal distruggerla. Allo stesso modo però, se solo lei avesse voluto, altrettanto facilmente avrebbe potuto elevarla… poteva imparare cose inimmaginabili, poteva avere davanti un mondo di sconfinate possibilità.
Da giorni un’idea le si trastullava con tormentosa dolcezza nella mente…
Di una cosa era assolutamente certa: non avrebbe più subito. Era arrivato il momento di cominciare a far sentire il peso della sua influenza sugli eventi.
In quel momento fece l’errore di fermarsi di fronte allo specchio che aveva evitato con cura per giorni: fu lo shock che la spinse ad avvicinarsi.
Non aveva ancora visto i risultati che l’insoddisfazione di Voldemort avevano procurato.
Una sconosciuta, lacera e scheletrica le rimandava dallo specchio uno sguardo costernato. Non aveva mai capito cosa intendessero quelle persone che dicevano che un giorno si erano guardate allo specchio senza riconoscersi. Adesso lo sapeva. Toccò la superficie, mentre una rabbia cieca si impadroniva del suo corpo e si condensava in lacrime. Il suo viso era scavato e dal colorito malsano, gli occhi sembravano enormi fra tutte quelle ossa, le labbra screpolate erano bianche e tirate…e i suoi bei capelli, i suoi lunghi, selvaggi riccioli scuri le si arruffavano intorno al viso in una zazzera informe… ma quello che non riusciva a spiegarsi era la sua espressione, non sapeva dire cosa fosse cambiato, ma non era più la Elizabeth che era stata per tutta la vita, la sua stessa espressione la spaventò: dai suoi occhi traspariva una personalità sconosciuta… più vecchia…e sofferente.
In quel momento prese la sua decisione.



***



- Il vostro contributo si è rivelato inutile come al solito. Sta diventando un’abitudine fastidiosa- Lord Voldemort era molto adirato. La sua voce era come uno stiletto ghiacciato quando era arrabbiato. I suoi Mangiamorte dovettero sforzarsi di nascondere il tremito che avrebbe tradito la loro paura.
- Anche tu mi deludi Travers- continuò Voldemort passeggiando avanti e indietro meditabondo.
In disparte, forse perché la questione non li riguardava, ma cercando di nascondersi il più possibile, stava la famiglia Malfoy, che non si perdeva una parola del rimbrotto del Signore Oscuro. Invece vicino a Travers l’altera figura di Bellatrix Lastrange si slanciò in avanti per avvicinarglisi il più possibile.
- Ma mio Signore….-
- Niente ma. Evidentemente anche rintracciare un vecchio fabbricante di bacchette è un compito troppo arduo per voi comodi casalinghi. Dovrò pensarci da solo.-
- No! Mio Signore sarà fatto. Lo scoveremo, non torneremo finchè non saremo con lui!- ansimò Bellatrix supplichevole, mentre Voldemort la guardava con disgusto. – Dovete credermi…-

-Sta mentendo-
Una voce fredda, sconosciuta, aveva pronunciato quelle parole con calma assoluta eppure con una strana autorità.
Per un momento Lord Voldemort non riuscì a vedere chi aveva parlato.
Poi Bellatrix e Travers che si erano girati verso la porta indietreggiarono verso di lui trattenendo il fiato, Bellatrix con un piccolo grido e gli liberarono la visuale.
Angel si faceva largo nella stanza con fluida grazia, guardandolo fisso negli occhi, come se non ci fosse nessun altro. Era lei. Ma non era più lei.
Persino Voldemort fu sorpreso, i suoi occhi luccicarono sanguigni.
Il viso e il corpo non portavano quasi più alcuna traccia del dolore che aveva patito, se non un eccessiva magrezza che rendeva il suo volto più affilato. Indossava un’elegante veste nera ricamata , su cui ricadevano perfettamente lisci e setosi i lunghi capelli scuri. In vistoso contrasto con il nero spiccava la pelle diafana e perfetta del collo, del viso e delle braccia sottili lasciate scoperte dalle maniche.
L’espressione della ragazza era glaciale, i suoi occhi, neri, impenetrabili, le labbra color lampone perfettamente immobili. Sembrava emanare un aura di potere e solo una strana luce di cattiveria illuminava i suoi occhi.
Somigliava straordinariamente ad una divinità celtica: bellissima, altera e terribile.
Mentre tutti i presenti la fissavano ammutoliti Angel era arrivata di fronte a Voldemort, leggera come un sospiro, e solo allora aveva distolto gli occhi dai suoi piegandosi in un inchino profondo, come una dama di fronte al suo re.
-Mente- ripetè tornando a guardarlo – Gregorovich gli è sfuggito da sotto il naso… evidentemente aveva ancora qualche trucco da riservargli-
Poteva essere?
Poteva essere che la ragazza avesse finalmente deciso di adempiere al suo destino?
Poteva non solo aver accettato la verità, ma anche deciso di prendere il posto che le spettava di diritto al suo fianco?
Il cambiamento era apparentemente impressionante, ma Lord Voldemort non si sarebbe lasciato ingannare. Sollevò un braccio e prese la mano della ragazza tenendola come se volesse guidarla ad aprire le danze. Lei non fece una piega, anzi continuò a guardarlo stringendo la mano nella sua.
- Come fai a sapere che mente mia cara?-
- Perché io ho dei poteri decisamente fuori dal comune, come tu ben sai… padre- le labbra si piegarono in un sorriso provocatorio.
Mentre i lineamenti di Voldemort divennero di pietra a quella parola, Bellatrix finalmente ripresasi dallo shock lanciò un urlo furibondo sfoderando la bacchetta. – TU mocciosa….
Non riuscì a finire la frase perché Angel sollevò un braccio e la voce della donna si spense, mentre le labbra continuavano a muoversi, poi fece un gesto lieve come se volesse scacciare un insetto e Bella venne legata stretta da funi invisibili e scagliata contro il muro.
- Mi hai sempre annoiata terribilmente- disse apatica e continuò – Ciò che intendevo è che io percepisco la verità, forse è magia, forse no, ma io la riconosco chiaramente e mi sembrava che tu confidassi molto nei miei poteri…-
- Fuori- disse gelido Voldemort e, distogliendo a fatica lo sguardo da Elizabeth, lo fisso sui Mangiamorte, sui suoi più fedeli seguaci, i suoi emissari, i suoi servi e fratelli, la sua unica famiglia. Li congedò come se nient’altro in quel momento fosse importante quanto ascoltare quella ragazza unica al mondo, il sangue del suo sangue.
- Il tempo degli indugi è finito- disse Angel impassibile – Che io sia l’Angelo oppure no non ha importanza, se questo è il mio destino: e sia.-
- E a cosa è dovuto questo cambiamento repentino?- voleva provocarla, ma Angel non raccolse.
Un angolo della sua bocca rossa si incurvò sarcastico – Non è un cambiamento. Tu stesso l’hai detto. Beh avevi ragione. Questo è quello che sono. Anzi questa è solo una pallida imitazione di quello che potrei essere se tu mi insegnassi.-abissi di parole non dette, di promesse soltanto sperate si nascondevano dietro quelle poche parole.
Lord Voldemort, che non vedeva di buon occhio la “fiducia”, sollevò una lunga mano pallida e accarezzò dolcemente la guancia di Elizabeth, sfiorando gli zigomi alti e vellutati, tracciando il contorno di quegli occhi che avevano il potere di riportarlo indietro nel tempo, ad un altro viso, che ironicamente era lo specchio di quella ragazzina che ora gli stava davanti. Improvvisamente sembrava che i suoi desideri più sfrenati si stessero per realizzare… quello che gli era stato negato dalla madre adesso gli veniva offerto spontaneamente dalla figlia. Da sua figlia. Eppure….
Mosse leggermente l’altra mano, con cui teneva la bacchetta e sussurrò - Legilimens-
E quella volta non ci furono urla, Elizabeth rimase immobile davanti a lui senza distogliere lo sguardo, gli aprì completamente la sua mente e lui non vide traccia di inganno, ma solo il desiderio di conoscenza, la brama di avventura e di sapere, il desiderio di varcare ogni soglia, gli stupidi limiti che le erano sempre stati imposti, passioni e desideri sfrenati animavano un cervello di meravigliosa intelligenza. Un oceano di risorse che lui aveva il potere di plasmare e di coltivare.
Ritraendosi, Voldemort sorrise e dilatò le narici in una chiara espressione di cupidigia che si riflettè curiosamente negli occhi fiammeggianti di Angel… la guardava e non riusciva a reprimere il senso di vittoria, guardarla significava contemplare l’ultimo e più grande fallimento di un'altra Elizabeth.
- Troverò io Gregorovich o chiunque altro desideri. Ciò che farò io sarà come se lo facessi tu.-

E così Lord Voldemort, che più di ogni altro mago si era addentrato fra i segreti più oscuri della magia, che aveva varcato i limiti invalicabili della vita e della morte , accompagnò fra le spire della sua conoscenza malvagia quella ragazza avida di sapere, condividendo con lei segreti celati ad ogni altro essere.
  
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