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Autore: NonnaPapera    21/10/2010    1 recensioni
Mai fare incazzare una donna –soprattutto se questa comandava una delle più potenti famiglie mafiose del paese-
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Partecipante al contest “L’amour Toujour”

Le parti scritte in corsivo sono dei flashback

I personaggi sono tutti parto della mia mente malata, perciò ogni riferimento a persone reali è casuale.

Buona Lettura ^^

 

STRANI AMORI

 

Prologo

 

“L’ho amato troppo per non odiarlo”

Il fumo della sigaretta uscì in una nuvola candida dalle labbra di Agatha.

La donna accavallò le gambe e fissò negli occhi il suo interlocutore.

L’uomo che le stava seduto davanti, in maniera scomposta e annoiata alzò le spalle con noncuranza.

“Come ti pare… era solo così tanto per essere sicuri”.

Agatha Summers fissò con fastidio l’uomo con il quale stava parlando.

 

Fin da bambina aveva sempre visto nel padre, l’uomo perfetto, l’uomo da ammirare e sulle quali orme costruire il proprio futuro.

Quando crescendo si era resa conto che Adam Summers era uno tra i più feroci e sanguinari boss mafiosi dello stato, non aveva fatto grandi tragedie.

L’ammirazione rivolta per tutta la vita al proprio genitore, l’aveva porta a scegliere, senza esitazione alcuna, la strada più logica -per lo meno per lei-.

Così quando il suo benamato “papi” , questo era il termine con il quale si rivolgeva a lui, aveva avuto un infarto, lei gli era succeduta nell’amministrazione della “azienda” di famiglia.

In breve tempo, data la sua totale mancanza di scrupoli e la sua determinazione, tutti gli uomini, che prima erano alle dipendenze del temuto genitore, avevano cominciato a rispettarla quanto il loro precedente capo.

Poi, un giorno per caso, anche in lei l’amore aveva fatto breccia e il suo cuore aveva cominciato a pulsare unicamente per il fortunato -con forte disappunto da parte del vecchio Summers, che seppure segnato dall’infarto, non aveva perso la sua tendenza al controllo, soprattutto sulla vita della figlia-.

Con il tempo però, era stato fin troppo chiaro che il tanto sospirato uomo dei sogni altro non era che un vile arrampicatore.

Un essere immondo che si era approfittato di lei, circuendola e cercando di soppiantarla nel ruolo di capo incontrastato della malavita organizzata –o almeno era questa ormai l’idea che lei aveva di lui-.

Salvo poi lasciarla per un’altra, quando si era accorto che Agatha, era disposta a concedergli tutto fuorché la sua carica di capo clan.

 

Gli occhi di un marrone talmente scuro da risultare quasi nero, si fissarono in quelli color verde del suo interlocutore, infastiditi.

L’uomo le fece un sorrisetto sghembo e si spostò sulla sedia con indolenza, affatto infastidito dallo sguardo pieno di astio del suo capo.

“Voglio che tu esegua quanto richiesto. Non sono tipo da avere rimorsi, perciò la tua domanda di poco fa è del tutto insensata!”

L’altro la fissò con sguardo assonnato e poi sbuffò.

“Certo come ti pare, ero semplicemente curioso, fino a poche settimane fa eri la donna più innamorata… ed ora mi ordini di fargli una “serenata”!”

“Il perché non sono affari tuoi”

Il killer si alzò dalla poltrona ed appoggiò le mani –particolarmente curate- sul grosso tavolo di mogano che lo separava dalla sig.na Summers e rispose con sguardo beffardo.

“Non sarà mica perché ti ha mollata…per un’altra…”

Gli occhi di Agatha si assottigliarono pericolosamente.

“Non sei l’unico a cui posso rivolgermi… attento a non provocarmi ‘chitarrista’ o il prossimo potresti essere tu!” sibilò tra i denti.

“Calma calma, scherzavo che diamine” rispose di rimando l’altro portandosi le mani davanti in segno di una fittizia resa.

Poi si stiracchiò e con incedere elegante si allontanò richiudendosi la porta dello studio alle  spalle.

 

Adan Summers fece cigolare la sua sedia a rotelle sul tappeto orientale del corridoio.

Lo sguardo vivace, nonostante la malattia e l’età, corse attraverso la finestra a seguire l’allontanarsi del suo killer più efficiente.

Poi, lentamente si avviò verso lo studio.

Quando aprì il battente, lo sguardo carico di rancore della figlia lo fece sorridere.

Lei e William non erano mai andati propriamente d’accordo.

Soprattutto per la fortissima mancanza di rispetto che quest’ultimo aveva nei confronti della donna.

“Ciao tesoro”

“Ciao papi” mormorò un po’ più addolcita alla vista del padre.

“Come mai William era qui?”

Agatha sbuffò una nuvola di fumo dalla sigaretta ormai completamente consumata.

“Un incarico…” lasciò la frase in sospesa, muovendo la mano in aria, ad indicare che la cosa era di poco conto.

“Deve essere importante se hai chiamato il miglior ‘chitarrista’ della ‘banda’.”

Erano anni ormai che quelle similitudini tra musica ed assassini, risuonavano nell’immensa villa.

L’abitudine a questa pratica era stata inaugurata proprio dal vecchio patriarca, per evitare spiacevoli intercettazioni.

“Sarà anche il migliore… ma è veramente irritante”

“Oh certo, sappiamo entrambi che William ha un carattere piuttosto fastidioso. Però è sempre stato fedele e soprattutto preciso nello svolgere i compiti assegnatogli”

“Come ti pare… ma prima o poi lo ‘licenzierò’.”mormoro con astio.

Il vecchio si limitò ad alzare le spalle, la vita degli altri –anche quella dei suoi sottoposti- non gli era mai interessata troppo.

“Vieni tesoro mio, andiamo in veranda a berci qualcosa, così ti distrai” e così dicendo mosse la carrozzella in direzione della porta-finestra.

   
 
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