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Autore: NonnaPapera    21/10/2010    0 recensioni
Mai fare incazzare una donna –soprattutto se questa comandava una delle più potenti famiglie mafiose del paese-
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Cap 1

 

Gli occhi verdi vennero coperti da delle scure lenti da sole.

William Streed  si alzò la zip della felpa e si ficcò le mani nelle tasche.

Mentre si allontanava dalla grande villa che era la residenza dei Summers pensò che quello sarebbe stato il suo ultimo lavoro per loro.

Non voleva rischiare di trovarsi una pallottola proprio nel centro della fronte, solo perche Agatha non lo trovava simpatico.

Il ragazzo, poco meno che trentenne diede un ultimo sguardo dietro di sé, prima di salire sulla cabriolet grigio metallizzato ed ingranare la prima.

William non era mai stato un essere di grandi valori morali –in fondo faceva l’assassino di professione-, però aveva sempre ritenuto che il mantenere la parola data fosse un dovere intrinseco dell’essere uomo.

Perciò era sempre rimasto fedele al vecchio Adam… ma da quando a lui era succeduta quella donna fastidiosa, le cose avevano cominciato a prendere una pessima piega.

Ad un osservatore esterno William poteva sembrare un semplice ragazzo, che frequentava come molti altri della sua età una qualunque università del paese.

Il dubbio che potesse essere anche solo un tipo lontanamente pericoloso, non avrebbe mai sfiorato la mente neppure del più veterano degli investigatori.

In fondo era stato solo un puro caso che aveva portato quel quindicenne di dieci anni prima a diventato un efferato killer.

Anche se forse al caso non è corretto attribuire troppa importanza, più precisamente si trattava di un’eredità.

C’è chi dai propri genitori eredita una casa, chi invece –come nel caso di William- l’attività di famiglia.

Certo, non sono molte le madri che portano con sé i figli al lavoro, e forse Jenny Allister fu l’unica al mondo a considerare il proprio lavoro come un impiego qualunque.

Ma William era cresciuto tra scuola e assassini su commissione, ai quali prendeva parte seguendo la madre.

Poi in un lontano –ma quanto mai vivo- giorno di dieci anni prima, qualcosa era andato storto e la bella e fatale Jenny, in arte “Rosa d’argento”, era perita sotto gli occhi del suo unico figlio.

William era molto affezionato alla madre… per questo l’aveva vendicata portando così, tra l’altro, a termine l’incarico precedentemente affidato a lei.

Da quel tragico evento aveva preso il via la sua lunga carriera da killer professionista.

C’è da dire che il biondo e bel William non era un sadico sanguinario.

Non provava piacere in ciò che faceva, semplicemente … era solo lavoro.

Lavoro che tra l’altro aveva deciso di concludere con quell’ultimo assassinio, per poi migrare verso più felici lidi, per evitare la tragica e prematura fine che era toccata a Rosa d’argento.

La mano corse sulla radio e sintonizzò una stazione –una qualunque bastava che trasmettesse musica-.

Nei suoi dieci lunghi anni di carriera, aveva fatto del lavoro di uccidere una vera e propria arte.

E questa sua destrezza era sempre stata rispettata e temuta da tutti, da tutti fuorché dalla stimata Agatha Summers.

William sbuffò infastidito per quella situazione –anche se gran parte della colpa era solo sua-.

Andarsene dal suo paese non era una soluzione che lo allettava, ma questa volta aveva tirato troppo la corda con il suo boss, e sapeva bene che una volta concluso l’incarico, lei gliel’avrebbe fatta pagare cara.

 

“Voglio che tu faccia un’ improvvisata a Mark Arrington”

La voce di Agatha risuonò dura e spietata nel silenzio della stanza e William, dapprima annoiato, si rizzò sulla sedia incuriosito.

“Il tuo amante?”

“Ex… voglio che tu gli faccia una “serenata” con i fiocchi, ma prima … cerca un modo per renderlo ridicolo davanti a tutti…”

Mai fare incazzare una donna –soprattutto se questa comandava una delle più potenti famiglie mafiose del paese- pensò il biondo tra sé.

Poi però, la curiosità –ma soprattutto l’insana voglia di punzecchiare la sua interlocutrice- gli fece domandare.

“Sei sicura di odiarlo così tanto? Non è che poi te ne pentirai?”

La risposta a quell’irrispettosa domanda era giunta gelida alle sue orecchie.

“L’ho amato troppo per non odiarlo”…

 

William cambiò nuovamente stazione, nel tentativo di sintonizzarsi su di un canale che trasmettesse musica decente.

Si, aveva decisamente esagerato nel rivolgersi così a quella donna, soprattutto dopo, quando aveva accennato al tradimento di Mark.

 

“Non sarà mica perché ti ha mollata…per un’altra…”

 

Sterzò superando una fila di macchine in coda ad un semaforo  passando poi col rosso… accidenti alla sua boccaccia.

 

Mark Arrington non era certamente uno stupido sprovveduto.

Sul suo conto si potevano dire moltissime cose ma non che non fosse un attento pianificatore.

Quando mesi prima aveva agganciato la bella e fatale Agatha Summers, sapeva perfettamente di stare scherzando con il fuoco.

Tuttavia Mark era un incallito playboy e la sfida lo aveva entusiasmato.

Il suo unico scopo nella vita era sempre stato quello di manipolare più persone possibili, a suo esclusivo uso e consumo.

Soprattutto, era sempre stato attratto dalla malia che l’amore provoca sulla gente.

Si perché un essere innamorato è quanto mai vulnerabile.

Chi guarda con gli occhi dell’amore, vede solo suo malgrado i pregi dell’amato, e nulla più.

Ecco perché da anni Mark aveva fatto di questa sua constatazione l’unica ragione di vita.

Essendo un uomo molto piacente, aveva sfruttato questa sua peculiarità per vivere la così detta “bella vita” alle spese delle e dei suoi numerosissimi amanti – il suo motto era: perché precludersi una cosa bella?-.

Poco importava se questa bellezza era legata ad un timido cassiere di un polveroso mini-market, od alla più spietata capo clan che la malavita avesse mai avuto.

Vivere sul filo del rasoio l’aveva sempre eccitato.

Purtroppo, Mark era per queste sue caratteristiche una persona altamente incostante.

Le relazioni che instaurava duravano poco più del tempo di vita della farfalla più longeva.

Uno psicologo, anche solo alle prime armi, avrebbe imputato questa sua incostanza alla tragica infanzia che aveva vissuto.

Ma Mark non si era mai preoccupato di consultarne uno, soprattutto perché non credeva che questo suo atteggiamento avesse alcunché di sbagliato.

Mentre davanti allo specchio sorrideva alla sua immagine riflessa, si ritrovò a correre con la mente alla conversazione intercorsa via telefono tra lui ed una bella voce femminile.

Certo i problemi con la sig.na Summers erano andati via via peggiorando, ma dopo quella telefonata il suo senso di paura si era notevolmente placato.

   
 
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