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Autore: Merope    09/11/2005    1 recensioni
*Spoiler: HP e il Principe Mezzosangue*
Non avevo mai provato qualcosa di simile. Non mi era mai successo prima, e questa ondata di nuovi e travolgenti sentimenti mi tormenta, mi distrugge. Sto qui ora, con la testa poggiata contro il vetro freddo della finestra. In questa stanza quasi totalmente avvolta dall’oscurità; solo la fioca luce di una candela che sta lentamente morendo riflette tremula i suoi deboli raggi sui vari cupi oggetti che si trovano in questa stanza, oggetti che io non vedo, non mi interessano. La mia attenzione è tutta rivolta verso quella strada semibuia, debolmente illuminata e totalmente deserta.
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Prefazione dell’autrice:

Prefazione dell’autrice:

Questo secondo ed ultimo capitolo è ambientato dopo che Merope è scappata con Tom Riddle, abbandonando il padre e il fratello – che erano finiti ad Azkaban – e dopo che Tom l’aveva lasciata, incinta.

Il Destino di Merope
L’Epilogo

Quale fatale sorte viene affidata a chi non segue i passi che doveva compiere! Quale tristezza nel conoscere ciò che di bello c’è in questo mondo e poi vederselo togliere così violentemente! Ed ora soffri, giovane principessa caduta dal trono, soffri e sprofonda giù, giù ed ancora più giù, fino a che quelle demoniache fiamme non lambiranno senza pietà le tue gambe ed i tuoi piedi, godendo voracemente di ogni tuo grido di dolore.

Ma sarà il cuore a dolere più di tutto, un cuore inesorabilmente spezzato, che si è rotto in mille e più pezzi che si sono andati a conficcare come lame roventi nel mio animo, lacerandolo, facendolo sanguinare. E quelle gocce vermiglie cadono sul marmo candido del pavimento, come lacrime di fuoco che senza sosta cadono dai miei occhi. Povera sciocca che sono! Sciocca ed illusa, stolta! Come ho potuto credere che sarebbe davvero successo, come potevo pretendere?

Era una delle più potenti, una pozione infallibile. La mia avidità, il mio capriccio così infantile. Oh, se potessi tornare indietro quanti errori eviterei di fare. E questo bambino, questo che ora cresce dentro di me ed ingrossa il mio ventre a dismisura mi toglie sempre più forze, il suo cuore sembra battere prendendosi tutta la mia energia. Questo bambino che da te è stato rifiutato così crudelmente, ed io che credevo che sarebbe stato lui ad unirci una volta per sempre, veramente. Io che credevo che sarebbe stato lui la nostra Amortentia, la pozione d’amore che io con cura ed ambizione ogni giorno ti facevo bere, e tu mi amavi, Tom Riddle, mi chiamavi la tua serpe regina, ed io mi sentivo la più bella del mondo, sebbene bella non sia. Io credevo che sarebbe bastato un tuo erede nel mio grembo (come se fosse poco!) per legarti a me per sempre, ma così non è stato. Oh, sfortuna, oh illusione! Quando l’Amortentia ha smesso di finire nel tuo calice perché io non lo volevo più, non volevo più che tu fossi mio schiavo ma che m’amassi davvero, tu hai iniziato a guardarmi in modo diverso, hai iniziato a trattarmi come mai prima, e ben presto mi sono ritrovata sola, in mezzo a vicoli bui, con un ventre sempre più grosso ed i polsi sempre più magri, senza riuscire bene a rendermi conto di ciò che attorno a me accadeva. E sovente in quell’orribile peregrinare il mio pensiero andava a colui per il quale la mia vita era cambiata, colui per il quale io, una Gaunt, ho abbandonato la mia famiglia, io ho ripudiato tutto ciò che avevo per uno stupido capriccio, per il mio Tom che mi guardava come fossi il suo mondo. Falso e stupido gioco che avevo creato, un mondo fittizio che avevo plasmato con le mie mani e la mia cieca volontà, vivendo per mesi fra due mondi, insieme ad un Babbano che avevo reso mio schiavo.

Vergogna, Merope, vergogna! Sento le folli urla di rimprovero di mio padre, ma vedo la sua figura confusa mentre con un tonfo mi accascio a terra svenuta. Vedo Tom, nel mio sogno nero, che mi accarezza piano una guancia, delicatamente mi sfiora il viso con il dorso delle dita, come avesse paura di farmi del male, ma poi il suo sguardo brillante s’indurisce, i suoi bellissimi occhi brillano di una folle luce malsana, colma di cattiveria, colma di inquietudine, ed inizia a strapparmi i capelli, urla, io piango, a terra, trafitta dal dolore che mi distrugge le membra.

Ed ecco che le fiamme dell’Inferno vengono a prendermi. Urlo. Il fuoco brucia, il dolore è troppo grande. Il fuoco va lì, sul ventre, e cerca di prendersi il mio bambino. Vattene! Urlo in preda al dolore mentre con tutte le forze cerco di scacciarlo via. Lascia il mio bambino, Inferno, prendi me, ma lascia che lui viva! Il mio bambino piange, lo sento adesso, piange ed io non posso avvicinarmi a lui. Non c’è più, me l’hanno portato via. Dove sei, mio piccolo angioletto? Torna da me…

Ora il silenzio. Non un rumore, solo il mio respiro affannato nel buio. Il pianto del mio bambino torna presto a farsi sentire. Apro gli occhi, intorno a me è tutto bianco, sono distesa e sono tutta sudata, alcune persone mi sono attorno e parlano concitate.

Non può essere il Paradiso, no. Ho troppo peccato nella mia vita.

Vedo il mio bambino che viene da me, mi viene messo in braccio. Tremo, ho paura di farlo cadere per quanto è piccolo. Respirando affannosamente lo guardo, e lui guarda me. Qualcuno sembra sussurrarmi che è un maschio. Ha ancora la faccia tutta rossa dal pianto, ed io di certo non devo sembrargli diversa. Mi ricorda tanto il mio Tom… ha i suoi occhi, la sua bocca, la sua bellezza. Tossisco, non riesco bene a respirare, sono debole, molto debole. Ancora non riesco a mettere bene a fuoco le persone che sono attorno a me, la testa sembra essere diventata pesante, così pesante che richiudo gli occhi. Sento che il mio bambino mi vien tolto dalle braccia ed allora spalanco le palpebre. Ora posso perfettamente vedere le tre donne che mi sono attorno, una con in braccio il mio bambino.

Sospiro, stanca.

"Spero che diventi bello come suo padre. Si chiamerà Tom…" mormoro con un filo di voce. Dopo aver sfiorato ancora il mio bambino con lo sguardo chiudo gli occhi, iniziando a respirare lentamente. Nella mia mente nuvole scure iniziano a farsi avanti, sento in lontananza qualche tuono, più in là il canto di una donna. "…Marvolo…" vedo mio padre adesso, lo vedo camminare davanti a me, sono solamente una bambina, mi sta legando al collo il medaglione di Serpeverde. Improvvisamente diventa tutto più scuro e mio padre mi sta picchiando, ha scoperto che sono innamorata di un babbano, quello stupido di mio fratello gli ha rivelato il mio segreto. Non so come l’abbia capito. Poi scompaiono, i colori del cielo si fanno grigiastri e null’altro scorgo se non la nebbia. Inspiro, e so che è l’ultima volta che lo faccio, ed un’ultima parola fuoriesce dalle mie labbra "…Riddle."

L’aria nel mio corpo è terminata, non ho bisogno di respirare ancora, perché il mio cuore ha cessato di battere. In questo luogo che io non conosco io mi sto allontanando dal mio bambino, lo sto lasciando solo poiché sola hanno lasciato me. Senza più alcuna ragione per continuare a lottare abbandono la mia vita, proprio come ha fatto Tom con me.

Cresci bene, mio piccolo.

Arrivederci, Lord Voldemort.

-- Merope Riddle --

  
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