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Autore: Archangel 06     22/10/2010    3 recensioni
Virginia ed Ellen, di Helsinki, hanno ottenuto una borsa di studio per terminare il loro corso di studi con le lezioni di un luminare di Storia Vichinga in California, negli stati uniti. sono migliori amiche, ma nella vita di Ellen c'è un segretuccio da nulla che Virginia non sa, ovvero che Ellen conosce da vicino, molto da vicino i Children of Bodom, la sua band preferita... e che cosa succederà quando la band si troverà nei pasticci necessitando di un batterista? le aspetta un tour di completa follia... scritta a quattro mani da me e da Dark Dancer^^
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Children of Bodom'
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“Uno! Due! Tre! Quattro!” le urla dei ragazzi attirarono Ellen e Virginia dall’altra parte del bus. Stavano facendo una sosta, e le due ragazze si erano allontanate dal gruppo dei maschi per concedersi un po’ di privacy e di chiacchiere femminili, quando avevano sentito le voci di Jaska e Janne contare gridando, e quella di Roope incoraggiare alternativamente Alexi ed Henkka. Incuriosite dal trambusto, si avvicinarono, e videro che i due ragazzi si stavano sfidando a una gara di flessioni. Henkka sembrava in vantaggio, ma Alexi non demordeva, e si lasciarono cadere a terra esausti nello stesso momento.

“Pari!” decretò Roope, che aveva evidentemente una funzione di giudice.

“Si può sapere che fate??” intervenne Virginia divertita.

“Cose da uomini” replicò Alexi ansante, cercando di darsi un’aria di superiorità- cosa che peraltro non gli riuscì.
“Come sarebbe a dire?” Ellen e Virginia si guardarono con la classica occhiata da “ma questo si è bevuto il cervello o cosa?”
“Flessioni” intervenne Henkka, che sbuffava come un mantice.
“E sarebbero cose da uomini?” Ellen lo guardava come se fosse impazzito.

“Certo. Noi uomini siamo forti!” replicò Alexi, gonfiando il petto.

“Seh… però sopportate il dolore meno di noi donne” ridacchiò Virginia.
Alexi divenne ancora più rosso, se possibile (era già di un bel color aragosta per lo sforzo): “Non è vero! Noi uomini siamo più forti!” esclamò, inalberandosi, con Henkka che gli dava ragione.
Roope, Jaska e Janne stavano guardando con una certa aria di preoccupazione le due ragazze, notando l’espressione maligna che avevano assunto fissando i rispettivi fidanzati. I due tuttavia parvero non accorgersene, e continuarono a vantarsi dei loro presunti pregi “da uomini”. Virginia sussurrò qualcosa all’orecchio di Ellen, che a sua volta sussurrò nell’orecchio di Virginia, e si guardarono con un’espressione tale che tutti si accorsero che tramavano qualcosa di veramente crudele.
“Allora ragazzi, visto che vi ritenete tanto resistenti al dolore non avrete problemi a dimostrarcelo, giusto?” disse Ellen con tono pericolosamente affabile.

I due si trovarono presi in contropiede, visto che si aspettavano una reazione stizzita. “Beh, no, nessun problema…” disse Alexi, un po’ sorpreso. Che cosa progettavano quelle due?

“Quindi” proseguì Virginia, con lo stesso tono “se vi proponessimo di dimostrarcelo lasciandovi fare la ceretta –a strappo, naturalmente, altrimenti che senso avrebbe?- accettereste?”
A sentire quelle parole, i due compari credettero di morire. C… ceretta a stra… strappo???
Ora dovevano decidere se dire di no e venire presi in giro a vita, o dire di si e farsi scorticare vivi, facendo una figuraccia e venendo presi in giro a vita comunque.
Henkka decise che del suo onore non gliene importava granché, e fece immediatamente e saggiamente marcia indietro.
Per quanto riguarda Alexi il suo orgoglio non poteva permettergli di tirarsi indietro, così deglutendo e cercando di non far tremare la voce disse: “Certo… certo!” ripeté il “certo” due volte per farsi coraggio, anche se si sentiva mancare alla prospettiva di sentire i peli che gli venivano estirpati dal corpo.

“Va bene… allora attacchiamo alla presa di corrente il fornelletto portatile per la cera e tiriamo fuori le strisce depilatorie” sghignazzò Ellen. Si era accorta benissimo del fatto che Alexi aveva accettato solo per orgoglio, e non certo perché fosse seriamente convinto di poter reggere una simile tortura. Lo conosceva troppo bene. Ridacchiando le due complici se ne andarono sul bus a preparare il necessario, mentre Alexi cercava invano conforto e solidarietà dagli altri, che sembravano essersi misteriosamente eclissati.

“Mettiti i pantaloni corti, Alexi. Dubito che arriveremo mai all’inguine” esclamò allegra Ellen, tirando fuori il roll della cera dal fornelletto elettrico per controllare che fosse sciolta.
Alexi era sdraiato sulla sua cuccetta, aspettando col magone che le due congiurate procedessero alla loro azione delittuosa.
Ellen canticchiando gli stese una bella striscia di cera piacevolmente calda, e Alexi per un attimo si rilassò, piacevolmente sorpreso, nonostante gli avesse tirato un po’ i peli. “Sembra sopp… AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!” Alexi si produsse in uno scream impressionante quando Ellen strappò rapida e decisa la striscia depilatoria dalla sua gamba. Se trascrivessi tutti gli improperi, verrei bannata seduta stante dal sito, quindi non lo farò…
“Coraggio, devo ancora finire di toglierti la striscia di cera” sghignazzò Ellen.
“No!!! Pazza e sadica, tu non mi toglierai un bel niente!!!”

“Alexi, se preferisci faccio io… farò piano, prometto” disse Virginia con un sorriso falso come una moneta da tre euro. Spargiamo sale sulle ferite, pensò Ellen mentre le consegnava la striscia depilatoria. A fare piano, faceva ancora più male!!
“O… ok” gemette Alexi irrigidendosi come una statua di marmo.

***

“Oh, non fare quella faccia, alla fine non ti hanno nemmeno depilato tutto!”

“Ma… mi hanno fatto un male fottuto!”

“Beh, ammetti che te la sei cercata però…”

“Grazie Janne, ricordami di andare a piangere sulla spalla di qualcun altro quando avrò bisogno di essere consolato dal mio migliore amico!”
Janne sghignazzò, scuotendo la testa. Inutile, Alexi non sarebbe mai cambiato, sarebbe rimasto sempre un cocciuto testone.
“Oh, avanti, conosci Ellen da più tempo di me! Passi per la Virginia, ma Ellen, sapevi perfettamente come avrebbe reagito…” l’unica risposta del frontman fu uno sbuffo seguito da un grugnito, prima di ingurgitare metà della bottiglia di birra in poche sorsate. Si passò distrattamente le dita sullo stinco, dove spiccava una bella striscia di pelle liscia e rossa, poi allungò le gambe sul sedile di fianco al suo. Voleva bere quella sera, e l’albergo non era il posto più indicato… in autobus non avrebbero dato fastidio a nessuno.
“Faceva davvero così male?” chiese Janne.

“Anche di più!” assicurò Alexi, con uno sbuffo.

“Ragazzi, non trovo Henkka… è in camera?” erano arrivati Roope e Jaska portando alcolici dal bagagliaio.

“Doveva farsi perdonare da Virginia per quella storia della ceretta...” sghignazzò il frontman, con un’occhiata eloquente agli amici, che scoppiarono a ridere.

“E tu, non dovresti farti perdonare?” lo provocò Roope.

“Ah, io sono stato già ampiamente punito con la ceretta” ridacchiò il frontman con uno sghignazzo. “E poi, meglio se giro alla larga da Ellen. Poveraccia, le è venuto il ciclo… non mi sorprende che sia così irritabile con quel mal di pancia” concluse pensieroso.

“Allora saranno chiacchiere fra uomini a quanto pare… salute!” esclamò Jaska sollevando una bottiglia di birra appena aperta.

***

Virginia ed Henkka erano nella loro camera del gigantesco albergo poco lontano da Praga.
“Certo che non avete risparmiato Alexi, eh?”

“Oh beh, un po’ se lo meritava, dai” sorrise lei sedendosi sul letto e passandosi la spazzola sui capelli.
“Alla fine gli abbiamo fatto solo una striscia di cera…”
Henkka si sedette accanto a lei, passandole il braccio attorno alle spalle, e le schioccò un bacio sulle labbra.
“Aspetta, ti aiuto a pettinarti…” Henkka si mise dietro di lei, le prese di mano la spazzola, e con delicatezza cominciò a sbrogliarle tutti i nodi dai capelli. Sapeva benissimo quanto le piacesse farsi pettinare, e non si sarebbe stupito di sentirla fare le fusa… quando ebbe finito, le passò le braccia attorno al petto e la strinse a se.
“Sbaglio, o dovevi farti perdonare?” sorrise Virginia con una risatina.

“Come? Non ti basta?” fece Henkka, fintamente scandalizzato.

“Mmm, non so, ci dovrei pensare” sogghignò lei, maliziosa.

“Ah, ci devi pensare, eh?” senza preavviso Henkka spostò fulmineamente le mani, e cominciò a farle il solletico sulla pancia.
“Aaahahahahahahahahahhaahhahahahahahahah nonononononononono fermooooo!!! Bastabastabasta!! Aaaahahahahahahahahahhaa pietà, pietà, pietà!!” rotolando sul letto Henkka le era finito sopra, e Virginia dimenandosi aveva cercato di toglierselo di dosso, ma in confronto al bassista era davvero troppo mingherlina.
“Indovina chi è in svantaggio?” ridacchiò Henkka con un lampo malizioso negli occhi.

“Antipatico” rantolò Virginia, ancora senza fiato e col viso rosso per il solletico.

“Chi, io?” fece lui, con quell’espressione angelica che gli riusciva tanto bene (avanti ragazze, ammettete che non ha proprio l’aria del “cattivo ragazzo” come Alexi… xD). Virginia stava per parlare ancora, ma Henkka le chiuse le labbra con un bacio.
“Ti ho già detto che parli troppo?” sussurrò il bassista, con un sorriso sornione.

“Ho idea che dovrai ripetermelo. Molte volte” precisò Virginia. Henkka naturalmente non chiedeva di meglio, e ne approfittò immediatamente. Sapeva di birra, notò Virginia, ma non solo. Percepiva un altro odore più sottile, ma molto più penetrante… gli mordicchiò piano il labbro inferiore, morbido e carnoso, e lui la sorprese con una reazione spropositata, baciandola di punto in bianco con molta più foga e facendo correre le mani molto più in basso di quanto non fosse sua intenzione.

“Non… non rifarlo…” ansimò Henkka, irrigidendosi.

“Che… che cosa?” Virginia non riusciva a capire cosa avesse fatto per causare quell’improvviso scoppio di foga.
“M… mordermi il labbro così… se lo rifai non so se riuscirò a rispondere delle mie azioni” sussurrò in risposta. Negli occhi di Virginia si accese un lampo di comprensione, che si trasformò immediatamente in uno sguardo malizioso.
Lo baciò, e di nuovo gli mordicchiò il labbro. La reazione fu la stessa, se possibile anche più intensa: sembrava che Henkka stesse seriamente faticando a controllarsi.
“Cazzo, vuoi che commetta uno stupro?” sbottò, stringendo convulsamente un lembo della maglietta di Virginia e combattendo contro l’impulso di infilarci le mani sotto.
“Beh, uno stupro magari no… però… se lo volessi io? Ci hai pensato?”
Ci fu un attimo di silenzio.

“Beh” disse alla fine Henkka con un sorriso sornione “questo cambia le carte in tavola, no?”

“Suppongo di si” replicò Virginia, ridacchiando.

Fu tutto così incredibilmente naturale: Virginia era un po’ impacciata, ma Henkka era esperto quanto bastava per tutti e due (oh, avanti, avrà pure la faccia da santo, ma di sicuro non lo è… a parer mio è anche meglio! u.u).

Urlò quando lui la prese, nonostante avesse cercato di essere il più delicato possibile.
“Henkka… così mi uccidi…”
“Tranquilla, è normale… devi rilassarti, se sei tesa sarà più doloroso… fra poco passerà…”
Aveva ragione. Il dolore diminuì ben presto di intensità, e venne soffocato dal piacere che scorreva come fuoco liquido nelle vene.



uffa. odio la scuola, mi prosciuga tutta l'ispirazione, e mi ci vuole una vita solo per scrivere un capitolo!!!! -.- chiedo scusa per l'attesa...
crazy_me: guai per il momento ancora no... però al prossimo capitolo, succederà qualcos'altro... ^^
buona lettura!
   
 
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