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Autore: Akuma    23/10/2010    3 recensioni
« Su la mano, chi non si è mai chiesto come ci si senta ad essere onnipotenti?
Non onnipotenti come il Padre Eterno, quella è roba superata! No, io parlo dell’illimitata facoltà di disporre di denaro e persone a proprio piacimento, di viaggi, di auto di lusso, di cibo prelibato, di donne mozzafiato.
Andiamo, chi non si è mai posto la questione?
Beh, a tutti coloro che almeno una volta hanno sognato tutto ciò, io posso rispondere senza troppa difficoltà.
E senza arroganza o presunzione, gente, semplicemente perché io sono Ryoma Hino, forse la rockstar più quotata di tutti i tempi dopo Angus Young.
Lui era stato eletto “individuo di bassa statura più importante del mondo”, io mi sono guadagnato il titolo di “persona dai capelli ossigenati più influente del pianeta”.
Persino Eminem è stato costretto a capitolare al mio cospetto.
Sono praticamente un mito, quindi fate largo, sarò io a rispondervi! »
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Juan Diaz, Luis Napoleon, Ramon Victorino, Ryoma Hino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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WEEEELCOME!

Dunqueee... la mia intenzione era quella di scrivere una intro decente, ma non ne sono mai stata capace e, qualora ne trovaste aprendo le pagine delle mie storie, sappiate che ho impiegato più tempo per mettere giù quelle che non le fict stesse. Sono una galla, eh? xD

Comunque, è per questo che dirò quattro cose in croce, in barba alla buona forma, ma assolutamente attribuendo +100 punti alla spontaneità della sottoscrittissima - io, meh, meeeeee! Yeah, I'm popular! xD

1) Ryoma è qualcosa di spassoso, di assolutamente esilarante, un personaggio appagante da giostrarsi, da muovere. Amo da pazzi la sua spacconeria, la sua figaggine ed il suo totale dipendere da quella indole selvatica che ha, la quale lo porta a cacciarsi inevitabilmente in un mare di casini. In due parole: è un pirla. xD
Errr... no, sono tre parole. Parole comunque intese in senso buono: chiariamoci, sono estremamente intenerita da questo suo essere... pirla...?

2) I titoli dei capitoli non sono altro che le tracce dell’album “All the wrong reasons” dei Nickelback, che si è rovinato a furia di girare nella mia autoradio e che mi ha ovviamente ispirata. Infatti il titolo della fict stessa è una frase dell’ultima canzone “Rockstar”. Ascoltatelo, ascoltatelo! Ne vale sicuramente la penaH! xD


3) Vi ssssfido! Ogni personaggio ha il suo corrispettivo tiro/tecnica/soprannome del manga nascosto nei titoli delle canzoni, film, varie&eventuali sparsi in giro per la fict.
Siete in grado di trovarli tutti? (Muahah, che estroso ingegno, che sublime acume!). Chi ce la fa, vince una settimana da groupie nel camerino del proprio beniamino!

4) Infine, giusto per la cronaca e perché le cose siano chiare: passerei volentieri una notte d'ammore sfrenato con Juan Diaz. Me fa sesso, che ce devo fà! xDD
E con questo chiudo, poiché sì, sono una pervertita e ne vado fiera! xDD

Bon courage a chi tenterà la lettura di questa robba qui sotto! <3

Ovviamente sponsored by: Trasferta Sotto la Coperta INC.



HEY, HEY, I WANNA BE A ROCKSTAR!
 
Su la mano, chi non si è mai chiesto come ci si senta ad essere onnipotenti?
Non onnipotenti come il Padre Eterno, quella è roba superata! No, io parlo dell’illimitata facoltà di disporre di denaro e persone a proprio piacimento, di viaggi, di auto di lusso, di cibo prelibato, di donne mozzafiato.
Andiamo, chi non si è mai posto la questione?
Beh, a tutti coloro che almeno una volta hanno sognato tutto ciò, io posso rispondere senza troppa difficoltà.
E senza arroganza o presunzione, gente, semplicemente perché io sono Ryoma Hino, forse la rockstar più quotata di tutti i tempi dopo Angus Young.
Lui era stato eletto “individuo di bassa statura più importante del mondo”, io mi sono guadagnato il titolo di “persona dai capelli ossigenati più influente del pianeta”.  [1]
Persino Eminem è stato costretto a capitolare al mio cospetto.  
Sono praticamente un mito, quindi fate largo, sarò io a rispondervi!
 
1ST TRACK - Follow You Home
La mia scalata alla vetta del successo avvenne in un lampo.
In barba ai talent show, alle boyband e al didietro che devi necessariamente condividere con il tuo prossimo per farti un nome, a me bastò incidere un singolo per diventare la voce più trasmessa nelle radio.
Un colpo secco, come al casinò. Punti tutto e porti a casa la baracca. Niente statistiche, niente pronostici, niente di niente.
Certo, avevo anch’io la mia bella gavetta alle spalle, una gavetta a cinque stelle, oserei dire. Forse è questo che ho fatto la differenza, dopotutto non capita a tutti di far parte della band di Madonna.
Avrebbe potuto bastarmi ciò che facevo al principio, dopotutto i riflettori su di me e sulla mia chitarra erano puntati sempre al momento giusto, il pubblico sapeva quant’ero bravo, anche se non tutti conoscevano il mio nome. Succede sempre così, ti chiamano “il chitarrista di Madonna”, “il bassista di Blondie”, “il batterista di Britney” - o forse no, visto che quest’ultima va a braccetto con il playback.
Ad ogni modo, sei sempre in secondo o terzo piano, quando la vera star si esibisce. E poco importa se Miss Ciccone ti improvvisa una spaccata tra le gambe o ti si struscia vogliosamente addosso, in quei casi potresti anche essere un semplice palo da lap dance con una Diavoletto in mano e nessuno ci farebbe caso.
Ma io ero bravo davvero, avevo carattere e una voglia matta di essere incoronato re del palco. Fu questa la mia marcia in più, ciò che mi fece comprendere che gli anni di scuola saltati per andare a provare con il mio gruppetto di adolescenti sovversivi erano valsi a qualcosa.
Fatto sta che ben presto stipulai un contratto milionario con una delle case discografiche più stimate d’America.
Nulla era più irresistibile di me, nemmeno il nuovo IPhone. Snopp Dogg mi chiamava fratello, i club più in del Paese mi volevano come ospite d’onore nelle serate più cool ed ero costantemente accompagnato da una schiera di bodyguard che sembravano usciti direttamente da Matrix.
La mia “I wanna flick U” andava di brutto, era in cima alle hit parades, qualcosa di fenomenale. C’è da dire che il testo non era un granché poetico e lo stesso titolo era alquanto ambiguo, dal momento che bastava sostituire una vocale ed eliminare una consonante per ottenere quella parola decisamente... audace, tra l’altro già chiara senza bisogno suggerimenti in stile Ruota della Fortuna.
Comunque.
In breve divenni la star del momento, la mia falsa relazione con Natalie Portman era andata a rotoli e tutti i giornali ne parlavano. Lei, troppo casta e pura, troppo buona e cara per una testa calda come me, aveva deciso di rompere ed addirittura prendersi una pausa dalla vita frenetica di Hollywood.
Io mi ero consolato con una spogliarellista, come vuole la buona tradizione del copione ben scritto, e mi avevano colto in flagrante.
Paparazzi, loro sì che avevano il potere di farti scalare il Monte Olimpo.
Così mi ero fatto fare il mio undicesimo tatuaggio, talmente scandaloso da conferirmi altri diecimila punti a botta sicura nella scala delle superstar più chiacchierate del pianeta. La notizia aveva fatto il giro del mondo così rapidamente che entro un mese circa un migliaio di persone se ne andavano in giro con una sirena impiccata tatuata sulle chiappe.
Ero geniale.
O meglio, geniale era il mio scout, il mio agente, il mio guru. Non per niente lo chiamavano il Genio.
Juan Diaz era il tizio più folle e imprevedibile che vi capiterebbe d’incontrare. Aveva un pacchetto di star che si giocava come fossero scale reali a poker - inutile dire che io ero la sua punta di diamante - ed era in grado di gestire azioni, persone e occasioni con la destrezza di un Maestro Jedi. Un vero regista, insomma.
Diaz mi pianificava la vita pubblica e professionale con la precisione di un serial killer: la maggior parte degli episodi e delle eccentriche pazzie che mi vedevano come protagonista erano opera sua. E non sbagliava mai.
Come quando posai nudo per Calvin Klein, una rivoluzione.
I boxer oggetto della nuova collezione non erano indossati da me come modello, bensì appesi ad un cassetto semiaperto ed io, nel caos della mia stanza di uomo vissuto, mi tendevo ad afferrarli tra le lenzuola stropicciate che mi facevano ancora più virile, sfoggiando quegli irresistibili muscoli pelvici che diventarono rapidamente oggetto della bramosia di milioni di donne, le quali compravano riviste a quintali esclusivamente per sbavare sulla mia pubblicità e incidentavano per strada, rimanendo incantate a guardare i miei cartelloni pubblicitari.
Una scenografia talmente da urlo che David Beckham diventò verde d’invidia. Ragazzi, i calciatori sono degli ingenui.
Insomma, essere una rockstar non ha proprio prezzo.
 
Mancava circa un’ora prima dell’esibizione che avrebbe chiuso il mio tour mondiale, quando Juan fece il suo ingresso nel mio camerino, buttando là l’impermeabile firmato e sistemandosi il completo gessato.
- Allora, Tigre, come andiamo?-
- Genio! Vecchio mio!- gli corsi incontro felice come un bambino, abbracciandolo a suon di pacche sulla schiena - Se mi chiami ancora a quel modo, ti licenzio, parola!-
- Oh, un soprannome vale l’altro, Bomber!- ridacchiò lui, rispondendo attivamente alla mia stretta assassina per poi riassettarsi elegantemente la giacca.
- Ecco, così va meglio.- approvai - Anche se non so cosa voglia dire... va meglio.-
Estraendo il suo fido portasigarette placcato oro dal taschino interno del completo, mi strizzò l’occhio.
- Perché sei come un vero bomber, amico, sempre in prima linea, i tuoi pezzi fanno sempre centro!-rise, atteggiandosi a pugile e colpendomi con un destro.
- Allora mi piace.- annuii. Lusingarmi era un bel modo per ottenere le mie attenzioni.
- Certo che ti piace, ti piace tutto ciò che esce da queste labbra magiche, ti piacerà anche ciò che sto per dirti.-
Le sue risposte mi lasciavano sempre tra l’allettato e il impensierito, dal momento che Diaz possedeva l’innato fascino accattivante del monello mai cresciuto, c’era una luce d’irrazionale vivacità in quei suoi occhi vispi che mi lasciava sempre un po’ stordito: non sapevi mai cosa aspettarti da lui. Inutile dire che le donne le faceva impazzire, grazie a questo suo fare stuzzicante e malizioso. Cadevano letteralmente ai suoi piedi, o meglio nella sua rete, visto che se ne faceva scorpacciate.
Ovviamente non mancava mai di raccontarmi quanto ci aveva dato dentro la sera prima, o durante il viaggio in aereo per raggiungermi in tournée, o durante i weekend mordi e fuggi ad Acapulco, eccetera, eccetera. Ma era talmente divertente che spesso entravamo in competizione e ci ribattevamo le rispettive conquiste come se stessimo comprando all’asta.
In buona sostanza, Juan Diaz era un fenomeno, con lui di certo non correvi il rischio di annoiarti. Di avere un qualche paio di attacchi di cuore, certo, ma d’annoiarti mai.
- Tu e Louis Napoleon. Insieme. Un duetto spaziale!- esordì con l’entusiasmo di un bambino che era appena sceso dalle giostre, poi mi passò un braccio sulle spalle e con l’altra mano si accese la sigaretta, proiettando dinnanzi a me una figurazione da favola - Uno stadio intero tutto per voi, il suo mixer e la tua chitarra, i migliori tecnici e impianti luce e suono, un corpo di ballo scatenato, sarà un sold out garantito!-
Poi soffiò via la prima boccata di fumo e si ravviò i riccioli ribelli, carico d’adrenalina più che mai.
Io rimasi interdetto qualche istante, chiedendomi da quale diavolo di cilindro Diaz pescasse certe collaborazioni, così dal nulla e così estrose.
Napoleon era un talento dell’electro-house, non c’era discoteca che non passasse la sua musica, i suoi dischi uscivano sempre in versione Basic e Deluxe, agli ultimi Grammy aveva fatto piazza pulita ed io stesso avevo impostato come suoneria del cellulare la sua “Shootin’ Cannon”.
Era un tipo eccentrico ed una gran testa calda, una volta era capitato in un albergo di Seoul e aveva ridotto la sua stanza ad una giungla, parola, nemmeno i Gallagher avrebbero potuto fare di meglio.
Rissoso e istintivo, aveva fatto del suo personaggio un status symbol - un po’ come me. Per questo mi piaceva, sapeva distorcere i suoni con la maestria di un pianista, eppure lavorava completamente in digitale. Lo ammiravo, era un grande.
- Allora amico, di’ che avevo ragione, ti piace?-
Io fui certo di fissarlo con quell’espressione ebete che ha Pinocchio quando gli raccontano del Paese dei Balocchi.
- Mi piace?! Diaz, è favoloso!- gli saltai al collo, estasiato.
- Bomber, aspetta a ringraziarmi, non ti ho detto dell’ultima chicca.- con la sua espressione da malandrino, il mio Lucignolo ammiccò di sottecchi - Sarete voi due in persona a scegliere la coreografia.-
Io strabuzzai gli occhi in stile Roger Rabbit, attentando al suo completo gessato con una nuova stretta assassina. Ma era il modo migliore per dimostrargli quanto gli ero grato, dal momento che avevo perso le parole.
Perché? Beh, coreografia significava corpo di ballo e corpo di ballo significava decine e decine di ballerine mezze nude che ti sculettavano davanti senza inibizioni. E dal momento che non si sceglie mai senza toccare con mano, l’idea di fare da giudice mi aveva e acceso i sensi in modo fulmineo.
- Sei un vero Genio, Juan Diaz!-


 
[1] Ebbene sì, questi assurdi riconoscimenti esistono davvero! xD  O meglio, il fighissimo Angus Young è realmente stato eletto “personaggio di bassa statura più importante di tutti i tempi” dalla rivista Maxim nel 2005.
   
 
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