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Autore: StraysCats    24/10/2010    2 recensioni
« Chi non ha paura del mattatoio, ancora non ha incontrato Trafalgar Law. »
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanji, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Involtini al prosciutto ~
Accattivarsi la simpatia dei clienti è fondamentale per l’incremento delle vendite.


Note Iniziali: Huysmans scrisse un’opera in cui il protagonista, abbandonandosi al gusto dell’orrido, decideva di circondarsi di fiori di carne e sangue.


Sanji Regu aveva tenuto inarcato a lungo il sopracciglio sinistro. Non capiva. Lui era proprio lì.
Proprio lì, proprio seduto su una sedia qualunque come ogni altro essere umano, accanto ad una finestra, colpito da un bagno di sole come ogni altra creatura vivente. E ancora non si era polverizzato in invisibili corpuscoli.
Oh.
Stava leggendo un libro. Un volume piuttosto sostanzioso, di quelli che in altre occasioni avrebbe giurato vedere usato come pressa come le fettine di vitello.
Il biondo si guardò attorno, fece qualche passo e scostò la tendina di una delle vetrine. Nessun meteorite a troneggiare in cielo. Nessuna crepa a squarciare il paese in due, promettendo fiumi di lava e sangue.
Nonostante l’oscuro presagio, il mondo sembrava più che mai intenzionato a restare in piedi ancora un altro giorno.
Appese il proprio cappotto ad un gancio e gettò un’occhiata preoccupata al cencio intriso di sangue che l’altro ancora osava spacciare per grembiule. Lo toccò con la punta del portachiavi. La creatura accennò a muoversi indistintamente.
Un paio di minuti dopo gancio, camicie e cappotto giacevano in un bidone ad un intero isolato di distanza. In una cassa di metallo bella pesante. Così, tanto per precauzione.
Sanji rientrò in negozio a passo di carica e si diresse nel retrobottega. Quell’inquietante normalità aveva superato di gran lunga oramai la soglia dell’assurdo ed era più che intenzionato a vederci chiaro. Col senno di poi, avrebbe forse anche capito che ogni passo mosso in direzione delle porte degli inferi era un’evidente prova del suo inesistente istinto di conservazione.
Entrò ed accostò la porticina, senza chiuderla. Sempre meglio lasciarsi una via di fuga.
Si appoggiò alla parete della cella frigorifera, abbellita da assurdi graffiti e rappresentazioni di un primitivo Trafalgar intento a cacciare cinghiali con la versione ultima di Beatrice – verde pistacchio, questa volta – e sorrise.
Il moro non accennò a muoversi.
Fece per scostarsi un ciuffo di capelli dal viso e tossì, piano.
Niente.
Un nuovo colpo, talmente forte che per un istante credette di essere sul punto di sputare fuori i polmoni.
Silenzio.
Sospirò, esasperato, e si strofinò gli occhi. Poi alzò la testa, si schiarì la voce e disse, pacato:
- Il fenicottero di Flamingo è di nuovo rimasto chiuso in negozio. -
Trafalgar scattò sull’attenti e fece per impugnare il libro a mo’ di macete. Il gesto dovette forse ricordargli la buon’anima di Doroty perché poi, senza alcun motivo apparente, Sanji lo vide asciugarsi gli occhi e stringere forte i denti.
Si prese la faccia fra le mani e contò fino a dieci. Nel farlo, gli vennero in mente diciotto sistemi diversi per mandarlo al diavolo in modo velato e trentasei per farlo in maniera esplicita.
La prova tangibile che il metodo proposto dal proprio terapista si era appena rivelato l’ennesimo buco nell’acqua. Alla prossima seduta, si sarebbero dovuti mettere a tavolino per buttarne giù uno nuovo.
Dannato bastardo.
Trentasette.
Oh, al diavolo.
- Lascia perdere, lo avevo confuso con Jonas. -
Trafalgar Law aveva un innato gusto dell’orrido. E, per qualche assurda ragione, la rete sembrava offrirgli ogni giorno sempre nuovi spunti per continuare a coltivare quel dono, anche noto come la carezza del boscaiolo folle.
Pochi mesi prima era incappato su un sito di acquisti online, conosciuto anche col nome di e-butcher, e da allora aveva cominciato a fare ordini su ordini. Il primo, e finora unico giunto in negozio, era stato un tacchino gigante italiano, spennato ed intagliato, impagliato nella posa di pulirsi l’unghia di una zampa.
Trafalgar lo aveva accolto con la gioia di un padre che rivede il figlio tornare vittorioso dalla guerra, gli aveva messo un cappello in testa, un paio di infradito ai piedi e lo aveva chiamato Jonas.
Sanji lo aveva guardato disgustato ed aveva saggiamente deciso di non chiamarlo per alcun motivo. Per quel che ne sapeva, quel coso avrebbe anche potuto rispondergli.
Trafalgar fece spallucce, un po’ deluso, e tornò a leggere. Sanji fece per accendersi un sigaretta.
- Hannibal Lecter? – chiese.
L’altro mugugnò una risposta negativa e sfogliò una pagina. La corrente d’aria spostò qualche goccia di brina della cella frigorifera che andò a posarsi sulla sigaretta, spegnendola.
Con un rantolo, il biondo mandò giù il trentottesimo insulto della mattinata.
- Biografia di Jack lo squartatore, allora? – tentò ancora – Resoconto storico sull’olocausto? -
Trafalgar, a quell’ultima affermazione, staccò finalmente gli occhi dalla pagina e guardò il biondo. Usò anche una costoletta di maiale per tenere il segno, ma Sanji preferì far finta di non vedere.
- Stai tentando di portare avanti lo stereotipo secondo cui io, in quanto macellaio, non possa leggere nient’altro che racconti incentrati su sangue, vivisezione e delitti a sfondo sessuale? – chiese – Passami una costoletta. -
Il cuoco gli allungò il pezzo di carne e si strinse nelle spalle.
- Non è così forse? -
Trafalgar incassò il colpo senza fare una piega.
- Leggo per acculturarmi. Passami una costoletta. -
- Da quando satana ha bisogno di acculturarsi? E a che diavolo ti servono dodici costolette? Una pagina devi tenere, Cristo! -
Il moro lo fissò con sufficienza. Prese la costoletta poggiata sulla pagina, la guardò schifato e la gettò nel mucchio ai suoi piedi.
- Quelle erano sporche. Vuoi forse che tenga il segno con un pezzo di carne sporco? Per chi mi hai preso, per uno squilibrato forse? “La vegetazione mostruosa e malata” merita di meglio! – enunciò poi pieno di sé, gonfiando il petto come un pavone – Ed ora passami una costoletta. -
Nei tre secondi che trascorsero Sanji ripetè i vecchi insulti, ne pensò di nuovi ed inventò nuove parole per dar loro ulteriore rilievo. Poi adocchiò il titolo del libro.
- “Controcorrente” di Huysmans. Da quando in qua sei interessato ai decadentisti? – chiese.
Trafalgar fece sfoggio dello stesso sorriso che aveva tirato fuori quando il biondo lo aveva scoperto ad organizzare il teatro degli arrosti di pollo, con grande apertura nel retrobottega e lavaggio di carcassa omaggio alla fontana della piazzetta adiacente il negozio. Il tutto sembrò bastare a convincere il cuoco a fare dietro front e tornare in bottega, senza dire una parola.
E si convinse che fu soltanto una mera impressione quella del moro seduto sul bordo della cella frigorifera, intento a fissare la coda di bue con malata attenzione, rigirandosela fra le mani come un delicato fiore di campo.
Tornò al bancone e lanciò un’occhiata fuori dalla finestra.
E per un attimo si augurò che quell’ammasso di nuvole rossastre oltre l’orizzonte non componesse la coda di un meteorite.

Nell’istante in cui la porticina d’entrata della macelleria si aprì, le viscere di Sanji risalirono con un unico balzo fino alla trachea. Era spaventato. Per qualche assurda ragione, ogni essere che portasse intrinseco il fastidioso patrimonio genetico di quell’individuo aveva il dono di fargli quell’effetto. Si fece coraggio, prese un bel respiro ed avanzò di un passo.
- Blondey-boy! Honey! Qual buon vento ti porta qui? -
Quando tuttavia vide la donna avanzare a grandi falcate nella sua direzione, Sanji cominciò a sudar freddo. Le sue paure vennero confermate nell’istante in cui la cliente aprì le maestose, flaccide e virili braccia nel gesto di un abbraccio.
Arretrò di qualche passo e ritornò dietro il bancone, impugnando il prototipo di Doroty – Alicia, un taglierino con il manico in faggio ed una trentina di denti aguzzi impiantati artigianalmente – con la destra.
- Sarebbe il mio negozio, signora Iva. – balbettò confuso – Signora. -
Insolitamente, a quell’appellativo la sua voce si fece meno convinta.
La donna si guardò per un attimo attorno, come spaesata, mosse qualche passo e bofonchiò un paio di frasi scoordinate. Poi scoppiò in una risata raggelante.
- E’ ancor più facile che con Sweetie! Heeehaaaw! Sei uno spasso ragazzo! -
Il biondo ridacchiò nervoso all’ennesimo scherzo dell’anziana signora e fece per accendersi una sigaretta. Infine lanciò uno sguardo preoccupato all’arzilla vecchietta.
Aveva conosciuto Iva the Diva il giorno stesso in cui Cerbero aveva messo piede in negozio. A voler essere sinceri, era stata proprio la donna ad introdurre Trafalgar al biondo, descrivendolo come l’incarnazione di ogni sommo bene. Il moro, intanto, aveva saggiamente deciso di astenersi dalla discussione, ingannando il tempo con un carico di quarti di manzo appena arrivati in bottega. Sanji tuttora preferisce soprassedere, ma il ricordo dell’assistente intento ad entrare ed uscire da ogni singola carcassa, per controllare il calore corporeo aveva detto, quello squilibrato, è ancora uno fra i pochi incubi in grado di tenerlo sveglio la notte.
A pari merito, indubbiamente, rientra la proposta accennata subito dopo dalla donna.
Iva aveva sempre amato descriversi come una donna semplice, dalle poche ambizioni, e per concedere quel fior di ragazzo alla macelleria si era limitata ad un'unica richiesta.
Il biondo rabbrividì impercettibilmente, quando una folata di vento smosse le pagine del calendario alle sue spalle, in retrobottega, per dare meno nell’occhio. Si rivide mentre Iva si sfilava lentamente la gonna; mentre Trafalgar, entusiasta, le porgeva una coscia di tacchino esclamando che per la pagina di Natale sarebbe stato lo sfondo più adeguato; e poi sentì di nuovo la voce della Diva, che diceva che non andava bene, heeehaaaw, che la criptica bellezza di un nudo sarebbe dovuta bastare al mese di Dicembre…
- Sì signora. – rispose meccanicamente, con la lingua impastata di bile.
- Ecco cosa ci serviva! Una signora! – Trafalgar spalancò le porte degli inferi e fece il proprio ingresso in bottega.
Sanji quasi rimase sorpreso nel non vedere alcuna coda a punta seguire l’entrata del moro in negozio. Nessun forcone, nessun calderone. Guardò ancora una volta fuori la finestra. Nulla.
Oh.
– Ho ideato un’idea regalo app… - l’aiuto macellaio spinse con forza la porta per chiuderla, ma la maniglia si fermò di colpo, come bloccata da qualcosa di grande ed invisibile. - …osita. -
Il biondo fece appena in tempo a far saettare gli occhi da una parte all’altra della stanza soltanto per vedere lo sguardo di Trafalgar posarsi sulla figura di spalle della donna – intenta a fissare incuriosita la vetrinetta di Halloween - , roteare all’indietro, spalancarsi all’inverosimile e sparire, in un rapido dietro-front del moro, con testa, annessi e connessi nuovamente nel retrobottega. Fece per alzare un braccio e dire qualcosa, ma fu soltanto allora che si accorse di sentirsi la mano particolarmente pesante.
Sollevò il polso destro ed esaminò il palmo. Rabbrividì. Satana, prima di rincasare, era riuscito persino a trovare il tempo di donargli un simpatico souvenir del male.
Osservò la creatura per qualche istante e, come per il camicie, rimase immobile quasi attendendo che l’essere ricambiasse per lo meno il silenzioso saluto. Niente.
Lo roteò.
La cosa rimase ferma.
Allora, per un attimo, si convinse che fosse tutta un’allucinazione, come quella volta che Trafalgar aveva lavato i fegati di vitellone con il sapone di Marsiglia e i conservanti chimici contenuti nella carne avevano reagito, stordendo i due macellai e buona parte della clientela con l’equivalente di un centinaio di canne in carne bovina di quarta scelta. Quindi serrò le palpebre, contò fino a dieci, sciorinò la solita lista di offese ed imprecazioni, ed attese. Poi riaprì gli occhi.
La creatura era ancora lì, a fissarlo immobile.
Silenzio. Un respiro.
La deflagrazione della meteora.
- Fiori di prosciutto! E’ questa la tua idea regalo, eh? E’ questa?! Ma ti son partiti i neuroni in coppia, razza di deficiente?! -
Dal retrobottega giunse il sommesso ronzio di Beatrice, azionata di fresco ed intenta a far brandelli di Dio solo sa cosa.
- E non mi ignorare quando ti parlo! -
Al grattare della motosega ben presto si aggiunse quello di Alicia, misteriosamente scomparsa dal bancone. Sanji batté più volte la testa ad indirizzo della porticina degli inferi.
Trafalgar, dall’altra parte, rispose con lo stesso numero di rintocchi battuti al medesimo tempo.
Passarono alcuni istanti di silenzio spezzati occasionalmente dal picchiettare dei tacchi di Iva sul pavimento della macelleria e dal rintoccare della fronte del macellaio sulla parete. Poi, senza alcun preavviso, il biondo sollevò la testa e si guardò attorno.
Era stato troppo assorbito dai disastri dell’assistente che si abbattevano con regolarità su quel negozio: i polli che a Natale fioccavano dall’alto, con un rametto di vischio conficcato nel becco, e lo costringevano a baciare dalle carcasse dei manzi appese alle clienti con un numero di denti variabili fra cinque a tre; i boomerang di costolette che partivano dal retrobottega e che, “per qualche assurda ragione”, invece di tornare indietro rompevano in media dalle sette alle otto vetrate; le struggenti storie d’amore fra un pollo ed un tacchino e le riunioni di famiglia di Beatrice dove, seduti dal capotavola fino all’ultimo posto della tavolata, sfoggiavano tutte le creazioni di quell’impiastro abbellite da fiocchetti e nastrini rosa. Gli strati archeologici di tutte le nevrosi accumulate in quegli ultimi mesi erano venuti improvvisamente alla luce e Sanji adesso continuava a guardarsi attorno, spaesato e confuso, borbottando frasi sconnesse fra sé e sé. Iva, nel frattempo, lo aveva affiancato e meravigliata era rimasta a rimirare la creatura stretta fra le mani del cuoco.
- Blondey-boy! Tutto questo… per me? – chiese insolitamente deliziata.
Nella mente del biondo balenò un’ovvia risposta: ma manco per il cazzo.
Quindi, nella speranza di trasmettere il velato messaggio, guardò dapprima la donna e poi abbassò gli occhi. Le mani della cliente, intanto, continuavano a stritolare entusiaste la corolla della creatura, tirandola e piegandola e, che diamine, si erano appena strette attorno alle sue?
Il macellaio, a questo punto, aprì bocca, con l’intento di esprimere tutto il proprio disappunto. Conciso e spietato, al diavolo i buoni propositi.
- Gh. -
Esattamente.
- Honey, se volevi uscire con me non avevi che chiedere! -
Il biondo questa volta tacque e continuò a farlo anche mentre, trascinato fuori dalla vecchietta, sentì la cliente proporgli una rivisitazione del tutto particolare del fantomatico mese di Dicembre.
Solamente quando la porta della macelleria si chiuse, Trafalgar osò dare una sbirciata oltre le tendine della vetrina. Il cielo era limpido, insolitamente terso. Meraviglioso.
Anche se, Santa Beatrice, era la coda di una meteora quella striscia rossa sopra i due intenti a passeggiare al parco?



---
L
’illuminazione per questa è nata durante l’ora di letteratura. Santi decadentisti.
Cazzeggiando in classe mi è capitato sottomano un brano dell’autore e da lì, bé, Traffy è stato naturale come una cozza su uno scoglio.

Come avrete potuto notare, con questo capitolo, abbiamo dato il via alle apparizioni di altri personaggi. Perché sprecare un’intera macelleria per quei due idioti ci sembrava realmente troppo, perché Oda ci ha traviate e perché ormai non ci sono più le mezze stagioni. E le scuole non sono più quelle di una volta.

Iva The Diva, per inciso, è la madrina di Trafalgar e frequentatrice fissa della macelleria. Oltre che di bordelli, bar per trans e abitacoli di camionisti e carrozzieri. Ed il tutto per altro incentrato in un unico quartiere, eh. Che culo.

E-butcher è stato un colpo di fortuna. Cercavo qualcosa simile ad e-bay che potesse adattarsi a Trafalgar e mi è piovuto praticamente giù dal cielo. Bucther, in inglese, significa per l’appunto macellaio.

Colgo l’occasione per ringraziare anche chiunque finora abbia voluto commentare, preferire e ricordare la storia. Ammetto che nessuna delle due confidava in una simile riuscita.
Grazie a tutti quindi. Di Quore.

Slits.
  
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