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Autore: ClaryMorgenstern    25/10/2010    3 recensioni
«Senti, Jace. » lo rimproverò con dolcezza. «Non lo sai che non bisogna giocare con i vetri rotti?»
Soffocò la risata che sentiva salire. Lei lo aveva salvato. In ogni modo in cui una persona può essere salvata. Lo aveva reso ciò che era adesso, lo aveva reso felice, per qualche strano motivo. Le gettò le braccia al collo, la strinse forte a sé e ripeté ancora il suo nome. Una, dieci, cento volte. All'infinito se possibile, come se quella lenta e dolce litania potesse salvarlo dal dolore per la perdita del primo vero amore della sua vita.
 
La città di Ossa, Vista dagli occhi di Jace. Hope you like it!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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The Mortal instruments; La città di ossa - Jace Wayland.
 

Capitolo VII; L'arma perfetta.

 

 

La prima cosa che notò quando si gettò nel portale per salvare - di nuovo - Clary fu che sembrava quasi di volare. Era la prima volta che Jace usava un portale, era come entrare nel vuoto più assoluto.

La seconda cosa fu che non aveva la minima idea di dove stessero andando.

Chi poteva sapere a quale luogo stesse pensando Clary quando stupidamente si era lanciata nel portale. Nessuno poteva sapere cosa passava in quella testa rossa, nessuno.

Poi la caduta finì, e si ritrovò su un albero che si spezzò sotto il suo peso e cadde ancora, solo che questa volta cadde su Clary, fronte contro fronte, petto contro petto, erano talmente appiccicati che se Jace avesse voluto avrebbe potuto darle un bacio senza neanche muoversi.

E lui non lo voleva, no?

Fece per alzarsi ma sentì un intenso dolore allo stomaco quando lei gli piantò il gomito dentro.

Jace gemette. «Mi hai tirato una gomitata.» non accennava a muoversi da sopra la ragazza, stava così bene..

«Be', tu mi sei atterrato sopra.»

Jace si alzò sui gomiti e la guardò tranquillamente. «Be', non mi hai lasciato molta scelta, ti pare?» chiese lui. «Non dopo che hai deciso di saltare allegramente dentro un Portale come se stessi prendendo al volo la metropolitana. Sei fortunata che non ci abbia portati in una qualche dimensione demoniaca con un'atmosfera a base di cianuro.»

«Non eri obbligato a seguirmi.»

«Sì, invece» disse troppo velocemente. Clary lo guardò strano. «Sei troppo inesperta per cavartela da sola in una situazione ostile.» aggiunse.

«Che carino! Può essere che ti perdoni.»

«Perdonarmi? Per cosa?»

«Per avermi detto di stare zitta.»

Jace arrossì violentemente. «Io non ho... be', sì, l'ho fatto, però tu stavi...»

«Lascia perdere.» Clary si spostò un po', ma ancora sotto di lui,  poi si guardò intorno con aria confusa. «So dove siamo.»

Jace smise di farfugliare. «Cosa?»

«Questa è la casa di Luke.» Si mise a sedere, facendo scivolare Jace di lato. Il ragazzo si alzò con un movimento aggraziato e le porse una mano, lei la accettò e si alzò in piedi.

Erano davanti ad una casetta grigia vecchio stile, C'era un insegna che Jace lesse ad alta voce. «Garroway Books. Belli, usati, nuovi e fuori catalogo. Chiuso il sabato.»

 Il ragazzo guardò la porta buia, la maniglia chiusa da un pesante lucchetto. La posta di alcuni giorni era posata sullo zerbino, intoccata. Jace guardò Clary. «Vive in una libreria?»

«Vive nel retro del negozio.» sembrava a disagio ad essere lì «Jace, come siamo arrivati qui?»

«Grazie al Portale» disse Jace esaminando il lucchetto. «Ti porta in qualsiasi posto tu stia pensando.»

«Ma io non stavo pensando a questo posto» obiettò Clary. «Non stavo pensando a nessun posto.»

Jace scrollò le spalle annoiato. «Non può essere. Dunque, visto che siamo qui...»

«Sì?»

«Cosa vuoi fare?»

«Andarmene, direi. Luke mi ha detto di non venire qui.»

Jace la guardò di sottecchi. Evidentemente Clary non ascoltava solo lui, che bello. «E tu lo accetti e basta?» chiese sorpreso.

Clary strinse le spalle. «Ho la possibilità di scegliere?» L'argomento Luke era evidentemente triste per lei, ma voleva saperne di più. Lasciò perdere quando incontrò lo sguardo di Clary, sembrava rassegnata.

«Abbiamo sempre la possibilità di scegliere» disse Jace. «Se fossi in te, avrei parecchie curiosità su Luke, al momento. Hai le chiavi di casa?»

Clary scosse il capo. «No, ma a volte lascia aperta la porta sul retro.» Indicò un vicoletto dietro la libreria.

Jace scese le scale due gradini alla volta e atterrò accanto a lei con un lieve scricchiolio di ghiaia. «Sei sicura che non sia a casa?»

Clary guardò il marciapiede deserto. «Be', il suo furgone non c'è, il ne-gozio è chiuso e le luci sono spente... direi proprio di sì.»

«Allora fai strada.»

Il vicoletto tra le due case vicine terminava davanti a un'alta recinzione di rete metallica che circondava il giardino. Jace avrebbe potuto saltarla in 4 e 4 otto, ma ovviamente si preoccupava per lei.

«Scavalchiamo» le disse. Mise un piede in un buco della rete ed elegantemente saltò la recinzione. Atterrò su qualcosa di…vivo. Che si scostò e scappò subito via verso i cespugli,facendolo cadere sulla schiena. Jace fece un ringhio davvero poco elegante e si lanciò all'inseguimento.

Era davvero molto lento, con un balzò da leone gli saltò addosso facendolo cadere a pancia in giù. Era decisamente umano, maschio a quanto pare e   spaventato, a quanto pare dato che si teneva le mani sopra la testa. Jace fece un urletto di trionfo.  «Preso!»

Notò che Clary era riuscita a scavalcare e si stava avvicinando a loro. «Forza, fatti guardare in faccia.»

L'intruso si spostò e lo fece cadere di lato mettendosi a sedere. «Mollami subito, cretino presuntuoso» ringhiò.

Clary lo guardò stupita e sconvolta. «Simon?» disse con occhi spiritati.

Ora Jace lo riconobbe, era il mondano che assomigliava ad un topo che era con lei al Pandemonium. Un moto di astio gli crebbe nella voce, neanche lui sapeva perché non poteva sopportare quell'idiota. Forse perché era così dannatamente.. Idiota.

«Oddio. E io che speravo di avere catturato qualcuno di interessante.»

 

 

Qual'era la parola che stava cerando? Ah, si.

Geloso.

Jace era in piedi appoggiato ad un muretto vecchio ornato da foglie secche, aveva assunto una posa annoiata e si limava le unghie con lo stilo -e doveva ammetterlo, stava facendo un ottimo lavoro-, ma con tutti gli altri sensi era concentrato su Clary e Simon.

Ma perché era geloso? Perché lei gli stava amorevolmente passando una mano tra i capelli togliendogli le foglie? Figurarsi. Non voleva le manine di Clary tra i capelli, no.

«Ma cosa ci facevi nascosto nel giardino di Luke?» chiese Clary preoccupata.«È questa la parte che proprio non capisco.»

Il mondano si staccò da lei a disagio. Jace si chiese se era per lei che lo sistemava o perché lo stesse facendo davanti a lui.

«Va bene, adesso basta Fray, me li sistemo da solo, i capelli» ah! Ci aveva preso. Jace sentì un fiotto di rabbia verso il mondano.

«Voglio dire, Luke lo sapeva che eri lì?» chiese lei.

«Certo che no» disse come se fosse ovvio. «Non gliel'ho chiesto, ma sono certo che abbia delle politiche abbastanza restrittive sulla gente nascosta in giardino.» aveva una voce davvero irritante.

«Tu non sei gente, ti conosce. Ma la cosa più importante è che tu stia bene.» Ed era anche brutto! Ma lei se ne rendeva conto o era ceca?

«Che io stia bene?» si mise a ridere e lei arrossì. O cosa avrebbe dato per dargli un pugno! Anche se probabilmente gli avrebbe rotto il naso,

Anzi, senza probabilmente. «Clary, hai la più vaga idea di quello che ho passato in questi ultimi due giorni? L'ultima volta che ti ho vista stavi correndo via come una pazza dal Java Jones e poi sei... scomparsa. Non rispondevi al cellulare... poi il tuo numero di casa risultava scollegato... poi Luke mi ha detto che eri andata a stare da alcuni parenti nell'interno, quando io so perfettamente che non hai nessun parente. Pensavo di aver fatto qualcosa che ti aveva fatto incavolare...»

«Ma cosa potevi aver fatto?» Clary fece per prendergli una mano, ma lui la ritrasse senza guardarla.

«Non lo so» disse lui. «Qualcosa.»

Il cacciatore ritornò con la mente alla sera al Java Jones, quando aveva interrotto la semi-quasi dichiarazione d'amore dello stupidotto. Rise sotto i baffi.

«Tu sei il mio migliore amico» disse Clary. «Non ero arrabbiata con te.»

Lui riprese a respirare regolarmente.

«Sì, be', però evidentemente non ti sei preoccupata di chiamarmi e dirmi che ti stavi dando da fare con un fighetto biondo tinto che probabilmente hai incontrato al Pandemonium» rispose acido. «Mentre io ho passato tre giorni a chiedermi se non fossi morta.»

«Non mi stavo dando da fare con nessuno» credeva di tenerlo nascosto, ma il rossore sul suo viso era lampante.

«E io sono biondo naturale» precisò Jace. «Tanto per la cronaca.» 'Come mio padre' pensò.

«E allora cosa hai fatto in questi tre giorni?» il piccoletto gli rivolse lo sguardo più acido che Jace avesse mai ricevuto. Lui gli sorrise, non negando un po' di acidità.  «Hai veramente una prozia che si chiama Matilda e ha preso un virus africano e aveva bisogno di assistenza?»

«Luke ti ha detto veramente una cosa del genere?»

«No, ha detto solo che tu e tua mamma eravate andate a trovare una pa-rente ammalata e che probabilmente il tuo cellulare in campagna non pren-deva. Naturalmente io non gli ho creduto. Dopo che mi ha cacciato via, ho fatto il giro della casa e ho guardato dalle finestre del retro. Ho visto che preparava una borsa di stoffa verde, come se dovesse andare via per il weekend. È stato a quel punto che ho deciso di restare da queste parti e tenere gli occhi aperti.»

«Perché? Perché stava preparando una borsa?»

«La stava riempiendo di armi» disse mentre si ripuliva il sangue con ogni cosa gli capitasse a tiro. Diamine se era disgustoso. «Coltelli, un paio di pugnali, anche una spada. La cosa strana è che alcune di quelle armi erano luminose.»

Il mondano (proprio non riusciva a chiamarlo con il suo nome, era più forte di lui.) alternava lo sguardo da lui a lei in continuazione.

«E adesso mi dirai che mi sono immaginato tutto, vero?»

«No» fece Clary. «Non ti dirò niente del genere.» si girò verso di lui, e Jace capì immediatamente cosa gli stava dicendo con lo sguardo.

Era lo sguardo di una ragazza che stava per scoppiare, aveva bisogno di sfogarsi, di dire al mondano tutto quanto. E solo l'angelo sa perché, lui glielo lasciò fare.

«Ho intenzione di raccontargli la verità» gli disse Clary.

«Lo so.»

«Cercherai di fermarmi?»

Cercò di non incontrare il suo sguardo. Sapeva che dopo che gli avesse detto la verità non sarebbero più riusciti a scollarselo, ma acconsentì, ancora.

«Io sono vincolato dal giura-mento all'Alleanza» disse. «Tu no.»

Clary si voltò verso Simon e prese un respiro profondo. «Va bene» co-minciò. «Ecco quello che devi sapere.»

 

Gli raccontò tutto, proprio tutto quanto ciò che lei avesse scoperto sin dal principio. Sembrava non riuscire a fermarsi. Lui la interruppe parecchie volte con delle correzioni obbligatorie. Il sole era già tramontato quando finì i parlare.

«Allora» disse lei. «Domande?»

Alzò la mano come un bravo scolaretto. «Oh, certo. E anche parecchie.»

Clary sospirò. «Ok, spara.»

Adesso indicò lui. Odiava tutta l' indisponenza che gli riservava. Prima o poi gli avrebbe fatto del male. «Quindi lui è un... come hai detto che si chiamano quelli come lui?» molto maturo, fingeva di esserlo dimenticato. In fondo Clary lo aveva ripetuto solo 100 o 200 volte.

«È un Cacciatore»

«Un cacciatore di demoni,Uccido i demoni. Non è così complicato, no?» 'sperando che adesso te lo ricorda, idiota'

Lui lo ignorò. «È tutto vero?»

«È tutto vero.» gli fece eco lei.

«Ed esistono anche i vampi-ri? I lupi mannari, gli stregoni e tutta quella roba?»

Anche Clary aveva cominciato a scocciarsi di tutte quelle domande. «Così mi dicono.»

«E voi uccidete anche loro?» chiese Simon a Jace

Lui si stava controllando le unghie. Nessuna imperfezione, come sempre era bravissimo. Tornando al presente. «Solo quando fanno i monelli.»

Mai al mondo Jace avrebbe capito o avrebbe pensato di capire ciò che disse poi lui. : «Che figata!»

Jace guardò sbalordito Clary che guardava sbalordita Simon. «Che figata?» gli fece eco.

Lui annuì. «Ma certo! È come Dungeons and Dragons, però vero!»

Che lingua era? Mondanese? «è come cosa?» chiese con il tono di chi parla ad un bambino piccolo.

«È un gioco di ruolo» spiegò Clary.  «Un gioco dove si fa finta di essere stregoni o elfi e si ammazzano i mostri e roba del genere.»

Jace era sbalordito, i mondani si divertivano facendo in un videogioco quello che lui faceva tutti i giorni?.

Lui gli sorrise arrogante. La tipica espressione che riservava lui quando doveva spiegare le cose. Jace lo odiò.  «Non hai mai sentito parlare di Dungeons and Dragons?»

«Be', ho sentito parlare dei draghi. Ma sono quasi completamente estinti.» Ripensò alle lezioni di Demonologia. Magari si era addormentato durante quella lezione.

Sembrò deluso. «Non hai mai ucciso un drago?»

«Probabilmente non ha neanche mai incontrato un elfo femmina alta un metro e ottanta con un bikini di pelliccia» disse Clary infastidita. «Pianta-la, Simon.»

«I veri elfi sono alti una ventina di centimetri» precisò Jace. «E mordono.»

«Ma i vampiri sono fighi, vero?» insisté. «Voglio dire, le vampire sono sexy, o no?»

Immaginò il mondano con una vera vampira. L'unica cosa che avrebbe potuto renderla interessante sarebbe stata lei che gli azzanna il collo.

«Qualcuna forse sì.» disse soffocando una risata.

«Che figata!» ripeté Simon

Si stava decisamente annoiando, voleva qualcosa di divertente da fare e se fosse rimasto ancora a lungo lì lo avrebbe peso a pugni in faccia. Così scese dal muretto. «Allora, vogliamo perquisire la casa?»

Simon scattò in piedi. «Pronto! Cosa stiamo cercando?»

«Stiamo?» disse Jace. «Non ricordo di averti invitato.»

«Jace» sbottò Clary, sembrava quasi una sorella antipatica. Lui fece un piccolo sorriso.

«Stavo scherzando.» Si fece da parte per lasciarla passare. «Diamoci da fare.»

Clary armeggiò un po' con la maniglia, poi disse: «È chiusa a chiave.»

Jace decise che adesso poteva fare lo spaccone. «Con il vostro permesso, mondani» disse spostando delicatamente Clary. Sfilò lo stilo dalla tasca e delicatamente disegnò la runa d'apertura. Sentiva gli altri due parlare alle sue spalle.

«È un bel tipo, eh?» borbottò Simon. «Come fai a sopportarlo?»

«Mi ha salvato la vita.» Come motivazione sembrava funzionare, ma aveva la voce incerta.

«Come...» fu interrotto dal Click della porta, «Et voilà» disse rimettendosi lo stilo in tasca.

Entrarono nell'appartamento. Scatoloni di libri su libri su libri. A Jace venne sonno.

«L'appartamento è da questa parte.» Clary si diresse verso la porta che stava indicando.

Jace drizzò le orecchie. Qualcosa non andava, c'era troppo silenzio. «Aspetta.» la afferrò per un braccio.

Lei gli rivolse uno sguardo nervoso. «Qualcosa che non va?»

«Non lo so.» disse. Fece qualche passo avanti e capì cos'erano quelle cose che aveva visto penzolare dal tetto. Fece un fischio. «Clary, è meglio che tu venga a vedere una cosa.»

Lei guardò ma non vide nulla. «È buio...» mormorò.

Jace prese dalla tasca la stregaluce, illuminando totalmente la stanza. Ridacchiò della loro espressione. «Stregaluce» spiegò.

Simon borbottò qualcosa che suonava come "antipatico", Clary si avvicinò puntando gli occhi dove le aveva detto lui, sulle manette appese al soffitto con sangue incrostato. «Sono...»

«Ceppi» disse Simon mentre si avvicinava tra gli scatoloni. «È roba da giochetti sadomaso...»

Jace cominciava a pensare che fosse un pervertito.

«Zitto.» Clary gli lanciò un'occhiataccia. «È di Luke che stiamo parlando.»

Jace li guardò con aria seria. «Niente giochetti» disse. «Questo è sangue. E guardate qui.» indicò il soffitto che stava quasi cedendo. «Qualcuno ha provato a strappare queste cose dal muro. E ci ha dato dentro, direi.»

«Pensi che Luke stia bene?» Dall'espressione che fece, Jace non volle risponderle. «Penso che faremmo bene a cercare di scoprirlo.»

Entrarono in salotto, ma trovarono solo altri libri. «Credo non sia lontano» disse Simon dalla porta del cucinino di Luke. «La macchinetta del caffè è accesa.»

Mentre lui ripercorreva tutto il salotto trovò una borsa piena di armi che aveva descritto il mondano, si rigirò un Chackram tra le mani e Clary ricomparve. Si era cambiata e quelli erano decisamente vestiti suoi, una maglia nera e jeans stretti che distrassero Jace per un millisecondo.

Sentendo il suo sguardo addosso, rispose ad una domanda che non aveva posto. «È un chakram» disse. «Un'arma dei Sikh. Te lo fai girare intorno all'indice e poi lo lanci. Sono rari e difficili da usare. Strano che Luke ne avesse uno. Era l'arma preferita di Hodge, ai suoi tempi. O almeno così mi ha detto.»

«Luke è un collezionista. Oggetti d'arte e cose del genere» disse Clary indicando delle statuine orrende.  «Cose belle.» aggiunse.

Posò il chakram e rovistò nella borsa, Un po' di vestiti caddero e sbucò un oggetto rettangolare.

Era una foto. Raffigurava due adulti, Un uomo sui 30 anni ed una donna di circa la stessa età, poi una bambina, piccola con delle trecce rosso scuro e degli occhi sorridenti. Sorrise, non potendone fare a meno guardando il sorriso di Clary. Notò solo dopo la crepa sul vetro, su cui c'era ancora del sangue rappreso. «Credo che questa sia tua.» disse porgendole la foto.

«Certo che è mia!» urlò strappandogli la foto di mano con troppa foga.

«È rotta» osservò.

«Lo so. Sono stata io... quando l'ho tirata al Divoratore. Questo vuol dire che Luke è andato all'appartamento dopo l'attacco. Forse oggi...»

«Deve essere stato lui l'ultimo a passare dal Portale» disse Jace. «È per questo che ci ha portati qui. Tu non stavi pensando a niente, così il Portale

ci ha spedito nell'ultimo posto in cui era stato lui.» osservò.

«Dorothea avrebbe anche potuto dircelo» disse Clary furente.

«Probabilmente l'ha pagata per stare zitta. Oppure lei si fida di lui più che di noi. Il che vuol dire che lui potrebbe non essere...»

Furono interrotti dal mondano. Ancora. «Gente in arrivo.»

La foto cadde in terra, Clary sembrò non accorgersene neanche.«È Luke?» chiese.

Lui guardò verso il corridoio e annuì. «Sì. Ma non è solo... ci sono due uomini con lui.»

«Uomini?» Jace si buttò alla finestra. L'uomo che aveva visto nella fotografia, con una decina di anni in più, era lì. Con lui due uomini a giudicare dalla postura, ma il volto era coperto dal cappuccio. «Stregoni.» imprecò.

Clary lo fissò «Stregoni? Ma...» Jace la ignorò e si allontanò dalla porta.«C'è un'altra uscita? Una porta sul retro?»

«No, c'è solo la porta da cui siamo entrati.» Jace non la ascoltava più però. Stava cercando disperatamente un qualcosa dove nascondersi.

Andiamo Wayland, pensa. Si disse.

I suoi occhi si fermarono su un paravento. «Andate là dietro» disse Indicandolo. «Subito.»

I Mondani fecero come detto e i 3 si catapultarono dietro il pannello di legno. Tracciò più in fretta che poteva la runa di visualizzazione, una piccola finestrella si aprì sul pannello di legno, E pregò tutti gli angeli che conosceva che facessero silenzio.

I tre uomini apparvero nella finestrella che Jace allargò ancora un po', «Prego, date pure un'occhiata in giro» disse Luke con un sarcasmo evidente. «È gentile da parte vostra mostrare tanto interesse.»

Una risata giunse dalla porta d'ingresso ma lui non la sentì nemmeno.

Stava guardando loro, gli stregoni che erano con Luke.

Non erano stregoni.

Solo una parte del cervello di Jace registrava ciò che stavano dicendo, l'altra parte reprimeva l'istinto omicida. Non sentiva neanche ciò che Clary gli diceva.

Aveva già visto quegl'uomini, Sette anni prima. Idris, Casa sua -quella vera- Non lo dimenticherà mai.

Non si può credere che un bambino così piccolo potesse provare il dolore che ti cambia per sempre, quello che ricopre il tuo cuore di freddo granito per l'eternità, ma ovviamente il povero Wayland non né aveva colpa. Insomma, lui era solo morto. Chi poteva immaginare che avrebbe ucciso anche lui? Ossessionato dall'idea di trovare quegli uomini che quel giorno si erano presentati alla tenuta ad Idris, portatori di morte certa per suo padre che era da solo, per suo padre che si era troppo preoccupato per lui, quando non era occupato a picchiarlo, troppo preso per fare marchi più potenti. Cosa che gli è costata la vita.

Si sentiva ancora tremare in quel piccolo sottoscala, sentiva ancora il suo cuore battere veloce come le ali di un colibrì sentendo la colonna sonora della morte, lenta e spietata, gli bucava ancora le orecchie sentire le urla di suo padre, e quando proprio non riusciva a reggere più il peso della paura che bloccava il respiro ai suoi polmoni scappò dal posto sicuro e sentì il suo cuore che gli veniva strappato dal petto quando l'uomo che adesso gli stava davanti infilò con tutta la sua forza una lama nel cuore di suo padre.

Riprese conoscenza con il mondo solo quando loro uscirono dalla sua visuale, il respiro tornò normale e il sangue fluì nuovamente al suo posto.

Il freddo glaciale al cuore lo sentiva ancora.

«Clary? Stai bene?» Era Simon. Dalla voce sembrava che lei non stesse bene. In quel momento non se ne curò.

«Non va affatto bene.» sentiva la sua voce, ma non sentiva di aver parlato. Si alzò, spostò il paravento. «Almeno adesso sappiamo chi ha mandato un demone a cercare tua madre. Quegli uomini pensano che lei abbia la Coppa Mortale.»

«Ma è assolutamente ridicolo. E impossibile.» Clary era sconvolta. Jace stava ancora combattendo contro la sua anima e Simon era un mondano. Non andava assolutamente bene.

«Forse» disse Jace cercando sostegno dalla scrivania vecchia. «Intanto però dobbiamo uscire di qui prima che torni Lucian e ci consegni agli uomini di Valentine.»Rivisse la scena nella sua mente ancora una volta, stava cominciando a prenderci gusto a soffrire da solo come un idiota.  «Ammesso che lo siano veramente.» 'E se Valentine centra davvero qualcosa con la morte di mio padre, lo ucciderò io stesso con le mie mani' aggiunse fra se.

«Luke non lo farebbe mai» disse Clary. «Non lo farebbe mai. Forse è troppo vigliacco per aiutare mia madre, forse sta scappando via, ma non direbbe loro che sono ancora viva. Finora mi ha sempre protetto.»

Chiederlo non costava nulla. «Avevi mai visto quei due uomini prima?»

Scosse il capo.

«Lucian sembrava conoscerli. Sembravano amici.»

«Non direi proprio amici» disse Simon. Se pensava di diventare un esperto in 10 minuti Jace avrebbe riversato la sua ira su di lui. «Direi che stavano tenendo a freno la loro ostilità.»

«Però non l'hanno ucciso» ribatté Jace. «Quindi pensano che sappia più di quanto dice.»

«O forse non se la sentono di uccidere un altro Cacciatore.»

Jace non potè far meno di scoppiare a ridere. Rifiutarsi di uccidere un altro cacciatore? Aveva visto con i suoi stessi occhi di cosa erano capaci quei bastardi senza cuore, e molto presto lui gliel'avrebbe strappati per davvero. «Ne dubito.» disse. Non aveva senso coinvolgerla in questo, ma chissà perché, aveva così voglia di dirle tutto. Raccontarle la storia della sua vita, anche solo per parlare con lei. Per averla e sentirla vicino come nessuno nella sua vita.

«Come fai a essere così sicuro? Li conosci?»

Qualcosa nel suo cuore si spezzò di nuovo. «Se li conosco?» le fece eco. «Puoi dirlo forte. Sono gli uomini che hanno ucciso mio padre.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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