4. Un bacio,
minacce e segreti svelati
I giorni
successivi nulla sembrava cambiato tra le mura di
Hogwarts. Lisa e James per il resto del mondo continuavano ad essere il
capitano e la sua giocatrice, senza destare il benchè minimo
sospetto. E per
loro il gioco era anche divertente eccetto quando le ragazzine del suo
fanclub
lo attorniavano,toccandolo e idolatrandolo. Lo sguardo supplichevole
del
ragazzo non bastava perché Lisa mettesse fine a quelle
scenette, doveva
ammettere che la allietavano non poco.
<<
Dovresti trascinarmi via da loro, non ridere fino a
stare male con le mie cugine! >>
Il tono seccato
di James, unito al suo viso imbronciato
divertivano la ragazza ancora di più, impedendole di vedere
la cosa da un punto
di vista differente.
<<
Non potrei mai, Capitano! Non
voglio provocare il suicidio di quasi
tutta la popolazione femminile di Hogwarts! >>
Era sempre
questa la sua risposta, cosa che contribuiva ad
accrescere il malumore del giovane. Ma bastava guardare il suo sorriso,
così
dolce e spontaneo che James si arrendeva. E così accantonava
l’idea di urlare
al mondo che lei era l’unica che desiderava, ignaro che da
lì a pochi giorni lo
avrebbero saputo anche tutti gli altri.
***
Serpeverde e
Grifondoro del sesto anno erano nei
sotterranei, alla lezione di pozioni di Lumacorno. Il vecchio
professore aveva
dato loro il compito di preparare un distillato decente di Veritaserum,
provocando
i borbottii di molti e la gioia di Rose che sola al suo banco lavorava
di
buonumore, conscia delle sue capacità.
La ragazza non
vantava una schiera di amiche. Eccetto le sue
cugine e Lisa poteva considerarsi una persona decisamente sola, ma la
cosa non
pareva le avesse mai creato turbamenti. Chinandosi a raccogliere
qualcosa nella
sua borsa strapiena non si accorse dell’aggiunta di un
ingrediente non
richiesto da parte di una serpeverde, la Parkinson.
Evidentemente la
rivalità tra le loro rispettive madri non
era cessata, trascinandosi alla generazione successiva. Ritornando ad
occuparsi
della sua pozione, Rose si accorse che qualcosa non andava. Il liquido
aveva
iniziato ad assumere un colore ed una consistenza diverse da quelle che
avrebbe
dovuto avere.
Rilesse
velocemente la procedura, cercando di capirne il
motivo sotto le risatine e le occhiatacce di alcune serpi. Proprio in
quell’istante, il professore annunciò il suo
consueto giro tra i banchi per
accertarsi del lavoro dei propri studenti.
Quando fu il turno della giovane Weasley una smorfia
dispiaciuta
comparve sul suo viso raggrinzito.
<<
Signorina Weasley mi dispiace dirlo ma la sua
mistura è ben lontana da essere un distillato di
Veritaserum! >>
Rose
abbassò lo sguardo, avrebbe voluto nascondersi dagli
sguardi divertiti dei compagni e da quello risentito del suo
professore. Finita
la lezione, i ragazzi abbandonarono l’aula diretti alle loro
prossime attività.
La voce della Parkinson richiamò l’attenzione di
Rose, che si voltò arrestando
il passo.
<<
Forse Weasley hai aggiunto un ingrediente non
necessario alla tua pozione… oh, devi stare più
attenta la prossima volta!
>>
Sghignazzava
agitando un sacchetto davanti al volto della
rossa, che all’improvviso capì.
<<
Sei stata tu Parkinson! >>
Le
urlò contro e scattò verso di lei, non sapeva
nemmeno se
con l’intenzione di schianatarla, quando qualcuno
l’afferrò mentre continuava a
dimenarsi, agitando gambe e braccia. Le serpeverdi si allontanarono
ridendo e
imitando la rabbia della giovane che fu ricondotta nell’aula
di pozioni.
<<
Lasciami Malfoy! >>
Il ragazzo
allentò la presa cosicchè ella potesse
allontanarsi da lui, si voltò guardandolo in cagnesco e
senza volerlo bagnando
il viso con le proprie lacrime, che per la rabbia venivano fuori senza
che lei
ne avesse controllo.
<<
Ti ho evitato una punizione.. sarebbe stato troppo
per Rose Weasley dopo una pozione non riuscita >>
Ribattè
con calma il ragazzo che, mani in tasca, la fissava
tranquillo.
<<
E’ stata quella dannata Serpe a manomettere la mia
pozione! Io la odio... odio tutti voi… tutti i serpe verde
>>
Si
accasciò al pavimento non più capace di
trattenere i
singhiozzi. Appoggiò le spalle al muro e poggiò
la testa sulle ginocchia,
coperta interamente dalla moltitudine dei suoi boccoli.
<<
Vattene via >>
Aveva subito
sufficienti umiliazioni per quel giorno e
l’idea che Scorpius potesse vederla in quello stato, quando
lei non aveva mai
pianto davanti a nessuno, la straziava. Non udì nessuna
replica, pensò quindi
che lui avesse obbedito, ma non ebbe comunque il coraggio di
controllare. Il
suo dubbio svanì pochi istanti dopo quando sentì
qualcuno sedersi accanto a lei
e sospirare.
<<
Non piangere, Rose >>
La ragazza
rialzò il capo, sbalordita che quelle parole
fossero state pronunciate dalla stessa persona che sapeva
l’odiasse. Scoprì per
la prima volta un’espressione che non aveva mai visto sul suo
viso, un misto di
dolore e preoccupazione. Lo fissò, sbattendo le palpebre
più volte finchè egli non
distolse lo sguardo, puntandolo dinanzi a sé in un punto non
precisato della
stanza.
<<
Non sopporto vedere una donna piangere >>
Scorpius
continuò, accrescendo la sorpresa e la confusione
della ragazza. Rose riflettè su
quell’affermazione, non riuscendo a trovare una
spiegazione e il ragazzo non proseguì per cui la cosa
sembrò finire lì. Si
guardarono per diversi secondi, senza bisogno di parlare ancora. La
piccola
Weasley tirò su col naso, asciugando goffamente le lacrime
con la manica della
sua divisa. Il biondo non potè non sorridere a quella vista,
un vero sorriso, non
il solito ghigno.
<<
Weasley sicura di essere una ragazza? Ogni tuo
gesto mi fa supporre il contrario >>
Rideva, di una
risata diversa che non provocò la solita
indignazione in Rose. Non c’era crudeltà nelle sue
parole, e per la prima volta
capì che nei suoi numerosi insulti non v’era mai
stata. Si ritrovò a pensare
alla differenza tra lui e la Parkinson, ad esempio. Entrambi
serpeverdi, ma
totalmente diversi.
Si
limitò ad annuire alla domanda del ragazzo, anche se
questa pareva essere per lo più retorica. La cosa fece
aumentare l’ilarità del
giovane che scuotendo la testa le porse un fazzoletto. Afferrandolo
Rose si
accorse delle iniziali su di esso, lo strinse prima di soffiarvisi il
naso, con
totale assenza di grazia. Si voltò verso Scopius, sorpresa
del fatto che quel
sorriso, che mai gli aveva visto, era ancora lì. Si
scoprì a parlargli senza
badare a ciò che diceva.
<<
Non è vero che odio tutti i serpe verdi >> Abbassò lo
sguardo, arrossendo.
<<
Ero certo che non odiassi tuo cugino, certo a volte
se lo meriterebbe per quanto è insopportabile,
ma… >>
<<
Non mi riferivo solo a lui >>
Riposò
i lucidi occhi azzurri in quelli grigi del ragazzo,
occhi che la fissavano quasi ansiosi.
<<
Non odio nemmeno te >>
Le parole le
uscirono tutto d’un fiato, e si sorprese di
riuscire a reggere ancora lo sguardo magnetico del ragazzo. E cosa
più assurda
si vide posare le proprie labbra su quelle di Scorpius, sfiorandole
appena
prima di allontanarsi seppur di poco.
Il giovane
serpeverde sembrava intontito, di certo quella
poteva considerarsi l’unica cosa che mai avrebbe pensato
accadesse, sebbene tra
le mura di Hogwarts ne avesse viste tante.
Il viso di Rose si arrossò più di
quanto avesse mai fatto, il respiro
crebbe così come i battiti del suo cuore. Si
sentì una stupida e per la seconda
volta in quella stessa stanza si trovò a desiderare di non
essersi mai alzata
dal proprio letto quella mattina.
Ma non ebbe
tempo di continuare nei suoi vaneggiamenti che
nuovamente le sue labbra erano su quelle del ragazzo. Egli con meno
delicatezza
aveva portato una mano alla sua nuca, lasciando che indugiasse nei
rossi
capelli mentre la baciava. Era un bacio diverso, bramato forse da
troppo tempo.
Era frettoloso, pregno di istinto e passione.
Rose non
riusciva a controllare il suo corpo,vide le sue
mani intorno al collo d Malfoy, si stringeva a lui mentre egli
circondava il
minuto corpo con le sue braccia dando l’impressione di non
volerla più lasciare
andare. Quel contatto durò a lungo, ma decisamente troppo
poco per entrambi. Le
bocche si allontanarono, cosicchè potessero riprendere
fiato.
Si guardarono,
entrambi disorientati, accaldati, ma
decisamente diversi. Fu Rose a distogliere per prima lo sguardo e
resasi
finalmente conto di ciò che aveva fatto balzò in
piedi, senza attendere oltre
lasciò i sotterranei correndo a perdifiato lungo il
corridoio mentre la voce di
Scorpius che chiamava il suo nome le giungeva sempre più
lontana.
***
Rose
riuscì ad evitare Scorpius per i due giorni successivi,
anche se questo le costò stare lontano da Albus
più di quanto avesse mai fatto
in vita sua. Camminando lungo il corridoio che l’avrebbe
condotta alla Sala
Grande, rimuginava su quanto era successo, ma soprattutto sui suoi
sentimenti.
Lisa
accanto a lei, le
aveva più volte chiesto il motivo di
quell’espressione decisamente
angosciata senza però ottenere una risposta
che soddisfacesse la sua curiosità. Poco prima di
raggiungere la Sala, davanti
a loro si fermarono un gruppo di ragazze,bloccando loro il passaggio.
Davanti a tutte
quelle che identificò come Grifondoro, Rose
riconobbe una delle ragazze che un giorno di molto tempo fa aveva
parlato
all’amica dell’invito di McLaggen a Lisa, in sala
comune e a seguito del quale
James le aveva gentilmente pregato
di
sparire.
<<
Baston, ti consiglio di non giocare col fuoco, non
è divertente bruciarsi, te l’assicuro!
>>
Sotto lo sguardo
perplesso di Rose, la Grifodoro si rivolse
a Lisa con tono duro e guardandola con sguardo fermamente minaccioso.
Capì che
quella era parte della schiera di ammiratrici di suo cugino, ma non riuscì a
comprendere perché ce
l’avessero tanto con Lisa, la quale a differenza di Rose non
sembrava sorpresa
di quell’atteggiamento ostile. Ma la Weasley la vide comunque
rispondere con
assoluta calma.
<<
Non so di cosa tu stia parlando,Brown >>
La
fissò per qualche istante prima di fare cenno a Rose di
seguirla e incamminarsi in Sala Grande.
<<
Te ne accorgerai presto, Baston! >>
Fu la replica
della Grifondoro, palesemente seccata. E a
quanto Rose scoprì nei giorni successivi, la Brown mantenne
la promessa. Una
serie di piccoli incidenti coinvolsero Lisa. Diverse pozioni andate a
male, e
spinte nei corridoi accompagnate da insulti poco velati.
Ma Lisa non
sembrava particolarmente turbata e ai tentativi di Rose e delle altre
di spingerla
a reagir, rispondeva con un’alzata di spalle ed un sorriso.
Ma
l’eccessiva calma di Lisa finì pochi giorni dopo,
quando
qualcosa peggiore degli insulti la colpì. Al campo di
Quidditch James era
intento ad illustrare uno degli schemi che avrebbero utilizzato contro
i
Serpeverde nella prossima partita, quando fu interrotto da una Lisa
visibilmente fuori di sé che, uscendo dagli spogliatoi, si
allontanò dal campo
rapidamente con in mano quello che sembrò un pezzo di legno.
Non rispose agli
altri e al capitano che la richiamarono,
ragion per cui sconcertati e preoccupati la seguirono. Nella Sala
Grande Rose
era seduta al tavolo dei Grifondoro, impegnata in una piacevole
chiacchierata
con le cugine. L’apparente quiete fu interrotta
dall’arrivo della Baston che,
furiosa, si avvicinò alla Brown, seduta poco lontano dai
Weasley, sbattendole
un pezzo della sua Firebolt sul tavolo. Tutti smisero di parlare, di
mangiare e
portarono l’attenzione sulle due.
<<
Hai esagerato, Brown! >>
Rose non aveva
mia visto Lisa in quello stato, forse come
lei nessun’altro perché le facce di molti erano un
misto di sorpresa e
ammirazione.
<<
Te la sei cercata Baston, ti avevo avvertito di
lasciare James >>
La Grifondoro le
rispose con calma, ma l’indignazione era
palpabile. A quelle parole si udirono borbotti e gridolini di sorpresa.
Lily si
rivolse a Rose con gli occhietti sgranati.
<<
Lisa e mio fratello stanno assieme? >>
Rose non avrebbe
saputo risponderle, un sospetto l’aveva
sempre avuto ma non era mai giunta ad una conferma. Alzò le
spalle allargando
le braccia, mostrando la sua ignoranza.
Prima che Lisa potesse replicare, in Sala giunse James
accompagnato
dagli altri giocatori di Quidditch di Grifondoro. Tutti gli sguardi si
posarono
su di lui che si apprestò ad avvicinarsi alle due.
<<
Che succede? >>
Lo sguardo
accigliato del giovane si alternava da quello
della Baston a quello della Brown, ma nessuna delle due
sembrò intenzionata a
dargli una risposta. James afferrò il braccio di Lisa che si
divincolò
immediatamente allontanandosi e
correndo
via, sotto lo sguardo basito del maggiore dei fratelli Potter.
Egli
scattò verso la Grifondoro, e prima che potesse aprir
bocca il suo sguardo si posò sulla Firebolt di Lisa che, a
metà giaceva sul
tavolo. Fu in un attimo che la rabbia s’impossessò
di lui e non fu difficile
per gli altri accorgersene. Rose e Albus intanto si erano avvicinati al
ragazzo, cercando di richiamarlo, ma egli non sembrava nemmeno udire le
loro
voci.
<<
Sei stata tu? >>
Sbottò
James, avvicinandosi pericolosamente alla Brown, e
non ricevendo risposta, la strattonò per un braccio alzando
il tono di voce.
<<
Rispondi… sei stata tu? >>
La giovane, ora
visibilmente spaventata, indietreggiò non
mancando di annuire alla sua domanda. Tutti rimasero col fiato sospeso,
erano
convinti che da lì a qualche secondo Potter potesse colpirla
con una
maledizione Cruciatus o peggio. Ma inaspettatamente James le
lasciò il braccio
e guardandosi intorno, prese un gran respiro prima di parlare.
<<
Se ti azzarderai ancora a fare del male alla
ragazza di cui sono innamorato, le parole Avada Kedavra saranno le
ultime che
udirai ! >>
L’occhiata
truce non ammetteva repliche,s i voltò andando
via. Rose sorrise, alzando per un istante lo sguardo in direzione dei
Serpeverde dove incontrò quello di Scorpius,
arrossì e
lo distolse immediatamente ritornando a
sedersi. Si
udì in seguito un pesante
vociare, non c’era nessuno che non parlasse
dell’accaduto col compagno.
James
ritornò al campo, sapeva che l’avrebbe trovata
lì ed
entrato nello spogliatoio la vide, attorniata dalle altre ragazze della
squadra. Fece loro cenno di andare via e le si avvicinò,
inginocchiandosi
davanti a lei, seduta su una panca. Posò le mani sulle sue
ginocchia e la
fissava, sentiva una rabbia incontrollabile per quello che era successo
e al
tempo stesso una tenerezza inimmaginabile nei suoi riguardi.
Non
l’aveva mai vista piangere, ed era assurdamente convinto
che non l’avesse mai fatto. La considerava la ragazza
più forte che avesse mai
conosciuto. Ma ora era lì, piccola e indifesa come non lo
era mai stata davanti
a nessuno, aveva il volto rosso e completamente bagnato dalle lacrime.
Il
silenzio era rotto solo dai suoi singhiozzi perché James non
osava
parlarle. Portò
una mano al viso
pallido, accarezzandolo.
<<
Nessuno capisce, era la mia prima scopa, era stata
di mia madre… ho imparato a giocare a Quidditch con
quella...io...io… pensi sia
una stupida? >>
Portò
lo sguardo in quello di James quasi supplicandolo di smentirla.
Egli le sedette accanto, scuotendo il capo e stringendola tra le sue
braccia
quasi volesse proteggerla da ogni sofferenza, si sentì tanto
impotente da
sentirsi male. Promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto per
scorgere su
quel viso solo il suo meraviglioso sorriso, fermando le sue lacrime in
ogni
modo possibile.
Lisa pianse
ancora a lungo, bagnando la camicia di James del
suo dolore e stringendola tra le dita. Si scostò da lui
l’attimo dopo, asciugando
il viso con la manica della sua divisa. Si rialzò, attenta a
non incrociarne lo
sguardo.
<<
Ho bisogno di stare sola ora >>
E non attendendo
replica corse via, lasciandolo lì a fissare
il vuoto.
***
La sera stessa,
nella camera che le ragazze condividevano,
vi era un’agitazione particolarmente visibile. Tutte
cercavano di far finta di
niente, sotto direttive di Rose e cercavano di parlare del
più e del meno, ma
vi riuscivano con scarso successo. Fin quando furono interrotte dalla
voce di
Lisa che, seduta sul suo letto, rialzò finalmente lo sguardo
sulle amiche.
<<
Potete perdonarmi di non avervi detto di me e
James? >>
Sembrò
trattenere con grande sforzo le lacrime, deglutendo
rumorosamente.
<<
Non eravamo pronti ed era più facile….
>>
Portò
una mano alla bocca, soffocando il pianto. Rose si
alzò per avvicinarsi a lei, ma Lily la precedette.
L’abbracciò con calore, buttandosi
sul letto accanto alla ragazza.
<<
Non piangere Lisa,ti prego! Altrimenti
sembrerò un’insensibile nel
saltellare per tutta la stanza, esprimendo la mia felicità
per te e James! Fallo
per me... >>
Si
staccò dall’abbracciò solo per
guardarla negli occhi e
mostrarle un visino supplichevole. Lisa le sorrise, carezzandole la
testolina
rossa prima che le altre le piombassero addosso, abbracciandola. Non
c’era
dubbio che fossero tutte entusiaste di sapere Lisa accanto a loro
cugino.
***
Il mattino dopo,
tutti rivolgevano ancora lo sguardo al
tavolo dei Grifondoro dove James, attorniato dai cugini consumava al
sua
colazione. Ma essere oggetto dell’attenzione di mezza
Hogwarts era l’ultimo dei
suoi problemi. Osservava il piatto pieno di porridge
che non accennava a mangiare.
Le cugine si
lanciavano sguardi preoccupati prima che
l’arrivo di Lisa le rassicurasse. Lily le fece spazio
cosicché potesse sedersi
accanto al giovane Potter. Egli rialzò lo sguardo e la
fissò. Stava
sorridendo, quel
sorriso che lui
riconosceva come suo. Lisa afferrò la sua mano e la strinse,
non c’era bisogno
di aggiungere altro, era tutto perfetto. Ma l’idilliaco
momento fu interrotto
dalle grida di Lily rivolte all’intera tavolata.
<<
Smettetela di fissarci o userò su ognuno di voi la
mia specialissima fattura Orcovolante, sono stata chiara?
>>
A quelle parole la maggior
parte degli studenti distolsero
lo sguardo, borbottando tra loro. In due giorni i Potter avevano
decisamente
dato troppo spettacolo.