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Autore: StephEnKing1985    27/10/2010    3 recensioni
Alberto aveva un ragazzo, Nathan. La loro relazione durava da cinque anni, fino a che un giorno Nathan non uscì di casa e non scomparve. A distanza di due anni, Alberto è ancora solo e non sa cosa fare della sua vita. Mentre cerca di rialzarsi, misteriosi omicidi sconvolgono la tranquilla città di Torino. Conoscendo le vittime, Alberto si sentirà in dovere di indagare. Aiutato da uno scrittore, Alberto seguirà la via dell'assassino, fino a scoprire un'agghiacciante verità che mai avrebbe potuto immaginare.
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sei

Sei

 

L’auto di Thomas era una vecchia e sgangherata Punto del ’96 che teneva l’anima coi denti. Per tutto il giorno i due erano stati a cercare informazioni sulla scomparsa di Daniele. Andarono prima a casa dei genitori di lui, dove c’era stato suo padre che aveva risposto alle domande in tono veramente molto sconsolato, e sua madre che restava in silenzio a cercare di farsi passare la voglia di piangere mentre serviva loro una tazza di caffè. L’acconciatura e il generale aspetto di Thomas furono un deterrente per l’interrogatorio, perché il padre continuava a guardare quel ragazzino e a farsi tante domande.

-Ma lei non è un po’ troppo piccolo per fare il detective, giovanotto?- chiese il signor Melandri.

A quella domanda, Thomas appoggiò la penna e fece un largo sorriso. –Quanti anni mi darebbe lei?- chiese al signor Melandri. “Più che anni, io ti darei l’ergastolo”  pensò divertito Alberto, sorseggiando il suo caffè e cercando di trattenere una risatina.

-Beh, lei non ha … diciassette anni?-

-Oh, cielo! Mi ha dato un anno in più di quanti me ne danno di solito.- Ridacchiò Thomas. Il signor Melandri invece non ci trovò niente da ridere.

-Ne ho ventitré.- concluse infine Thomas. Il signor Melandri si scusò prontamente.

-Non ha nulla di cui scusarsi, non è poi così male essere considerati giovani.- lo rassicurò Thomas, riprendendo a scribacchiare i suoi appunti.

-Ditemi la verità- chiese il Melandri allungando le mani verso Alberto e Thomas e facendo correre il suo sguardo preoccupato prima sull’uno e poi sull’altro –c’è qualche possibilità che mio figlio sia stato assassinato?-

Alberto guardò Thomas, e questi gli restituì lo sguardo con un’alzata di sopracciglia, come a dirgli “non lo so”. Poi si prese la responsabilità e rispose –Non possiamo ancora saperlo, Signor Melandri. Stiamo ancora indagando. Lei non può fornirci qualche particolare in più?-

-Che cosa dovrei dirvi di più- ribatté l’uomo –lei è un amico di mio figlio, dovrebbe conoscere meglio di me cosa faceva il mio Daniele- poi si rivolse verso Alberto –e lei è un suo collega, oltretutto dell’ufficio personale. Se non sapete niente voi, mi domando cosa potete volere da me…- Concluse, tenendosi la testa tra le mani.

 

*****

 

-Non sono un investigatore, ma di certo so che non sta bene importunare i familiari di uno scomparso.-

Incurante delle parole che aveva detto Alberto, Thomas cambiò marcia e sterzò il volante imboccando una via laterale.

-Mi hai sentito?- lo sollecitò Alberto.

-Tu devi imparare a rilassarti, tesoro.-

-Non chiamarmi tesoro! Non sono il tuo boyfriend, capito?- rispose Alberto stizzito, mentre incrociava le braccia sul petto e guardava fuori dal finestrino.

-Ho in mente un paio di idee. Ma non sono sicuro che potrebbero piacerti, quindi non te le dico.- senza farsi vedere, Thomas fece un sorrisetto di chi la sa lunga. Alberto non rispose, perso nei suoi pensieri. Thomas gli scoccò un’occhiata.

-Ehi, non te la sarai mica presa perché ti ho chiamato “tesoro”, no? Guarda che era del tutto amichevole…-

-E adesso perché ti giustifichi?-

-Ma su dai, un po’ di collaborazione, santo cielo! Dopotutto ti sto aiutando a cercare il tuo ragazzo, e…-

-Non mi pare che siamo andati a cercare lui.- ribatté Alberto, stringendo i denti per il nervoso e stringendosi nelle spalle per il freddo. –non ce l’ha il riscaldamento, questo catorcio?-

Thomas accese il riscaldamento della sua auto e si fermò ad un semaforo. –Logico, no? Vorresti cominciare ad indagare su un caso vecchio? Meglio cominciare ad indagare da uno più recente, non credi?-

In quegli attimi ad Alberto vennero in mente tante cose. Cose che aveva pensato quando il suo Nathan non ci sarebbe stato più. Giocare a carte, oppure coltivare un qualche hobby… o dedicarsi al volontariato. Ma erano tutte cose che pianificava di fare da anziano, sempre posto che fosse morto Nathan prima di lui. Invece non si sapeva nulla… Nathan era solo scomparso come una bolla di sapone, ed in quel momento lui e quello strano tipo dai capelli rosso fuoco lo stavano cercando. Due anni in solitudine ad aspettarlo cominciavano a pesare sulle spalle di Alberto, il quale stava già dando segni di squilibrio e per questo si era rivolto ad una psicologa. A proposito, fra qualche giorno avrebbe avuto il terzo appuntamento… Ma gli sarebbe veramente servito uno strizzacervelli? Lui voleva solo il suo Nathan… il suo adorato fidanzato.

-Un euro per i tuoi pensieri.- disse ad un certo punto Thomas, interrompendo il flusso mentale di Alberto.

-Pensavo.. a Nathan.-

Sollevando delicatamente il piede dalla frizione, Thomas fece riprendere la marcia alla sua auto. Per un lungo attimo restò in silenzio, e Alberto lo guardò. Non era poi così brutto, anzi era veramente molto carino. Chissà come sarebbe potuto essere un ragazzo del genere a letto? Dopo che l’aveva picchiato così selvaggiamente il giorno prima, fantasticò sul fatto che Thomas fosse un ragazzo molto coccolone e tenero, che per il suo ragazzo avrebbe dato tutto. Immaginò quanti ragazzi o ragazze lo tallonavano all’Università, e di come sarebbe stato difficile avere un fidanzato come lui. Più che altro per gelosia di un eventuale partner. A volte i ragazzi troppo belli causano gelosia, e lui lo sapeva. Anche lui era stato geloso di Nathan, non era forse vero? Certo, che lo era stato. Quando il bel Nathan era dovuto andare a Bologna a fare i suoi saggi di danza, circondato da tutti quei cicisbei di ballerini suoi colleghi (così magri e atletici come Alberto non era mai stato - lui che era leggermente sovrappeso e che in educazione fisica aveva sempre avuto un quattro fisso), ad Alberto era venuta una crisi di gelosia. Si era messo a piangere fra le braccia di Nathan, dichiarandogli la sua frustrazione per essere brutto e grasso, e la sua paura di perderlo in favore di un ballerino più carino. Allorché Nathan gli aveva accarezzato la testa con quelle mani così dolci e gli aveva sussurrato “E tu credi davvero che io ti lascerei per una di quelle donne mancate?” ridendo. “Tu sei molto più uomo di loro, e oltretutto… molto più bello ed intelligente. Quelli non sanno leggere nemmeno la loro busta paga, tu invece sai tutto di lavoro e cose così… Ma dove lo trovo io un altro come te, Alberto?” aveva poi concluso, guardandolo con quegli occhi chiari che riuscivano sempre a stregarlo. Poi l’aveva baciato, ed insieme avevano fatto l’amore… Ma se fosse stato un altro ragazzo, meno comprensivo, cosa sarebbe successo?

-Devi amarlo proprio molto, se non riesci a smettere di pensare a lui, non è così?- chiese Thomas.

-Già… Il fatto è … Il fatto è che …- annaspò, non trovando le parole -…è che lui riusciva a capirmi. Non sono mai stato bravo a tirarmi su da solo, benché ci abbia provato e riprovato nel corso della mia vita. Lui oltre ad essere un fidanzato, era anche un amico per me…- Concluse, con lo sguardo basso verso le sue scarpe. Thomas aveva ascoltato tutto, e annuì con un sospiro. Alberto lo sentì.

-Thomas?-

-Sì?-

-Tu sei mai stato fidanzato?- gli domandò Alberto.

-Ti pare che un bel pezzo di figo come me possa mai essere stato solo?- Rispose ridendo Thomas. Alberto sbuffò. Possibile che Thomas fosse sempre ironico su qualunque cosa?

-Rispondo io per te. La risposta è sì.- riprese Thomas, e Alberto ci rimase di stucco. –Ho avuto alcune storie di una sera. La più lunga è durata un anno e mezzo, ed è terminata perché il mio ragazzo era molto geloso.-

-Ah… sì?-

-Sì. Io cercavo di essere il più presente possibile, dividendomi tra lo studio, il lavoro part-time che avevo come correttore di bozze presso una casa editrice di Bologna, e lui… Ma per lui non era mai abbastanza.- Sospirò Thomas, lasciando avvertire ad Alberto che doveva essere proprio innamorato di quel tizio. –Il guaio era che io ne ero innamorato, di questo deficiente. E non volevo rassegnarmi a lasciarlo.- cambiò nuovamente la marcia, scuotendo la testa. –Così ci pensò lui. Un giorno trovai una sua lettera nella mia cassetta della posta, da parte sua. Diceva che era stanco di essere soltanto un passatempo per me, che lavoravo e studiavo, e così si era messo con un altro ragazzo raccattato chissà dove.- ridacchiò amaro –Spero solo che adesso sia felice.-

-Tu lo sei?- domandò Alberto.

Thomas si strinse nelle spalle. –Non lo so. Non ho mai provato una dimensione di felicità tale da sentirmi felice o infelice. Mi sento… normale, direi. Sono troppo intelligente per stare giù.-

-E anche modesto, a quanto pare.-

Thomas fermò l’auto. Alberto riconobbe il parcheggio adiacente il cinema.

-Che battuta del cavolo. Scendi, andiamo a fare qualche indagine sul campo.-

Detto ciò, Thomas scese dall’abitacolo e chiuse lo sportello dolcemente ma con decisione. Tentando di slacciarsi la cintura di sicurezza, Alberto guardò nei sedili posteriori dell’auto. C’era Nathan che lo guardava con le braccia conserte. “Stiamo preparando il terreno ad una bella scopata, non è così, Alberto?”

-…Nathan…-

“Non ti preoccupare, non sono geloso. Spero solo che ti divertirai.”

Udì soltanto questa ultima frase e poi chiuse gli occhi. Quando li riaprì, vide che l’abitacolo era vuoto, ma in compenso, fuori, nel parcheggio, c’era Thomas che stava parlando con qualcuno. Decise di scendere, se non altro per riscuotersi da uno strano torpore che gli era venuto all’improvviso.

 

 

 

      

 

 

   
 
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