Raga
perdonate la mia
lunga assenza, ma face book e altri siti mi hanno messo Ko il computer
riempiendolo di virus e ciò mi ha rallentato la scrittura di
qst capitolo.
Ma
hanno inciso anche
altri fattori, come gli appuntamenti con il mio prof di tesi che ogni
volta che
devo andare da lui, devo arrivare in culonia per raggiungere il suo
studio e
quando ci vado, la sera torno troppo distrutta per mettermi al pc.
Cmq
vi avviso che ieri
mi sono messa di impegno per concludere il capitolo, visto che questo
pomeriggio porterò il mio computer da un tecnico per
sistemarlo, formattarlo e
non so che altro, quindi suppongo che non potrò scrivere per
un po’, o almeno
fino a quando non riavrò indietro il mio adorato computer.
Già
mi dispero al sol
pensiero di come farò senza computer ed internet!!! Virus
del cavolo…
Ma
tornando alla
storia. Visto che lo scorso capitolo è stato alquanto corto
e che non ho
aggiornato per 2 settimane e non aggiornerò di nuovo fino a
quando nn avrò di
nuovo il computer, mi faccio perdonare con un capitolo mooooolto lungo.
Spero
non vi dispiaccia
e non vi tedi!!!
Un
bacione e buona
lettura.
P.s.=
Mi dispiace non
potervi risp alle recensioni, ma sempre questi virus del cavolo non me
le fanno
vedere…
PERDONATE
EVENTUALI
ERRORI, MA HO DATO SOLO UNA RILETTURA VELOCE…
ULTIMI
GIORNI
POV
BELLA
<<
Bella
concentrati! >>, mi rimproverò Eleazar.
Da quando
Alice ci aveva dato una scadenza, gli allenamenti aumentarono e per me
invece
non avevano quasi mai sosta.
<<
Ora prova ad
includere tutti quanti, tranne me
>>, continuò a
darmi istruzioni.
Tutta la mia
famiglia, tra cui il clan dell’Alaska e le amazzoni erano intorno a me, ma
sparsi per tutti il
giardino, lungo un largo raggio.
Con molta
pazienza, allargai il mio scudo fisico e mentale
e con molta fatica, riuscii ad includere
tutti loro, tranne Eleazar.
<<
Bene
>>, si complimentò, tastando quella barriera
invisibile che lo separava
da noi altri. << Edward ora prova ad attaccarmi
>>, disse Eleazar.
Non avevamo
mai fatto questo esercizio e non sapevo neanche io se Edward fosse
riuscito a
combattere da dietro allo scudo. Con mia grande sorpresa, invece, per
lui fu
semplice colpire Eleazar, mentre quest’ultimo, non riusciva
ad assestare nessun
colpo, trattenuto da una forza invisibile a pochi millimetri dal corpo
di
Edward.
Mentre
l’allenamento proseguiva, mantenere lo scudo, mi era sempre
più faticoso e
quando Eleazar, vide ritornare Nahuel e sua zia dalla caccia per cui
erano
partiti il giorno precedente, li chiamò chiedendo loro di
provare a combattere
contro qualcuno presente sotto il mio scudo.
Mantenere lo
scudo attivo e
farlo diventare come una
pelle invisibile su Edward, mentre si muoveva e combatteva, era molto
difficile
e dovevo essere parecchio concentrata, quindi fare la stessa cosa con
più di
una persona, mi sembrava impossibile.
Non riuscii
ad esporre il mio parere, perché tutto successe velocemente.
Nahuel e sua zia,
attaccarono Carmen ed Esme, che ovviamente non furono raggiunte mai da
nessun
colpo, mentre Eleazar continua imperterrito a combattere con Edward.
Quando
Esme e Carmen iniziarono anche loro a battersi, non riuscii a
concentrarmi
abbastanza e la stanchezza mentale prese il sopravvento. Lo scudo
ritornò al
suo posto con uno schiocco sonoro nella mia mente, proprio mentre
Eleazar stava
provando ad assestare un calcio dietro la schiena di Edward, che per
sua sfortuna,
lo raggiunse con una potenza inaudita, facendolo volare di molti metri
,
urlando dal dolore.
<<
Edward
>>, gemetti correndo
da lui
disteso a terra.
Eleazar che
ci aveva raggiunto, lo aiutò ad alzarsi. << Mi
dispiace. Non volevo farti
male, ma avevo caricato tutta la forza in quel calcio per provare la
resistenza
dello scudo, non pensavo si sarebbe disattivato >>.
<<
È
tutta colpa mia >>, dissi avvilita e abbassando gli occhi
che mi
pungevano per le lacrime che non sarei riuscita a versare.
<< Quando
anche Esme e Carmen hanno iniziato a combattere, non sono riuscita a
concentrarmi, per far aderire lo scudo al loro corpo e lo sforzo ha
causato
solo il rientro di esso >>, spiegai ancora più
mortificata.
<<
Amore
nessuno se la prende con te. Hai già fatto ottimi progressi
in così pochi
giorni >>, disse abbracciandomi.
<<
Si,
ma non sono riuscita a proteggerti e tu ti sei stato colpito e se questo accadesse in
battaglia? Se non
riuscissi a proteggere tutti voi? Se non riuscissi a proteggere te e
Aurora? >>,
dissi quasi singhiozzando, nascondendo il mio volto
nell’incavo del suo collo.
Ero consapevole di stare facendo una scenata quasi isterica davanti a
tutti, ma
in quel momento tutte le prospettive negative, mi investirono,
travolgendo
tutte le sicurezze che avevo. Se solo qualcuno di loro si fosse fatto
del male,
non sarei riuscita a perdonarmelo.
<<
Bella
sarai anche fortissima e con poteri straordinari, ma nessuno qui pensa
che sei
infallibile. Qui tutti siamo consapevoli che hai iniziato a prendere
confidenza
con il tuo nuovo potere solo da pochi giorni e nessuno si aspetta che
tu faccia
miracoli. Ovviamente sarà un arma in più su cui
contare, ma se per qualche
ragione tu non riuscirai a governare il tuo scudo fisico, avrai sempre
quello
mentale che sai usare molto bene e ognuno conterà solo sulle
proprie forze e
credimi non siamo degli sprovveduti >>, mi sorrise
Eleazar.
Infatti
aveva ragione. Il mio potere non era l’unico. Zafrina in caso
di necessità,
avrebbe utilizzato le sue illusioni; Kate poteva fulminare ogni vampiro
si
fosse avvicinato; Jasper poteva influenzare i loro umori; Alice avrebbe
previsto ogni loro mossa ed Edward poteva leggere nel pensiero di
chiunque. Io
infondo ero solo un’altra vampira con due poteri e se uno dei
due avesse fatto
le bizze quel giorno, potevo sempre aiutare la mia famiglia e i miei
compagni,
neutralizzando tutti i poteri della guardia.
<<
Hai
ragione. Grazie >>,
dissi
ringraziandolo e sentendomi un po’ risollevata da quel peso
che sentivo
incombere su di me.
Aurora stava
giocando con varie bambole e vestiti, ovviamente regalo di Alice, per
far
nascere in lei l’amore per la moda sin da piccola; almeno era
quello che
sperava lei. Mancavano solo cinque giorni all’arrivo dei
Volturi e nella mia
testa mille pensieri e molti altre soluzioni prendevano forma
rapidamente, come
rapidamente le scartavo subito dopo.
<<
Non
permetterò che tu lo faccia >>.
Edward era
entrato in salone scuro in volto. Mi bastarono pochi secondi per capire
a cosa
si riferiva. Alice doveva aver avuto un’altra visione su di
me e lui doveva
averla letta nella sua mente.
<<
Stavo
solo pensando a delle ipotesi >>, dissi tranquilla.
<<
Alice
non ha visioni sulle ipotesi, ma solo su decisioni prese
>>, disse
trattenendo a stento la sua rabbia. Si tratteneva per non spaventare
Aurora e
anche perché, non era sua intenzione essere arrabbiato con
me.
<<
Edward
se la situazione si facesse critica, ritornare a far parte della
guardia dei
volturi, forse sarebbe l’unico modo per salvare tutti voi
>>, dissi con
voce carezzevole per addolcire la pillola. Questa soluzione non era
nemmeno di
mio gradimento, ma se Aro mi avesse promesso di lasciare in pace la mia
famiglia, sarei stata disposta a sacrificarmi.
<<
Non
pensi agli altri? Chi si prenderebbe cura di Aurora? Ed io? Non pensi
neanche a
me? >>. La sua voce sembrava toccare
l’isterismo. Capivo i suoi
sentimenti e li condividevo appieno, neanche io potevo pensare di
allontanarmi
di nuovo da lui.
<<
Se
ho pensato a ciò e proprio per prendermi cura di tutti voi,
ma neanche io
voglio allontanarmi da voi, da te. Non temere, quella è solo
l’ultima carta del
mio mazzo, prima di essa ho molte altre carte vincenti da giocare
>>, e
sorridendo posai le mie labbra sulle sue.
<<
Alice
non posso credere che tu mi stia chiedendo di andare a fare shopping
due giorni
prima del loro arrivo >>, dissi quasi inorridita.
<<
Tra
poco più di una settimana partiremo per il collage e abbiamo
bisogno di
rinnovare il guardaroba. Non saremmo più liceali, dovremo
dimostrare un’aria
più matura >>, rispose seccata alle mie
continue repliche.
<<
Aurora,
zia Alice va a fare compere, che dici di venire con me a Seattle?
>>, si
rivolse ad Aurora che frugava nell’armadio di Alice alla
ricerca di non so
cosa.
<<
Siii
>>, urlò felice da qualche angolo
dell’armadio, la sua voce arrivò ovattata
alle nostre orecchie, come se fosse sommersa da chissà
quanti strati di
vestiti.
Il mio
sguardo preoccupato, mi fece conquistare un’occhiata truce da
parte di Alice.
<<
Dovrei
ritenermi offesa. Hai paura di lasciare alle mie cure Aurora!?
>>,
suonava più come un’accusa, che come una domanda.
<<
No,
non è così >>, tentai di
giustificarmi.
<<
Ho
capito! Non c’è bisogno di giustificarti. Hai
paura che Aro possa aver mandato
qualcuno in perlustrazione prima del loro arrivo e hai paura che io non
possa
averlo “ visto ” per colpa della cecità
in cui mi induce Aurora >>, disse
quasi scocciata con un tono che sembrava stesse dicendo una poesia.
<<
A
volte mi chiedo cosa serve parlare con una persona che conosce
già le risposte >>,
dissi sedendomi sul bordo del letto matrimoniale di Jasper ed Alice.
<<
Comunque
sta tranquilla, con me verranno anche Jasper, Rosalie…
>>.
<<
Ed
io. Hanno incastrato anche me. >>, disse Emmett entrando
nella stanza.
<< Ehi piccolina esci di lì,
quell’armadio nasconde trappole che fanno
paura anche a me e se ti perdi non verrò a cercarti
>>, disse mettendosi
davanti la porta dell’armadio e richiamando
l’attenzione di Aurora, che con un
sorriso uscii dalla giungla di vestiti e scarpe.
<<
Quello
che non capisco… >>, cercai ancora di farla
ragionare, ma fui interrotta
dal suo sguardo inceneritore.
<<
Se
tu non vuoi venire a fare shopping non ti obbligo, ma non puoi vietarlo
anche a
me >>, disse irritata. << Andiamo Aurora,
siamo in ritardo >>,
e prendendola fra le sue braccia uscii dalla stanza seguita da Emmett,
non
senza prima minacciarmi. << E comunque non temere conosco
perfettamente
le tue misure, non ho bisogno della tua presenza fisica per rinnovarti
il
guardaroba >>.
E scendendo
dalle scale, sentii ancora le sue imprecazioni su come una persona
possa essere
totalmente priva di passione nei confronti della moda.
Era la prima
volta che Alice si arrabbiava con me e sinceramente non sapevo cosa
avevo detto
di così sbagliato.
Incredula ed
irritata scesi giù in garage, dove sapevo che avrei trovato
Edward e Jacob che controllavano
il motore della Aston Martin.
<<
Bella,
prima di andar via Alice mi ha detto di chiamare tua madre. A quanto
pare sta
pensando di fare un viaggetto per venirti a trovare e per sua sfortuna,
si
troverebbe qui proprio il giorno dell’arrivo dei Volturi
>>, mi avvisò
ancora con la testa bassa, mentre guardava assorto il motore.
<<
Cavolo
Bells! Come mai quella faccia? Ti è scappato il cervo da
sotto i canini? >>,
scherzò Jacob, che invece aveva alzato lo sguardo al mio
ingresso in garage.
Incuriosito
dal suo commento, Edward si girò a guardarmi, per valutare
la situazione.
<<
Amore
perché mi sembri arrabbiata? >>, ovviamente
non potendomi leggere nel
pensiero, lui andava sempre a tentativi, anche se ormai mi conosceva
talmente
bene, che da ogni minimo movimento del mio viso o del mio corpo, capiva
il mio
stato d’animo.
<<
Alice
>>, dissi solo.
<<
Ti
ha turbato la vostra piccola lite? >>, chiese apprensivo.
In quella casa
non esisteva privacy ed era normale che avesse sentito tutta la nostra
discussione.
<<
È
la prima volta che si agita così con me e sinceramente non
capisco il perché di
tanta rabbia. Trovo assurdo che volesse trascinarmi a fare shopping per
un
progetto futuro che non siamo neanche sicuri possa esserci
>>, dissi
nervosa.
Prese il
canovaccio appoggiato sulla sua spalla e pulendosi le mani si
avvicinò a me.
<<
Tesoro,
capisco quello che vuoi dire, ma devi vederla dal suo punto di vista
>>,
disse sfiorendomi la guancia con un dito, fino a posarlo sul mio
broncio. Non
capivo di quale punto di vista stesse parlando. Dovevo far passare la
mania,
anzi l’ossessione di Alice per lo shopping normale, anche a
due giorni prima di
uno scontro che ci avrebbe coinvolti tutti, con risultati al quanto
incerti?
Interpretando la mia espressione, Edward continuò.
<< Alice ha sempre
avuto tutto sotto controllo grazie al suo potere, ma questa volta il
coinvolgimento di Aurora e dei lupi la rende completamente cieca e il
nostro
futuro è talmente intrecciato con quello del branco e di
nostra figlia, che
anche sforzandosi, non riesce a vedere neanche un fotogramma del futuro
di
tutti noi. Questa giornata di distrazione e preparazione per il
college, è il suo
modo per sfogarsi e organizzare un futuro che spera ci sarà
ancora dopo questo
brutto episodio >>.
Ok, adesso
il mostro ero io.
I sensi di
colpa mi trafissero. Se mi fossi concentrata un po’ di
più, tutto queste cose
le avrei capite da sola e forse, e dico forse, mi sarei sottomessa alla
sua
pazzia dello shopping o comunque avrei rifiutato l’invito con
più delicatezza.
<<
Tutto
questo mi ha portato lontano da tutti. Mi sono talmente concentrata
sugli
allenamenti, le tattiche; che ho trascurato tutti voi, senza capire che
dovevo
approfittare di questi giorni per poter passare del tempo con la mia
famiglia >>,
dissi avvilita, rendendomi conto di aver trascurato tutti, specialmente
mio
padre Charlie. Erano cinque giorni che non andavo a trovarlo. Aveva
passato più
tempo Aurora con lui, che io. Seth
la
portava a casa sua e Seth la riportava a casa Cullen a fine serata.
<<
Tesoro
non devi sentirti in colpa. Il tuo comportamento, è la
conseguenza di tutto quello
che stai affrontando. Ti senti colpevole del pericolo che incombe su
tutti noi,
anche se nessuno ti incolpa di niente >>, disse Edward
accarezzandomi la
guancia con il pollice con movimenti circolari e rilassanti.
<<
Credo
chi sia meglio che vada a chiamare mia madre per evitare una sua visita
e poi
farò un salto da mio padre, per avvisarlo che ho dovuto
mentire a Renee per non
farla venire qui >>, dissi cercando di distogliere la mia
mente dai
pensieri negativi che la invadevano.
<<
Dov’è
la Volvo? >>, chiesi guardandomi in giro.
<<
L’hanno
presa i Eleazar e la sua famiglia >>, rispose Edward
tornando con la
testa sotto il cofano alzato della sua Aston. << E la gip
di Emmett? >>,
chiesi ancora.
<<
La
stanno usando le amazzoni con Nauhel e sua zia >>, disse
tranquillo.
Non chiesi
nemmeno dove fosse la Mercedes di Carlisle e la BMW di Rosalie,
perché sapevo
benissimo che le avevano prese Carlisle per andare a lavoro ed Esme per
andare
a consegnare un progetto di una casa da ristrutturare. Ma dove erano
andati gli
altri? Se fossero andati a caccia, di sicuro non avrebbero preso le
auto.
<<
Ma
dove sono tutti? >>, chiesi incuriosita.
<<
Diciamo
che Alice è stata molto persuasiva con tutti
>>, rispose Edward con un
sorriso sghembo.
<<
Ha
persino convinto Leah ad andare con lei! >>, disse Jacob
con un tono tra
l’incredulo e triste.
<<
E
come mai non è riuscita a convincere anche voi?
>>.
<<
Io
dovevo sistemare il motore della mia adorata >>, disse
accarezzando
delicatamente la carrozzeria dell’auto sotto di lui.
Cavolo a
volte riusciva a farmi ingelosire anche di un auto.
E prima che
potessi sfogarmi contro l’oggetto della mia gelosia
insensata, mi rivolsi a
Jacob che continuava a trafficare con le mani tra i pezzi del motore.
<<
E
come mai tu non stai scodinzolando dietro la tua ragazza?
>>, chiesi
ancora più curiosa. Era strano vederli separati da quando
avevano avuto
l’impriting.
<<
Diciamo
che ultimamente Leah è diventata più intrattabile
del solito. I suoi continui
sbalzi di umore mi stanno facendo impazzire. Quando penso di fare
ciò che
vuole, è sempre la cosa sbagliata e se faccio ciò
che mi chiede esplicitamente,
sbaglio sempre qualcosa >>, disse in tono rassegnato e
ancor più triste.
<<
Dai
sarà solo il suo periodo del mese >>, dissi
affiancandomi a lui e
dandogli una pacca sulla spalla.
<<
Certo.
Certo >>, rispose atono.
Appena Jacob
andò via Edward mi raggiunse in cucina, dove appoggiata al
meraviglioso e
tecnologico frigorifero, stavo ancora al cellulare con mia madre.
<<
Si
mamma, appena torno da Hannover ti chiamo e potrai venirmi a trovare
quando
vuoi >>, dissi sorridendo esausta di ripetere di nuovo
quella balla
colossale.
Ma cosa
altro potevo dirle? Che non poteva venire perché aspettavamo
la visita di un
clan di vampiri italiani, con intenzioni tutt’ altro che
amichevoli?
Ovviamente
no, quindi l’avevo chiamata con la scusa di raccontarle di
come ero entusiasta
della visita a sorpresa che Edward
e la
sua famiglia mi avevano regalato. E di come mi stessi divertendo a
visitare il
mio futuro college con quasi due settimane di anticipo, quando ancora
era mezzo
deserto.
<<
Certo
mamma! Ci saluteremo prima che io parta definitivamente per il college
>>.
E dopo aver
ascoltato ancora una volta, tutte le sue lamentele di come la sua
sorpresa era
sfumata, mi salutò con un “ Ti voglio bene
” e un “ saluta Billy ”.
<<
Ti
voglio bene anche io mamma. A presto >>.
E prima che
iniziassi a singhiozzare e mandare a monte tutta quella telefonata
falsa,
chiusi la comunicazione.
Non vedevo
mia madre da tantissimo tempo e anche se aveva accettato il cambiamento
della
mia voce, con qualche scusa medica, non sapevo quanto avrebbe accettato
il
cambiamento del mio corpo e la mia nuova vita. Della mia vita attuale,
era
all’oscuro di molte cose, come anche dell’esistenza
di Aurora. Ma tutte queste
cose passavano in secondo piano, quando pensavo che forse non ci
sarebbe
neanche stato modo di mostrarle la mia nuova vita. Che forse tra soli
due
giorni, tutto sarebbe cambiato e tutto sarebbe finito.
Tutti questi
“ forse ” rimbombavano nella mia mente, come
l’eco di una voce solitaria ed
impaurita, in un bosco buio e spaventoso. Ecco cos’era il
nostro futuro
un’incognita buia e spaventosa.
Edward si
avvicinò a me e mi abbracciò.
<<
Andrà
tutto bene >>, mi sussurrò per confortarmi.
Dopo aver
avvisato mio padre di supportare la mia bugia, in eventuale chiamata di
mia
madre, decidemmo di andare un po’ a caccia.
Erano giorni
che non mi nutrivo, gli allenamenti avevano occupato la maggior parte
dei miei
pensieri e quando non mi allenavo passavo ogni istante con Aurora ed
Edward; ma
a quanto pare avevo ignorato troppo a lungo il bisogno di nutrirmi,
visto che
Edward avevo un’espressione abbastanza preoccupata, quando
con il suo indice mi
accarezzava piano quei segni violacei che incorniciavano la base dei
miei
occhi.
<<
Sai
non dovresti ridurti così >>, disse Edward
mentre correvamo nel bosco.
<< Dovresti
nutrirti più spesso >>.
<<
Non
ne sentivo il bisogno >>, mi giustificai.
<<
Sei
ancora una neonata, non credo che la tua sete non si sia fatta sentire
>>.
<<
Non
più di tanto >>, replicai.
<<
I
tuoi occhi e quelle occhiaie dicono il contrario >>,
disse sorridendomi.
<< Sei sempre la solita. Minimizzi sempre tutto
>>, disse scuotendo
la testa.
<<
Comunque ora siamo
a caccia, quindi concentrati o ti
batterò di nuovo >>, tagliai corto e scomparvi
fra gli alberi.
<<
Non
questa volta >>, disse ridendo Edward, superandomi con la
sua velocità.
Rientrammo
in casa completamente sporchi e con i vestiti strappati.
<<
Quell’orso
era mio >>. Stavamo ancora discutendo della caccia e di
come mi aveva
rubato la preda che avevo individuato.
<<
Neanche per sogno!
Io ho fiutato per primo la
sua scia >>, si impuntò.
<<
Stai
scherzando spero. Io ero già sulle sue tracce, quando tu sei
sbucato dal nulla >>.
<<
Ok,
allora siamo pari. Ci siamo divisi la preda, quindi basta discutere
>>,
disse tranquillo avviandosi su per le scale.
Scattai in
avanti e mi parai davanti a lui, un gradino più in alto.
<< No mio caro!
Un puma e mezzo orso, non equivalgono ad un orso e mezzo. Quindi anche
questa
caccia l’ho vinta io >>, dissi premendo la
punta del mio indice sul suo
torace, nel punto in cui la stoffa era stata distrutta da un mio
graffio che
però non aveva ferito la sua pelle diafana.
Il dito
scese piano lungo tutto lo strappo della sua camicia e si
fermò sotto il suo
petto scultoreo.
Sentii
chiaramente un brivido percorrerlo e alzò il viso fissandomi
con uno sguardo
seducente.
<<
Non
scherzare. La tua prima preda era un giovane grizzly ed è
equivalente al mio
grosso puma >>, disse portandosi sul mio stesso gradino e
incollando i
nostri corpi, mentre il suo braccio avvolgeva il mio bacino e la sua
mano
scendeva delicatamente sul mio fondoschiena, facendomi aderire ancor di
più a
suo bacino.
<<
Ed..ward
>>, dissi iniziando e fremere dal desiderio. Le mie mani
si insinuarono
sotto i brandelli della sua camicia e iniziai ad accarezzare ogni
angolo della
sua schiena, mentre le mie labbra si scontrarono con le sue per un
bacio dolce,
che prestò si tramutò in un bacio che di casto
aveva ben poco.
Ma
perché
dovevamo aspettare il matrimonio? E chi ci assicurava che ci fosse un
matrimonio? Potevamo morire tutti e noi non avremmo mai fatto
l’amore.
Stavo per
esporgli il mio pensiero quando la porta di ingresso si aprii.
<<
Ciao
ragazzi >>, disse Esme sorridente. Noi ci staccammo
subito e dopo aver
salutato iniziammo ad incamminarci su per la nostra stanza.
<<
I
vostri vestiti sono distrutti >>, ci fece notare.
<<
Ehm…
ci siamo contesi una preda >>, dissi imbarazzata.
Il sorriso
di Esme le morii sulle labbra. Che si fosse arrabbiata
perché ci eravamo
azzuffati? Ma poi seguii il suo sguardo e vidi anche io quello che
vedeva Esme.
<<
Oh,
oh! > >, l’esclamazione di Edward mi mise in
allarme. Prima di entrare in
casa non ci eravamo tolti le scarpe piene di fango e il risultato era
un
ingresso, parte del salotto e più di mezza scalinata, sporca
di fango e alcuni
rametti e foglie che avevamo tra i nostri capelli e che si erano
staccati da
noi.
Il dolce e
amorevole viso di Esme, diventò presto spaventoso.
<<
Siamo
nei guai vero? >>, bisbigliai ad Edward, ce si
limitò a dirmi di si solo
con il movimento della testa.
<<
Vi
do meno di trenta secondi per far ritornare questo posto pulito, come
quando,
l’ho lasciato io questa mattina. E se su questo parquet
d’epoca, rimarrà anche
solo un alone, sarà peggio per voi >>, disse
in tono glaciale.
Avevo
sentito più volte da Emmett, Jasper ed
Edward, di come la loro dolce madre, poteva trasformarsi in qualcosa di
pericoloso e letale, ma non avevo mai creduto ai loro racconti e ogni
volta che
immaginavo Esme come ad un vampiro spaventoso, non ci riuscivo mai. Ma
questa
volta, mi dovetti ricredere e constatare di come lo sguardo e il tono
della
splendida signora Cullen, mi facesse accapponare la pelle.
Ci mettemmo
subito all’opera e per nostra fortuna, il fango non aveva
intaccato il legno di
quel prezioso parquet.
Appena finimmo,
- in meno di trenta secondi -, andammo subito a farci una doccia e a
cambiarci
i vestiti.
Da sotto il
getto della doccia, sentii chiaramente la voce del resto della famiglia
Cullen
e dei nostri ospiti, rientrare dalla loro giornata di shopping.
Uscii dal
bagno e velocemente mi vestii e andai in salone, dove trovai la maggior
parte
di loro.
<<
Ah
Bella cara. Ho appena infornato una torta per tuo padre, saresti
così gentile
da portargliela questa sera? >>, mi chiese dolce Esme.
In lei non
cera più la minima traccia del tono e dello sguardo, avuto
poco prima.
<<
Certo
>>, dissi sorridendo.
Quando
constatai che Alice non era nel salone con gli altri, andai verso la
sua
stanza. Arrivata davanti alla porta, presi un bel respiro e mi preparai
mentalmente il lungo discorso di scuse che le avrei fatto.
<<
Entra!
>>, disse tranquilla ancor prima che bussassi. Aprii la
porta e la vidi
intenta a far spazio ai nuovi acquisti, in uno dei suoi armadi.
<<
Alice…
io… >>, tentai di dire.
<<
Si,
si. Scuse accettate. Ma ora siediti e guarda >>, disse
con un sorriso abbagliante.
Mi convincevo sempre di più che in quella famiglia avevano
la straordinaria
capacità di cambiare umore ad una velocità
straordinaria, o più semplicemente
potevano soffrire di disturbi della personalità.
Alice saltellò euforica
verso una montagna
di buste colorate e ricoperte di
scritte e firme prestigiose, piene di chissà quante cose.
Davanti ai
miei occhi passo un’enorme quantità di vestiti,
scarpe, borse e accessori tutti
abbinati e di una moltitudine di colori. In me si fece strada un
cattivo
presentimento.
<<
Hai
svaligiato il negozio per rifarti tutto il guardaroba?
>>, chiesi
speranzosa, che tutto quello che mi aveva mostrato fosse suo.
<<
Oh
certo che si >>, disse felice come una bambina la mattina
di natale,
mentre io sospirai per il sollievo. << Ma tutti i miei
acquisti li ho già
sistemati nel mio armadio >>, disse con un sorriso da
nana malefica.
Questo era il momento della sua vendetta, me lo sentivo.
<< Tutto quello
che hai visto >>, e non era una mia impressione che
avesse accentuato
quel “ tutto ”, << fa parte del tuo
nuovo guardaroba da universitaria >>,
e disse le tremende parole che uccisero le mie speranze.
Ciò
che
avvenne dopo, non potevo di certo evitarlo. Era la sua vendetta e la
mia pena
da subire per farmi perdonare di non essere andata con lei a fare
shopping.
Tutte le
vampire donne presenti nella casa, furono riunite
nella stanza di Alice. Rosalie entrò con
imbraccio Aurora che corse da me sorridente.
<<
Mamma
mi sei mancata >>, disse saltando fra le mie braccia.
<<
Anche
tu piccolina >>, dissi posando le mie labbra sulla sua
fronte. << Ti
sei divertita? >>, le chiesi curiosa.
<<
Si!
Zia Alice mi ha comprato tantissimi vestiti. Poi zio Emmett e Nahuel mi
hanno
portato al parco giochi. E quando sua zia Hueil e Zafrina, Senna e
Kachiri sono
arrivate per avvisarci che dovevamo andare via, tutti i bambini sono
andati da
loro pensando che fossero le attrazioni di quel pomeriggio
>>, disse
ridendo al ricordo di quella giornata.
<<
Beh
è stato un po’ difficile convincere quei bambini
che non eravamo le attrazioni
del parco giochi, ma le madri per fortuna le hanno allontanati da noi
perché
intimoriti dal nostro aspetto >>, disse sorridendo
Zafrina.
Non capii la
gravità della mia pena da scontare, almeno fino a quando non
mi accorsi di un
piccolo paravento sistemato da Alice, in un angolo della stanza.
<<
Bella
è tutto pronto >>, disse chiamandomi.
<< Signore prendete posto,
tra pochi istanti assisterete ad una sfilata privata >>,
disse
sghignazzando.
Le vampire
presero posto un po’ a casaccio nella stanza, approfittando
del letto, della
scrivania o di qualche sedia per sedersi.
<<
Tu
non puoi farmi questo >>, dissi esasperata ad Alice.
<< Sai che non
amo essere al centro dell’attenzione >>, ma
continuò ad ignorarmi e a
spingermi dietro il paravento. << Ti prego
>>, piagnucolai.
Ma neanche
le mie suppliche la fermarono e con un sorriso sempre stampato in volto
mormorò: << Se fossi venuta con me, avresti
provato direttamente in
negozio quello che bisognava comprare, ma visto che ho dovuto prendere
un po’
di tutto, ora devi provarli per vedere ciò che ti sta meglio
>>, mi
spiegò tranquilla.
E mentre le
sue mani mi infilavano il primo vestito, esposi le mie lamentele.
<< Si,
ma tutta questa messa in scena era necessaria? >>.
<<
È
un momento come un altro per passare
il
tempo tra donne e poi più ne siamo, meglio sapremo
consigliarti >>, e mi
spinse fuori per mostrare il primo vestito.
<<
Girati
>>.
<<
Cammina
>>.
<<
Gira
su te stessa >>.
<<
Bello
>>.
<<
Ti
dona >>.
<<
Colore
meraviglioso >>.
E
così
dicendo ogni donna presente della stanza, commentò tutta la
sfilata, con il
risultato che ogni vestito e persino ogni braccialetto, era come se
fosse stato
creato per me.
Mentre
rimettevo il semplice jeans scolorito e la mia magliettina verde,
sentii Tanya
chiedere bisbigliando ad Alice, quando avrebbe mostrato il contenuto
dell’enorme sacca copri abito, con cui era tornata, dopo
essere sparita
un’oretta dalla loro vista, al centro commerciale.
Alice
tagliò
corto e rispose a Tanya con un << A
tempo debito >>.
<<
Sapevo
che ti sarebbe stato tutto a pennello >>, disse serena.
Ma la sua
affermazione, mi mandò in bestia. << Tu, TU!
Mi hai fatto subire questa
pagliacciata, sapendo che tutti i capi che hai comprato mi sarebbero
stati
bene? >>.
<<
Dai
ci siamo divertite >>, disse arretrando di qualche passo,
mettendo le
mani davanti al suo corpo e sforzandosi di sorridere.
<<
Divertite?
>>, sputai in un ringhio.
Ed ecco come
quando meno te lo aspetti, la mia natura vampira da neonata si faceva
sentire e
a volte scattava per delle stupidaggini.
<<
Alice,
riconosco quello sguardo. Scappa fin quando sei in tempo. Non vorrai
mica
ritrovarti senza una mano come è successo a me
>>, disse ridendo Tanya.
Ed Alice
uscii correndo dalla sua stanza gridando. << Jaaasperrr!
Ti prego fermala
>>.
Sapevo a
cosa si riferisse, perché un istante fa i suoi occhi erano
diventati vacui,
proprio nel momento in cui avevo deciso di distruggere tutti i suoi
nuovi
acquisti, e non parlavo di quelli fatti per me, ma di quelli che aveva
fatto
per se.
Mi avvicinai
minacciosa al suo armadio e nessuno delle presenti si mise tra me e
quell’enorme struttura.
<<
Te
la sei cercata tu questa volta >>, ridacchiò
Edward, che doveva essere
accorso alle urla della sorella.
<<
No,
il vestito di Versace noooo >>, l’urlo
disperato di Alice coprii il suono
del tessuto che veniva fatto a pezzi.
Le risate
generali, erano mescolate ai mormorii dispiaciuti di vedere un vestito
così
bello distrutto. Stavo giusto afferrando un secondo vestito a casaccio,
quando
sentii i miei nervi rilassarsi tutti insieme e troppo velocemente,
tanto da
farmi quasi sentire priva di forza, ma tranquilla e senza traccia di
rancore
verso Alice.
<<
Grazie
Jasper >>, disse quasi singhiozzando Alice, saltando al
collo del suo vampiro.
La prossima
volta il folletto di casa Cullen ci avrebbe pensato due volte, prima di
ripercuotere su di me le sue vendette.
<<
Allora
mia figlia non mi ha dimenticato!? >>, disse sarcastico
Charlie, aprendo
la porta.
<<
Vengo
in pace! E porto con me un dono >>, dissi sorridendo
lievemente e
mettendo la torta fra me e lui.
Si
scansò e
ci fece entrare.
Aurora si
avvinghiò alla gamba del nonno, felice di vederlo, mentre
Charlie stava
stringendo la mano ad Edward.
Passammo una
serata tranquilla e in tarda serata ci raggiunse Seth dal suo giro di
ronda e
Jacob e Leah poco dopo.
Era evidente
che qualcosa non andava. Leah era strana e scontrosa un po’
con tutti e
guardava nervosa Edward.
Doveva per
forza essere successo qualcosa, da quando Jacob e Leah avevano avuto
l’imprinting, tutti e due, ma specialmente lei, erano la
felicità fatta a
persona; mentre ora alternava momenti di dolcezza a momenti di rabbia
immotivata.
Guardai
interrogativa Edward, avevo bisogno di capire cosa passasse per la
testa di
Leah e lui era l’unico a poterlo sapere.
Quando la
serata giunse al termine, salutammo tutti, con la promessa che sarei
passata
nella giornata successiva. Non me la sentivo di dare un saluto
definitivo
quella sera. Il giorno dopo con più calma avrei spiegato a
mio padre che le
cose sarebbero potute cambiare.
Appena
entrammo in macchina Edward parlò: << Devi
parlare con Leah, devi
convincerla a farsi fare delle analisi da mio padre >>.
<<
Perché
non sta bene? Lo sai che non vuole farsi visitare. Cosa sta succedendo?
>>.
<<
Chiedi
a lei. Sente il bisogno di sfogarsi con qualcuno che non sia Jacob
>>,
disse Edward.
<<
Allora
tu porta Aurora a casa, io rimango qui e cerco di parlare da sola con
Leah >>,
dissi scendendo dalla macchina.
Edward fece
un cenno positivo con la testa e mi salutò con un bacio a
fior di labbra.
Bussai di
nuovo a casa di Sue, pensando ad una scusa per parlare da sola con
Leah, senza
Jacob nei paraggi, ma non ce ne fu bisogno, perché Leah mi
aprii la porta e
vidi chiaramente Jacob concentrato a vedere una partita di football con
mio
padre.
<<
Dobbiamo
parlare! >>, dissi sottovoce.
<<
Lo
sapevo che quel succhia pensieri del tuo ragazzo era entrato nella mia
testa >>,
disse sconfitta.
<<
Non
avevo bisogno di Edward per capire che c’è
qualcosa che non va >>, dissi
a monocorde.
Iniziammo a
passeggiare lontane da casa sua e arrivammo presto sulla spiaggia di La
push.
Era davvero da tanto che non ci venivo. Ci sedemmo sul tronco, che
riconobbi
essere quello su cui un tenero Jacob mi aveva svelato le segrete
leggende dei
Quiliute e con esse, mi aveva svelato l’esistenza dei
vampiri. Mi persi un po’
nei ricordi sfocati della mia vita umana, ricordando tutte le volte,
che ero
stata su quella spiaggia. Io e Leah ci incantammo a fissare il
meraviglioso spettacolo
del mare davanti a noi. Una timida luna si specchiava fra le onde che
infrangendosi sul bagno asciuga a pochi metri da noi, creavano una
leggera e
candida schiuma che volava, sollevata dal leggero venticello che
scuoteva anche
i nostri capelli.
<<
Credo
che il mio corpo si sia bloccato di nuovo >>, disse
improvvisamente
calciando una pietra.
Sapevo cosa
voleva dirmi, si stava ritrasformando in un lupo.
<<
Ne
sei sicura? >>, chiesi poggiandole una mano sulla sua. La
sua pelle era
calda, ma infondo anche quando era ritornata umana, la temperatura del
suo
corpo era diminuita, ma era sempre sopra la media.
<<
Si.
Questo mese non ho avuto il ciclo e credo che dipenda dalla presenza di
troppi
vampiri nel territorio >>, mi spiegò.
<<
Magari
è solo un ritardo per il troppo stress di tutta questa
storia >>, dissi
speranzosa.
<<
No!
Mi sento diversa e a stento riesco a trattenere la rabbia
>>, poi si
rabbuiò.
<<
Quando
tutto questo sarà finito, ritornerai ad essere tranquilla e
vedrai che tutto
riprenderà a funzionare >>, la confortai. Ma
qualcosa nel suo sguardo mi
disse che aveva qualcosa di più che la preoccupava.
<< Qual è il vero
problema? >>, chiesi.
<<
E
se subissi di nuovo la trasformazione e l’imprinting tra me e
Jacob si
spezzasse? >>, chiese con le lacrime agli occhi.
Allora era
questo il fulcro della sua preoccupazione.
<<
Già
è diverso. Non è più come prima, si
sta allontanando >>, disse disperata.
L’abbracciai
forte e dopo svariati minuti , l’allontanai posando le mani
sulle sue spalle.
<<
Jake
ti ama! Se il vostro imprinting si spezzasse, le cose non
cambierebbero. Voi
non siete sotto un incantesimo, la vostra storia non è il
gioco di chissà quale
leggenda. Voi siete uniti dal vostro amore, l’imprinting
è solo qualcosa in più
che vi tiene uniti. E lui, non si sta allontanando. Jake non capisce
cosa sta
succedendo e non sa come comportarsi. È un ragazzo, ed
è risaputo che il sesso
maschile non è molto pratico con i nostri sbalzi
d’umore >>, dissi
sorridendo.
<<
Forse
hai ragione >>, disse tirando su con il naso.
<<
Non
esiste nessun forse. È così, punto
>>.
<<
Grazie
Bella >>.
<<
Non
ringraziarmi perché ti sto per obbligare a fare qualcosa che
non ti piacerà >>.
Mi
guardò
interrogativa.
<<
Tu
ora, anche se è tardi vieni con me da Carlisle e ti fai
visitare una volta per
tutte >>.
<<
Sognatelo
>>.
<<
Ti
ricordo che sei umana ora. E se è necessario ti
porterò di peso alla villa >>,
dissi avvicinandomi minacciosa.
<<
Tu.
Non. Oserai… >>.
Ma prima che
finisse la sua intimazione, eravamo già verso la strada che
portava a casa
Cullen.
<<
Tu
vampira da strapazzo, se solo oserai di nuovo prendermi con la forza e
correre
come una pazza per la foresta, puoi dichiararti morta. Ma morta sul
serio >>,
disse seguendomi su per i gradini della veranda.
<<
E
non ignorarmi >>, continuava a gridarmi dietro anche una
volta entrati.
<<
Leah
che sorpresa averti qui >>, la salutò Esme.
<<
Buonasera
Esme > >, rispose tutta smielata Leah.
Forse era
proprio questa casa ad influire sulle doppie personalità
delle persone. Un
attimo prima Leah mi sbraitava contro e un attimo dopo rispondeva ad
Esme con
un tono così dolce?
<<
Nessuno
si avvicinerà al mio braccio con un ago. Hai capito?
>>. Stava di nuovo
urlando.
<<
Leah
tesoro, gradisci un po’ di torta al cioccolato?
>>, s’intromise di nuovo
Esme tra un urlo e l’altro.
<<
Grazie.
Muoio di fame >>, rispose di nuovo tranquilla. Ma se
aveva svuotato il
frigo di casa sua nemmeno mezz’ora fa.
<<
E
comunque chiamo Jacob e dico di venire qui a prendere a calci quel tuo
sederino
bianco e marmoreo >>, sbraitò ancora Leah,
mentre io salivo su per le
scale per andare a dare la buonanotte ad Aurora e a mettere al corrente
Carlisle
delle condizioni di Leah.
<<
Qualcuno
qui è parecchio infuriata >>, disse il vocione
di Emmett, che stava
rientrando da una caccia in quel momento.
<<
Cerchi rogne? >>, gli ringhio Leah contro.
<<
No,
no >>. E con le mani alzate, Emmett corse di sopra.
Quando scesi
giù con Carlisle, Leah era intenta a mangiare un gran pezzo
di torta al
cioccolato e chiacchierava tranquilla con Esme.
<<
Leah,
Bella mi ha detto che hai bisogno di essere visitata >>,
disse pacato il
dottore di casa.
<<
Si
è vero >>, rispose tranquilla.
Forse non
avevo sentito bene. Leah aveva detto che era vero e aveva detto di si
come se
nulla fosse?
<<
Dai
Bella non guardarmi così. Prima avevo solo bisogno di
sfogarmi e poi ho parlato
con Esme, e lei crede… >>, ma non
terminò la frase, perché sorrise e
arrossì di colpo.
<<
Leah
mi ha raccontato i suoi sintomi, e credo che i suoi sbalzi
d’umore, la sua fame
>>, disse indicando la teglia della torta che era stata
quasi del tutto
svuotata, << e il suo ritardo… beh non siano
da associare alla
trasformazione in lupo >>, disse pacata e sorridente
Esme, mentre
accarezzava il braccio di una Leah ancora più sorridente.
Però
io
continuavo a non capire, mentre vidi chiaramente che Carlisle al mio
fianco,
aveva iniziato a sorridere anche lui.
<<
Scusate,
ma vorrei capire anche io >>, dissi stufa di tutti quei
sorrisini.
Fu Carlisle
a parlare.
<<
Gli
esami del sangue possono aspettare; Leah adesso ha bisogno solo di una
ecografia. Se me lo permetterai >>, chiese Carlisle.
Ma come
avevo fatto a non capirlo prima anche io?
Leah era
incinta!!!!
SIETE
GIUNTI AL TERMINE DEL CAPITOLO SENZA ADDORMENTARVI???
ASPETTO IL VOSTRO PARERE… NON LASCIATEMI A BOCCA ASCIUTTA!!!
;-)