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Autore: nefertiry85    28/10/2010    7 recensioni
Avete mai pensato cosa sarebbe successo a Bella se quel giorno che incontra Laurent nella radura i licantropi non fossero intervenuti in tempo? Beh io un giorno mi sono posta questa domanda e ho pensato di scrivre questa Fan Fiction..spero che vi piacerà e che non vi deluderà... Mentre sentivo che le fredde labbra e i denti di Laurent si avvicinavano al mio collo, seguite dal dolore, i suoi denti mi lacerarono la pelle e la carne. AVVISO: PER CHI FOSSE INTERESSATO A LEGGERE LA MIA FF DICO DA SUBITO DI NON FARVI INGANNARE DAL PRIMO CAPITOLO CHE è SIMILE AL LIBRO...TUTTO CAMBIA DAL SECONDO CAPITOLO..
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quileute
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Raga perdonate la mia lunga assenza, ma face book e altri siti mi hanno messo Ko il computer riempiendolo di virus e ciò mi ha rallentato la scrittura di qst capitolo.

Ma hanno inciso anche altri fattori, come gli appuntamenti con il mio prof di tesi che ogni volta che devo andare da lui, devo arrivare in culonia per raggiungere il suo studio e quando ci vado, la sera torno troppo distrutta per mettermi al pc.

Cmq vi avviso che ieri mi sono messa di impegno per concludere il capitolo, visto che questo pomeriggio porterò il mio computer da un tecnico per sistemarlo, formattarlo e non so che altro, quindi suppongo che non potrò scrivere per un po’, o almeno fino a quando non riavrò indietro il mio adorato computer.

Già mi dispero al sol pensiero di come farò senza computer ed internet!!! Virus del cavolo…

Ma tornando alla storia. Visto che lo scorso capitolo è stato alquanto corto e che non ho aggiornato per 2 settimane e non aggiornerò di nuovo fino a quando nn avrò di nuovo il computer, mi faccio perdonare con un capitolo mooooolto lungo.

Spero non vi dispiaccia e non vi tedi!!!

Un bacione e buona lettura.

P.s.= Mi dispiace non potervi risp alle recensioni, ma sempre questi virus del cavolo non me le fanno vedere…

PERDONATE EVENTUALI ERRORI, MA HO DATO SOLO UNA RILETTURA VELOCE…

 

ULTIMI GIORNI

 

 

POV BELLA

 

<< Bella concentrati! >>, mi rimproverò Eleazar.

Da quando Alice ci aveva dato una scadenza, gli allenamenti aumentarono e per me invece non avevano quasi mai sosta.

<<  Ora prova ad includere tutti quanti, tranne me >>, continuò a  darmi istruzioni.

Tutta la mia famiglia, tra cui il clan dell’Alaska e le amazzoni  erano intorno a me, ma sparsi per tutti il giardino, lungo un largo raggio.

Con molta pazienza, allargai il mio scudo fisico e mentale  e con molta fatica, riuscii ad includere tutti loro, tranne Eleazar.

<< Bene >>, si complimentò, tastando quella barriera invisibile che lo separava da noi altri. << Edward ora prova ad attaccarmi >>, disse Eleazar.

Non avevamo mai fatto questo esercizio e non sapevo neanche io se Edward fosse riuscito a combattere da dietro allo scudo. Con mia grande sorpresa, invece, per lui fu semplice colpire Eleazar, mentre quest’ultimo, non riusciva ad assestare nessun colpo, trattenuto da una forza invisibile a pochi millimetri dal corpo di Edward.

Mentre l’allenamento proseguiva, mantenere lo scudo, mi era sempre più faticoso e quando Eleazar, vide ritornare Nahuel e sua zia dalla caccia per cui erano partiti il giorno precedente, li chiamò chiedendo loro di provare a combattere contro qualcuno presente sotto il mio scudo.

Mantenere lo scudo attivo  e farlo diventare come una pelle invisibile su Edward, mentre si muoveva e combatteva, era molto difficile e dovevo essere parecchio concentrata, quindi fare la stessa cosa con più di una persona, mi sembrava impossibile.

Non riuscii ad esporre il mio parere, perché tutto successe velocemente. Nahuel e sua zia, attaccarono Carmen ed Esme, che ovviamente non furono raggiunte mai da nessun colpo, mentre Eleazar continua imperterrito a combattere con Edward. Quando Esme e Carmen iniziarono anche loro a battersi, non riuscii a concentrarmi abbastanza e la stanchezza mentale prese il sopravvento. Lo scudo ritornò al suo posto con uno schiocco sonoro nella mia mente, proprio mentre Eleazar stava provando ad assestare un calcio dietro la schiena di Edward, che per sua sfortuna, lo raggiunse con una potenza inaudita, facendolo volare di molti metri , urlando dal dolore.

<< Edward >>, gemetti  correndo da lui disteso a terra.

Eleazar che ci aveva raggiunto, lo aiutò ad alzarsi. << Mi dispiace. Non volevo farti male, ma avevo caricato tutta la forza in quel calcio per provare la resistenza dello scudo, non pensavo si sarebbe disattivato >>.

<< È tutta colpa mia >>, dissi avvilita e abbassando gli occhi che mi pungevano per le lacrime che non sarei riuscita a versare. << Quando anche Esme e Carmen hanno iniziato a combattere, non sono riuscita a concentrarmi, per far aderire lo scudo al loro corpo e lo sforzo ha causato solo il rientro di esso >>, spiegai ancora più mortificata.

<< Amore nessuno se la prende con te. Hai già fatto ottimi progressi in così pochi giorni >>, disse abbracciandomi.

<< Si, ma non sono riuscita a proteggerti e tu ti sei stato colpito  e se questo accadesse in battaglia? Se non riuscissi a proteggere tutti voi? Se non riuscissi a proteggere te e Aurora? >>, dissi quasi singhiozzando, nascondendo il mio volto nell’incavo del suo collo. Ero consapevole di stare facendo una scenata quasi isterica davanti a tutti, ma in quel momento tutte le prospettive negative, mi investirono, travolgendo tutte le sicurezze che avevo. Se solo qualcuno di loro si fosse fatto del male, non sarei riuscita a perdonarmelo.

<< Bella sarai anche fortissima e con poteri straordinari, ma nessuno qui pensa che sei infallibile. Qui tutti siamo consapevoli che hai iniziato a prendere confidenza con il tuo nuovo potere solo da pochi giorni e nessuno si aspetta che tu faccia miracoli. Ovviamente sarà un arma in più su cui contare, ma se per qualche ragione tu non riuscirai a governare il tuo scudo fisico, avrai sempre quello mentale che sai usare molto bene e ognuno conterà solo sulle proprie forze e credimi non siamo degli sprovveduti >>, mi sorrise Eleazar.

Infatti aveva ragione. Il mio potere non era l’unico. Zafrina in caso di necessità, avrebbe utilizzato le sue illusioni; Kate poteva fulminare ogni vampiro si fosse avvicinato; Jasper poteva influenzare i loro umori; Alice avrebbe previsto ogni loro mossa ed Edward poteva leggere nel pensiero di chiunque. Io infondo ero solo un’altra vampira con due poteri e se uno dei due avesse fatto le bizze quel giorno, potevo sempre aiutare la mia famiglia e i miei compagni, neutralizzando tutti i poteri della guardia.

<< Hai ragione. Grazie >>,  dissi ringraziandolo e sentendomi un po’ risollevata da quel peso che sentivo incombere su di me.

 

Aurora stava giocando con varie bambole e vestiti, ovviamente regalo di Alice, per far nascere in lei l’amore per la moda sin da piccola; almeno era quello che sperava lei. Mancavano solo cinque giorni all’arrivo dei Volturi e nella mia testa mille pensieri e molti altre soluzioni prendevano forma rapidamente, come rapidamente le scartavo subito dopo.

<< Non permetterò che tu lo faccia >>.

Edward era entrato in salone scuro in volto. Mi bastarono pochi secondi per capire a cosa si riferiva. Alice doveva aver avuto un’altra visione su di me e lui doveva averla letta nella sua mente.

<< Stavo solo pensando a delle ipotesi >>, dissi tranquilla.

<< Alice non ha visioni sulle ipotesi, ma solo su decisioni prese >>, disse trattenendo a stento la sua rabbia. Si tratteneva per non spaventare Aurora e anche perché, non era sua intenzione essere arrabbiato con me.

<< Edward se la situazione si facesse critica, ritornare a far parte della guardia dei volturi, forse sarebbe l’unico modo per salvare tutti voi >>, dissi con voce carezzevole per addolcire la pillola. Questa soluzione non era nemmeno di mio gradimento, ma se Aro mi avesse promesso di lasciare in pace la mia famiglia, sarei stata disposta a sacrificarmi.

<< Non pensi agli altri? Chi si prenderebbe cura di Aurora? Ed io? Non pensi neanche a me? >>. La sua voce sembrava toccare l’isterismo. Capivo i suoi sentimenti e li condividevo appieno, neanche io potevo pensare di allontanarmi di nuovo da lui.

<< Se ho pensato a ciò e proprio per prendermi cura di tutti voi, ma neanche io voglio allontanarmi da voi, da te. Non temere, quella è solo l’ultima carta del mio mazzo, prima di essa ho molte altre carte vincenti da giocare >>, e sorridendo posai le mie labbra sulle sue.

 

 

<< Alice non posso credere che tu mi stia chiedendo di andare a fare shopping due giorni prima del loro arrivo >>, dissi quasi inorridita.

<< Tra poco più di una settimana partiremo per il collage e abbiamo bisogno di rinnovare il guardaroba. Non saremmo più liceali, dovremo dimostrare un’aria più matura >>, rispose seccata alle mie continue repliche.

<< Aurora, zia Alice va a fare compere, che dici di venire con me a Seattle? >>, si rivolse ad Aurora che frugava nell’armadio di Alice alla ricerca di non so cosa.

<< Siii >>, urlò felice da qualche angolo dell’armadio, la sua voce arrivò ovattata alle nostre orecchie, come se fosse sommersa da chissà quanti strati di vestiti.

Il mio sguardo preoccupato, mi fece conquistare un’occhiata truce da parte di Alice.

<< Dovrei ritenermi offesa. Hai paura di lasciare alle mie cure Aurora!? >>, suonava più come un’accusa, che come una domanda.

<< No, non è così >>, tentai di giustificarmi.

<< Ho capito! Non c’è bisogno di giustificarti. Hai paura che Aro possa aver mandato qualcuno in perlustrazione prima del loro arrivo e hai paura che io non possa averlo “ visto ” per colpa della cecità in cui mi induce Aurora >>, disse quasi scocciata con un tono che sembrava stesse dicendo una poesia.

<< A volte mi chiedo cosa serve parlare con una persona che conosce già le risposte >>, dissi sedendomi sul bordo del letto matrimoniale di Jasper ed Alice.

<< Comunque sta tranquilla, con me verranno anche Jasper, Rosalie… >>.

<< Ed io. Hanno incastrato anche me. >>, disse Emmett entrando nella stanza. << Ehi piccolina esci di lì, quell’armadio nasconde trappole che fanno paura anche a me e se ti perdi non verrò a cercarti >>, disse mettendosi davanti la porta dell’armadio e richiamando l’attenzione di Aurora, che con un sorriso uscii dalla giungla di vestiti e scarpe.

<< Quello che non capisco… >>, cercai ancora di farla ragionare, ma fui interrotta dal suo sguardo inceneritore.

<< Se tu non vuoi venire a fare shopping non ti obbligo, ma non puoi vietarlo anche a me >>, disse irritata. << Andiamo Aurora, siamo in ritardo >>, e prendendola fra le sue braccia uscii dalla stanza seguita da Emmett, non senza prima minacciarmi. << E comunque non temere conosco perfettamente le tue misure, non ho bisogno della tua presenza fisica per rinnovarti il guardaroba >>.

E scendendo dalle scale, sentii ancora le sue imprecazioni su come una persona possa essere totalmente priva di passione nei confronti della moda.

Era la prima volta che Alice si arrabbiava con me e sinceramente non sapevo cosa avevo detto di così sbagliato.

Incredula ed irritata scesi giù in garage, dove sapevo che avrei trovato Edward e Jacob che controllavano il motore della Aston Martin.

<< Bella, prima di andar via Alice mi ha detto di chiamare tua madre. A quanto pare sta pensando di fare un viaggetto per venirti a trovare e per sua sfortuna, si troverebbe qui proprio il giorno dell’arrivo dei Volturi >>, mi avvisò ancora con la testa bassa, mentre guardava assorto il motore.

<< Cavolo Bells! Come mai quella faccia? Ti è scappato il cervo da sotto i canini? >>, scherzò Jacob, che invece aveva alzato lo sguardo al mio ingresso in garage.

Incuriosito dal suo commento, Edward si girò a guardarmi, per valutare la situazione.

<< Amore perché mi sembri arrabbiata? >>, ovviamente non potendomi leggere nel pensiero, lui andava sempre a tentativi, anche se ormai mi conosceva talmente bene, che da ogni minimo movimento del mio viso o del mio corpo, capiva il mio stato d’animo.

<< Alice >>, dissi solo.

<< Ti ha turbato la vostra piccola lite? >>, chiese apprensivo. In quella casa non esisteva privacy ed era normale che avesse sentito tutta la nostra discussione.

<< È la prima volta che si agita così con me e sinceramente non capisco il perché di tanta rabbia. Trovo assurdo che volesse trascinarmi a fare shopping per un progetto futuro che non siamo neanche sicuri possa esserci >>, dissi nervosa.

Prese il canovaccio appoggiato sulla sua spalla e pulendosi le mani si avvicinò a me.

<< Tesoro, capisco quello che vuoi dire, ma devi vederla dal suo punto di vista >>, disse sfiorendomi la guancia con un dito, fino a posarlo sul mio broncio. Non capivo di quale punto di vista stesse parlando. Dovevo far passare la mania, anzi l’ossessione di Alice per lo shopping normale, anche a due giorni prima di uno scontro che ci avrebbe coinvolti tutti, con risultati al quanto incerti? Interpretando la mia espressione, Edward continuò. << Alice ha sempre avuto tutto sotto controllo grazie al suo potere, ma questa volta il coinvolgimento di Aurora e dei lupi la rende completamente cieca e il nostro futuro è talmente intrecciato con quello del branco e di nostra figlia, che anche sforzandosi, non riesce a vedere neanche un fotogramma del futuro di tutti noi. Questa giornata di distrazione e preparazione per il college, è il suo modo per sfogarsi e organizzare un futuro che spera ci sarà ancora dopo questo brutto episodio >>.

Ok, adesso il mostro ero io.

I sensi di colpa mi trafissero. Se mi fossi concentrata un po’ di più, tutto queste cose le avrei capite da sola e forse, e dico forse, mi sarei sottomessa alla sua pazzia dello shopping o comunque avrei rifiutato l’invito con più delicatezza.

<< Tutto questo mi ha portato lontano da tutti. Mi sono talmente concentrata sugli allenamenti, le tattiche; che ho trascurato tutti voi, senza capire che dovevo approfittare di questi giorni per poter passare del tempo con la mia famiglia >>, dissi avvilita, rendendomi conto di aver trascurato tutti, specialmente mio padre Charlie. Erano cinque giorni che non andavo a trovarlo. Aveva passato più tempo Aurora con lui, che io. Seth  la portava a casa sua e Seth la riportava a casa Cullen a fine serata.

<< Tesoro non devi sentirti in colpa. Il tuo comportamento, è la conseguenza di tutto quello che stai affrontando. Ti senti colpevole del pericolo che incombe su tutti noi, anche se nessuno ti incolpa di niente >>, disse Edward accarezzandomi la guancia con il pollice con movimenti circolari e rilassanti.

<< Credo chi sia meglio che vada a chiamare mia madre per evitare una sua visita e poi farò un salto da mio padre, per avvisarlo che ho dovuto mentire a Renee per non farla venire qui >>, dissi cercando di distogliere la mia mente dai pensieri negativi che la invadevano.

<< Dov’è la Volvo? >>, chiesi guardandomi in giro.

<< L’hanno presa i Eleazar e la sua famiglia >>, rispose Edward tornando con la testa sotto il cofano alzato della sua Aston. << E la gip di Emmett? >>, chiesi ancora.

<< La stanno usando le amazzoni con Nauhel e sua zia >>, disse tranquillo.

Non chiesi nemmeno dove fosse la Mercedes di Carlisle e la BMW di Rosalie, perché sapevo benissimo che le avevano prese Carlisle per andare a lavoro ed Esme per andare a consegnare un progetto di una casa da ristrutturare. Ma dove erano andati gli altri? Se fossero andati a caccia, di sicuro non avrebbero preso le auto.

<< Ma dove sono tutti? >>, chiesi incuriosita.

<< Diciamo che Alice è stata molto persuasiva con tutti >>, rispose Edward con un sorriso sghembo.

<< Ha persino convinto Leah ad andare con lei! >>, disse Jacob con un tono tra l’incredulo e triste.

<< E come mai non è riuscita a convincere anche voi? >>.

<< Io dovevo sistemare il motore della mia adorata >>, disse accarezzando delicatamente la carrozzeria dell’auto sotto di lui.

Cavolo a volte riusciva a farmi ingelosire anche di un auto.

E prima che potessi sfogarmi contro l’oggetto della mia gelosia insensata, mi rivolsi a Jacob che continuava a trafficare con le mani tra i pezzi del motore.

<< E come mai tu non stai scodinzolando dietro la tua ragazza? >>, chiesi ancora più curiosa. Era strano vederli separati da quando avevano avuto l’impriting.

<< Diciamo che ultimamente Leah è diventata più intrattabile del solito. I suoi continui sbalzi di umore mi stanno facendo impazzire. Quando penso di fare ciò che vuole, è sempre la cosa sbagliata e se faccio ciò che mi chiede esplicitamente, sbaglio sempre qualcosa >>, disse in tono rassegnato e ancor più triste.

<< Dai sarà solo il suo periodo del mese >>, dissi affiancandomi a lui e dandogli una pacca sulla spalla.

<< Certo. Certo >>, rispose atono.

 

 

Appena Jacob andò via Edward mi raggiunse in cucina, dove appoggiata al meraviglioso e tecnologico frigorifero, stavo ancora al cellulare con mia madre.

<< Si mamma, appena torno da Hannover ti chiamo e potrai venirmi a trovare quando vuoi >>, dissi sorridendo esausta di ripetere di nuovo quella balla colossale.

Ma cosa altro potevo dirle? Che non poteva venire perché aspettavamo la visita di un clan di vampiri italiani, con intenzioni tutt’ altro che amichevoli?

Ovviamente no, quindi l’avevo chiamata con la scusa di raccontarle di come ero entusiasta della visita a sorpresa che Edward  e la sua famiglia mi avevano regalato. E di come mi stessi divertendo a visitare il mio futuro college con quasi due settimane di anticipo, quando ancora era mezzo deserto.

<< Certo mamma! Ci saluteremo prima che io parta definitivamente per il college >>.

E dopo aver ascoltato ancora una volta, tutte le sue lamentele di come la sua sorpresa era sfumata, mi salutò con un “ Ti voglio bene ” e un “ saluta Billy ”.

<< Ti voglio bene anche io mamma. A presto >>.

E prima che iniziassi a singhiozzare e mandare a monte tutta quella telefonata falsa, chiusi la comunicazione.

Non vedevo mia madre da tantissimo tempo e anche se aveva accettato il cambiamento della mia voce, con qualche scusa medica, non sapevo quanto avrebbe accettato il cambiamento del mio corpo e la mia nuova vita. Della mia vita attuale, era all’oscuro di molte cose, come anche dell’esistenza di Aurora. Ma tutte queste cose passavano in secondo piano, quando pensavo che forse non ci sarebbe neanche stato modo di mostrarle la mia nuova vita. Che forse tra soli due giorni, tutto sarebbe cambiato e tutto sarebbe finito.

Tutti questi “ forse ” rimbombavano nella mia mente, come l’eco di una voce solitaria ed impaurita, in un bosco buio e spaventoso. Ecco cos’era il nostro futuro un’incognita buia e spaventosa.

Edward si avvicinò a me e mi abbracciò.

<< Andrà tutto bene >>, mi sussurrò per confortarmi.

Dopo aver avvisato mio padre di supportare la mia bugia, in eventuale chiamata di mia madre, decidemmo di andare un po’ a caccia.

Erano giorni che non mi nutrivo, gli allenamenti avevano occupato la maggior parte dei miei pensieri e quando non mi allenavo passavo ogni istante con Aurora ed Edward; ma a quanto pare avevo ignorato troppo a lungo il bisogno di nutrirmi, visto che Edward avevo un’espressione abbastanza preoccupata, quando con il suo indice mi accarezzava piano quei segni violacei che incorniciavano la base dei miei occhi.

<< Sai non dovresti ridurti così >>, disse Edward mentre correvamo nel bosco. <<  Dovresti nutrirti più spesso >>.

<< Non ne sentivo il bisogno >>, mi giustificai.

<< Sei ancora una neonata, non credo che la tua sete non si sia fatta sentire >>.

<< Non più di tanto >>, replicai.

<< I tuoi occhi e quelle occhiaie dicono il contrario >>, disse sorridendomi. << Sei sempre la solita. Minimizzi sempre tutto >>, disse scuotendo la testa.

<< Comunque  ora siamo a caccia, quindi concentrati o ti batterò di nuovo >>, tagliai corto e scomparvi fra gli alberi.

<< Non questa volta >>, disse ridendo Edward, superandomi con la sua velocità.

 

Rientrammo in casa completamente sporchi e con i vestiti strappati.

<< Quell’orso era mio >>. Stavamo ancora discutendo della caccia e di come mi aveva rubato la preda che avevo individuato.

<<  Neanche per sogno! Io ho fiutato per primo la sua scia >>, si impuntò.

<< Stai scherzando spero. Io ero già sulle sue tracce, quando tu sei sbucato dal nulla >>.

<< Ok, allora siamo pari. Ci siamo divisi la preda, quindi basta discutere >>, disse tranquillo avviandosi su per le scale.

Scattai in avanti e mi parai davanti a lui, un gradino più in alto. << No mio caro! Un puma e mezzo orso, non equivalgono ad un orso e mezzo. Quindi anche questa caccia l’ho vinta io >>, dissi premendo la punta del mio indice sul suo torace, nel punto in cui la stoffa era stata distrutta da un mio graffio che però non aveva ferito la sua pelle diafana.

Il dito scese piano lungo tutto lo strappo della sua camicia e si fermò sotto il suo petto scultoreo.

Sentii chiaramente un brivido percorrerlo e alzò il viso fissandomi con uno sguardo seducente.

<< Non scherzare. La tua prima preda era un giovane grizzly ed è equivalente al mio grosso puma >>, disse portandosi sul mio stesso gradino e incollando i nostri corpi, mentre il suo braccio avvolgeva il mio bacino e la sua mano scendeva delicatamente sul mio fondoschiena, facendomi aderire ancor di più a suo bacino.

<< Ed..ward >>, dissi iniziando e fremere dal desiderio. Le mie mani si insinuarono sotto i brandelli della sua camicia e iniziai ad accarezzare ogni angolo della sua schiena, mentre le mie labbra si scontrarono con le sue per un bacio dolce, che prestò si tramutò in un bacio che di casto aveva ben poco.

Ma perché dovevamo aspettare il matrimonio? E chi ci assicurava che ci fosse un matrimonio? Potevamo morire tutti e noi non avremmo mai fatto l’amore.

Stavo per esporgli il mio pensiero quando la porta di ingresso si aprii.

<< Ciao ragazzi >>, disse Esme sorridente. Noi ci staccammo subito e dopo aver salutato iniziammo ad incamminarci su per la nostra stanza.

<< I vostri vestiti sono distrutti >>, ci fece notare.

<< Ehm… ci siamo contesi una preda >>, dissi imbarazzata.

Il sorriso di Esme le morii sulle labbra. Che si fosse arrabbiata perché ci eravamo azzuffati? Ma poi seguii il suo sguardo e vidi anche io quello che vedeva Esme.

<< Oh, oh! > >, l’esclamazione di Edward mi mise in allarme. Prima di entrare in casa non ci eravamo tolti le scarpe piene di fango e il risultato era un ingresso, parte del salotto e più di mezza scalinata, sporca di fango e alcuni rametti e foglie che avevamo tra i nostri capelli e che si erano staccati da noi.

Il dolce e amorevole viso di Esme, diventò presto spaventoso.

<< Siamo nei guai vero? >>, bisbigliai ad Edward, ce si limitò a dirmi di si solo con il movimento della testa.

<< Vi do meno di trenta secondi per far ritornare questo posto pulito, come quando, l’ho lasciato io questa mattina. E se su questo parquet d’epoca, rimarrà anche solo un alone, sarà peggio per voi >>, disse in tono glaciale.

 Avevo sentito più volte da Emmett, Jasper ed Edward, di come la loro dolce madre, poteva trasformarsi in qualcosa di pericoloso e letale, ma non avevo mai creduto ai loro racconti e ogni volta che immaginavo Esme come ad un vampiro spaventoso, non ci riuscivo mai. Ma questa volta, mi dovetti ricredere e constatare di come lo sguardo e il tono della splendida signora Cullen, mi facesse accapponare la pelle.

Ci mettemmo subito all’opera e per nostra fortuna, il fango non aveva intaccato il legno di quel prezioso parquet.

Appena finimmo, - in meno di trenta secondi -, andammo subito a farci una doccia e a cambiarci i vestiti.

Da sotto il getto della doccia, sentii chiaramente la voce del resto della famiglia Cullen e dei nostri ospiti, rientrare dalla loro giornata di shopping.

Uscii dal bagno e velocemente mi vestii e andai in salone, dove trovai la maggior parte di loro.

<< Ah Bella cara. Ho appena infornato una torta per tuo padre, saresti così gentile da portargliela questa sera? >>, mi chiese dolce Esme.

In lei non cera più la minima traccia del tono e dello sguardo, avuto poco prima.

<< Certo >>, dissi sorridendo.

Quando constatai che Alice non era nel salone con gli altri, andai verso la sua stanza. Arrivata davanti alla porta, presi un bel respiro e mi preparai mentalmente il lungo discorso di scuse che le avrei fatto.

<< Entra! >>, disse tranquilla ancor prima che bussassi. Aprii la porta e la vidi intenta a far spazio ai nuovi acquisti, in uno dei suoi armadi.

<< Alice… io… >>, tentai di dire.

<< Si, si. Scuse accettate. Ma ora siediti e guarda >>, disse con un sorriso abbagliante. Mi convincevo sempre di più che in quella famiglia avevano la straordinaria capacità di cambiare umore ad una velocità straordinaria, o più semplicemente potevano soffrire di disturbi della personalità.

Alice  saltellò euforica verso  una montagna di buste colorate e ricoperte di scritte e firme prestigiose, piene di chissà quante cose.

Davanti ai miei occhi passo un’enorme quantità di vestiti, scarpe, borse e accessori tutti abbinati e di una moltitudine di colori. In me si fece strada un cattivo presentimento.

<< Hai svaligiato il negozio per rifarti tutto il guardaroba? >>, chiesi speranzosa, che tutto quello che mi aveva mostrato fosse suo.

<< Oh certo che si >>, disse felice come una bambina la mattina di natale, mentre io sospirai per il sollievo. << Ma tutti i miei acquisti li ho già sistemati nel mio armadio >>, disse con un sorriso da nana malefica. Questo era il momento della sua vendetta, me lo sentivo. << Tutto quello che hai visto >>, e non era una mia impressione che avesse accentuato quel “ tutto ”, << fa parte del tuo nuovo guardaroba da universitaria >>, e disse le tremende parole che uccisero le mie speranze.

Ciò che avvenne dopo, non potevo di certo evitarlo. Era la sua vendetta e la mia pena da subire per farmi perdonare di non essere andata con lei a fare shopping.

Tutte le vampire donne presenti nella casa, furono riunite  nella stanza di Alice. Rosalie entrò con imbraccio Aurora che corse da me sorridente.

<< Mamma mi sei mancata >>, disse saltando fra le mie braccia.

<< Anche tu piccolina >>, dissi posando le mie labbra sulla sua fronte. << Ti sei divertita? >>, le chiesi curiosa.

<< Si! Zia Alice mi ha comprato tantissimi vestiti. Poi zio Emmett e Nahuel mi hanno portato al parco giochi. E quando sua zia Hueil e Zafrina, Senna e Kachiri sono arrivate per avvisarci che dovevamo andare via, tutti i bambini sono andati da loro pensando che fossero le attrazioni di quel pomeriggio >>, disse ridendo al ricordo di quella giornata.

<< Beh è stato un po’ difficile convincere quei bambini che non eravamo le attrazioni del parco giochi, ma le madri per fortuna le hanno allontanati da noi perché intimoriti dal nostro aspetto >>, disse sorridendo Zafrina.

Non capii la gravità della mia pena da scontare, almeno fino a quando non mi accorsi di un piccolo paravento sistemato da Alice, in un angolo della stanza.

<< Bella è tutto pronto >>, disse chiamandomi. << Signore prendete posto, tra pochi istanti assisterete ad una sfilata privata >>, disse sghignazzando.

Le vampire presero posto un po’ a casaccio nella stanza, approfittando del letto, della scrivania o di qualche sedia per sedersi.

<< Tu non puoi farmi questo >>, dissi esasperata ad Alice. << Sai che non amo essere al centro dell’attenzione >>, ma continuò ad ignorarmi e a spingermi dietro il paravento. << Ti prego >>, piagnucolai.

Ma neanche le mie suppliche la fermarono e con un sorriso sempre stampato in volto mormorò: << Se fossi venuta con me, avresti provato direttamente in negozio quello che bisognava comprare, ma visto che ho dovuto prendere un po’ di tutto, ora devi provarli per vedere ciò che ti sta meglio >>, mi spiegò tranquilla.

E mentre le sue mani mi infilavano il primo vestito, esposi le mie lamentele. << Si, ma tutta questa messa in scena era necessaria? >>.

<< È un momento come un altro per  passare il tempo tra donne e poi più ne siamo, meglio sapremo consigliarti >>, e mi spinse fuori per mostrare il primo vestito.

<< Girati >>.

<< Cammina >>.

<< Gira su te stessa >>.

<< Bello >>.

<< Ti dona >>.

<< Colore meraviglioso >>.

E così dicendo ogni donna presente della stanza, commentò tutta la sfilata, con il risultato che ogni vestito e persino ogni braccialetto, era come se fosse stato creato per me.

Mentre rimettevo il semplice jeans scolorito e la mia magliettina verde, sentii Tanya chiedere bisbigliando ad Alice, quando avrebbe mostrato il contenuto dell’enorme sacca copri abito, con cui era tornata, dopo essere sparita un’oretta dalla loro vista, al centro commerciale.

Alice tagliò corto e rispose a Tanya con un <<  A tempo debito >>.

<< Sapevo che ti sarebbe stato tutto a pennello >>, disse serena.

Ma la sua affermazione, mi mandò in bestia. << Tu, TU! Mi hai fatto subire questa pagliacciata, sapendo che tutti i capi che hai comprato mi sarebbero stati bene? >>.

<< Dai ci siamo divertite >>, disse arretrando di qualche passo, mettendo le mani davanti al suo corpo e sforzandosi di sorridere.

<< Divertite? >>, sputai in un ringhio.

Ed ecco come quando meno te lo aspetti, la mia natura vampira da neonata si faceva sentire e a volte scattava per delle stupidaggini.

<< Alice, riconosco quello sguardo. Scappa fin quando sei in tempo. Non vorrai mica ritrovarti senza una mano come è successo a me >>, disse ridendo Tanya.

Ed Alice uscii correndo dalla sua stanza gridando. << Jaaasperrr! Ti prego fermala >>.

Sapevo a cosa si riferisse, perché un istante fa i suoi occhi erano diventati vacui, proprio nel momento in cui avevo deciso di distruggere tutti i suoi nuovi acquisti, e non parlavo di quelli fatti per me, ma di quelli che aveva fatto per se.

Mi avvicinai minacciosa al suo armadio e nessuno delle presenti si mise tra me e quell’enorme struttura.

<< Te la sei cercata tu questa volta >>, ridacchiò Edward, che doveva essere accorso alle urla della sorella.

<< No, il vestito di Versace noooo >>, l’urlo disperato di Alice coprii il suono del tessuto che veniva fatto a pezzi.

Le risate generali, erano mescolate ai mormorii dispiaciuti di vedere un vestito così bello distrutto. Stavo giusto afferrando un secondo vestito a casaccio, quando sentii i miei nervi rilassarsi tutti insieme e troppo velocemente, tanto da farmi quasi sentire priva di forza, ma tranquilla e senza traccia di rancore verso Alice.

<< Grazie Jasper >>, disse quasi singhiozzando Alice, saltando al collo del suo vampiro.

La prossima volta il folletto di casa Cullen ci avrebbe pensato due volte, prima di ripercuotere su di me le sue vendette.

 

 

<< Allora mia figlia non mi ha dimenticato!? >>, disse sarcastico Charlie, aprendo la porta.

<< Vengo in pace! E porto con me un dono >>, dissi sorridendo lievemente e mettendo la torta fra me e lui.

Si scansò e ci fece entrare.

Aurora si avvinghiò alla gamba del nonno, felice di vederlo, mentre Charlie stava stringendo la mano ad Edward.

Passammo una serata tranquilla e in tarda serata ci raggiunse Seth dal suo giro di ronda e Jacob e Leah poco dopo.

Era evidente che qualcosa non andava. Leah era strana e scontrosa un po’ con tutti e guardava nervosa Edward.

Doveva per forza essere successo qualcosa, da quando Jacob e Leah avevano avuto l’imprinting, tutti e due, ma specialmente lei, erano la felicità fatta a persona; mentre ora alternava momenti di dolcezza a momenti di rabbia immotivata.

Guardai interrogativa Edward, avevo bisogno di capire cosa passasse per la testa di Leah e lui era l’unico a poterlo sapere.

Quando la serata giunse al termine, salutammo tutti, con la promessa che sarei passata nella giornata successiva. Non me la sentivo di dare un saluto definitivo quella sera. Il giorno dopo con più calma avrei spiegato a mio padre che le cose sarebbero potute cambiare.

Appena entrammo in macchina Edward parlò: << Devi parlare con Leah, devi convincerla a farsi fare delle analisi da mio padre >>.

<< Perché non sta bene? Lo sai che non vuole farsi visitare. Cosa sta succedendo? >>.

<< Chiedi a lei. Sente il bisogno di sfogarsi con qualcuno che non sia Jacob >>, disse Edward.

<< Allora tu porta Aurora a casa, io rimango qui e cerco di parlare da sola con Leah >>, dissi scendendo dalla macchina.

Edward fece un cenno positivo con la testa e mi salutò con un bacio a fior di labbra.

Bussai di nuovo a casa di Sue, pensando ad una scusa per parlare da sola con Leah, senza Jacob nei paraggi, ma non ce ne fu bisogno, perché Leah mi aprii la porta e vidi chiaramente Jacob concentrato a vedere una partita di football con mio padre.

<< Dobbiamo parlare! >>, dissi sottovoce.

<< Lo sapevo che quel succhia pensieri del tuo ragazzo era entrato nella mia testa >>, disse sconfitta.

<< Non avevo bisogno di Edward per capire che c’è qualcosa che non va >>, dissi a monocorde.

Iniziammo a passeggiare lontane da casa sua e arrivammo presto sulla spiaggia di La push. Era davvero da tanto che non ci venivo. Ci sedemmo sul tronco, che riconobbi essere quello su cui un tenero Jacob mi aveva svelato le segrete leggende dei Quiliute e con esse, mi aveva svelato l’esistenza dei vampiri. Mi persi un po’ nei ricordi sfocati della mia vita umana, ricordando tutte le volte, che ero stata su quella spiaggia. Io e Leah ci incantammo a fissare il meraviglioso spettacolo del mare davanti a noi. Una timida luna si specchiava fra le onde che infrangendosi sul bagno asciuga a pochi metri da noi, creavano una leggera e candida schiuma che volava, sollevata dal leggero venticello che scuoteva anche i nostri capelli.

<< Credo che il mio corpo si sia bloccato di nuovo >>, disse improvvisamente calciando una pietra.

Sapevo cosa voleva dirmi, si stava ritrasformando in un lupo.

<< Ne sei sicura? >>, chiesi poggiandole una mano sulla sua. La sua pelle era calda, ma infondo anche quando era ritornata umana, la temperatura del suo corpo era diminuita, ma era sempre sopra la media.

<< Si. Questo mese non ho avuto il ciclo e credo che dipenda dalla presenza di troppi vampiri nel territorio >>, mi spiegò.

<< Magari è solo un ritardo per il troppo stress di tutta questa storia >>, dissi speranzosa.

<< No! Mi sento diversa e a stento riesco a trattenere la rabbia >>, poi si rabbuiò.

<< Quando tutto questo sarà finito, ritornerai ad essere tranquilla e vedrai che tutto riprenderà a funzionare >>, la confortai. Ma qualcosa nel suo sguardo mi disse che aveva qualcosa di più che la preoccupava. << Qual è il vero problema? >>, chiesi.

<< E se subissi di nuovo la trasformazione e l’imprinting tra me e Jacob si spezzasse? >>, chiese con le lacrime agli occhi.

Allora era questo il fulcro della sua preoccupazione.

<< Già è diverso. Non è più come prima, si sta allontanando >>, disse disperata.

L’abbracciai forte e dopo svariati minuti , l’allontanai posando le mani sulle sue spalle.

<< Jake ti ama! Se il vostro imprinting si spezzasse, le cose non cambierebbero. Voi non siete sotto un incantesimo, la vostra storia non è il gioco di chissà quale leggenda. Voi siete uniti dal vostro amore, l’imprinting è solo qualcosa in più che vi tiene uniti. E lui, non si sta allontanando. Jake non capisce cosa sta succedendo e non sa come comportarsi. È un ragazzo, ed è risaputo che il sesso maschile non è molto pratico con i nostri sbalzi d’umore >>, dissi sorridendo.

<< Forse hai ragione >>, disse tirando su con il naso.

<< Non esiste nessun forse. È così, punto >>.

<< Grazie Bella >>.

<< Non ringraziarmi perché ti sto per obbligare a fare qualcosa che non ti piacerà >>.

Mi guardò interrogativa.

<< Tu ora, anche se è tardi vieni con me da Carlisle e ti fai visitare una volta per tutte >>.

<< Sognatelo >>.

<< Ti ricordo che sei umana ora. E se è necessario ti porterò di peso alla villa >>, dissi avvicinandomi minacciosa.

<< Tu. Non. Oserai…  >>. Ma prima che finisse la sua intimazione, eravamo già verso la strada che portava a casa Cullen.

<< Tu vampira da strapazzo, se solo oserai di nuovo prendermi con la forza e correre come una pazza per la foresta, puoi dichiararti morta. Ma morta sul serio >>, disse seguendomi su per i gradini della veranda.

<< E non ignorarmi >>, continuava a gridarmi dietro anche una volta entrati.

<< Leah che sorpresa averti qui >>, la salutò Esme.

<< Buonasera Esme > >, rispose tutta smielata Leah.

Forse era proprio questa casa ad influire sulle doppie personalità delle persone. Un attimo prima Leah mi sbraitava contro e un attimo dopo rispondeva ad Esme con un tono così dolce?

<< Nessuno si avvicinerà al mio braccio con un ago. Hai capito? >>. Stava di nuovo urlando.

<< Leah tesoro, gradisci un po’ di torta al cioccolato? >>, s’intromise di nuovo Esme tra un urlo e l’altro.

<< Grazie. Muoio di fame >>, rispose di nuovo tranquilla. Ma se aveva svuotato il frigo di casa sua nemmeno mezz’ora fa.

<< E comunque chiamo Jacob e dico di venire qui a prendere a calci quel tuo sederino bianco e marmoreo >>, sbraitò ancora Leah, mentre io salivo su per le scale per andare a dare la buonanotte ad Aurora e a mettere al corrente Carlisle delle condizioni di Leah.

<< Qualcuno qui è parecchio infuriata >>, disse il vocione di Emmett, che stava rientrando da una caccia in quel momento.

<< Cerchi rogne? >>, gli ringhio Leah contro.

<< No, no >>. E con le mani alzate, Emmett corse di sopra.

 

Quando scesi giù con Carlisle, Leah era intenta a mangiare un gran pezzo di torta al cioccolato e chiacchierava tranquilla con Esme.

<< Leah, Bella mi ha detto che hai bisogno di essere visitata >>, disse pacato il dottore di casa.

<< Si è vero >>, rispose tranquilla.

Forse non avevo sentito bene. Leah aveva detto che era vero e aveva detto di si come se nulla fosse?

<< Dai Bella non guardarmi così. Prima avevo solo bisogno di sfogarmi e poi ho parlato con Esme, e lei crede… >>, ma non terminò la frase, perché sorrise e arrossì di colpo.

<< Leah mi ha raccontato i suoi sintomi, e credo che i suoi sbalzi d’umore, la sua fame >>, disse indicando la teglia della torta che era stata quasi del tutto svuotata, << e il suo ritardo… beh non siano da associare alla trasformazione in lupo >>, disse pacata e sorridente Esme, mentre accarezzava il braccio di una Leah ancora più sorridente.

Però io continuavo a non capire, mentre vidi chiaramente che Carlisle al mio fianco, aveva iniziato a sorridere anche lui.

<< Scusate, ma vorrei capire anche io >>, dissi stufa di tutti quei sorrisini.

Fu Carlisle a parlare.

<< Gli esami del sangue possono aspettare; Leah adesso ha bisogno solo di una ecografia. Se me lo permetterai >>, chiese Carlisle.

Ma come avevo fatto a non capirlo prima anche io?

Leah era incinta!!!!

 

SIETE GIUNTI AL TERMINE DEL CAPITOLO SENZA ADDORMENTARVI??? ASPETTO IL VOSTRO PARERE… NON LASCIATEMI A BOCCA ASCIUTTA!!! ;-)

  
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