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Autore: Vì Cullen    29/10/2010    5 recensioni
-Bella, ti prego-, ci riprovò con sguardo implorante.
-Edward, basta-, sussurrai senza staccare gli occhi dal pavimento.
Il silenzio regnò per qualche istante.
-Lo sapevo-, dissi lentamente, -sono sempre stata come tutte le altre per te-
Se fossi stata umana probabilmente avrei avuto gli occhi rossi dalle troppe lacrime che ne uscivano.
-Bella...-, cominciò, ma lo interruppi.
-Non serve che ti scusi, ho capito-, mormorai con un sorriso.
Dovevo lasciarlo andare...
All'improvviso si mise ad urlare.
-Grissino, Bella, mi lasci parlare?! Per me sei importante, non vedo altre che te dal primo momento in cui sei entrata in mensa, il mio primo giorno qui! E mi fa letteralmente impazzire-, continuò ansante, -che tu sia sinceramente convinta che io non ti voglia-
-E allora dimostramelo!-, gridai anch'io con voce spezzata.
-Come?! Mi sono praticamente dichiarato qui davanti a te!-
Le mie riflessioni durarono l'esatto tempo di un battito del suo dolce cuore.
-Baciami, Edward-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Rieccomi! Ma.. la mia storia non vi piace più??

Ringrazio tantissimo Queen Alexia per la recensione!

 

CAPITOLO 5

POV EDWARD

La soglia della mensa fu varcata dalla creatura più bella che avessi mai visto. Alta, pallida come la luna, il fisico slanciato, si muoveva con una grazia mai vista. Aveva i capelli scuri, lunghi fino a sotto il seno, le labbra piene color lavanda mostravano un sorriso meraviglioso, perfetto. Mi si fermò il respiro appena entrò. Furono gli occhi a colpirmi: occhi color castano dorato, stupefacenti. Il suo abbigliamento non faceva che aumentare il mio fascino per lei: jeans molto attillati scuri, che le fasciavano le gambe rendendole ancora più lunghe e belle di quanto già non fossero, e una camicetta blu che, chissà perché, la illuminava tutta.

Al suo fianco, sulla destra, camminavano una ragazza minuta, dai capelli neri… ma era Alice, la mia vicina di banco del corso di inglese! E sulla sinistra della ragazza c’era un ragazzo; sembrava avere la carnagione olivastra sotto il pallore. Aveva i capelli corti e neri, occhi d’oro come quelli della sua vicina. Si vedeva che era muscoloso, e ne sembrava orgoglioso, dal momento che indossava una maglietta aderente nera, che creava uno strano risalto con la sua pelle. Al loro arrivo la maggior parte degli studenti si voltarono a guardarli, ma furono bellamente ignorati.

Alice si guardò intorno, come a cercare qualcuno, si accorse di me, del mio sguardo perso nei movimenti della ragazza dai capelli lunghi, e mi strizzò l’occhio con fare malizioso. Scioccato, distolsi lo sguardo di malavoglia. Chi erano quei tre? Perché erano così? In qualche modo si somigliavano, ed erano tutti di una bellezza assurda. Sbirciai con la coda dell’occhio, e vidi che si erano seduti al tavolo più lontano. Alice captò ancora il mio sguardo e mi salutò con la mano, saluto a cui io risposi con un’occhiata curiosa. Disse qualcosa alla ragazza bellissima, seduta accanto a lei, che guardava con decisione fisso davanti a sé. Lei rispose brevemente, sembrava scocciata.

-Chi sono?-, chiesi, a nessuno in particolare. Tanya e altri due si guardarono intorno per cercare di capire di chi parlassi, poi la ragazza seduta vicino a me rispose.

-Le due ragazze sono Isabella, Bella, ed Alice Swan. Quello che sta con loro è Jacob Black; si sono trasferiti qua insieme ad altri tre e ai genitori circa tre anni fa-, lo disse a bassa voce, come per paura di essere sentita.

-Con altri tre?-, domandai confuso.

-Sì. Bella, la ragazza con i capelli lunghi, ed Alice sono sorelle, le figlie naturali di Charlie e Renèe Swan. Jacob ed Emmett Black, insieme e Rosalie e Jasper Hale, si sono aggiunti nel corso degli anni agli Swan, sono stati adottati-, spiegò un ragazzo di cui non ricordavo il nome.

-Stanno sempre per i fatti loro-, disse Tanya sprezzante.

Alzai lo guardo verso il loro tavolo, e incrociai due bellissimi occhi dorati. Quella ragazza, Bella, mi stava fissando.

Non riuscii a distogliere lo sguardo, i nostri occhi erano come incatenati da una forza invisibile. A malapena mi accorsi che arrivavano i tre fratelli mancanti e che si accomodavano allo stesso tavolo di lei. Io e Bella continuammo a fissarci per un minuto interminabile, poi lei si riscosse all’improvviso e guardò male un ragazzo enorme, pallido, con gli occhi dorati e i capelli ricci e neri.

Disse qualcosa, e il ragazzo scoppiò a ridere, mentre lei scuoteva la testa contrariata.

-Ecco, il ragazzo più massiccio è Emmett, fratello di Jacob, mentre la ragazza bionda che gli sta davanti è Rosalie-, disse la mia vicina sussurrando. Spostai l’attenzione sulla bionda. Era davvero bella, con i capelli lisci e lunghi, gli occhi d’oro come quasi tutti gli altri.

-Mentre quello vicino ad Alice è Jasper, gemello di Rosalie. La cosa assurda è che stanno assieme!-, concluse Tanya, guardandoli torva.

-Come assieme?-, chiesi velocemente. Bella stava con qualcuno? Con il ragazzo accanto a lei dalla maglietta nera, forse? A quel pensiero fui assalito da uno strano sentimento, una strana rabbia, mista a frustrazione. No, no, no. Non era possibile.

-Sì… Jasper ed Alice stanno insieme, e anche Rosalie ed Emmett. La coppia di cui non siamo sicuri è quella formata da Bella e Jacob, non abbiamo conferme-

Non sapevo cosa rispondere, quindi annuii. Dovevo ammettere di essere appena più tranquillo. Il resto del pranzo trascorse velocemente, e quando suonò la campanella mi alzai, avevo biologia.

-Che lezione hai, adesso, Ed?-, domandò Tanya speranzosa, afferrandomi il braccio. Dio, fa che non abbia biologia anche lei, implorai silenziosamente dentro di me.

-Biologia-, dissi lentamente, e attesi trepidante la sua risposta.

Sembrò delusa.

-Ah, okay. Ci vediamo dopo!-, e mi liberò dalla sua morsa. Scappai da lei più velocemente che potei, dirigendomi fuori dalla mensa.

-Edward!-, urlò una voce dietro di me. Mi girai, temendo fosse Tanya o qualcuno di simile, ma poi vidi Alice corrermi incontro e mi arrestai.

Giunta di fronte a me mi sorrise.

-Com’è andata la mattinata?-

-Mmm, diciamo abbastanza tranquilla-

-Oh, certo, con Tanya ci si diverte sempre!-, rise lei.

Alzai gli occhi al cielo, e provai a sorridere. Alice mi guardò un attimo pensierosa, poi annuì tra sé.

-Qual è la tua prossima lezione?-, mi chiese, con lo stesso tono della mattina.

-Biologia… e la tua?-

Pian piano si aprì in un sorriso trionfante e mi scoccò un’occhiata che non capii.

-Ah, io ho educazione civica! Buona lezione!-, mi salutò e se ne andò. La osservai basito per qualche minuto, poi mi diressi svelto verso l’edificio di biologia. Non volevo fare tardi.

                                                                       *

Quando entrai non c’era ancora nessuno, a parte una ragazza, seduta in prima fila, dai capelli marrone chiaro, con uno sguardo dolce. Mi guardò incuriosita, staccando per un secondo gli occhi dal libro che aveva in  mano, poi si presentò.

-Ciao! Sono Angela, tu devi essere Edward, giusto?-, era timida.

-Piacere di conoscerti! Come mai non c’è ancora nessuno?-, mi sembrava strano, era anche suonata la campanella!

-Oh, la prima campanella è una specie di avvertimento. A momenti dovrebbe suonare quella ufficiale-, mi sorrise cortese. Scese il silenzio, ma dopo qualche secondo si sentì la campanella “ufficiale”, come aveva detto Angela, suonare. Io non sapevo che fare, lì impalato vicino alla cattedra. La porta si aprì ed entrò il professore di biologia…il professor Banner, se non sbagliavo.

-Edward Masen?-, domandò appena mi vide. Io annuii, il professore mi diede i libri e tutto l’occorrente per la lezione e mi fece accomodare nella zona centrale della classe.

Alcuni studenti iniziarono pian piano ad arrivare. Come in tutte le lezioni che avevo frequentato, si sedettero e iniziarono a sbirciarmi con la coda dell’occhio. Io fissavo cocciutamente il professore, cercando di ignorare tutti gli sguardi che mi sentivo addosso. Sapevo che io ero la novità, in un posto in cui le novità capitavano raramente.

Ormai quasi tutti erano arrivati, ed io sembravo non avere compagno di banco.

La porta si aprì ed entrarono un paio di ragazze, che mi guardarono ammiccando. Rivolsi loro uno sguardo scioccato. Ero irritato. Cos’ero, un fenomeno da baraccone?

La porta si spalancò un’altra volta, ma questa volta ero deciso a non guardare. Incapace di trattenermi, alzai lo sguardo e me la ritrovai davanti. Mi stava guardando fisso, ma io a differenza sua non sembravo una creatura divina. Come a pranzo, i nostri sguardi si incatenarono, incapaci di staccarsi.

 Il professor Banner, con un tempismo davvero perfetto, si schiarì la voce, e Bella Swan sembrò riscuotersi. Camminò leggera verso di me, guardandomi negli occhi. In quel momento il mio cuore batteva forte, che sciocca reazione! Lei si accomodò vicino a me, mordendosi il labbro.

Quel gesto scatenò in me qualcosa che non riuscii a spiegare, d’un tratto capii che avrei tanto voluto prendere Bella tra le braccia, proteggerla (non sapevo nemmeno da cosa) e rassicurarla, vederla ogni giorno compiere quel gesto, e poterle liberare con dolcezza il labbro inferiore dai denti candidi che lo torturavano. Strinsi istintivamente la mano a pugno, per impedirmi di fare quello che avevo appena pensato. Bella mi guardò incuriosita, ma non parlò. Chissà che suono aveva la sua voce… mi persi tra i miei pensieri mentre il professore spiegava l’argomento della giornata. Una parola catturò improvvisamente la mia attenzione: “coppie”. Dovevamo dividerci in coppie?? Cercai di seguire il discorso del prof, speranzoso al massimo, ma il momento era passato. Volsi lo sguardo verso Bella, ma lei non mi stava guardando; la sua attenzione era tutta per il professor Banner, e sembrava imbarazzata, o nervosa. Il suo labbro non era ancora tornato in libertà.

Distrattamente mi accorsi che il professore aveva smesso di parlare e che tutti si stavano dando da fare. Sì, ci avevo preso, era un esperimento a coppie. Beh, non potevamo stare in silenzio, dopotutto! Dovevamo fare un esperimento insieme, e avevamo tutta l’ora per parlare.

Decisi di fare il primo passo, e le tesi la mano.

-Piacere, Edward-, mi presentai, sorridendo leggermente. Lei si girò di scatto verso di me e sospettosa guardò me, il mio viso, e poi i suoi occhi si spostarono sulla mano che le porgevo.

Sospirò, sorrise e me la strinse leggermente. La sua mano era fredda, ma per qualche ignoto motivo non mi diede fastidio, anzi, era piacevole. Un leggero brivido mi percorse, ma non era per il freddo.

-Bella-, disse semplicemente. La sua voce era stupenda, melodiosa, dolce. Sarei potuto stare ad ascoltarla per ore. Mi accorsi che tenevo ancora la sua mano, ma non me ne curai, e lei non la tolse. I nostri occhi erano incollati, ancora una volta.

All’improvviso mi ricordai dov’eravamo, e mi riscossi. Le lasciai la mano controvoglia, e tolsi gli occhi dai suoi, guardandomi in giro. Appena tutti i contatti tra di noi furono sciolti avvertii una brutta sensazione di vuoto.

-Allora, ehm, tu hai capito cosa dobbiamo fare?-, le chiesi, cercando di assumere un tono normale.

-Credo di aver capito che… in coppia dobbiamo classificare questi vetrini al microscopio-, mi rispose esitando. Io annuii, e ci mettemmo al lavoro. Era facile, dopotutto, ed io sapevo cosa cercare. Anche Bella era brava, le bastava un’occhiata veloce al microscopio per classificare. Dopo dieci minuti avevamo finito. Mi guardai attorno, cercando qualcosa di interessante come distrazione, ma non trovai nulla. Il mio sguardo si posò sulla mano di Bella, sul tavolo. Dovetti trattenermi molto dal prenderla. Ma cosa mi succedeva?!

-Allora… com’è vivere con Carlisle ed Esme?-, mi chiese lei d’un tratto.

-Oh, beh, ancora non li conosco bene… è presto per dirlo!-, cercai di parlare normalmente.

-Li conosci?-, mi sembrava strano, sembrava che nessuno li conoscesse.

-Sì, prima del tuo arrivo io e Alice, mia sorella, andavamo spesso a trovare Esme. Sai, si sentiva sola-, quella risposta mi lasciò basito.

-E ora?-, le domandai. Dove volevo andare a parare? Non lo sapevo nemmeno io.

-E ora cosa?-

-Non andate più a trovarla?-

-Beh, ora ci sei tu… non vorremmo disturbare, ecco-

Ci fissammo negli occhi per qualche secondo.

-Sono certo che non disturbereste nessuno-, sussurrai all’improvviso. Bella abbassò lo sguardo imbarazzata, sorridendo leggermente. Purtroppo, fummo interrotti dal professor Banner, che ci chiese perché non stavamo lavorando come tutti gli altri.

-Avete già finito?!-, ripetè sorpreso quando gli spiegammo il motivo. Restò un attimo fermo a pensare, poi annuì tra sé e se ne andò.

C’era una domanda che dovevo farle a tutti i costi, ma, mentre aprivo la bocca per formularla, la campanella suonò. Ma no. Il mio momento con Bella era già terminato.

-Che lezione hai adesso?-, mi chiese speranzosa.

Sbuffai. La lezione che non avrei mai voluto affrontare.

-Educazione fisica, e tu?-, magari lei sarebbe stata con me anche per la lezione successiva, e ciò avrebbe di sicuro migliorato le cose.

Lei sospirò, delusa. Il mio cuore sprofondò.

-Spagnolo…-, sbuffò con me.

-Allora ci vediamo, vero?-, mi chiese poi, ma il suo tono aveva un che di insicuro.

-Certo! Buona lezione-, mi alzai mentre si alzava anche lei.

Le sorrisi apertamente, per la prima volta. Mentre cercavo di passare dietro di lei, le sfiorai leggermente i fianchi con le mani per spingerla qualche centimetro in avanti, in modo da permettermi di passare. Mi parve di vederla rabbrividire, ma non potevo esserne certo. Sulla soglia della classe mi girai. Mi stava guardando. La salutai con la mano e uscii.

 

  
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