Salveeee, voi direte? Un'altra storia? Ma sei impazzita?
Ammetto che è stato un incidente... ieri ero particolarmente abbattuta, così ho aperto la pagina di word, bianca, e ho iniziato a scrivere senza sapere cosa o come. Alla fine è sbucata fuori una trama XD bha... Vederemo cosa ne uscirà! Un bacione a tutti voi che passerete di qua!
Sulla mia pagina su Fb: Questa troverete spoiler, le foto dei personaggi (che sto caricando proprio ora) ecc XD
Abitudine?
« Questa
è una
bufala grande come una casa.» sentenziai, senza impelagarmi
in futili
maledizioni o in epiteti offensivi.
Un inutile
spreco di fiato, a parer mio.
« Tutto
qui?»
mormorò incredula.
Probabilmente
lei non concordava con me.
Avvertii il suo
sguardo trapassarmi, irritato ed irrequieto, ma non vi diedi peso. Non
in quel
momento almeno.
Ero a
metà di
quel dannatissimo quadro. Dopo due settimane ero riuscita a raggiungere
finalmente quel livello, che con mio disappunto si stava rivelando
anche più
arduo dei precedenti.
Porcaccia
la
miseria. Imprecai a denti
stretti, premendo con
irruenza una combinazione di tasti, accelerando e provocando un
testacoda,
facendo così uscire di strada il povero Super Mario. Dannazione… riparti, riparti!
«
Cristina, ti
ho appena detto che all’università gira voce che
tu sia stata con Mattia e tu
stai lì a perdere tempo con quel cazzo di video
gioco?»
Alzando gli
occhi al cielo per l’esasperazione, fui costretta a mettere
in pausa il quadro.
Non tanto perché ritenessi giusto prestarle attenzione, ma
semplicemente perché
le sue urla stridule avevano la stupefacente capacità di
deconcentrarmi.
Abilità
che non
perdeva occasione di sfruttare, oltretutto.
«Cosa
altro
dovrei dirti?» mormorai, poggiando il joystick in terra,
volgendomi verso di
lei, seduta a gambe incrociate sul pavimento freddo della mia stanza.
«Sentiamo.» la incoraggiai cercando di non ridere
della sua espressione
frustrata.
Detestava la mia
costante parvenza di calma.
Non era la prima
a cui facevo quell’effetto, ma almeno era la prima a non
piantarmi in asso dopo
anni di amicizia.
La osservai
sorridendo divertita. Era una bella ragazza, con il viso un
po’ tondo e due
occhi vispi color menta. Se non fosse stato per qualche chiletto di
troppo
avrebbe avuto ai suoi piedi chiunque, ma il suo amore per il cibo
andava ben
oltre quello per gli uomini ed in verità questi ultimi non
rientravano nei suoi
interessi.
« Dovresti
fare
qualcosa. - bofonchiò. – Non puoi permettere a
quell’idiota di spargere certe
voci. Dannazione, come se tu potessi abbassarti a stare con uno come
lui! »
esclamò stizzita, arricciando le labbra in una smorfia di
puro disgusto,
seriamente esilarante.
Era una persona
incomprensibilmente
teatrale, un motivo in più per adorarla. Il suo modo di fare
riusciva a
strapparmi un sorriso anche nelle situazioni più critiche, e
di quelle ne
avevamo affrontate in abbondanza, insieme.
« Forse tu
non
te ne rendi conto ma quello ha ai
suoi piedi mezzo corso di letteratura, credo che tutte quelle ragazze
abbiano
una percezione ben diversa dalla tua. »
Arcuò il
sopracciglio destro, fissandomi con disapprovazione.« Vuoi
dire che ci andresti
a letto?»
« Ha il
cervello
che è l’equivalente di una nocciolina ed
è un bastardo rompipalle di dimensioni
epiche. » obiettai, sbuffando. Certo era carino, con un bel
fisico e un
fondoschiena da urlo, ma a tutto
c’è un
limite. Magari se non fosse un narcisista convinto di poter
aver tutto ciò
che desiderava e soprattutto se fosse stato in grado di stare
zitto… uhm.
« Il tuo
è un
no?»
« Mi pare
ovvio.»
mormorai pacata, gettando lo sguardo allo schermo della tv, sperando di
aver
placato una volta per tutte le sue lamentele.
Speranza
vana. La sua
cocciutaggine era sempre stata
un’arma a doppio taglio e questa era una di quelle volte in
cui ne avrei
volentieri fatto a meno.
«Allora
dovresti
fare qualcosa.» asserì, incrociando le braccia al
petto. Già… qualcosa! Suggerimento
piuttosto
generico. Non che la mia mente non vagliasse ipotesi stuzzicanti , quel
bastardo meritava certamente una lezione, ma alla fine sarebbe stato
come lottare
contro i mulini a vento. Bhe, Don Chiosciotte non era certo il mio
modello di
vita.
«Vuoi che
vada
da lui a tirargli un bel calcio nelle palle, zittendolo finalmente una
volta
per tutte? – proposi alzando gli occhi al cielo. - L’idea
è allettante, ma sai benissimo che non sono il tipo e poi
una simile scena
finirebbe per alimentare il vociare su di noi. Scommetto dieci a uno
che mi
scambierebbero per la ragazzetta sedotta e abbandonata. »
« Anche
questo è
vero.» fu costretta ad ammettere riluttante.
Come sempre
avrebbero tratto da quella stronzata tutti i pettegolezzi
più assurdi e
succulenti che sarebbero stati in grado di montarci e io mi sarei
impelagata in
una specie di romanzo rosa, indossando le vesti della pulzella
bisognosa di
attenzioni che si è rivolta al bastardo di turno,
illudendosi di avere dinanzi
il principe azzurro.
…
Come se credessi
ancora nelle favole.
«
Già, lo so. –
commentai caustica. – se tu ti dessi la pena di riflettere
prima di agire
riusciresti a risparmiarti un gran numero di guai.»
Scrollò
le
spalle con noncuranza. «Forse, ma in questo modo riesco a
togliermi un bel po’ di
soddisfazioni. – sospirò, massaggiandosi le tempie
con studiata lentezza.
- Io proprio non ti
capisco. Se Michele
lo scoprisse? Non credi si arrabbierebbe a morte?»
Scrollai le
spalle. Già Michele.
Il mio fidanzato
da tre lunghi anni. Un ragazzo dolce, di bell’aspetto, ma
noioso come pochi. La
sua mente era costantemente proiettata sui libri e sullo studio,
trascorreva gran
parte delle giornate recluso nella sua stanza, degnandosi di uscire
solo per i
pasti o se costretto. Vivendo nello stesso palazzo avevamo modo di
vederci
spesso, di trascorrere almeno un paio di sere a settimana insieme,
guardando un
film o chiacchierando. O meglio, io parlavo e lui ascoltava.
Ma… c’era qualcosa
di stantio nel nostro rapporto. Una routine insopportabile che iniziava
a
pesarmi, più di quanto fossi disposta ad ammettere.
Talvolta
cerchiamo
di ignorare i segnali,
fingiamo di non vedere quello che sappiamo potrebbe stravolgere le
nostre
certezze, troppo preoccupati per le conseguenze.
Bhe, per me
Michele era una certezza.
Lamentavo
l’impulsività di Luana, ma internamente ammiravo
la sua capacità di affrontare
tutto a testa alza, senza pensar troppo. Era una qualità che
a me mancava del
tutto.
Saltare
nel vuoto?
No grazie…
«
Capirà! –
asserii, sventolando la mano fingendo noncuranza. – Sa
benissimo che non vado
dietro il primo sgallettato che mi capita a tiro. Tra parentesi
conoscendolo
non lo saprà mai. Non è tipo da ascoltare i
pettegolezzi.»
«Certo,
vive in
un mondo tutto suo. – bofonchiò, tirando fuori una
busta di patatine dalla
borsa. – Stamattina ho parlato per oltre due ore al muro.
Inutile dirti che
cercare di convincerlo a rinunciare al corso di Martucci
perché il programma
era il doppio è stato tutto fiato sprecato. La sua unica
risposta è stata il
professore è un luminare nel suo
campo.
- borbottò imitando alla perfezione il suo tono. –
Che poi mi domando luminare
di che? È un professore di antropologia, mica di
astrofisica.»
Scrollai le
spalle, per nulla sorpresa, reprimendo un sorriso. Era una persona
estremamente
silenziosa, con un senso della morale e del dovere decisamente fuori
norma per
un ragazzo della sua età. Non che me ne
lamentassi… o almeno non sempre, ma
sapeva essere oltremodo irritante, in certe situazioni. A confronto con
lui io
mi sentivo costantemente come una bambina sorpresa con il braccio nel
barattolo
dei biscotti. «Sai com’è fatto.
– sospirai arrendevole, gettando lo sguardo sul
quadrante dell’orologio a muro. Le 19:30. – Si
è dimenticato di chiamarmi.»
notai, storcendo le labbra.
La mia amica mi
scrutò attentamente, corrugando la fronte in
un’espressione fin troppo
consapevole. « Sbaglio o neanche ieri?»
«Ci sono
gli
esami. – lo giustificai d’impulso. –
è una settimana che non ci vediamo.»
«Per
stasera
piantalo ed esci con me.» propose, passandosi distrattamente
le mani tra i
capelli che le ricadevano in una massa arruffata sul viso.
«Qualche
idea?»
alzai gli occhi su di lei, in attesa. Forse un po’ di
distrazione mi avrebbe
aiutata.
«Che ne
dici di
un giro nel pub di Sebastiano? Potremmo prenderci una birra
stasera.»
Annuii,
afferrando il cellulare ed inviando a Michele un messaggio. Neanche per
quella
sera non ci saremmo visti.