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Autore: kalaea    31/10/2010    0 recensioni
Lei: Cassandra Jackson, 21 anni, segni particolari: occhi verde brillante e cuore spezzato.
Lui: nome sconosciuto, età ignota, segni particolari: bellissimo.
L'ispirazione per questa storia mi è venuta guardando un live dei 2PM, non sono riuscita a resistere all'impulso di scrivere!^^"
E' un racconto liberamente ispirato al mondo del k-pop e degli idol, ma spero che apprezzerete anche senza conoscerlo!
Dal primo capitolo:
"Rimasi ipnotizzata, non avevo mai visto nessuno ballare in un modo così preciso, potente, ma soprattutto sexy. Trasmetteva sensualità ad ogni movimento, senza mai essere volgare."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2PM
PREMESSA

Vorrei fare una piccola premessa:
come ho scritto anche nell'introduzione questa storia è inspirata al mondo del k-pop e dei gruppi di idol (ringrazio Enrica per avermi aperto questo mondo!xD). Tuttavia sono appena stata "iniziata" a questo affascinante universo, quindi non ho voluto lanciarmi in una fanfiction su un gruppo in particolare.
Detto questo, spero che apprezzerete (sia amanti del k-pop, sia no!^^) questa mia storiella! Fatemi sapere cosa ne pensate!
Vi ringrazio per l'attenzione, ora vi lascio al primo capitolo! Buona lettura!!!:)



Only You

Capitolo 1

Il mio primo giorno di lavoro, o meglio sera. Ero a New York da tre settimane ormai e non appena avevo letto quell'annuncio sul giornale mi ero precipitata sul posto, non avevo alcuna intenzione di farmi scappare una possibilità di lavoro, qualunque esso fosse:  avevo bisogno di soldi, l'affitto non si pagava da solo e inoltre dovevo mangiare, quindi fare la barista in un locale notturno per 1200 dollari al mese era assolutamente perfetto!
Entrai dalla porta sul retro, come mi era stato ordinato e mi diressi verso l'armadietto che mi era stato assegnato, numero 22. Era sempre stato il mio numero preferito, lo presi come un buon segno e mi tranquillizzai. Ok, avevo 21 anni e non era il primo lavoro che facevo, ma quando si trattava di iniziare qualcosa di nuovo ero sempre e comunque un po' agitata. Come quando ero arrivata nella City. Era stata una decisione un po' improvvisa, ma avevo bisogno di andarmene, di cambiare aria o sarei impazzita.
Stirai il corto grembiule nero che indossavo sopra a un paio di Levi's sbiaditi e alla maglietta bianca con stampato al centro "Black Stone", nome del locale.
« Eccoti!
» l'uomo che mi aveva assunta era apparso dalla soglia di quello che immaginai fosse il suo ufficio « Vieni un'attimo devo farti firmare delle carte prima che cominci. »
Con un cenno della mano m'invitò ad entrare. Era uno stanzino piccolo e non molto illuminato, occupato quasi interamente da una scrivania in legno al centro della sala. Sopra stazionavano un computer, con tastiera e stampante, e un porta penne. Tutto molto ordinato. Mi accomodai sulla sedia di fronte al tavolo e di fronte a lui. Era un uomo sulla quarantina, capelli scuri, non molto lunghi e profondi occhi verdi, piuttosto attraente. Ma il mio interesse per gli uomini si era spento insieme con la mia voglia di innamorarmi, ormai un anno prima.
«
Ecco qui. » mi porse un foglio « Questo è il tuo contratto, firma qui per favore. »
Gli diedi un'occhiata veloce, giusto per essere sicura di cosa stavo firmando, scrissi il mio nome dove richiesto e glielo restituii. Non mi piacevano i luoghi troppo stretti e cominciavo a sentirmi a disagio.
« Bene, come sai il tuo turno va dalle 20:00 alle 2:00. Mi hai detto di aver già lavorato come barista, quindi non dovrebbero esserci problemi, ma comunque per qualsiasi dubbio chiedi a Jason, il responsabile. Ci sono domande?
»
« No, signore. » accompagnai la risposta con un gesto del capo.
« Perfetto! » mi sorrise, doveva essersi accorto che non mi sentivo proprio a mio agio « Vieni, ti presento Jason e poi puoi cominciare. » si alzò dalla sua postazione e mi invitò a fare altrettanto.
Lo seguii nel corridoio e oltre una porta ci trovammo dietro il bancone, direttamente all'interno del locale. La luce era soffusa e la musica era già forte. Mi sentii un attimo stordita, mi ci sarei dovuta abituare.
« Jason!
» chiamò il mio capo.
Un ragazzo di circa trent'anni si voltò nella nostra direzione, non appena si accorse chi lo aveva chiamato ci venne incontro con un sorriso.
« Ciao!
» mi salutò cordiale « 'Sera Steve! » quindi si rivolse al proprietario.
« Jason, lei è la ragazza nuova, Cassandra. » mi presentò.
« Nome particolare!
» commentò il ragazzo porgendomi la mano « Piacere di conoscerti. »
« Mia madre è italiana. » spiegai infastidita. Non ne potevo più dei commenti sul mio nome. Gli strinsi la mano, aveva una stretta forte, anche troppo.
« Spiegale come funziona, io devo tornare di là. » Steve ignorò i nostri commenti « A presto! » mi salutò. Aprì la porta e sparì chiudendola dietro di sè.
« Bene! » Jason mi sorrise di nuovo « Allora, la tua postazione è questa. »  mi accompagnò qualche metro più a destra « Dietro il banco siamo in cinque, quindi ognuno di noi si occupa dei clienti che si trova davanti. Qui ci sono i bicchieri e le stoviglie, lì le bottiglie, qua c'è il frigo e in quel lavandino metti tutte le stoviglie usate. » mi spiegò aiutandosi con i gesti per indicarmi i vari oggetti « Se hai domande, io sono là in fondo, non farti problemi! » ovvero dalla parte opposta rispetto a dov'ero io.
Lo ringraziai, lui si congedò e tornò al suo posto. Non ero di molte parole. Un tempo lo ero stata, ma ero cambiata. Mi guardai intorno. Il bancone si trovava alla destra rispetto all'ingresso, a circa cinque metri, era molto lungo, blu scuro, leggermente illuminato da sotto. Non c'era molta luce, ma era sufficiente per vedere e distinguere i colori. Dalla parte opposta rispetto al banco si trovavano tutta una serie di divani e poltrone bianche, con qualche tavolino al centro, sempre dello stesso colore. Della gente era già seduta e sorseggiava il proprio drink ridendo e ciondolando la testa a tempo di musica. Le ragazze indossavano tutte mini-dress e tacchi alti. Gli uomini erano in camicia e jeans. L'altra parte della sala, alla destra del bancone, sembrava tutto un altro mondo. Rialzata di un paio di gradini potevo vedere quella che sembrava una pista da ballo. La zona più illuminata lì dentro. Ai lati, riuniti in gruppetti più o meno grandi, ragazzi e ragazze, per la maggioranza di colore, vestiti con magliettone e pantaloni larghi, qualche cappellino e canottiera, battevano le mani a tempo di musica, mentre al centro una o due persone ballavano. Break-dance, HipHop, Freestyle. Quando ero venuta al colloquio non avevo capito si trattasse di quel tipo di posti dove le crew si trovano e si sfidano. Non potei fare a meno di sorridere ed entusiasmarmi. Avevo sempre amato la danza, di qualsiasi tipo. Mi trasmetteva un sacco di emozioni. Rimasi incantata ad osservare due ragazze ballare sulle note di una famosa canzone rap del momento.
« Scusi? » qualcuno attirò la mia attenzione. Una delle ragazze sedute ai divani mi guardava con un sopracciglio alzato.
Mi ricomposi con una scrollata di spalle.
« Mi dica.
» ordinò un cosmopolitan. Glielo preparai in fretta, per fortuna avevo imparato a fare praticamente tutti i tipi di cocktail e ad essere veloce, in tre anni di part-time nel locale di mio zio.
La serata trascorse relativamente in fretta. Con il passare del tempo le persone all'interno erano aumentate, di conseguenza anche le rischieste al banco, noi cinque ci stavamo dando tutti un gran daffare per essere veloci ed efficienti. Purtroppo non avevo avuto più tempo per guardare chi ballava, anzi l'affollamento davanti al banco era tale che quasi non riuscivo a vedere la pista.
Da diversi minuti, inoltre, mi sentivo osservata. Avvertivo una fastidiosa sensazione di due occhi che seguivano ogni mio movimento. Mi ero guardata intorno diverse volte per capire chi fosse, ma c'era troppa gente e non avevo visto nessuno.

Davanti a me non c'era nessuno, finalmente un attimo di pausa. Sospirai. Lavorare di notte mi stancava davvero moltissimo.
« Cassandra, scusa puoi coprirmi un attimo? Io dovrei uscire per trenta secondi...
» Emily, una delle mie colleghe "vicine" mi guardava con occhi di supplica. Avevo l'impressione che non sarebbero stati per niente trenta secondi.
« Sì, vai. » accettai, ero troppo buona, ma dopotutto io non avevo nessuno da servire in quel momento.
« Grazie! Grazie! » squittì riconoscente e si precipitò nel retro.
Mi sistemai a quello che doveva essere il suo posto e alzai gli occhi sul cliente che avevo davanti, aveva aspettato anche troppo a lungo probabilmente.
« Cosa ti preparo...?
» le parole mi morirono in gola. Di fronte a me avevo il più bel ragazzo orientale che avessi mai visto: i capelli neri, un po' lunghi e leggermente mossi, gli cadevano sul viso andando a coprire due grandi occhi a mandorla, due pozzi neri in cui mi stavo perdendo. Indossava una giacca in pelle nera, le maniche arrotolate fino al gomito, sopra una maglietta grigia molto aderente, più in basso potevo vedere dei jeans scuri. L'outfit metteva perfettamente in risalto il fisico, magro e slanciato, ma muscoloso. Provai un irrefrenabile voglia di sentirmi stretta tra quelle braccia, che sembravano delicate e forti nello stesso tempo.
« Una Heineken. » la sua voce roca mi fece tornare improvvisamente sulla terra.
Scossi la testa e sbattei le palpebre un paio di volte, evitando accuratamente il suo sguardo fisso su di me. Aprii il frigo, cercai la birra che voleva e gliela porsi.
« Ecco.
» la prese e si allontanò senza mai smettere di guardarmi.
Fortunatamente dopo di lui non c'era nessuno, mi voltai dando le spalle al locale e chiusi gli occhi. Sentivo ancora il cuore che batteva leggermente accelerato. Che accidenti mi prendeva?!? Era un bel ragazzo, questo era vero, ma non mi ero mai lasciata impressionare da queste cose! Presi un profondo respiro e tornai a guardare la pista. Speravo che osservando gli altri ragazzi ballare sarai riuscita a distrarmi e a levarmi dalla testa quei profondissimi occhi neri, che sembravano in grado di leggermi dentro.
Una nuova canzone era appena iniziata, quando un applauso più forte degli altri mi fece alzare lo sguardo dal bicchiere che avevo in mano. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, perché alcune persone mi impedivano di scorgere il centro della pista, in cui pareva ci fosse la nuova attrazione. Mi dondolai un po' sul posto per cercare di vedere, finché finalmente qualcuno davanti a me si scostò e la mia curiosità fu soddisfatta. Spalancai gli occhi dalla sorpresa: il ragazzo orientale, quello bellissimo, quello a cui avevo servito una Heineken, quello che mi aveva fissato, quello che mi aveva fatto battere il cuore, ora al centro della pista si muoveva al ritmo di quella canzone, che conoscevo anche io. Rimasi ipnotizzata, non avevo mai visto nessuno ballare in un modo così preciso, potente, ma soprattutto sexy. Trasmetteva sensualità ad ogni movimento, senza mai essere volgare. Il mio cervello aveva completamente smesso di funzionare, mentre i miei ormoni, in letargo da un po', festeggiavano alla grande il loro risveglio. Non riuscivo a distogliere minimamente lo sguardo, ero completamente rapita dai suoi passi e dai suoi movimenti.
Non appena la canzone terminò, il ragazzo sparì alla mia vista tra le urla e gli applausi generali. Non ero stata l'unica ad aver apprezzato lo spettacolo, a quanto sentivo. Ma per me l'incantesimo si era spezzato. Mi resi conto che durante l'esibizione mi ero dovuta appoggiare al banco per reggermi e il mio cuore batteva all'infuriata, come se avessi appena corso i 100 metri. Avvampai all'istante, avevo bisogno di una bella doccia e di una dormita, decisamente!
« Cassandra?
» una ragazza alla mia sinistra mi chiamò.
« Sì?
» risposi guardandola interrogativa.
« Ciao, io sono Jessica. Il tuo turno è finito, puoi andare. » mi sorrise gentile.
« Oh, grazie...! » non mi ero resa conto che fossero già le 2:00. Diedi un'ultima occhiata al locale, speranzosa di rivederlo. Stupida! Cosa accidenti stai facendo?!? mi rimproverai subito. Scossi la testa e mi avviai sul retro. Presi le mie cose, m'infilai la giacca e uscii.
L'aria fuori era decisamente più fresca, mi strinsi le braccia intorno al corpo e m'incamminai. Per mia fortuna il mio appartamento non era molto distante. Non era una zona particolarmente pericolosa, ma non mi piaceva molto andarmene in giro da sola a quell'ora. Una volta a casa mi infilai in fretta sotto la doccia e poi mi gettai sul letto, dove entrai all'istante nel mondo dei sogni, accompagnata da un ragazzo orientale che non voleva saperne di uscire dalla mia mente.

   
 
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