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Autore: Morea    01/11/2010    14 recensioni
Prendete Harry e Percy e chiudeteli nel solito Ufficio.
Qualche piano più in su, mettete insieme un Ministro della Magia, un raffinato Editore ed una caliente segretaria.
Ad Hogwarts, prendete un'Hermione irrequieta e fragile ed aggiungete un Torneo di Quidditch, con una Ginny sovraeccitata ed un Malfoy più tronfio che mai.
Il tutto condito con lettere minatorie provenienti da una minaccia ancora incognita...
Niente è immutabile e fisso, e saranno in molti a capirlo.
Dal capitolo X:
- Sono troppo biondi, in quella casa. Servono due diversivi, señorita. Tu prenderai il giovane, io quello bello - esclamò perentoria e solenne.
Quella conversazione stava rasentando il ridicolo. La sua futura suocera esordiva dal nulla con delle dichiarazioni simili, senza che l'avesse mai conosciuta prima: tra l'altro, il solo pensiero che avesse potuto intuire un suo interesse nei confronti di Malfoy era bizzarro, se non addirittura fantascientifico.
- Cosa le fa credere che...?
[...]- Tu lo stai studiando, querida. E non si studia ciò che non ci interessa.
Dal capitolo XII:
- Zitta - la interruppe lui, con un dito sulle sue labbra rese asciutte dal timore. Continuò a muovere le sue, mentre appoggiava la sua fronte contro quella di lei, mentre tutto sembrava immobile - perfino l'ombra proiettata dalle lampade non sfrigolava più come la fiamma che le animava, perfino il rumore della pioggia arrivava ovattato, attutito, incorporeo: lui sussurrava qualcosa, ripeteva una parola che Hermione comprese solo quando fu emessa ad un millimetro dal suo volto. - Liberami.
Le appoggiò le labbra tra i capelli, per poi sentire quella stessa testa svanire, man mano che Hermione si lasciava cadere a terra, lo sguardo fisso di fronte a sè.
Vincitrice dei premi Best WIP, Best Comedy e Readers' Choice ai Neverending Story Awards.
Rating modificato da Giallo ad Arancione.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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8.


Ospiti Indesiderati ed Indesiderate Bugie



A PrincesMonica e a tutti coloro che mi hanno votato ai NESA.
A quelli che leggono, seguono e recensiscono, e mi hanno aspettato per tre settimane.
A chi era con me al Lucca Comics, a fangirlare dietro a chiunque ed a parlare di sogni erotici con Milord.
Vi voglio bene.









- Mezzosangue. 
Il sussurro non riuscì a scalfire la barriera che pareva separare Hermione Granger dal resto del mondo.
- Mezzosangue - ripetè una voce strascicata, sempre più insofferente ed agitata. Il suo proprietario non sapeva se essere più nervoso per quello che voleva dire alla ragazza, o più ansioso al pensiero di essere visto lì con lei, addormentata ed inerme. Poteva quasi sembrare una scenetta tenera, agli occhi di un osservatore distratto.
La Caposcuola, da parte sua, non accennava neanche un movimento che potesse preludere ad un risveglio. Continuava a rimanere immobile, rilassata e serena, con un libro appoggiato sulle gambe e la schiena contro il tronco di un albero, illuminata da un tiepido e quanto mai insolito sole autunnale che si rifletteva anche sulla superficie del Lago Nero, rendendolo meno spettrale.
- Mezzosangue - borbottò di nuovo, con un tono appena più alto e scrollandola per le spalle.
Per la prima volta, Draco Malfoy vagliò l'ipotesi che fosse morta. O aveva passato tutta la notte sui libri, cosa del resto non troppo improbabile, vista la persona con cui aveva a che fare, oppure aveva le funzioni vitali decisamente ridotte al minimo: le occhiaie che le incorniciavano le palpebre chiuse lo fecero propendere per la prima ipotesi. In realtà, si obbligò a credere quell'ipotesi, dato che per un ex Mangiamorte farsi trovare accanto al cadavere della migliore amica di Potter poteva essere quanto meno imbarazzante, se non addirittura problematico.
Le conficcò la bacchetta tra le costole, trattenendosi dallo scagliarle anche qualche fattura o controfattura più o meno letale.
Come al solito, Hermione Granger fu più decisa e reattiva di lui. Era ormai un'abitudine, non dormire mai per davvero, stare sempre all'erta e con i nervi a fior di pelle. La ragazza strinse il pugno intorno alla bacchetta, che le era rimasta in mano dopo gli esercizi di Incantesimi ai quali si era dedicata per una mezzoretta, prima di pisolare sulla riva del Lago, e fece fuoco.
Fu con un'imprecazione che Draco Malfoy realizzò di essere stato Impastoiato. E fu con un'altra imprecazione che realizzò di essere stato addirittura Disarmato.
Eppure, doveva aspettarselo. Se Weasel e la Mezzobabbana Zannuta potevano aver imparato qualcosa da quell'idiota dello Sfregiato, quella cosa era sicuramente l'Expelliarmus, e la Granger doveva averlo imparato bene, come del resto tutto ciò in cui si cimentava.
- Malfoy! - urlò Hermione, rischiando di soffocarsi per la sorpresa.
- In persona - replicò l'altro. - Slegami e ridammi la bacchetta. Dobbiamo parlare. 
Hermione parve soppesare la risposta. - Nè l'una, nè l'altra cosa. Puoi parlare anche disarmato e con i piedi immobilizzati.
Malfoy alzò gli occhi al cielo, ed in un secondo decise di non perdersi in mille discorsi e di arrivare al sugo di tutta la storia. - Granger, per quanto tu possa credere il contrario, ti giuro che non sono mia zia. Ho i capelli biondi ed un tasso di umanità lievemente più elevato, credo che basti per distinguerci. Quindi smetti di guardarmi come se fossi un mostro ed ascoltami.
Dritto al punto, viscido come una serpe e perfido come un demonio. E più acuto di quanto pensasse.
- Ti ascolto - sussurrò Hermione, posando la bacchetta di Malfoy sopra un ciuffo d'erba.
- Liberami, o...
- O cosa, Malfoy? Proprio perchè non sei tua zia, non mi farai mai niente di peggio di quanto abbia fatto lei - sputò rabbiosa.
- E chi te lo dice?
I sopraccigli biondi del ragazzo si incurvarono, quasi a formare un'espressione curiosa.
- Non ci crederai, ma non ti ritengo così meschino e pericoloso. Ma soprattutto, ti ritengo un emerito codardo.
- Touchè, Granger. Ora che mi hai propinato il tuo discorso da Grifondoro senza macchia e senza paura, spero tu sia più felice e tranquilla. Comunque, nel caso tu voglia mantenere la situazione in questo stato così... fastidioso, non parlerò. Farò da solo, come al solito.
Dritto al punto, viscido come una serpe e perfido come un demonio. E più acuto di quanto pensasse.
In un secondo, alla Grifondoro fu chiaro che se i Serpeverde potevano vantare amicizie importanti, ricchezze inestimabili e ruoli di prestigio, dovevano tutto alla propria faccia tosta. Ed anche alla soave arte del Ricatto e dell'Inganno, come se ci fosse bisogno di specificarlo.
- Poco male. Non so nemmeno cosa avresti voluto dirmi, non sarà una grande perdita - mentì, più a se stessa che al suo interlocutore.
- Cazzate, Granger. Sai di cosa voglio parlare, e so che ti stai mangiando le mani, arrovellandoti su quell'ultimo messaggio che ti è stato recapitato. Vuoi una risposta alle tue domande, e non mi stupirebbe scoprire che quelle occhiaie sono dovute alle tue indagini notturne sul caso.
- Cosa vuoi in cambio? - sbottò la ragazza, furiosa per essere stata gabbata così ad arte.
- Innanzitutto, le mie gambe. Dopo, quel delizioso rametto di biancospino accanto alle tue ginocchia. Poi, la tua attenzione. Infine, la tua collaborazione.
Hermione Granger strabuzzò gli occhi.
- Non ho parlato di aiuto, ho parlato di collaborazione, Mezzosangue - puntualizzò svogliatamente.
Per quanto la Caposcuola avesse sempre apprezzato le sfumature insite nella scelta del lessico, nella modulazione dei suoni e nell'intonazione della voce, non riuscì proprio a cogliere la differenza tra i due termini adoperati da Malfoy.
- Ti aiuterò - rispose sogghignando, mentre liberava Malfoy dalle Pastoie. - Ma questa - continuò impugnando la bacchetta dell'altro - la tengo io. 
C'era una soddisfazione intrinseca e fortemente radicata, nella risposta che gli aveva rifilato. Perchè essere implorata da un Malfoy andava Oltre Ogni Previsione.
E per quanto il suo voto preferito fosse il più altisonante Eccezionale, per una volta poteva pure accontentarsi.
- Ti ascolto - concluse, lisciandosi la gonna, e benedicendo il momento in cui aveva terminato tutti i compiti, regalandosi un sabato pomeriggio di completo relax.
Relax che, chissà come, per una volta comprendeva anche la presenza dell'ospite più indesiderato.

***


Per tutti i De Torres della storia, le regole erano sempre state facoltative, tutto ciò che era facoltativo era sempre stato considerato una semplice comodità, e le comodità erano sempre state idolatrate come le uniche regole da seguire e rispettare.
Se questo sillogismo fosse veramente stato degno di questo nome, ci sarebbe stata una palese contraddizione di fondo, ma neanche Aristotele avrebbe potuto niente, contro la ferrea logica dei De Torres.
Per i Don e le Donzelle di Bobadilla, la conclusione finale ed ovvia era che ognuno dovesse seguire le regole che gli parevano più apprezzabili.
La comodità prima di tutto, tutte le regole che la escludevano potevano essere tranquillamente ignorate.
E sebbene Candida si fosse sdetorresizzata con la sua fuga verso Londra, di certo non poteva far niente contro il buon vecchio sangre dei suoi avi.
E fu per questo motivo che aggiunse qualcosa di poco simile allo zucchero nella tazza di Barnabus Cuffe, come al solito seduto in fibrillazione di fronte alla sua scrivania in mogano.
Molto probabilmente Candida stava infrangendo una decina di leggi Babbane e Magiche, ma aveva sempre preferito il verbo ignorare, al ben più drastico infrangere.
E poi, Barnabus Cuffe non era certo una comodità, e le leggi non scritte dei De Torres parlavano chiaro, sul fatto di eliminare qualsiasi ostacolo al proprio benessere.
- Señorita, lei è così deliziosa a prepararmi un tè a quest'ora!
Candida sogghignò, mentre rimescolava il liquido ambrato e fumante. - Latte, Barnabus?
- Preferisco del limone, se non disturbo. Sa, sono sempre stato un po' intollerante al latte.
La segretaria si appuntò mentalmente quel dettaglio, proponendosi di utilizzarlo a suo favore quanto prima. - Allora tenga. - E gli posò la tazza su un piattino.
L'Editore era entrato in quell'anticamera alle undici del mattino, ovvero tre ore prima: il limite di sopportazione di Candida, per sua sfortuna, era stato quindi valicato già da tre ore. Finchè Cuffe transitava dal suo territorio semplicemente per essere ricevuto dal Ministro, la cosa era accettabile, quando invece si dimenticava di prendere appuntamento e decideva di aspettare Shacklebolt lì, le orecchie della donna cominciavano a fumare, ed il serpente insito in lei si agitava, borbottando e minacciando di stritolare l'ospite indesiderato seduta stante. Aveva deciso di cambiare il suo modo di agire: più maltrattava Cuffe con punzecchiature e frasi al vetriolo, e più lui pareva divertirsi ed apprezzare la sua prontezza di spirito, rimanendo sempre più ancorato alla sua sedia. Da quel giorno, l'avrebbe trattato con gentilezza. Trovando ovviamente altri metodi, forse più efficaci, per toglierselo dai piedi.
Barnabus Cuffe continuava a scribacchiare su un foglio, facente parte di quel lavoro che non rinunciava mai ad eseguire, neanche se ammaliato dalle burrose grazie di una caliente segretaria. Quel giorno, doveva selezionare il candidato o la candidata che avrebbero sostituito Gwendolyn Jones, l'autrice della rubrica di moda della Gazzetta del Profeta, divenuta protagonista principale delle pagine del Settimanale delle Streghe da quando era scappata dall'Inghilterra con un modello australiano, Babbano a tutti gli effetti. Il suo collaboratore gli aveva inviato i provini degli autori a suo dire più promettenti, ma Cuffe non pareva intenzionato ad assumere nessuno, molto probabilmente perchè non capiva un'acca di quello che scrivevano: aveva sempre considerato la moda una futile ed idiota bazzecola, e si era convinto ad integrare il suo Giornale con tale spazzatura solo perchè non poteva effettivamente riempire le sue pagine con notizie più interessanti. Mentre leggeva chissà cosa sull'ultima tendenza in tema di fogge dei mantelli, sorseggiò lentamente il suo tè, un po' più tiepido.
- Mmmmm, ottimo, señorita.
Candida sorrise affabile. - Beva, beva.
E Barnabus fece come gli aveva suggerito. Nel frattempo cestinò altri sei provini e si apprestò a leggere gli ultimi quattro.
Fu mentre si gustava il settimo, che fu colpito contemporaneamente da due illuminazioni: la prima che lo folgorò fu il rendersi conto che quella bozza sulla moda povera lo intrigava tantissimo per la sua originalità. La seconda illuminazione, invece, era inconfessabile, di fronte ad una bella donna per cui poteva avere un certo interesse.
- Beh, señorita, si è fatto un po' tardi, e mi sono appena ricordato di dover consegnare queste bozze per la stampa di domani.
Candida unì le sopracciglia in una muta richiesta di spiegazioni.
- Non si preoccupi,
señorita, e chieda scusa al Ministro, ma devo proprio andare - ansimò in fretta, mentre borbottava qualche incantesimo che spedisse tutti i suoi fogli dritti dritti nel suo Ufficio. - Forse tornerò più tardi.
La segretaria sfoggiò la migliore faccia contrita del suo repertorio, celando sapientemente l'esplosione di gioia la cui miccia era appena stata accesa nel suo spirito. Il fiammifero autore di quel fuoco era giusto appeso al suo collo, mascherato da pendente in argento ed oro bianco.
- Hasta la vista, señor.
Benedisse più e più volte il giorno in cui aveva deciso di portarsi sempre dietro una piccola scorta di Essenza di Prugnola Costringente. Se assunta in piccole dosi, la salvava dalla stitichezza che funestava il suo equilibrio fisico sin dall'infanzia; se invece l'intero contenuto del suo ciondolo veniva inavvertitamente rovesciato in bevande o simili, l'assetato si ritrovava a trascorrere chiuso nell'intimità del bagno preziose ore, se non giorni. Aveva calcolato che non avrebbe rivisto Cuffe per più o meno otto ore intere, e che quindi quel 'forse tornerò più tardi' era una promessa che non avrebbe mai potuto mantenere.
Con Cuffe lontano, si liberò in una risata tanto poco delicata da attirare perfino l'attenzione del Ministro.
La testa di Kingsley Shacklebolt fece capolino da dietro la porta del suo Ufficio, perplessa e vagamente preoccupata. - Cos'era quella risata malefica?
Candida si portò una mano di fronte alla bocca, tramutando quella manifestazione così aperta della sua contentezza in una sommessa risatina fine e quasi aggraziata.
- E soprattutto, dov'è Cuffe? - chiese di nuovo Shacklebolt, i cui dubbi avevano appena acquistato la consistenza di un troll di montagna di quattro o cinque metri.
- Impegni improrogabili. Tornerà più tardi - rispose con tutta la poca serietà che poteva permettersi in quell'istante.
- Allora venga lei nel mio Ufficio, Candida. Sono curioso di sapere perchè ieri sera il signor Harry Potter si è ritrovato un boa nel letto.
La risata di Candida si fece se possibile ancora più fragorosa di quella precedente. - Non sapevo che el niño avesse una passione nascosta per le sciarpe piumate e variopinte.
Il cipiglio di Shacklebolt si fece più severo. - Un boa constrictor, Candida.
La segretaria ridacchiò. - Il solito esagerato, sarà stata una biscia.
- C'era Weasley con lui, e lui non esagera.
Candida sbuffò. - Niños. E, se posso chiederlo, cos'è successo di così grave?
- Oh niente, se si esclude il quasi infarto che la biscia ha causato ad entrambi. A quanto mi hanno detto, era una bestiola veramente simpatica. Potter deve aver provato a dirgli qualcosa in Serpentese, ma ovviamente non c'è riuscito; pare che la biscia a quel punto si sia offesa, sentendosi rivolgere tutti quei suoni sconnessi e sibilanti.
- E...?
- E ha fatto finta di stritolarli, per poi rilasciarli e sparire nel nulla.
- Ma Cuffe mi ha detto anche che...
- ...Che si sono definitivamente convinti che il pericolo sia serio e connesso ai Mangiamorte - ammise il Primo Ministro.
Sul volto di Candida si dipinse un'espressione trionfante e sadica. - E quindi...?
Kingsley Shacklebolt sbuffò. - E quindi... bel lavoro, ma se lei continuerà a far di testa sua ci ritroveremo con un Auror morto di paura.
Candida Flor Paciencia Dulcinea Fermina de Torres pensò che dopotutto quell'eventualità non sarebbe stata affatto male.
- Mi assicurerò che Aléjandro non prenda più... iniziative.
Nello stesso istante in cui disse ciò, si ripromise di passare al Serraglio Stregato, prima di tornare a casa. Aveva qualche quintale di topi morti da acquistare, per il suo piccolo eroe.

***


Harry Potter e Percy Weasley non erano mai stati così vicini come in quella giornata.
Erano vicini psicologicamente, entrambi shockati dalle carezze di un serpente gigantesco e minaccioso, ed erano vicini anche fisicamente, dal momento che si spostavano schiena contro schiena, con due paia di orecchie sempre tese e pronte a cogliere ogni minimo sibilo misterioso. Entrambi scattavano quando un bizzarro soffio di vento sfiorava le foglie dei platani, entrambi si agitavano quando pile di fogli venivano fatte scorrere sulle scrivanie, ed entrambi si alzavano di scatto quando percepivano il rumore di oggetti spostati, per poi scoprire semplicemente che qualcuno si era dondolato sulla sedia.
In quel regime di coatta vicinanza, avevano anche spedito insieme decine e decine di Gufi a Barnabus Cuffe, che invece pareva svanito nel nulla. Avevano ipotizzato per lui le sorti più tremende, prima fra tutte la possibilità di essere stato stritolato dalle spire del boa che aveva consegnato la lettera anche a loro: partirono quindi alla volta della sede della Gazzetta del Profeta.
Si smaterializzarono con un crac ed un pop, per riapparire al cospetto di un imponente buttafuori, al momento impegnato ad allontanare una ragazza urlante.
- Ancora il posto non è stato assegnato, signorina. Se ne vada, la prego.
- Mais je... ma io bisogna quel lavoro! Mon Dieu, je dois voir Monsieur Cuffè!
Il buttafuori alzò sconsolato gli occhi al cielo. - Non la capisco, signorina. Le faranno sapere, se ne vada!
Percy si sentì improvvisamente ispirato da un moto incontenibile di cavalleria. - La prego, signore. Lasci che ci parli io.
Il buttafuori fece spallucce, voltandosi verso Harry Potter. - In cosa posso aiutarvi?
- Cercavamo Barnabus Cuffe. E' nell'edificio?
- Mi dispiace, signor Potter. Oggi pomeriggio il signor Cuffe non è venuto: a quanto pare, non è in buona salute.
Harry Potter lesse in queste parole tre evidentissimi indizi, tutti in rapida successione: primo, Barnabus Cuffe era stato rapito, secondo, molto probabilmente era già morto, terzo, qualunque cosa fosse capitata, lui doveva immediatamente andare a salvarlo.
Si avventò quindi su Percy strappandolo ai suoi francesismi, che almeno sembravano aver placato l'agitazione della ragazza.
- Muoviti! Cuffe è in pericolo!
Percy sbuffò: di sicuro Cuffe era in pericolo quanto poteva esserlo Ginny tra le braccia della signora Weasley; se il loro nuovo presunto 'nemico' fosse stato pericoloso anche la metà di Bellatrix Lestrange, l'affettuosa Molly l'avrebbe sistemato in poco meno di cinque minuti.
- Au revoir, Mademoiselle.
I lunghi capelli biondi della ragazza che aveva di fronte sussultarono, in un ultimo singhiozzo liberatorio. - Merci, Percy! - esclamò in un tripudio di accenti.
- Harry, se Barnabus non è in pericolo io ti...
Non disse mai cosa gli avrebbe fatto perchè Harry non gli dette neanche il tempo di Smaterializzarsi. Lo Smaterializzò lui, e si ritrovarono entrambi dall'altra parte di Londra.
- Corri! Forse siamo ancora in tempo! - esclamò l'Eroe, con il suo solito piglio melodrammatico.
Per tutta risposta, Percy continuò a camminare con tutta la calma del mondo, incurante delle urla sempre più insostenibili dell'altro. Arrivò di fronte alla porta dell'appartamento dell'Editore - situata al quinto piano, quindi dopo un centinaio di scalini - senza il fiatone che contraddistingueva Harry, che nel frattempo prendeva a pugni la porta.
- Cuffe! Tutto bene là dentro?
Nessun suono proveniva dall'interno.
- Forse si è preso un pomeriggio di ferie - azzardò Percy. - Starà facendo compere a Diagon Alley.
Harry lo fulminò e riprese a bussare. Stava per desistere, quando sentì un mugolio indistinto, un suono emesso a labbra chiuse che ricordava vagamente l'espressione di uno sforzo.
- Cuffe, stiamo arrivando! - Era talmente preso dall'azione che neanche si ricordò di rinfacciare a Percy il fatto di essersi sbagliato. - Alohomora!
La porta, evidentemente priva di incantesimi anti-effrazione, si spalancò di colpo.
Il primo senso ad essere risvegliato dopo la botta di adrenalina fu, per entrambi, l'olfatto.
Contemporaneamente, i due pensarono all'unica causa che avrebbe potuto provocare un tale fetore.
Improvvisamente, realizzarono insieme che forse c'era qualcosa di peggio di un boa constrictor di quattro metri beatamente avvinghiato intorno alle membra.
- Cuffe? - chiese timidamente Percy, tossendo e tappandosi il naso.
Dopo un'altra espressione di puro, tremendo, sforzo la voce tremante di Barnabus Cuffe arrivò a loro da un angolo remoto della casa.
- Sono qui.
- Tutto... ehm... bene?
- Più o... aaaaargh... meno...
- Aperio! - esclamò più volte Harry, puntando la bacchetta contro tutte le finestre che riuscì ad individuare. - Ci eravamo preoccupati per lei.
- Oh, non ce n'era bisogno... - replicò Barnabus con un filo di voce, e senza nemmeno arricchire la frase con qualche imprecazione più o meno colorita. - E' solo un disturbo...
- La portiamo al San Mungo, se vuole! - propose Percy, chiaramente inorridito alla sola idea.
- Non importa... poi non posso alzarmi... state di là, vi prego.
Harry e Percy si guardarono: non avevano pensato di raggiungere Cuffe nella sua sala del trono neanche per un istante.
- Ci chiedevamo se anche lei ha ricevuto l'ultima missiva per mezzo di un enorme serpente - sparò Percy, chiaramente intenzionato a ridurre al minimo i tempi di permanenza in quell'abitazione invivibile.
- No - rispose Barnabus dopo qualche secondo, rimuginando ed imprecando interiormente sulla mancata comunicazione del cambio di programma da parte di Shacklebolt. Sperò di aver dato la risposta giusta.
- Ma anche nella sua c'era scritto... - Harry estrasse una pergamena stropicciata dalla tasca - Ogni richiesta è un inganno...
- Signor Potter, se le dicessi che non è il momento...? - azzardò Cuffe, tra un mugolio e l'altro.
- Oh, Signor Cuffe, mi perdoni ma è una questione della massima importanza. Allora, ogni richiesta è un inganno, ogni aiuto uno sbaglio?
- Sì - sibilò Barnabus, sfinito, ma lievemente rinfrancato dall'effetto che quelle due righe avrebbero avuto sui suoi lettori. Chissà, magari avrebbe dovuto aumentare la tiratura di un altro migliaio di copie.
- Allora, ehm... stia bene, Signor Cuffe. Noi andiamo - esordì Harry, un po' titubante.
- Sì, noi togliamo il disturbo - concluse Percy, già corso verso la porta d'ingresso.
Un arrivederci stiracchiato riecheggiò nel lugubre silenzio della casa.
Non appena però i due se ne furono andati, per la casa riecheggiò un suono più stentoreo e sicuro, un suono con talmente tanti decibel incorporati da spaventare la vicina di casa, da attirare l'attenzione di un passante, da interferire nei collegamenti radio del Canale della Manica e da arrivare come un leggero brusio alle orecchie di qualche buttero dall'udito fine.
Il suo Maremma Maiala, però, era decisamente necessario: l'unica sua possibilità di avere la bacchetta e di mangiare qualcosa, per compensare anche in minima parte le dure perdite subite dal suo fisico, era svanita non appena le ombre dei suoi visitatori avevano sceso cinque rampe di scale, si erano richiuse il portone alle spalle e si erano Smaterializzate con un crac ed un pop, per finire chissà dove.

***


- Libera di crederci o no, Mezzosangue, ma io non c'entro niente.
Hermione aggrottò le sopracciglia: non poteva certo negare che Malfoy fosse un signor attore. Ad ogni modo, l'unico mezzo per ottenere la sua fiducia era offrirgli la propria, anche a costo di fare la figura dell'idiota.
Che c'era di strano, in effetti, era che Draco non aveva ricevuto l'ultima missiva. O meglio, molto probabilmente non l'aveva scritta. Ne doveva dedurre che non era lui solo ad agire, ma che aveva uno o più complici, e che tali complici non erano neppure troppo intelligenti, per dimenticarsi di informarlo riguardo ad una mossa così importante. A meno che... a meno che Draco Malfoy non stesse mentendo anche su quello.
- Non farmi ridere, Malfoy. Mi stai dicendo che tu non sai niente di questa storia, delle lettere e tutto il resto? Vieni a dirlo a me dopo esserti perfino vantato delle teste coperte che ti avrebbero portato alla vittoria?
Il ragazzo scrollò le spalle. - Non credevo che il gioco sarebbe durato così a lungo. Credevo che avrebbero smesso di inviarmi quelle lettere, ma continuo a riceverle. E se proprio vuoi saperlo, sono stufo di essere sempre il primo indiziato dello Sfregiato ed anche il tuo, a quanto pare.
Hermione si morse il labbro: in realtà aveva difeso i Malfoy, in quell'ultima occasione, e non credeva affatto che ci fosse in ballo qualcosa di pericoloso, ma il comportamento del Serpeverde non lasciava spazio ad alcun dubbio. Era quanto meno curioso che Draco Malfoy le chiedesse aiuto e comprensione proprio quel pomeriggio, dopo che la mattina Harry Potter l'aveva informata di aver ricevuto quella misteriosa missiva direttamente dalle spire di un enorme rettile. Proprio un serpente, poi.
- Ho bisogno che tu mi convinca, Malfoy.
Lo vide inalberarsi. - Sei proprio una sciocca, Mezzosangue. Pensi che verrei a parlarne con te, se fosse una vera trappola?
Sì, pensò. Proprio a me?, si chiese poi. - Proprio a me? - ripeté, questa volta a voce alta.
Malfoy si voltò verso il Lago, quasi a cercare ispirazione per ciò che stava per dire. - Mezzosangue, se avessi voluto fregare qualcuno, starei parlando con la Donnola, in questo momento - borbottò a denti stretti.
- Smettila di chiamare Ron...! - Si interruppe a metà frase, da sola. - Malfoy, mi hai appena detto che sono intelligente?
- Ho appena detto che hai un cervello e che talvolta lo usi, Granger - puntualizzò - al contrario dei tuoi compari, che ne hanno uno giusto per riempire il cranio. Anche se, effettivamente, credo che abbiano una scorta di culo anche lassù, nel caso che la Fortuna li abbandoni per cinque minuti, cosa che del resto alle persone normali succede.
- Sono coraggiosi, al contrario di qualcun altro - replicò stizzita.
- Talmente coraggiosi da aver paura dei ragni e di usare un Incantesimo lievemente più difficile dell'Expelliarmus.
- Da quel che ne so, al primo anno non è stato Harry ad urlare di paura nella Foresta Proibita, piccolo indifeso Dracuccio.
- E da quel che ne so io, io non ho paura di un Naso, Granger.
Dritto al punto, viscido come una serpe e perfido come un demonio. E più acuto di quanto pensasse.
Hermione si alzò di scatto, e non prestò attenzione neppure al fruscio proveniente dagli intricati arbusti alle sue spalle.
- Cos'era quel rumore, Granger?
Non rispose, intenta ad Appellare tutto il materiale scolastico che aveva sparpagliato intorno a sè, ore prima.
Nel frattempo, Draco recuperò la propria bacchetta, lasciata incustodita. - Granger, dovresti smetterla.
La ragazza lo guardò con un'espressione sconvolta. - Smetterla? Smetterla?! Malfoy, tu non hai idea...
- Incarceramus!
Questa volta, Hermione fu colta di sorpresa: si ritrovò avvinta da strette corde, impossibilitata a muoversi. - Malfoy, liberami subito!
- No - rispose semplicemente l'altro, e fu il suo turno di prenderle la bacchetta, ignorando le sue proteste ed i suoi occhi fuori dalle orbite. - Non puoi andare avanti così.
- Perchè ti interessa, Malfoy? Credi che sia divertente, farmi ricordare tutto questo?
- Credi di essere l'unica, ad essere stata Cruciata? - sputò rabbioso. - Credi che io lo trovi divertente?
Ed Hermione tacque. E capì, anche.
Malfoy sapeva. Lo sapeva fin troppo bene.
- Tua zia...
- Zia? - rise amaramente. - La sorella della tua sporca madre Babbana sarebbe in grado di infilzarti con decine di lame ardenti, per sentirti urlare, senza donarti neppure il beneficio della Morte? Dimmelo, Mezzosangue. Li hai sentiti anche tu gli spilli conficcati in testa, la pelle ustionata dalle fiamme...?
- Basta! - urlò, senza fiato. Aveva appena provato di nuovo tutte quelle sensazioni su di sè.
Il vuoto.
L'anima mutilata.
Il corpo perforato.
E quella risata...
Vile, inarrestabile, malvagia, tagliente.
Sua.
- Cosa c'è, Mezzosangue, fa male? Di' un po', credi ancora che io mi diverta?
Scosse la testa, svuotata.
- Non voglio la tua compassione, Granger. E tu non vuoi la mia. Diffindo.
Si sentì almeno liberata, mentre Malfoy si alzava, pronto ad andarsene. Balbettò per un istante, prima di trovare le parole. - Chi ti manda quelle lettere? - chiese infine.
Draco si voltò, stupito per quel repentino cambio d'argomento. - Non lo so - mentì. - Sono anonime - precisò, evitando il contatto visivo con la sua interlocutrice. Non voleva dirle, che ancora una volta c'entrava suo padre, che ancora una volta era solo una stupida marionetta in mano ad un artista più grande di lui. E per quanto non comprendesse ancora la situazione, non voleva che qualcuno minasse di nuovo la tranquillità della sua famiglia. La stabilità di sua madre.
- Ti credo - mentì anche Hermione. Ti credo perchè devo farlo, sarebbe stata la risposta più autentica. - Lavoreremo insieme - concluse, senza guardarlo.
- Non mi piace lavorare con chi non affronta i problemi, Granger.
- E a me non piace dare corda a chi si chiude nei bagni a piangere con Mirtilla Malcontenta, ma credo che non ci siano alternative.
Malfoy la fissò, a metà tra l'incredulo ed il divertito. - A questo punto... mi è arrivata anche questa.
Le lanciò una pergamena appallottolata, che Hermione aprì con mani tremanti.
Ogni richiesta è un inganno, ogni aiuto uno sbaglio.
- Vuoi ancora aiutarmi?
Era solo un maledetto manipolatore. Tutta la loro conversazione era dunque imperniata sul mettersi alla prova?
- A che gioco stai giocando, Malfoy?
- Pensavo fosse chiaro. Ti sto chiedendo fiducia, cosa che a quanto pare accordi solo a chi ha cicatrici in mezzo alla fronte o capelli rosso pomodoro. Io sto giocando a carte scoperte.
Lei doveva giocare come le era stato detto di fare: fingere di fidarsi, stare addosso a Malfoy ed indagare il più possibile su di lui.
- Mi fido - mentì di nuovo.
- Guardami negli occhi, Mezzosangue.
Provò a svuotare la mente da ogni pensiero, rilassandosi, e lo fissò. - Mi fido - ripeté, col cuore in gola.

Quando Malfoy si allontanò, Hermione si chiese quanto fosse bravo in Occlumanzia.
E quando sparì dalla sua vista, si chiese se non avesse trascurato qualche aspetto dello sbarrare bene la mente durante il contatto visivo, incatenata dallo sguardo penetrante che lui le aveva rivolto.
Si chiese se, per caso, non avesse avuto alcun motivo per liberare la testa dalle proprie riflessioni.
E si chiese persino se, per qualche strana ragione, lei non si fidasse davvero di lui.

***


- El niño
ha riferito ciò che ha visto.
- Ed ha visto ciò che ci aspettavamo?
- Sì. Ha avuto una splendida idea, señor.
- Lo conosco troppo bene, per avere dei dubbi sui suoi comportamenti: non sopporta di essere usato e gli eventi gli hanno insegnato quanto non sia prudente fare tutto da sè.
Si intromise una terza voce. - Dunque, anche la signorina Granger è sistemata.
- Immagino di sì.
- Lo mejor està por venir.
Candida fu oggetto di due sguardi perplessi. - Il bello deve ancora venire - tradusse, e gli altri annuirono.
- Quindi...?
- Quindi è il momento di spedire la prossima lettera.
Candida annuì. - Aléjandro ne sarà immensamente felice.

***






E' stato un parto.
E' stato un parto l'orale di Fisica Generale, incubo di un anno intero finalmente conclusosi a lieto fine, ed è stato un parto questo capitolo, perchè finchè c'è da scherzare e scrivere boiate mi riesce bene, quando poi c'è da entrare nei momenti Dramioneschi, beh... mani nei capelli. Scrivo col terrore di essere scontata, di andare OOC e di deludere le vostre aspettative, quindi, se l'ho fatto, ditemelo immediatamente, così corro ai ripari.
Vorrei gongolare un altro po', prima di passare alle Note.
Questa storia ha vinto i premi Best WIP, Best Comedy e Readers' Choice ai Neverending Story Awards. Partecipavano un sacco di fanfictions, e trionfare in tre categorie è stato a dir poco... elettrizzante. A quanto ne so, Candida ha minacciato di sguinzagliare Aléjandro contro PrincesMonica, la Giudicia, per non averla proclamata vincitrice nella categoria Best Original Character, ma ha chinato la testa di fronte a Ioan Varga, protagonista di Draconarius, e, per ora, ha deciso di starsene buona buona, dove per buona buona intende buona buona a causare epiche diarree a quella piaga di Barnabus.

Volevo anche ringraziare di nuovo Valaus, Vogue, Lilyblack e Rem semplicemente perchè esistono.  
E Milord, per la rosa.
E Conad il Barbaro, perchè è un idolo.
E chi ha insistito perchè aggiornassi, anche minacciandomi di morte.
Quanto vi amo.



Passiamo alle NOTE:

- il sugo di tutta la storia:
citazione Manzoniana, dritta dritta dai Promessi Sposi.
- la ripetizione di "
Dritto al punto, viscido come una serpe e perfido come un demonio. E più acuto di quanto pensasse." è un omaggio a Mirya. Direte voi, che c'entra? C'entra, perchè Francesca è solita ripetere più volte una certa frase nei suoi capitoli, dandole ogni volta sfumature diverse, od usandola per rimarcare un concetto. Io l'ho ripetuta solo tre volte, perchè andare oltre mi sembrava praticamente offensivo nei suoi riguardi (e soprattutto perchè non sarei stata in grado di riproporla una quarta xD), ma ho voluto citarla in qualche modo, perchè giusto questa settimana riflettevo con lei che i miei Barnabus e Candida sono stati ispirati dalla sua Linee, ed in particolar modo da Mab e dalla mia recensione al suo ultimo capitolo. E' un discorso contorto, degna espressione di una riflessione contorta. Credo che lei abbia capito, però. :)
- il verbo sdetorresizzarsi riprende lo spiemontesizzarsi dell'Alfieri, quando abbandonò baracca e burattini e si tolse dalle scatole. Si dimenticò di abbandonare un sacco di soldini: a quanto pare la sua visione dell'andarsene di casa non comprendeva il considerare indegna la sua cospicua eredità. Era molto Slytherin, Vittorio.
- chi ha letto una certa altra mia storia, saprà chi è l'autrice del settimo provino esaminato da Barnabus, e chi è la ragazza in lacrime di fronte alla sede della Gazzetta del Profeta. Volevo farle fare un piccolo cameo in questa storia, vedrò più avanti se farla ricomparire o meno.
- l'Essenza di Prugnola Costringente è una mia invenzione. Dubito che i Maghi conoscano l'Activia o le pasticche antistitichezza. :D
- Puntualizzo una cosa. Harry non parla più il Serpentese, dopo la sconfitta di Voldemort. E' per questo che ha dei problemi di comunicazione con Aléjandro.
- Aperio! è un incantesimo inventato da me. Ho immaginato che l'Alohomora servisse solamente ad aprire le porte, per le finestre ho scelto dunque un altro latineggiamento.
-
I butteri sono i pastori a cavallo della Maremma Toscana... e chissà, magari il Maremma Maiala l'hanno inventato loro.
- I continui riferimenti all'Expelliarmus servono prima di tutto a sfottere Potter, e poi ad omaggiare anche la mia Rea, che ha parlato della 'questione culo' nell'ultimo capitolo del suo capolavoro.



Imploro perdono, ma se mi metto a rispondere anche alle recensioni, non posto più.
Vi dico solo un grazie collettivo, immenso e totalizzante.







Effebì
Mi trovate... qui .





  
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