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Autore: Sanya    01/11/2010    1 recensioni
Alice Cullen non riesce a ricordare nulla del suo passato. Vede solo uno spesso muro nero, quando ci pensa. Ma vi siete mai chiesti cosa c'era esattamente nel suo passato? Quali sono state le decisioni che l'hanno portata a finire in manicomio e ad essere trasformata in una vampira?
E poi, siamo davvero sicuri che il suo creatore rappresentasse per lei solo uno sconosciuto?
Capitoli in via di revisione. Work in Progress
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Ehm...Ehm....Ehm....Buongiorno ^^"
Non c'è bisogno che dica niente, vero?? xD
Non linciatemi, non linciatemi!!!!! Scusate scusate scusate immensamente! Ho saltanto un aggiornamento, sono proprio imperdonabile ù.ù
Comunque, ora eccomi qui!!!
Bene, già nel capitolo precedente iniziano a farsi vivi i primi problemucci...C'è da dire che con questo i problemucci diventereanno problemoni... Lascio a voi ogni tipo di pensiero al riguardo xD
C'è da dire, in oltre, che in questo capitolo arriverà un nuovo personaggio che sconvolgerà non di poco la situazione....!
Ok, spero vi piaccia ^^
Buona lettura ;)


CAPITOLO 13
Raccogliemmo i cocci spigolosi sul pavimento nel più totale silenzio.
Guardavo Alice, cercando una risposta coerente a tutto quello che avevo appena vissuto. Era davvero possibile tutto ciò che mi aveva appena raccontato? Che tutta la sofferenza che avevo visto nei suoi occhi fosse reale?
Pensai a quanto mi aveva detto: nessuno sapeva di quelle sue “crisi”, nemmeno lei sapeva di cosa si trattasse esattamente, vedeva volti, azioni, tutto però troppo offuscato. 
-Alice, prima mi hai detto che, quando hai queste crisi, vedi delle cose. Cosa hai visto esattamente, prima?- domandai, troppo preoccupato per tenermi tutto dentro.
Alice fece cadere lo strofinaccio con il quale stava pulendo la macchia giallastra dal pavimento. –Bhe…-, esortò, accartocciando il panno tra le sue mani. Prese un respiro profondo.
-È strano, sai?- cominciò. –Vedo i volti di tutte le persone che conosco ma in situazioni diverse, le vedo coinvolte in azioni improbabili. E poi vedo persone che non ho mai visto, luoghi in cui non sono mai stata. È strano, ma è anche bello. È come fare un viaggio rimanendo nello stesso posto-.
La ammonii con lo sguardo. Sapevo che cercava di sviare alla mia domanda; la ragione di quel gesto mi era ancora sconosciuta.
-Ho visto mia zia Claire entrare dalla porta di ingresso. Poi…poi tutto è diventato instabile e distante. Annebbiato, questo è il termine adatto- sospirò.
Anuii pensieroso. Non avevo ancora afferrato il vero significato di ciò che le stava succedendo. Quelle “visioni”, ormai non conoscevo termine più adatto per descriverle, rimanevano ancora un lato oscuro della nuova personalità di Alice.
Alice mi regalò un sorriso forzato e ritornò al suo lavoro.
Con quel suo sorriso, voleva ingannarmi, ne ero più che certo. Voleva farmi credere che tutto quella situazione fosse normale, che avere visioni fosse usuale e neanche minimamente preoccupante. Ma sapevo che lei, infondo, era terrorizzata da quegli eventi. Terrorizzata dal dolore che portavano e dalle conseguenze che le si sarebbero rovesciate addosso.
Non avrebbe mai potuto nascondermi la sua paura per ciò che era diventata, nemmeno con un sorriso.
Per quanto mi riguardava, la preoccupazione riempiva ogni minimo sguardo o gesto che le davo. Non potevo non evitare di manifestare i miei veri sentimenti di fronte a quella situazione incasinata. Sapevo perfettamente quali sarebbero state le conseguenze se qualcuno fosse venuto a sapere della sua non perfetta salute mentale. Ogni volta rabbrividivo immaginandola stretta nella camicia di forza, gli occhi persi e vitrei squadrare lo spazio angusto e buio in cui avrebbe dovuto vivere ogni momento della sua esistenza perduta. Non immaginavo nemmeno il suo corpo scosso dal getto ghiacciato dell’acqua o torturato dalla sedia elettrica.
Non toccammo più quell’argomento. Discutevamo di argomenti di poco valore, evitando appositamente di toccare il tasto dolente di entrambi.
Ogni tanto la vedevo corrugare le sopracciglia, come se cercasse di collegare i suoi gesti o degli oggetti familiari a luoghi già esplorati o ad azioni già vissute.
Io mantenni la promessa: non feci parola con nessuno del suo cambiamento. Ancora non sapevo se quello che avevo deciso di fare era la scelta giusta oppure stavo solo assecondando una pazzia. Ma, d’altronde, ero mai stato davvero sicuro e convinto delle mie decisioni da quando avevo conosciuto Alice? No, non lo ero mai stato.
 
 
Le ruote dell’auto sgommarono instabili sotto la ghiaia sul vialetto. Guardai assorto il polverone che esse avevano prodotto disperdersi nell’aria.
-Alice!- esultò Cynthia non appena la nebbia attorno a noi si dissolse. La abbracciò forte facendola tossire. Ridacchiò mentre la lasciava andare, le schioccò un bacio rumoroso sulla guancia. Salutò calorosamente anche il resto della famiglia.  
-Oh, la smettiamo di fare gli sdolcinati? Non voglio morire di diabete precoce- mormorò la voce austera della piccola donna che seguiva Cynthia.
Era una donna piccola, gracilina, ma, nonostante ciò vedevo una grande quantità di rispetto che riusciva a portarsi dietro.
-Benvenuta, Claire- la salutò con un sorriso forzato Margaret.
-Buongiorno, sorella- disse, schioccandole un vago sorriso di superiorità.
Rimasero a fissarsi ostili per qualche secondo poi Claire esortò –Bhe, questo posto è della stessa bassezza sociale di quando l’ho lasciato. Per fortuna, adesso ci sono io-.
Raccolse la sua valigia da terra e si diresse a passo deciso verso la porta di casa. Entrò e la chiuse sbattendola.
Mi trovai ad analizzare sotto shock la situazione. “No, non era possibile”, mi dissi non appena la signora Margaret ci diede notizia del suo arrivo due giorni prima.
È solo uno scherzo, uno scherzo di cattivo gusto, vero?, continuavo a chiedermi mentre Virginia finiva di leggere il telegramma.
In quei giorni pensai a tutti le possibili spiegazioni: poteva essere una coincidenza, oppure solamente uno specie di sesto senso che aveva azzeccato per caso. Ma nessuna di quelle era plausibile. Tutto mi ricollegava alle strane e incomprensibili visioni di Alice.
Guardai Alice e la preoccupazione che leggevo nei suoi occhi era evidente. Fissava con sguardo vivido la porta, il labbro inferiore le tremava leggermente.
Sapevo cosa stava pensando perché era la stessa cosa che stavo pensando io: quella situazione avrebbe portato a conseguenze non molto piacevoli. Questo era poco, ma  sicuro.

**************************
 

Mafra: Eh già, cara, ho fatto dimentacare tutto alla piccola Alice!!!! muahmuahmuahmuah!!! IO sono troppo diabolica xD
            Bhe, comunque non preoccuparti, ora condividono un segreto particolarmente importante....Sarà questo a unirli??? Bha, vedremo xD
            E chissà, magari poi la relazione diventerà un po' più intima.....Aah, Basta!!!!!! xD
            Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^
            Alla prossima ;)

   
 
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