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Autore: Red_Hot_Holly_Berries    02/11/2010    3 recensioni
Benvenuti nel mio Teatro dei Sogni. Se i sogni di queste anime solitarie saranno Infranti o Realizzati... Lo vedrete.
Ad Arthur sembra che l'odio per i suoi fratelli, dei suoi fratelli, lo abbia fatto soffrire per tutta la sua vita; eppure non può fare a meno di agognare un tocco gentile da parte di Scozia, un complimento di Irlanda, un abbraccio da Galles. Ciò che non sa è che avrà tutto ciò che desidera solo nel momento dell'assoluto bisogno... Ma cambierà la sua famiglia per sempre.
Che lo Spettacolo abbia inizio.
Genere: Erotico, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Ben ritrovati, gente!
Avvertimento: causa necessità di copione, ho dovuto modificare un poco il capitolo precedente, quindi vi conviene andare a rileggervelo!



Capitolo 1: Atto Primo

Con i suoi duemila anni suonati e appena ventitré anni d’aspetto, non si poteva certo dire che Galles non si fosse conservato bene.
La semi-immortalità era un vantaggio collaterale dell’essere uno scherzo di natura, anche se, come ogni cosa a questo mondo, non mancava di portare anche il suo numero di svantaggi.
I suoi non erano certo stati duemila e passa anni di pace e tranquillità: ma la stanchezza derivante da quel carico, che nessun dio è mai stato così crudele da affibbiare ad un povero mortale, si poteva intravedere solo di tanto in tanto sotto forma di una sfumatura malinconica nei suoi profondi occhi verdi.
Il volto della personificazione del Galles, infatti, era rilassato e calmo mentre sedeva sulla felpa rossa della sua nazionale di rugby (originale, risalente alla prima fondazione della squadra), ripiegata a mo’ di cuscino per isolarlo dall’erba bagnata sotto di lui, apparendo in tutto e per tutto in pace con sé stesso e con il mondo.
Galles oziava ai bordi di uno dei pascoli recintati nella sua campagna, seduto con la schiena appoggiata allo steccato e godendosi quel sole insolitamente caldo per essere una giornata di settembre, una matita dietro l’orecchio e un blocco da disegno sulle sue gambe incrociate, i cui fogli erano ricoperti di veloci ma accurati schizzi del maestoso Shire che pascolava a pochi metri da lui.
Mentre aspettava con l’infinita pazienza dell’artista che il placido cavallo da tiro si girasse e gli permettesse di disegnare l’elegante curva del suo collo poderoso, Galles allungò una mano dietro di sé, tastando il terreno alla cieca alla ricerca delle piccole mele rosse che aveva portato per attirare l’attenzione dell’animale, colte quella stessa mattina da uno degli alberi fuori da casa sua.
Ne trovò una, ne ammirò per un attimo le serpeggianti venature bianche della buccia, e poi la addentò con decisione, beandosi della sua friabilità sotto i denti e della sua dolcezza farinosa, stando però attento a non gocciolare sui fogli.
Era capitato che chi lo avesse visto in un momento di rabbia particolarmente eclatante, gli avesse detto quanto somigliasse al suo gemello Inghilterra, ma Galles sapeva bene che chi diceva ciò non aveva mai visto il suddetto Inghilterra in preda all’odio sfrenato o alla frenesia della battaglia, come a lui invece era successo.
No, Galles non era mai giunto ai livelli negativi del gemello, o forse era meglio dire che non vi era mai stato spinto. A quelli della loro razza raramente era dato di scegliere il proprio carattere, e mentre l’Impero Inglese aveva avuto bisogno di una personificazione dotata di un carisma e di una ferocia tale da poter tener testa al mondo intero, il piccolo regno del Galles non aveva mai avuto la stessa necessità.
Ma a Galles era stato dato anche di poter vedere il gemello nei momenti di pace: rilassato, felice, capace di godere delle piccole meraviglie del mondo come un bambino.
Ecco perché a Galles piaceva pensare, anche non l’aveva mai detto neanche ad Inghilterra, che era proprio in quei momenti di serena tranquillità che loro due si assomigliavano di più.
Una somiglianza che andava oltre al semplice aspetto fisico, che già da solo bastava ad accomunarli, tanto che ormai si era quasi abituato che lo scambiasse per Inghilterra: stessa altezza, stessa corporatura dalle spalle larghe e dalla vita stretta, stesso viso dagli zigomi alti e la mascella poco pronunciata, stesse labbra sottili, stesse sopracciglia cespugliose e stessi larghi occhi verdi. L’unica differenza era data dai capelli, che pur essendo perennemente spettinati e ribelli come quelli del gemello, erano di un biondo più tendente al castano che al cenere.
Dopotutto, in fondo in fondo rimanevano pur sempre fratelli, come nazioni e come persone: anche se di tanto in tanto litigavano furiosamente come cane e gatto, non erano mai riusciti a tenersi il broncio a lungo. In un modo o nell’altro, tornavano sempre a sedersi l’uno accanto all’altro, ridendo dei loro irritanti fratelli maggiori o godendosi in un silenzio complice la reciproca compagnia.
L’improvviso movimento del cavallo, fino a quel momento immobile, lo destò dai suoi pensieri.
Il grosso Shire aveva smesso di brucare e stava puntando il muso verso destra, comunicando con la postura del collo e della groppa una certa curiosità.
Galles seguì lo sguardo del cavallo, e ciò che vide lo spinse ad alzarsi velocemente, inchinandosi poi verso la creatura che stava correndo con leggerezza nella sua direzione, costeggiando lo steccato.
-Piacere di incontrarti, bella figlia dei Sidhe.- Disse Galles con voce pacata e cortese, rialzandosi dalla sua riverenza proprio mentre la fata dai capelli rossi si fermava davanti a lui, avendo chiaramente trovato ciò che cercava.
-Piacere mio, Cymru.- Rispose la ragazza con un lieve cenno del capo, portandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli ribelle. -E non lo dico tanto per dire, ho davvero bisogno del tuo aiuto.-
Abituato alle maniere solitamente nobili e distaccate dei Sidhe, Galles rimase un attimo sconcertato dalla schiettezza dello spirito di fronte a lui, ma si disse che doveva essere dovuto all’urgenza che le leggeva negli occhi verdi.
Ma con i Sidhe c’era sempre un limite di sicurezza che bisognava mantenere.
-Potrei fare quanto in mio potere per aiutarti, mia signora, se mi darai un nome con cui io possa chiamarti.-
Generalmente le creature fatate non nuocevano a quelli come lui, ma alcune regole andavano sempre seguite, senza eccezione: mai dare il proprio nome senza aver nulla in cambio, mai mentire, mai ritrovarsi in debito con loro, mai accettare un accordo senza aver prima precisato le regole.
La fata aveva dimostrato di conoscere già il suo nome, e così lui le aveva proposto uno scambio per il suo, di nome, in cambio della promessa di aiutarla, accuratamente formulata in modo da non essere vincolante, quanto più un suggerimento.
-Guida. Io sono la Guida.- Rispose senza giri di parole lo spirito verde vestito, e Galles accettò la risposta con un cenno del capo: per quanto difficilmente quello fosse il suo vero nome, era pur sempre un nome che lei stessa gli aveva dato, e per questo dotato di altrettanto potere.
-Cosa è successo, quindi, mia Guida?- Qualcosa non andava, Galles e lo sentiva. Non si trattava solo dell’agitazione della fata, c’era qualcosa di sbagliato…
-Si tratta di tuo fratello Inghilterra. Ha avuto un incidente con un insidioso tipo di magia, e sta rischiando grosso.-
-Cosa!?- Esclamò il giovane, scattando e immediatamente irrigidendosi come un animale pronto ad attaccare. –Cosa cazzo è successo!? Anzi, no, portami da lui!-
-Volevo chiederti proprio questo.- Assentì la Sidhe, voltandosi verso l’immenso campo di trifoglio al di là dello steccato e battendo un piede nudo per terra, facendo tintinnare con forza le campanelle legate alla sua caviglia.
Il suono metallico sembrò dilatarsi nell’aria fino a diventare una pressione fastidiosa contro i timpani, che però cessò improvvisamente quando un cerchio luminoso comparve in mezzo al suddetto campo di trifoglio.
-Vai, Cymru. Aiutalo.- E così, senza un secondo pensiero per le sue mele rosse o i suoi disegni, Galles scavalcò con un balzo felino lo steccato e saltò al centro di quello che aveva riconosciuto come essere un cerchio di trasporto intra-dimensionale usato dalle creature fatate per spostarsi tra il mondo di Faerie e la Terra.
La nazione ebbe appena il tempo di girarsi per lanciare un’ultima occhiata a quella strana Sidhe prima che il mondo cominciasse a dilatarsi e restringersi intorno a lui, ma nella frazione di secondo in cui i suoi occhi verdi incontrarono quelli altrettanto verdi di lei, Galles vi colse un’emozione a metà tra distaccata compassione compiacimento.
Un gelido terrore discese su di lui quando si rese conto di non aver rispettato le regole basilari: la preoccupazione per il fratello gli aveva impedito di chiedere precisamente dove lo stava mandando. Cosa…
Ma non ebbe il tempo di preoccuparsene più di così, in quanto in meno di tre battiti di cuore il cerchio lo aveva già portato alla sua destinazione, che si rivelò essere un androne dal pavimento di pietra grezza e le pareti ricoperte di chiaro legno di pino scurito dall’età.
Sull’onda del sollievo di riconoscere il luogo, Galles si lanciò verso l’unica porta in fondo al corridoio, aprendola con violenza e ritrovandosi nella familiare camera della divinazione di Inghilterra.
La tremula luce della moltitudine di candele ammassate sui piccoli mobiletti sparsi lungo le pareti di quella stanza senza finestre proiettava strani e illusori riflessi sulla superficie della grande e profonda polla d’acqua incassata nel pavimento, delineando con precisione inumana ma straordinaria la silhouette di una persona immersa in essa.
Il respiro di Galles era sibilante, come se quel bruciante e doloroso groppo che sentiva in gola gli impedisse di respirare, mentre si precipitava ad inginocchiarsi accanto alla figura abbandonata nell’acqua, non badando allo stupefacente tappeto d’erba che ricopriva il pavimento.
Suo fratello giaceva immobile sul fondo della pozza, la testa tenuta appena sopra al pelo dell’acqua solo grazie agli sforzi congiunti di alcune piccole fatine, le cui ali da farfalla avevano perso quasi del tutto il loro bagliore a causa della fatica di continuare a batterle per impedire al giovane di annegare, e che non appena furono sostituite da Galles andarono a planare dolcemente sull’erba, esauste.
-Che cosa è successo?- Chiese Galles con voce roca mentre immergeva con circospezione le mani e le braccia nell’acqua e le passava sotto le ascelle del gemello per tirarlo fuori, cercando di non pensare in chissà quale magia si stese bagnando.
-Ha perso conoscenza quando è caduto in acqua, mentre stava divinando il suo passato. Volevamo tirarlo fuori, ma la magia ci ha impedito di toccare l’acqua. Così la Nobile Sidhe è andata a cercare aiuto.- Spiegò ansimando una fatina dalle ali rosse e blu sdraiata vicino al piede di Galles, il quale tirò ancora di più a sé il fratello privo di conoscenza e se lo strinse la petto, senza badare minimamente al fatto che si stava infradiciando i vestiti.
Eppure, nonostante sotto la sua mano Galles potesse sentire il petto di Inghilterra alzarsi e abbassarsi al ritmo del suo respiro, e lo sentisse rabbrividire per il freddo nei suoi abiti bagnati contro di lui, nonostante i suoi sensi gli dicessero che suo fratello era lì con lui, la più piccola nazione del Regno Unito sentiva che c’era qualcosa che non andava; la stessa sensazione di sbagliato che aveva provato in presenza della Sidhe lo tormentava come una premonizione.
Poiché le candele offrivano troppa poca luce perche lui potesse cercarne la fonte di con gli occhi, e poiché non si fidava ancora a portare il gemello fuori da lì, Galles lo fece sedere nel suo grembo, la schiena appoggiata contro il suo petto e la testa reclinata all’indietro sulla sua spalla, e prese a percorrere il corpo di Inghilterra con le mani, fidandosi del suo tatto come un lupo si fiderebbe del suo olfatto.
La prima cosa che notò, fu che Inghilterra sembrava pesare troppo poco, decisamente meno di quanto ricordasse. La seconda fu che, sebbene in quella posizione fosse difficile dirlo, gli sembrava anche che fosse meno alto: sicuramente meno di Galles, cosa che non avrebbe dovuto essere, essendo i due gemelli.
Con il cuore che batteva sempre più veloce e gli occhi che pizzicavano di lacrime, Galles risalì il petto di Inghilterra fino ad arrivare al viso: lì, colto da una paura indefinita, esitò, e gli passò prima le mani tra i capelli, accarezzandoli come avrebbe fatto con un gatto per calmare sé stesso.
Inaspettatamente, si ritrovò tra le dita un rametto di qualcosa che, ahia!, doveva essere un ramoscello di agrifoglio, se le foglie pungenti come spilli erano un indizio affidabile.
Galles si infilò il rametto in tasca e poi, finalmente, con la punta delle dita tracciò esitante i lineamenti del fratello che poteva a malapena vedere: la punta del mento, la linea della mascella, l’incavo sotto l’orecchio, la rotondità della guancia, gli occhi dalle palpebre abbassate e lunghe ciglia, il leggero incavo delle tempie; e poi ancora le labbra sottili, la fossetta sopra il labbro superiore, la punta del naso leggermente a patata, la dritta linea del setto, la curva dell’arcata sopraccigliare e le folte sopracciglia, la bassa attaccatura dei capelli. Era proprio come Galles ricordava, ma era sbagliato. La linea della mascella avrebbe dovuto essere diversa, così anche come le guancie e la punta del naso. Non riusciva a dire se avrebbero dovuto essere più morbidi, più incavati o più dritti, ma non erano giusti.
Cosa era successo al suo gemello? Era come se…
“Oh mia Dea… No, ti prego, no…” Galles sapeva che per i Cristiani nominare Dio invano era un peccato, e con una certa amarezza si ritrovò a pensare che fin troppo spesso invocare il nome di un qualunque Dio era davvero invano.
Il giovane fece scivolare il corpo privo di conoscenza del fratello tra le sue braccia, posò un bacio sulla sua fronte, e quindi si alzò in piedi, ma più che un principe azzurro intento a salvare la sua principessa, sembrò un burattinaio che cercasse di non rompere una preziosa bambola di vetro.




Autrice: ooook, gente! arieccoci! Devo dire che sono stupita dalla velocità con cui ho aggiornato...
Narratrice: Non sei l'unica, fidati. u__u
Autrice: tò, eccoti qua, guastafeste! Mi stavo giusto chiedendo se ci avresti onorato con la tua regale presenza...
Narratrice: devo dire che sì, ho deciso di graziarti con i miei sagaci commenti. U___u *nonchalance*
Autrice: ... giuro che neanche io so se lo fa apposta o le viene naturale. o.O In ogni caso! Recensioni, eh? bene, bene!
Narratrice: posso rispondere io a soke86?
Autrice: *magnanima* certo, cara. basta che non fai troppi spoiler. U___U
Narratrice: Guastafeste.*sottovoce* Dicevo, cara: la principale ragione per cui Inghilterra e Galles sono gemelli, è lo stesso per cui l'autrice qui presenta ama le storie con Feliciano e Romano... Sì, pensa pure male: probabilmente non raggiungeresti neppure la metà della voragine della sua perversione...
Autrice: Dannata! giuro che ti taglio fuori dalla stoira! Non le credere, in realtà è un tributo a una mia cara amica. e ti ringrazio molto per il complimento sul fantasy: io ci proverò SEMPRE!
Narratrice: bon, prossima: Aerith1992. Io sono un pò la regista di questa storia, o se vuoi la burattinaia. Mi sembrava solo adatto fare la mia prima apparizione su un palcoscenico.
Autrice: c'è una bella espressione inglese che ti ritrae perfettamente: attention whore. U__U
Narratrice: è___é *odio profondo* comincio a non sopportarti più, lo sai? *medita vendetta*
Autrice: fai pure, io possiedo questo computer, indi per cui ho IO il potere u.u. next commentatrice: Nihal the revenge: Uno dei principali motivi per cui ho scritto questa fic è infatti presentare l'intero regno Unito, cosa di cui il fandom qui si EFP manca clamorosamente. Ecco perchè le descrizioni dei fratelli di Inghilterra saranno così lunghe: li voglio inquadrare bene!
Narratrice: risposta a s_theinsanequeen. di nuovo, è per questo che io sono qui. Sono abbastanza sicura che la prof di italiano abbia dato un nome a questo procedimento narrativo, ma o l’Autrice non c’era, o se c’era dormiva. Volevamo provare qualcosa di nuovo, e siamo in effetti orgogliose di dire che siamo le prime ad aver inserito una sorta di regista/burattinaio che guidi il lettore nella storia, come la guida di un museo che porti in giro i turisti, facendo loro notare questo e quel particolare, che altrimenti rimarrebbero nascosti.
Autrice: per una volta sono d’accordo con lei. Ti ringrazio incredibilmente per quel 9! (se solo la mia prof d’italiano fosse d’accordo con te!) Hai davvero fatto la mia giornata. Poi, Imouto Chan: vedo che la batosta che ha preso Inghilterra ha fatto scalpore. Ti assicuro che è stata abbastanza dura da scrivere, mi faceva pena! Ma sfortunatamente era indispensabile per il proseguimento della storia…
Narratrice: Vero. Povero piccolo! >.< *lato materno si sveglia* Mi viene tanta voglia di coccolarlo! Cucciolo! *fa versetti fuffosi*
Autrice: o_O stai bene? Non è da te… *Narratrice le lancia un’occhiataccia* Ok, ok, come non detto… ^^’ Piuttosto, hai notato che quasi tutti hanno fatto l’associazione tra te e Irlanda?
Narratrice: Vero. Non te l’aspettavi, vero, quando mi hai creata, neh?
Autrice: No. Ma in effetti, a pensarci, è logico: vestita di verde, capelli rossi, occhi verdi… Potresti passare per la sorella di Irlanda. Dai, glielo diciamo a ‘sti poveri lettori chi sei in realtà?
Narratrice: …. No. Aspettiamo ancora un po’, hun? *sorriso malefico*
Autrice: … Ti piace far soffrire i lettori, eh?
Narratrice: sì.
Autrice: Va bene… ^^’ Allora vi consolo io, gente! Sebbene la Narratrice qui presente non sia Irlanda, vi rifarete dalla delusione scoprendo che Irlanda è un gran per pezzo di figliuolo! xD Alla prossima!
  
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