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Autore: reb    02/11/2010    5 recensioni
Prima non ci aveva fatto caso per via del buio, ma era carina. Con quella pelle chiara e le lentiggini sul naso. Poi occhi così non ne aveva mai visti.
-Perché non togli il cappello?- chiese curioso il bambino – Hai le orecchie a punta? O magari come un gatto?-
-Hai i capelli rossi!-
[... ...]
Perché quella bambina conosciuta tanti anni prima, che per i primi mesi si era aggirata curiosa per il castello con la sola compagnia di Mocciosus, adesso era diventata non solo bellissima, ma anche popolare. E tutti, tutti dannazione, non facevano che girarle intorno.
Eppure avrebbero dovuto saperlo che Lily Evans era territorio proibito!
-Eeevaans?- esclamò ancora vicino alla carrozza.
-Esci con me, Evans?-
Era talmente presa dai suoi pensieri che nemmeno l’aveva visto avvicinarsi. -Quante volte devo dirti di no, Potter, prima di farti capire la mia risposta?-
-Tante quante io ne impiegherò per convincerti a darmi una possibilità.- rispose serio lui.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Chissà se stava ricordando anche lui…
Non era mai stata nelle cucine, ma non avrebbe nemmeno mai immaginato che per entrarvi si dovesse solleticare una pera. Non era strano che Potter conoscesse quel passaggio, era assurdo come lui.
Solleticare un pera…quando i Fondatori avevano messo quel passaggio dovevano essere ubriachi.
Dal passaggio arrivavano gli odori di spezie e il rumore di pentole tipico di ogni cucina che si rispetti.
La sua parte razionale continuava a insultarla, stava pur sempre infrangendo una regola, con Potter per di più, e le intimava di andarsene e mollarlo lì, ma il pensiero di una bella cioccolata calda con marshmallow la tentava in quel momento come aveva fatto poco prima nella sala studio.
E almeno a se stessa poteva ammetterlo, Potter così gentile la incuriosiva e insieme le impediva di andarsene e tanti saluti.
Non che generalmente non fosse gentile, perfino lei che associava simultaneamente alla sua figura insofferenza e irritazione, vedeva quei momenti di inaspettata gentilezza che sembravano venire fuori senza che lui nemmeno se ne accorgesse. Quante volte lo aveva visto indicare con un sorriso la strada giusta a primini sperduti, arrivare tardi a lezione per accompagnare ragazzine in lacrime in Infremeria? Quando mai lo aveva visto fare un scherzo ai Serpeverde al di sotto del quarto anno?
Quindi si, vedeva spesso quella bontà di fondo che gli era tipica, ma era sempre accompagnata da strati e strati di sbruffonaggine e arroganza, da una battuta idiota con Black o uno sguardo astioso ai Serpeverde, che…non era come adesso.
Quella mattina era stato così. L’aveva aiutata, ma non aveva potuto fare a meno di essere Potter. Quella sera, invece, era gentile e basta. Non cercava di farsi bello agli occhi degli altri. Non c’era Black nei paraggi con cui scambiare un’occhiata tronfia e soddisfatta. Non c’era Remus che scuoteva sconsolato la testa. Non c’era lei che cercava di trattenersi dall’affaturarlo.
Non erano Potter ed Evans. Sembravano di nuovo James e Lily, i ragazzini del primo anno che spesso si vedevano camminare ridendo fianco a fianco per i corridoi. James e Lily amici.
Come era tipico di lui continuava a sorprenderla. Quando ormai credeva di averlo capito, di aver visto di lui tutto quello che aveva da dare al mondo, ecco che Potter faceva qualcosa di strano e fuori dalla norma, per lui, e cambiava tutto.
James aveva sempre saputo cambiare le carte in gioco. Ma lei non aveva mai creduto che anche Pottersapesse farlo.
-Allora, che mi dici?- la voce squillante del ragazzo interruppe improvvisamente le sue riflessioni.
Solo allora Lily si rese conto che non stavano più percorrendo il male illuminato corridoio, ma si trovavano in una grande stanza bel illuminata e piena di odori invitanti.
Per dimensioni e disposizione, se si escludevano le cucine, era identica alla Sala Grande, con tanto dei quattro tavoli delle Case. Probabilmente era lì che venivano disposti i piatti prima di farli apparire al piano di sopra.
Ma la voce del ragazzo non aveva attirato solo la sua attenzione. Vennero presto circondati da un esercito di piccole creature verdognole, dalle orecchie a punta e un naso imponente. E con occhi a palla, sgranati e servizievoli.
Parlavano anche…
-I padroncini vogliono…-
-Padroncino James cosa le…-
-Possiamo fare qualcosa per…-
Quegli esserini parlavano uno sopra l’altro, ma sembravano tutti intenzionati a rendersi utili per primi. I loro occhi brillarono adoranti quanto James chiese loro due cioccolate calde.
In un attimo tutti erano spariti, trotterellavano saltellanti desiderosi di esaudire le loro richieste, e Potter la condusse a uno dei tavoli.
-Ma cosa sono, Potter?- chiese lei stranita.
-Uhm, Elfi no?- le rispose lui guardandosi attorno, come se cercasse il motivo del suo sconcerto.
-Elfi?-
-Evans ma…già se non eri mai stata nelle cucine non li avevi nemmeno mai visti. Sono Elfi Domestici, sono loro a occuparsi di tutto. E lo fanno in modo fantastico, vero?-
-Che vuol dire fanno tutto loro? Non c’è nessuno ad aiutarli? E perché non li ho mai visti in giro per il castello?- chiese ancora più confusa.
-Perché è loro compito non farsi vedere, no? Escono dalle cucine solo di notte.-
Solo di notte. Ogni notte ripulivano ogni stanza dell’edificio da soli e il castello era enorme, non era possibile che nessuno a parte loro li aiutasse. Erano troppo piccoli e gracili per poterlo fare.
-Ma è abominevole! E tu razza di schiavista…- esclamò indignata Lily.
-Evans mi piacciono. Sono sempre gentili e non mi sognerei mai di trattarli male, ma sono nati per questo. E’ sempre stato così.-
La ragazza conosceva abbastanza il mondo dei maghi per riconoscere la chiusura mentale che avevano verso certi argomenti. Conosceva abbastanza le loro tradizioni, Julie al secondo anno le aveva addirittura elencato gli obblighi che una donna di un elevato stato sociale aveva, come non lavorare dopo il matrimonio. Vedeva quella chiusura mentale nel discorso di Potter. E probabilmente lui vedeva qualcosa di strano nel suo comportamento. Nella sua indignazione.
Non si nasceva per essere qualcosa. Erano i singoli a decidere del proprio destino, ma quegli esserini non potevano vantarsi di tanto.
-Ognuno deve essere libero di costruire il proprio destino. Non si nasce per essere qualcosa, per fare qualcosa. Il destino è solo nelle nostre mani, Potter.- dichiarò irritata.
Non ammetteva che altri decidessero per lei, perché lei avrebbe dovuto decidere per gli altri?
-E’ qui che sbagli. Guardati, Evans. I tuoi sono babbani. Tu invece sei nata per essere speciale. Sei nata per essere una strega e sono sicuro che lo sai anche tu.- le rispose pacato lui, rivolgendo un lieve sorriso ai due Elfi che avevano portato loro due tazzone di cioccolata insieme a un fornito vassoio di dolci da abbinarci. Quelli si illuminarono letteralmente vedendo quel piccolo gesto. Altri lo avrebbero dato per scontato. Lei lo avrebbe dato per scontato. Ma non loro. 
Lily pensò attentamente alle parole che aveva appena sentito senza allontanare lo sguardo dal viso del ragazzo. Non stava mentendo, questo era certo.
Se da una parte condannava quello che aveva appena ascoltato, così arroccato nelle sue convinzioni di purosangue nato e cresciuto tra i maghi senza mai vedere il suo mondo, dall’altra sentiva la sincerità della sua voce. Vedeva la gentilezza con cui li trattava.
Dopotutto anche lei non aveva mai visto l’altro lato del mondo, non sapeva come vivevano i maghi veri.
Non sentivache era nata per essere stregaogni volta che teneva in mano la bacchetta? Che mescolava gli ingredienti di una pozione?
Venne riscossa da quei pensieri dalla mano calda di Potter che aveva appena sfiorato la sua, come se temesse di farle male, come se fosse il più delicato dei fiori. Sentiva i suoi occhi chiamarla, sentiva che voleva solo avvicinarsi…
-Guardali Evans. Qua sono felici. Certo ci sono dei padroni che li trattano malissimo, peggio di schiavi, ma Silente è buono con loro.- e le porse la sua tazza.
-Non sto mentendo.- chiarì poi lui.
-Lo so.- poteva leggere la sincerità negli occhi di Potter esattamente come riusciva a farlo in quelli di Tunia tanti anni prima.
… …
Doveva essere impazzita, dopotutto quella storia con Black la stava facendo uscire matta e non se ne sarebbe dovuta stupire nemmeno troppo.
Ma stava bene con Potter, come tanti anni prima le stava aprendo le porte di un mondo che le era stato sempre precluso. Alice, come Julie, era purosangue e le avevano mostrato molto del mondo dei maghi, ma c’era sempre stata solo una persona capace di mostrarle gli angoli scuriche i maghi tanto si affannavano a nascondere. Al primo anno le aveva raccontato di Azkaban e di dissennatori, di fate e sirene.
Senza volere aveva infranto i suoi sogni romantici di bambina, su quelle creature da sogno invece tanto pericolose, con storie paurose su mostri neri e putrescenti, su carceri che non necessitavano di sbarre e su creature capaci di ucciderti ammaliandoti con un sorriso. Aveva infranto sogni senza alcuna cura e allo stesso tempo l’aveva salvata da creature che avrebbero potuto farle del male.
Allora come adesso, Potter nemmeno si accorgeva di quando le insegnasse. Di come si prendesse cura di lei, in un certo senso. In un modo contorto e senza senso, privo di tatto, irritante e arrogante, forte solo della conoscenza del suo mondo. Così normale per lui, così estranei a lei.
Allora come adesso, Potter le apriva gli occhi aiutandola a crescere.
Si aprì in un piccolo sorriso, forse rivolto all’Elfo che era venuto a chiedere saltellante se desiderassero altro, o al ragazzo che stupito la guardava dall’altro lato del tavolo, chi avrebbe saputo dirlo?
Forse di quel ragazzino cui tanto bene aveva voluto era rimasto molto più di quando avesse mai immaginato. Forse non si era ingannata e illusa poi così tanto al primo anno.
Forse, semplicemente, non aveva voluto vedere, ma questo ancora non poteva saperlo.
Il silenzio che calò tra i due non era stranamente pesante o denso di minacce non esternate e parole non dette. Era quel silenzio che solo tra amici si può bene apprezzare, ma che tra lei e Potter non c’era mai stato per un motivo o per l’altro.
Eppure quella sera non si sarebbe dovuta più stupire di niente.
Aveva visto per la prima volta le cucine, con Potter.
Aveva infranto le regole, con Potter.
Aveva parlato con Potter.
E ora il silenzio.
Lily allontanò la sua tazza di cioccolata, perfino per una golosa come lei era stato impossibile finirla. Anche se era talmente buona che lasciarla così era un peccato.
Vedendo il ragazzo allungare una mano verso la tazza e avvicinarla a sé lei si ritrovò a considerare che anche lui doveva pensarla allo stesso modo. Una tale meraviglia…
…rivinata con un sorriso?
Quel maledetto senza fare una piega aveva iniziato a mescolare alla sua cioccolata dolcetti vari, scegliendo accuratamente quelli meno invitanti dai vassoi che gli Elfi avevano portato loro.
Ok che non voleva finirla, ma lui cosa ne sapeva?
Avrebbe potuto voler solamente riprendere fiato prima di condannarsi volontariamente a una vita da diabetica. E lui che faceva? Pasticciava la sua cioccolata?
Lily sentiva prepotente il prurito che le prendeva la mano sinistra, quella con cui maneggiava la bacchetta, almeno tre volte la settimana, la media con cui lui faceva qualcosa che la irritava a morte.
-Cos’è che staresti facendo?- proruppe alla fine infastidita.
-Assaggia.- disse lui per tutta risposta.
Lo vide ridacchiare di fronte al suo scetticismo che, ogni volta, si manifestava con l’alzarsi di un sopracciglio.
-Non ti avvelenerei mai, mia dolce Evans. E per dimostrartelo…- si portò alla bocca quell’intruglio ipocalorico guardandola poi soddisfatto senza che il sorriso che gli illuminava il viso si spegnesse o anche solo attenuasse.
Confortata, minimamente ma pur sempre confortata, Lily lo imitò rubandogli la tazza dalle mani e prendendone un sorso.
Solo quando quella…roba le scese in gola si ricordo perché  lei non dava mai retta a Potter. Perché non c’era da fidarsi del suo sorriso incantatore.
E accidenti lei si era fatta fregare come una scema.
Lo vide dalla risata incredula che lui cercava inutilmente di trattenere.
-Che ti avevo detto, Evans? Non avrei mai cercato di avvelenarti.-
-Già e mi ha fatto schifo. Sapevo che non dovevo darti retta.- rispose piccata e incredula per quello che aveva appena fatto.
Dio stava per vomitare…
-Nessuno ti ha obbligato Evans.-
…che fossero beatificati tutti gli Elfi di questo mondo. Le avevano appena portato dell’acqua per togliersi di bocca quella dolcezza nauseante.
-Crepa Potter.- sibilò dolce e amorevole lei, realizzando solo in quel momento che il ragazzo l’aveva fregata due volte. Non aveva nemmeno assaggiato quello schifo e il suo sorriso soddisfatto glielo confermava costantemente.
 
 
 
 




 

***

 


 
 
 
 
Lily tornò al presente con un vago sorriso sulle labbra vedendo che la sigaretta in mano a Potter si era consumata da sola e che lui ancora stava ricambiando il suo sguardo.
-La prossima volta che vuoi compagnia, Potter, offrimi una cioccolata non una sigaretta.- disse per rendersi conto solo dopo che sembrava…si insomma che lo spingesse a chiederle di uscire. E lei voleva solo…in un certo senso…dio sapeva benissimo che l’aveva portata lì solo per farla distrarre.
-E ora riportami a Grifondoro, senza farci beccare preferibilmente.- cercò di riprendersi, usando un tono falsamente imperioso, ma più simile a quello che abitualmente usava con lui che non quello di poco prima.
La smorfia soddisfatta di Potter non si attenuò minimamente, anzi sembrava ancora più ampia e…tronfia.
Per la barba di Merlino! Era arrossita. Ecco perché quella faccia. A diciassette anni, quasi diciotto, era una vera vergogna arrossire come un dodicenne. Davanti a lui, per di più.
Nonostante gli avesse servito l’occasione su un piatto d’argento non ribatté e cominciò a scendere l’interminabile scalinata che portava alla Torre di Astronomia, non prima di aver fatto evanscere la sigaretta del ragazzo, abbandonata a terra. Solo quando arrivarono in un corridoio del quarto piano James aprì di nuovo bocca.
-La prossima volta che vorrò compagnia lo farò senz’altro.- ribattè lui, tono di voce in linea con l’espressione, fraintendendo volontariamente le sue parole.
Quanto era irritante!
-A questo proposito il prossimo sabato…- continuò con fare suadente.
-Non vengo a Hogsmade con te.- lo anticipò lei.
Il calore al viso era aumentato, segno che il rossore si stava centuplicando sulla sua faccia, accidenti!
-Sai Evans? Prima o poi finirò davvero col credere che non mi vuoi intorno…-
Lily aprì la bocca. Stava davvero per dirgli che intorno non lo voleva, ma le parole si rifiutavano di uscire. Quella mancata risposta fece stupire lui tanto quanto lei. In sette anni di litigate non c’era stata una volta, una sola, che lei non avesse avuto le parole per ribattere caustica.
E invece quel giorno…
-Senza te probabilmente Hogwarts sarebbe mortalmente noiosa.- si ritrovò a bisbigliare più a se stessa che a lui.
…tutto stava girando al contrario.
Lily si bloccò, realizzando quanto aveva detto ad alta voce, quando aveva detto a lui, scoccandogli un breve sguardo a metà tra il terrorizzato e lo stupito.
Poi black out, scollegò il cervello nello stesso momento in cui le sue gambe avevano iniziato a correre, lasciandolo solo nel corridoio, con alcuni quadri che brontolavano dalle loro antiche cornici per tale comportamento.
Arrivò alla porta del suo dormitorio senza nemmeno ricordarsi di essere entrata nella torre tanto era sconvolta.
Sbattè la porta senza curarsene per gettarsi malamente sul letto. Mai come quel giorno rimpianse una stanza singola dove poter battere la testa contro il muro fino a spaccarsela senza doversi curare di quello che avrebbero detto le sue amiche di fronte a tutto quel sangue.
 
 
 



 
 

***

 



 
 
 
 
James rimase a guardare il punto dove fino a pochi secondi prima c’era Evans. Non aveva fatto niente per fermarla, anzi se non si fosse messa a correre lei lo avrebbe fatto lui.
Quasi non credeva a quello che aveva sentito. Quante volte nei sogni lei gli dichiarava amore o lo baciava improvvisamente? Quanti sogni aveva fatto su di lei, ogni tipo di sogno, in tutti quegli anni?
Probabilmente quello non era che l’ennesimo.
Non esisteva che la ragazza si lasciasse andare a certe dichiarazioni. Magari nella cioccolata gli Elfi avevano messo del liquore. Oppure nei dolcetti che ci aveva mischiato lui.
Odiava quei sogni. Con tutto il cuore. Si svegliava sempre nel suo letto, da solo, irritato e deluso. Alcune volte, addirittura, il suo risveglio era stato accompagnato dalle risate incredule di Sirius.
Eppure la voce della ragione gli diceva che non era così. Che non c’era nessun sogno, quella volta.
Ma quando mai lui ascoltava la sua ragione anziché qualunque altra vocetta che albergava la sua testa? Logica o meno che fosse, anzi meglio se irrazionale.
Così senza pensarci due volte tirò un pugno al muro, dopotutto era risaputo che il dolore fa sempre svegliare, o era che in sogno non si sente dolore?
Doveva iniziare ad ascoltare più attentamente Remus…
Il pugno toccò la parete con gran forza.
…e forse doveva imparare anche ad ascoltare la sua ragione.
Porca Morgana, che male!
Ma il dolore venne presto dimenticato mentre, massaggiandosi attentamente la mano, James ricordò quello che lei aveva detto.
-Senza si te Hogwarts sarebbe mortalmente noiosa.-
Non era una dichiarazione d’amore, certo. Non era la dichiarazione d’amore che aspettava. Ma Evans non gli aveva mai detto niente di più bello.
E se da un lato quella frase rendeva la sua situazione ancora più deprimente, dall’altra finalmente qualcosa aveva iniziato a muoversi nel verso giusto.
 
 
 
 





 
 
 
SPAZIO AUTRICE.
Ciao a tutti. Oggi sono un po’ in ritardo rispetto al solito orario, ma ho dovuto fare le corse per pubblicare.
Ma purtroppo per voi oggi il papiro-commento di fine capitolo sarà più corposo del solito.
Innanzitutto finalmente sappiano cosa è successo nelle cucine, di fronte a quella famosa cioccolata (la prima parte è un ricordo).
Non c’è stato un bacio, né una dichiarazione d’amore, ma tengo tanto a questo capitolo, anche se magari a voi sembrerà poco. Ho un amico esattamente come James, o meglio come il James di Lily, di questo capitolo. Non vi annoierò sul come e quando ci siamo conosciuti, ma praticamente in questo capitolo ho scritto di lui e se mai lo saprà (e state sicure che ho la bocca cucita al riguardo) mi riempirà di accidenti prima di non parlarmi mai più.
Anche lui mi fa arrabbiare da morire, mi riempie di chiacchiere e di stupidaggini. Ma è il mio migliore amico, mi fa vedere le cose come nessun altro riesce, come fa James con Lily, anche se qua parliamo di creature potenzialmente mortali o piccoli esserini schiavizzati. Insomma mi fa vedere il mondo in un’altra ottica e non è cosa da poco. Anche perché, personalmente, per permettere a qualcuno di fare una cosa del genere, devi fidarti molto, ma veramente molto. quindi questo è il capitolo della fiducia, in un certo senso. Lily si sta ricredendo senza nemmeno rendersene conto, o forse inizia a prendere coscienza della cosa.
James nell’ultimo paragrafo mi fa molta tenerezza, come anche Lily che scappa via di fronte a un pensiero fugace quanto compromettente. Come vedete la corazza già cede. E finalmente anche Lily cresce.
Di questo sto programmando di parlare nei prossimi capitoli perché ci tengo. Insomma si parla tanto, nelle fic come nella storia originale, di James che cresce, che smette di essere un pagliaccio arrogante, che inizia a capire come comportarsi con lei, ma di Lily quando ne parliamo?
Cavoli lei lo ha insultato per anni. Non gli ha mai dato la possibilità di spiegarsi. Lo ha riempito di punizioni etichettandolo come un bastardo arrogante, ma lei? Ho sempre pensato che fosse un po’ chiusa e prevenuta nel rapportarsi con Potter. Poi magari sono io che mi faccio i filmini, ma lei mi fa una rabbia…è stupida. Perché ok è intelligente, adorata dai professori e difende i deboli, ma è così ferma nelle sue convinzioni che costringe lui a cambiare per lei senza, in alcune fic, nemmeno chiedere scusa (e qui mi riferisco al loro quarto anno, no dico ma avete presente la partaccia che fa a quel poveraccio? Si vede che consulto i libri per scrivere questa storia eh?).
Dopo questa digressione che vi avrà allucinato passiamo alle note. Questa volta ci tengo a metterle.
Che sia James a raccontarle di Azkaban è Petunia a dircelo, quindi ecco qua, non mi sono inventata niente.
La mia personale interpretazione delle sirene come creature malvagie non viene da Harry Potter, ma da Peter Pan. Ricordate quando tentano di affogare Wendy con un sorriso? Le preferisco in questa versione sinceramente.
L’idea del dolore per svegliarsi da un sogno non è un detto popolare, ma una disattenzione di James. Sono partita dalla frase “Dammi un pizzicotto” per poi rifarmi al Inception, l’ultimo film di Di Caprio (che consiglio a tutti di vedere perché è spettacolare) dove per svegliarsi dai sogni indotti era necessario morire. Mi è venuto spontaneo tanto mi è piaciuto.
L’idea di James che inizialmente crede quello sia tutto un sogno l’ho ripresa dalla mia fic Castelli di Carta, dove quel poveretto si ritrova appunto a rimuginare su quanto odi i suoi sogni su Lily. Se non l’avete letta e vi ho incuriosito fateci un salto, è breve e molto smielata, almeno per i miei canoni, ma…
Passiamo ai ringraziamenti.
Grazie a chi ha letto.
Grazie a chi ha inserito le mie storie tra le seguite, le preferite e da ricordare.
Grazie a chi ha commentato.
Shine_ciao, nuova lettrice. Purtroppo ti ho lasciata con la curiosità per una settimana anche perché più spesso non riesco ad aggiornare causa scuola e impegni vari. Spero di non averti deluso visto che non succede niente di eclatante. Spero di sentirti di nuovo. Baci.
Gufetta_95 non preoccuparti per i commenti, certo mi fanno sempre piacere, ma non ti devi fare problemi se non riesci a recensire un capitolo. Pensa io prendo appunti per le storie che seguo e poi scrivo tutti i commenti insieme appena ho un po’ di tempo. Quello che hai scritto mi ha fatto brillare gli occhi!! Cerco sempre di scrivere qualcosa di mio, magari banale e privo di colpi di scena, ma che dica qualcosa, almeno a me. Altrimenti sono capace di cancellare tutto. Le parole vuote (e conta che io faccio largo uso di giri di parole infiniti, me ne rendo conto) non servono a niente. Comunque sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, quello e questo, per ora, sono quelli cui tengo di più. Sperando l’influenza sia passata e in un tuo prossimo commento ti abbraccio, sei un tesoro!
Raffaley94 ciao tesoro! Sono contenta che hai trovato il tempo per commentare, anche perché le tue recensioni ormai sono un appuntamento fisso (e ti adoro per questo). Per adesso ancora nessun bacio, ma inizia è instaurarsi un rapporto tra quei due, anche se nemmeno io sarei in grado di definirlo. Ma di fatto Lily inizia a farsi domande, ad aprire gli occhi, a vederlo veramente. A crescere insomma. Spero questo si avverta perché è un punto cui tengo particolarmente, come mi sono persa a spiegare nel commento post capitolo. Lily che fuma è un’immagine strana anche per me, è sempre descritta come una studentessa modello, ma era per mostrare quanto in quel momento si fidasse di James e quanto lo volesse accanto. Strano, ma vero. Grazie ancora per il commento spero di sentirti presto, baci.
Margot90 ciao che bello risentirti! Sono proprio contenta che i vecchi capitoli ti siano piaciuti. Nemmeno a farlo apposta te ne do subito un altro da leggere, sperando troverai il tempo di farlo. Già come ripeto di continuo James cresce e Lily inizia a seguirlo. Ma che James sia un passo avanti è d’obbligo in un certo senso perché è tra i miei personaggi preferiti. Probabilmente se non volessi scrivere di loro due (perché alla fine mi piacciono troppo), attenendomi alla storia originale, probabilmente lo farei finire con un’altra. Un bello scossone ci vorrebbe proprio a quella ragazza, ma dai libri di zia Row lui non sembra il tipo. La adora troppo. Ma conto di riuscire a ridimensionare la cosa, in un certo senso. Fammi sapere cosa ne pensi se hai tempo, ok? Baci.
 
E dopo questo colosso che è quasi più lungo del capitolo (chiedo venia) vi saluto.
Mi lasciate un commento??
Baci Rebecca. 

   
 
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