‡
Beautiful novel ‡
Il
risveglio
del caduceo / divinità sotto processo.
Svegliarsi
con lo stomaco che gorgoglia per la fame è una
sensazione bruttissima, non la auguro proprio a nessuno. Ti senti
attraversare
le interiora da un risucchio gelido, e il tepore del sonno viene
spazzato via
dal viscerale ruggito di una caverna vuota: il tuo stomaco.
Così,
quando quella mattina riaprii gli occhi, la mia
disposizione nei confronti del mondo non era certo alle stelle.
Ma
il fastidio si trasformò presto in malumore, quando
constatai
che Milo non giaceva nel letto accanto a me, come avevo sperato. Le
lenzuola
erano fredde e spiegazzate nella parte in cui aveva dormito lui, segno
che si
era già alzato dal letto da un pezzo, e a quanto pareva
aveva deciso di non svegliarmi.
Che
nervoso.
Bighellonai
un po’ stesa sul letto, chiedendomi se fosse il caso
di alzarmi o no. Alla fine decisi che non potevo poltrire tutto il
giorno, e
comunque i morsi della fame erano troppo insistenti per essere ignorati
a
lungo.
Così
scesi dal letto un po’ controvoglia, e cominciai a cercare
i miei slip per terra: non avevo alcuna intenzione di farmi vedere nuda
da
tutti gli inservienti dell’Ottava Casa.
Poi
rovistai per tutta la stanza, alla ricerca di un indumento
adatto a coprirmi, perché non potevo farmi bastare solo gli
slip. Avevo ancora
un briciolo di pudore, all’epoca.
Trovai
una camicia blu notte che mi piacque molto, e senza
pensarci troppo mi abbottonai un solo bottone, all’altezza
del seno. Milo era
più alto di me, perciò la sua camicia mi copriva
metà coscia, quasi come un
vestito.
Mi
trascinai verso la cucina (ci misi un po’ a trovarla,
perché
stranamente
Sentivo
che quella era una giornata da dimenticare, anche solo
per il modo in cui era cominciata.
Dopo
la mia simbolica colazione tornai in camera da letto, con
l’intenzione dare una parvenza d’ordine a quella
stanza massacrata. Avevo
appena cominciato a fare il letto quando sentii dentro di me un suono
come di
percussione, che mi fece vibrare fin dalle fondamenta.
Bum.
Bum.
Quella
sensazione sgradevole continuò a ripetersi, inclemente. I
battiti del mio cuore accelerarono, e le solite difficoltà
respiratorie non
tardarono a fare la loro comparsa. Stranamente la mia vista non si era
ancora
appannata, anche se non sapevo cosa volesse significare. Forse che,
almeno
questa volta, il mio malessere non dipendeva da Hermes?
La
risposta me la trovai davanti poco dopo, quando alzai lo
sguardo.
Avevo
di fronte un giovane molto alto, con la pelle luminosa, i
capelli corvini e degli occhi così azzurri da fare
concorrenza a quelli di
Milo. Indossava un’armatura aperta sul ventre, che mi
colpì subito per la raffinatezza
e le sfumature: all’inizio mi parve argentea, ma poi mi
accorsi che ad ogni
passo cambiava colore.
Anche
se era un ragazzo piuttosto imponente, il suo volto era
fine e i lineamenti gentili, e in un’altra occasione
l’avrei trovato perfino
amabile. Nell’istante in cui si avvicinò,
però, la sensazione di essere
percossa da un martello si fece più intensa e logorante.
-
Ciao – disse lo sconosciuto, che aveva una voce molto
profonda –
io mi chiamo Alfie, piacere di conoscerti.-
Chiusi
gli occhi e non risposi, troppo presa a controllare
l’odiosa nausea che mi stava devastando le viscere.
-
Tu devi essere Lily, non è così? –
Adesso
sudavo terribilmente.
-
Stai tranquilla, non voglio farti del male. Devo solo parlare
con te e con il divino Hermes. –
Sapevo
di essere ormai diventata paonazza, con due vene enormi
sul collo.
Bum,
bum, bum. Ancora l’anima, ancora il cuore.
Scoppiai.
Ci
fu un botto, un’epifania di scintille dorate, e caddi a terra
ansante, con il mento dolorante per l’urto e i capelli sparsi
sul viso in
ciocche scomposte. Ero incapace di muovermi, avevo appena la forza di
respirare.
Il
ragazzo di nome Alfie corse immediatamente al mio fianco e si
inginocchiò, mentre riflessi di colori diversi continuavano
a danzare sulla sua
armatura.
Con
un gesto quasi materno mi sollevò la nuca, mentre con
l’altra
mano mi scostava i capelli dal viso.
Aveva
uno sguardo che non riuscivo completamente a decifrare,
potevo scorgervi solo un’accalorata apprensione. In
verità ero troppo
concentrata a chiedermi cosa diavolo fosse successo per concentrarmi
sui
pensieri di uno sconosciuto che, in fin dei conti, stava cercando di
aiutarmi,
per quanto la situazione fosse strana.
Per
questo fui presa da uno sconforto infinito quando Alfie
sussurrò qualcosa come “non preoccuparti, ci penso
io”. Lo
sconforto si trasformò presto in sorpresa
e la sorpresa in ribrezzo quando quell’individuo si
chinò di scatto su di me e
mi baciò.
E
non fu un casto bacio a fior di labbra, o un gesto
disinteressato come può essere un bacio dato ad occhi
aperti, nossignore! Quel
disgustoso ragazzone mi baciò con trasporto, chiudendo
perfino gli occhi, e mi
infilò in gola tutta la lingua che aveva. Con quel suo
viscido tentacolo scavò
a fondo, arrivando perfino a provocarmi dei conati.
Che
schifo!
Desideravo
ribellarmi con tutta me stessa, eppure il mio corpo
non obbediva alla mia volontà, come se fossi stata una
bambola vuota, un
burattino.
Quando
ormai pensavo di morire per soffocamento, o magari dal
voltastomaco, quello decise di
staccarsi.
Tornai
a respirare avidamente aria fresca, limpida e soprattutto
asciutta.
-
Ti senti meglio, Lily? –
No,
ma dico. Hai appena tentato di strangolarmi con la tua
rivoltante, filamentosa lingua e mi chiedi se mi sento meglio?!? Non
contento,
hai pure la faccia tosta di chiamarmi per nome! Chi te l’ha
detto, il mio nome?
E chi ti ha dato il permesso di usarlo?
Quell’individuo
era un chiaro insulto alla decenza, ed era
capace di risvegliare in me pensieri ed istinti omicidi che credevo
sepolti.
Peccato
solo che quell’inspiegabile paralisi non volesse saperne
di abbandonarmi.
-
Perché non parli? Sei forse timida? –
domandò il bellimbusto,
mentre mi passava un pollice sule labbra. Rabbrividii di disgusto a
quel tocco,
e al pensiero del dopo.
Con
mio sommo orrore, fece scorrere quel dito maledetto fino al
mento, disegnò lentamente la curva del collo e scese fino al
seno, per lottare
con l’unico bottone che teneva chiusa la camicetta. La
resistenza di quella
piccola goccia d’avorio fu vinta con facilità,
liberando le sue mani prepotenti,
che andarono a chiudersi senza troppo garbo su uno dei miei seni.
L’esplosione
fu immediata.
Alfie
volò dall’altra parte della stanza e si
schiantò contro il
muro, tirando giù due quadri di paesaggi.
Io
finalmente mi scoprii libera di alzarmi, mentre intorno mi
sfolgorava un alone di luce divina, intenso come non era mai stato.
Percepii un
potere talmente forte da scacciare ogni altra sensazione, a parte
quella di
essere diventata più alta e maestosa.
E
all’improvviso il mio punto di vista cambiò.
Vedevo le cose
dall’alto, da un angolo della stanza che mi permetteva di
scorgere la scena
alla perfezione.
Per
prima cosa vidi me stessa.
Indossavo
l’Armatura di Hermes, che scintillava nel suo divino
splendore. Rimasi ancora una volta stupita dalla magnificenza di quella
panoplia, completa di tutto e perfetta in ogni dettaglio: dalle rosse
piume del
cimiero, che mi ondeggiava purpureo dietro le spalle, alle ali sottili
formate
da lamine d’oro, che spuntavano dai calzari come graziose
appendici.
E
anch’io ero bella, bella come non lo ero mai stata.
Il
mio volto, i miei occhi, i miei capelli, tutto sembrava
risplendere di una luce che sapevo non appartenermi. Chiaramente quella
parentesi di splendore era dovuta alla potenza del dio che si
manifestava,
tutto qua. Sapevo di non poterne vantare il merito.
Dall’altra
parte della stanza Alfie si stava alzando, irritato,
spostandosi i capelli dal viso con fare stizzito.
Lily,
il tuo spirito sta
vagando. Torna qui, riallacciati al corpo.
La
voce di Hermes stavolta mi risuonava in testa con una cadenza
grave. Doveva essere molto, molto arrabbiato.
Risposi
mentalmente di sì e il mio spirito fluttuò verso
il
corpo; poco dopo mi ritrovai ad avere la mia visuale di sempre, e potei
gustarmi da lì lo spettacolo di Hermes che entrava in azione.
-
Viscido mortale – sentenziai, ma la voce che uscì
non era la mia
– come hai osato avvicinare la mia protetta? Sfiorarla? Farle
del male? Come hai
potuto spingerti a tanto? –
Sentivo
il disprezzo scivolarmi via dalle labbra, denso e velenoso
.
-
Tsk. L’agitarsi del tuo Cosmo le stava facendo del male, ho
cercato di aiutarla. Il mio bacio dona benessere, non ricordi? -
rispose
l’interpellato. Anche la voce di Alfie era scomparsa,
sostituita da una di
donna, che sembrava essere sul punto di incrinarsi per quanto era acuta.
-
Benessere ?!? – tuonò Hermes – Proprio
non direi! Stava avendo
un arresto cardiaco, Iris! Ancora un po’ e il tuo pupillo
avrebbe stuprato un
cadavere! –
Arresto
cardiaco? Iris? Stuprare? Oh, Zeus…
-
Non era quella la mia intenzione, o Divino! –
replicò Alfie,
stavolta con la sua solita voce. Fu però messo a tacere
praticamente da sé
stesso, mentre la dea prendeva di nuovo il sopravvento.
-
Tu taci! Dopo faremo i conti! – strillò. Poi
disse, rivolta a
me:
Hermes,
il fatto che la vita della tua protetta fosse a rischio
per così poco non può che rammaricarmi, in quanto
ciò indica in lei il
risveglio del tuo Cosmo è ancora a livello embrionale. La
sola compresenza dei
nostri due Cosmi basta a metterla fuori gioco, e ciò
è male. –
-
Se anche fosse, non vedo perché ciò dovrebbe
interessarti. Non
mi sembra di doverti alcuna spiegazione. –
-
Non voglio spiegazioni, ma fatti. – rispose asciutta la dea
– il
Cosmo di Iris ha trovato nel corpo di Alfie l’ambiente giusto
per crescere e
prosperare. Peccato che di te e della tua umana non si possa dire lo
stesso.-
-
Non costringermi a ripetermi, Iris! Non vedo in che misura
questa faccenda possa riguardarti! – replicò aspro
Hermes.
-
Mi riguarda eccome, mio caro. Anche se abbiamo quasi lo stesso
compito, il tuo potere è molto più ampio del mio.
–
Incrociai
le braccia al petto, arricciai le labbra e scossi
ritmicamente la testa, in un gesto spavaldo voluto dal dio, senza il
quale
sarei risultata poco credibile.
-
Già. – gongolò Hermes – Non
tutti hanno la fortuna di nascere
belli, forti, astuti e soprattutto figli
di Zeus.-
Alfie
arricciò appena il naso, ma Iris ebbe la forza di astenersi
da qualsiasi commento e andare avanti.
-
E il fatto che il tuo potere non sia ancora pienamente attivo,
significa che Zeus ha delegato a me il dovere di adempiere anche ai
tuoi
compiti. E, per quanto si tratti di una situazione temporanea, non ho
alcuna
intenzione di fare ciò che non mi compete, con il doppio
dello sforzo e la metà
del riconoscimento. –
Stavolta
Hermes tacque, e la dea riprese a parlare mentre Alfie
camminava lentamente per la stanza, condendo le parole di Iris con ampi
gesti.
-
Che io sappia, però, un caso come il nostro non si era mai
verificato, almeno non da quando l’uomo ha memoria.
Perciò ogni tentativo di risvegliare
pienamente il tuo Cosmo, Hermes, potrebbe rivelarsi vano: eppure la mia
disperazione è tale che ho deciso di tentare ugualmente.-
Detto
questo, Alfie schioccò le dita, e tra le sue mani apparve
un lungo bastone ramato, appuntito ad un’estremità
e decorato all’altra.
All’altezza dell’impugnatura erano raffigurati due
serpenti che,
intrecciandosi, mordevano un pomo.
-
Vorrai perdonarmi – continuò Iris – se
mi sono presa la libertà
di prelevare dal tuo tempio il caduceo.-
Senza
che io lo volessi, mi conficcai le unghie nel palmo fino a
farmi sanguinare.
-
Tu, lurida meretrice, vergognosa ladra, figlia di bastardi!
Come hai osato, tu…?!? -
Alfie
ghignò, e senza dare a me e ad Hermes il tempo di reagire
scagliò il caduceo proprio contro il mio petto.
L’arma mi colpì in pieno, ma
inspiegabilmente non mi ferì: venne rapidamente assorbita
dall’Armatura senza
nessuna conseguenza immediata.
Poi
avvertii in me l’eco di una detonazione lontana, tante
scintille mi divamparono sotto la pelle, il battito del mio cuore
divenne un
ruggito e il mio sguardo si riempì di un fuoco di rabbia.
Subito
balzai addosso ad Alfie, e mentre l’alone del mio Cosmo
diventava da arancione a dorato e da dorato a scarlatto, sgorgavo sul
ragazzo
tutta l’impetuosità della mia violenza. I nostri
avversari non si difendevano,
forse sopraffatti da quell’esplosiva potenza, e nel mio corpo
il furore era
tale che non riuscivo a capire se i colpi che infliggevo fossero voluti
da
Hermes o da me.
Poi
un Cosmo dorato, gentile e autorevole si impose tra me ed
Alfie, ci separò e ci costrinse
all’immobilità.
Poco
dopo nell’Ottava Casa comparve la figura di Athena, seguita
da tutti i suoi paladini.
Era
arrivata rivestita con un’armatura scintillante, che
più che
ad una vera guerra sembrava adatta ad una parata militare. Indossava
anche
l’elmo, e sotto di esso le sopracciglia sottili erano
corrugate in
un’espressione che non riusciva a nascondere una certa
urgenza. Forse stavolta
l’avevo fatta davvero grossa.
-
Salve, Glaucopide…- mormorò Alfie, rosso in viso
– chiedo
perdono per il caos che io e Iris abbiamo portato nel vostro tempio, ma
non
avevamo assolutamente intenzioni bellicose. –
Lo
sguardo della Divina era severissimo e traboccante d’ira, ma
riuscì a trattenere un discreto controllo, e con tono rigido
ci ordinò di
seguirla all’interno della Tredicesima Casa.
Io
e Alfie obbedimmo mestamente, ma in me la fiamma che aveva
acceso Hermes non si era ancora spenta, né tantomeno il
Cosmo si era placato.
Così,
giungemmo alla Tredicesima Casa con le mascelle digrignate
e i pensieri che turbinavano. Una volta arrivata Athena si sedette sul
trono, e,
senza nemmeno spogliarsi dell’Armatura, ordinò ai
suoi cavalieri di disporsi ai
lati di esso.
Io
e Alfie rimanemmo in piedi davanti a lei, non troppo lontano
perché non fossimo costretti ad urlare per capirci e non
troppo vicino per non
mancarle di rispetto.
-
Per Alfie e Lily dev’essere una situazione insolita
e…sgradevole, oserei dire.- esordì Athena dopo
qualche istante di riflessione.
-
È vero, o Divina. Sarebbe opportuno portare qui degli
specchi,
affinché la faccenda risulti più chiara a tutti.-
disse Iris per mezzo di
Alfie.
Posizionarono
gli specchi di sbieco, uno a fianco a me e uno a
fianco ad Alfie, poi sparirono con un altro inchino.
All’inizio
non compresi la ragione di quel gesto, poi mi accorsi
la superficie vitrea di entrambi i mobili cominciava a contrarsi, a
pulsare,
mentre dai bordi delle cornici fuoriusciva una nebbia leggera.
Focalizzai l’attenzione
sul mio specchio, e vidi il mio aspetto mutare poco a poco, fino a che
la mia
immagine riflessa non fu sostituita da quella di un giovane ragazzo
alto,
muscoloso e pieno di riccioli biondi. Indossava un’armatura
identica alla mia,
e il suo sguardo esprimeva una rabbia cieca, al confine con la follia.
Anche
il riflesso nello specchio di Alfie era mutato: adesso
mostrava l’immagine di una donna snella e pallida, con
lunghissimi capelli neri
e lucenti e occhi color lavanda.
-
Bene, fratelli. Eccovi dunque comparire con il vostro vero
aspetto. Lily, Alfie, ora vi prego di tacere e di lasciar parlare le
vostre
Divinità. Ebbene, Iris: sei entrata nel Tempio di Athena
senza permesso,
avvalendoti della tua posizione di divinità messaggera, e
hai attaccato un mio
ospite. Cos’hai da dire a tua discolpa?-
-
Sono stata costretta, Divina Athena, - cominciò Iris, la
voce
alta e melodiosa in perfetta armonia con la figura sottile –
in quanto non ho
la forza di svolgere sia i miei compiti che quelli del divino Hermes.
Mi
rammarico di aver invaso un luogo a te sacro, ma non avevo altra
scelta.-
-
E come mai il Cosmo di Hermes sarebbe esploso non una, ma ben
due volte? – indagò ancora Athena, assottigliando
lo sguardo.
-
A questo posso rispondere io – intervenne Hermes, riflesso al
mio fianco. Notai con una punta di amarezza che nel giovane che avevo
davanti
non c’era già più traccia del bambino
vivace ed entusiasta che avevo conosciuto
poche ore prima.
-
L’ultima esplosione che avete percepito, Milady, è
stata
provocata da Iris in persona. La mia sgradita collega ha pensato bene
di
intrufolarsi nel mio tempio per rubare il caduceo, la mia arma
più potente, che
era custodito all’interno di esso. Riesce a realizzare
l’entità dell’onta che
ho subìto? Una sgualdrinella semimortale ha
l’ardire di intrufolarsi nel mio
tempio, violare il mio onore e rubare il mio oggetto più
sacro! Rubare! A me,
il dio dei ladri!- qui Hermes soffocò un ringhio animalesco
e Athena lo invitò
a contenersi.
-
E non è tutto. – continuò il dio,
contraendo la mascella per non
urlare – ha anche cercato di attentare alla mia persona,
provando a ferirmi con
l’arma prediletta. L’esplosione del Cosmo non
è stata altro che una conseguenza
del contatto tra Armatura e Caduceo, che ha provocato il totale
risveglio del mio
spirito. Ma la prima esplosione…-
-
La prima è stata provocata dalla tua reazione esagerata,
nient’altro- lo interruppe Iris, roteando gli occhi magnifici
con fare
esasperato.
-
Esagerata?!? Fingendo di aiutarla, il tuo sicario stava per
violentare la mia protetta!-
A
quelle parole trasalii, e un brivido mi percorse la schiena
nel ricordare quel momento disgustoso. Cercai lo sguardo di Milo nella
folla
dorata davanti a me, e nel cielo sereno dei suoi occhi riuscii a
catturare un
lampo di ira e di sdegno. Nel mio intimo ne fui compiaciuta.
-
Violentare? Come ti permetti di muovermi accuse tanto gravi?
–
strillò Iris, al colmo dell’indignazione.
-
Sì, violentare! C’era pura perversione negli occhi
di quel
ragazzo, come se i fatti non bastassero! –
A
quelle parole gli occhi di tutti i presenti si spalancarono, e
un tenue brusio si diffuse per la stanza. Sfiorai lo specchio con le
dita per
suggerire ad Hermes di moderarsi. Il dio fece cenno di aver capito e
continuò:
-
Ma al di là di questo, Iris, tu mi hai offeso, e renderai
conto di ciò davanti a Zeus. E sai bene che il Padre degli
dei non è tollerante
verso chi pecca di tracotanza.-
-
Non ti permettere, Hermes! – strillò Iris
scuotendo il bel
capo corvino – Non ho fatto nulla di così vile da
giustificare il tuo odio nei
miei confronti! -
-Come
se il dover sopportare la tua vista non fosse già un grave
insulto…- miagolò il dio con noncuranza, mentre
si fingeva intento a misurare
la lunghezza delle proprie unghie. Iris si morse le labbra rosee e
soffiò:
-
Molto divertente, se a dirlo non fosse stato un marmocchio che
non sa fare altro che suonare la lira e rubare vacche!* In tanti anni
che
cammini su questa terra non hai ancora imparato il significato della
parola
“coerenza”!-
-
Sarà meglio che cominci a zampettare sul tuo ridicolo
arcobaleno fino a rifugiarti sotto il trono di Hera, o niente
riuscirà a
salvarti dalla mia ira! – tuonò Hermes gonfiando
il petto.
-
Signori! Vi ordino di smetterla, almeno per rispetto nei miei
confronti! – intervenne Athena dopo un sospiro.
-
Mi duole inoltre comunicarvi- continuò – che se
non
risolverete in giornata e in questa sede i vostri dissapori,
sarò costretta a
chiedere l’immediato intervento di Zeus come giudice supremo.
E ho motivo di
credere che la notizia dell’ennesima lite fra i suoi
Messaggeri potrebbe farlo
alterare non poco.-
Evidentemente
l’ira di Zeus era un motivo più che sufficiente
per andare d’accordo, perché le due
divinità, udite quelle parole, si
acquietarono di colpo.
-
E sia. – disse Hermes – io veglierò sui
bugiardi, sui ladri e
sui viandanti, e sarò il più abile e veloce
Messaggero che Zeus abbia mai
avuto. Ti devo però chiedere, Iris, di aiutare Caronte nel
suo compito di
traghettatore infernale. –
-
Non se ne parla. Quel compito spetta a te. – rispose Iris.
Lo
so perfettamente, ma non posso portare Lily negli Inferi: non
ha né l’aspetto né
l’autorità per farsi rispettare dalle anime dei
dannati.
Guardala: è già allo stremo delle forze solo
perché mi sono concretizzato, e
per giunta da pochi minuti! –
Era
vero, in effetti avevo un fiatone non indifferente, ma tutto
sommato non si poteva dire che stessi male. Però intuii che
se mi fossi
mostrata fisicamente debole io e Hermes ne avremmo tratto qualche
profitto.
Quindi cominciai a strabuzzare gli occhi e a rendere più
rauco e teatrale ogni
mio respiro. Pensai anche di simulare conati o svenimenti, oppure
un’asma da
record, ma alla fine decisi che non era il caso e mi accontentai di una
performance moderata.
-
Invece il tuo protetto sembra fatto apposta per adempiere al compito
alla perfezione. – terminò il Divino Messaggero.
Iris
parve pensarci un po’, con la testa reclinata da una parte,
poi sospirò.
-
E sia. – disse – Ma non voglio avere altri compiti.
Dovrai
occuparti tu di tutti i desideri della Madre Hera. Io ora mi ritiro,
sono molto
stanca e il tuo volto non è un belvedere. Addio, Glaucopide,
e grazie per la
tua infinita disponibilità. Saprò sdebitarmi. -
Guardai
fuori dalla finestra, e vidi che, anche se non pioveva,
c’era l’arcobaleno.
Anche
Hermes lo notò, e borbottò un “ Che
Cerbero ti sbrani!”
neanche troppo sottovoce, tanto che riuscì a guadagnarsi
un’occhiataccia da
parte mia e di Athena.
-
Divino fratello, puoi ritirarti. E tu, Lily, vai pure a riposare
in una delle mie stanze: devi essere distrutta.-
L’acqua
era molto calda e la vasca immensa, in quel Santuario
avevano il vizio di costruire stanze monumentali per onorare la loro
Dea. Non
che mi dispiacesse godere di tutto quel lusso, ma quando si
è abituati a vivere
in un bilocale, fare il bagno in una stanza ampia quanto un campo da
calcio
mette un tantino a disagio, tutto qui.
Ad
ogni modo mi trovavo nella Tredicesima Casa, e per l’ennesima
volta mi stavo rigenerando con l’aiuto di acqua calda e Sali
da bagno.
Afferrai
una saponetta e presi a strofinarmela addosso con
energia, per poi immergermi sott’acqua a lavoro compiuto.
Compii varie volte
questo giochino, fino a che non sentii bussare alla porta.
-
Chi è? –
-
Sono io. Posso entrare? –
Era
la voce di Milo.
-
Ehm…sono nuda…- balbettai, arrossendo.
-
Oh. E perché dovrebbe essere un problema? –
Un
istante di silenzio. Poi mi arresi.
-
Ok, entra pure. –
Milo
entrò e si sedette su uno sgabello sul bordo della vasca.
Contrariamente a quanto pensavo, non mi sentivo a disagio nel sapere
che mi
guardava, e non avvertii l’impulso di coprirmi. Del resto,
non era certo la
prima volta che mi vedeva senza vestiti, anche se la situazione era un
po’
diversa.
Nuotai
fino a lui e uscii dalla vasca, tamponandomi il corpo con
un asciugamano che poi usai per coprirmi, legandomelo sul seno a
mo’ di tubino.
-
Come ti senti?- domandò Milo, apprensivo.
-
Un po’ provata, ma non sto male, anzi. Non ho un attacco
d’asma
da almeno due giorni.-
Sorrisi,
ma Milo non mi imitò come mi aspettavo.
-
Hey, che cos’hai? – gli chiesi, mentre ansie e
dubbi di ogni
tipo si facevano largo nella mia mente.
-
Ti…ti va di raccontarmi cos’è successo
di preciso all’Ottava
Casa? –
Oh,
cavolo! La scenata di Hermes doveva averlo preoccupato più
di quel che pensavo.
-
Niente che valga la pena di essere riportato, davvero. Credimi
se ti dico che non ho subito nessuna violenza, neanche la
più piccola.-
-
Questo perché Hermes l’ha impedito.-
mormorò lui stringendo i
pugni.
-
Hermes è il dio dei bugiardi. Ha mentito anche stavolta. Non
so se ci
hai fatto caso, ma senza questa scusa la sua aggressività
nei confronti di Iris
sarebbe stata del tutto ingiustificata.-
Milo
non pareva convinto.
-
E l’esplosione del suo Cosmo a cos’era dovuta?
–
-
Alla rabbia, direi.-
-
Rabbia perché Iris voleva farti del male. Ed io non
c’ero.-
-
No, rabbia perché la sua peggior nemica stava cercando di
cambiarmi lo stato d’animo con i suoi poteri. Hermes
è stato mosso soprattutto
dall’orgoglio, come succede alla maggior parte degli uomini.-
Anche
se non avevo detto precisamente la verità, le mie parole
avevano rassicurato Milo quel tanto che bastava a rasserenarlo.
Mi
sedetti a cavalcioni su di lui, senza preoccuparmi di
bagnarlo, e gli cinsi il collo con le braccia.
-
Fammi un sorriso, uomo tenebroso – sussurrai, mentre col mio
naso sfioravo il suo.
-
Non mi piace prendere ordini – borbottò. Ma
sorrise.
-
Però l’hai fatto. Buffone! – bisbigliai,
baciandolo con leggerezza.
Lui fece un finto broncio, mi sollevò di peso e mi
buttò sulla sua spalla come
fossi un sacco di patate.
-
Pagherai cara quest’offesa! – ghignò
– non m’importa se sei
provata, se hai il mal di testa, se hai il ginocchio della lavandaia o
i
capelli bagnati: stasera si fa l’amore!-
Scoppiai
a ridere fino alle lacrime, nonostante la posizione
scomoda.
-
No, ti prego! Lascia almeno che mi asciughi i capelli!-
Milo
ebbe un bel da fare a dire che no, non aveva voglia di
aspettare, ma io mi impuntai a tal punto che riuscii ad averla vinta, e
lui
dovette attendere un po’ per liberarsi del peso della
passione.
Mi
leccai le labbra e ridacchiai, mentre cercavo di ignorare il
fiatone e il cuore che rombava come fosse il motore di una macchina da
corsa.
-
Perchè ridi? – mormorò Milo, anche lui
col fiato corto. Avevamo
appena finito l’amplesso e nudi, sudati e odorosi ci stavamo
perdendo nella
contemplazione di un cielo che ci lasciava senza parole, avvinghiati
come se
temessimo di essere separati da un momento all’altro.
Dalla
finestra entrava una brezza tiepida, che ci sfiorava con
il suo inconfondibile sentore marino.
-
Trovo buffo – risposi, masticando un po’ le parole
– il fatto
che ogni sera ci ritroviamo immancabilmente a ruzzare per il tuo letto.-
-
Ruzzare, dici? –
-
Sì, ruzzare. Come fanno i cuccioli.-
-
Oh, beh, se stai cercando di dirmi che non ti piace
“ruzzare”
con me, sarò costretto ad offendermi.-
Lo
baciai.
- Lo
sai che lo adoro. –
Milo
sorrise sincero, chiuse gli occhi
e si abbandonò sul cuscino, mentre con un pollice mi
accarezzava la guancia.
-
Milo? – mormorai dopo un po’.
-
Mh?-
-
Tu mi vuoi bene?
-
Di più…-
-
Quindi…mi ami? –
Lui
non rispose, mi sollevò il mento con le dita e mi
baciò a
lungo. E mentre i dubbi mi affollavano la mente, il cuore si riempiva
di una
gioia inspiegata e arrogante.
Forse
non era una vera risposta. Però per quella sera decisi che
bastava.
*Iris
si rifà al
mito della nascita di Hermes, secondo il quale il dio neonato avrebbe
rubato una
mandria di vacche sacre ad Apollo per il semplice gusto di fare un
dispetto. Si
sarebbe poi fatto perdonare regalando al dio del sole uno strumento
inventato da
lui sul momento: la lira.
Rieccomi,
finalmente!
Arrivo
con un ritardo di almeno un mese, che è difficile da
mandare giù. Quando ho pubblicato lo scorso capitolo questo
era solo da
assemblare, perciò pensavo che non avrei impiegato molto
tempo a pubblicarlo.
Invece non è stato così, e non per scarsa
organizzazione stavolta, ma per vera
e propria mancanza di tempo (o eccesso di cose da fare!). So che
è odioso dover
aspettare all’infinito (e a volte anche invano)
l’aggiornamento di un solo
capitolo, per cui se non riesco a ritagliare un po’ del mio
tempo per questa
fic penserei quasi di sospenderla, almeno finché non
arriveranno tempi più
rosei. Lo so, non è una soluzione molto felice (per niente!
Ç_ç) ma mi rendo
conto che certi ritardi sfiorano la soglia della mancanza di rispetto!
Per
adesso scelgo di continuare, poi si vedrà! Abbiate fede,
cercherò di fare quello che posso per pubblicare in maniera
costante! ^^
P.s.
Cosa
pensate della
storia? Si capisce il passaggio umano/divinità o non
è chiaro? C’è qualcosa che
vi sfugge? No, perché questo capitolo non mi sembra il
massimo in quanto a chiarezza,e
sono disposta a correggerlo, se necessario! ;)
Adesso
tocca ai ringraziamenti per le recensioni! J
Ashar:
Già,
Milo è un
esibizionista non da poco! Se poi aggiungi i commenti inopportuni di
Hermes,
certe situazioni imbarazzanti diventano proprio inevitabili! ^_^ Grazie
mille
per la tua recensione, spero davvero che anche questo capitolo ti
piaccia! :D
Un bacione!!!
Ribrib20:
ç_ç
Di sicuro
ti arrabbierai per questo enoooooorme ritardo, ma spero di farmi
perdonare con
il capitolo! :D *fa occhioni dolcissimi e sguinzaglia Milo nella sua
versione
più sexy per meritarsi il perdono* Spero che Hermes e Lily
non ti deludano, in
questo capitolo erano piuttosto agitati! (soprattutto il dio!) Grazie
infinite
per la tua recensione e per seguirmi sempre! ^^ Se puoi fammi sapere
cosa pensi
di questo capitolo, sono in un’ansia tremenda! :S Intanto ti
mando un bacio
grande così! :D
Tsukuyomi:Nah,
non
scusarti se salti gli aggiornamenti. Dato che io sono sempre in
ritardo, direi
che siamo pari! xD Grazie,grazie,grazie davvero per tutti i
complimenti!
*arrossisce* Hermes mi ha detto che sarebbe molto contento di fare da
soprammobile sul tuo comodino, come compenso si accontenta di poter
intrufolarsi nella tua vita privata…cosa che, a quanto pare,
gli riesce bene!
xD spero che anche quest’aggiornamento ti piaccia, fammi
sapere! :D un beso!
LoVe_PeAcE:Eccolo,
eccolo
qua il seguito! Scusa per averti fatto attendere tanto, spero ti
piaccia! ;)
Grazie mille per la recensione, e fammi sapere cosa pensi del resto! :D
Un
bacione!
Infine
grazie a tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le
seguite, tra le preferite e le ricordate. J
E
grazie anche a tutti quelli che leggono.
Alla
prossima! ;)
Un
bacio
*stan*