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Autore: Primb    02/11/2010    4 recensioni
"Correvo. Semplicemente, correvo, il bianco vestito da sposa pieno di macchie e strappi, lo strascico ormai ridotto a brandelli. I rami e gli arbusti della macchia mediterranea mi graffiavano il viso e le porzioni di pelle lasciate scoperte dalla veste nuziale. Mentre inciampavo nell'ennesima radice, sentii uno schiocco e un improvviso bruciore alla guancia. Me la sfiorai con le dita ricoperte dai guanti candidi e questi si tinsero di rosso. Sangue."
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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‡ Beautiful novel ‡

 

Il risveglio del caduceo / divinità sotto processo.

 

 

 

 

Svegliarsi con lo stomaco che gorgoglia per la fame è una sensazione bruttissima, non la auguro proprio a nessuno. Ti senti attraversare le interiora da un risucchio gelido, e il tepore del sonno viene spazzato via dal viscerale ruggito di una caverna vuota: il tuo stomaco.

Così, quando quella mattina riaprii gli occhi, la mia disposizione nei confronti del mondo non era certo alle stelle.

Ma il fastidio si trasformò presto in malumore, quando constatai che Milo non giaceva nel letto accanto a me, come avevo sperato. Le lenzuola erano fredde e spiegazzate nella parte in cui aveva dormito lui, segno che si era già alzato dal letto da un pezzo, e a quanto pareva aveva deciso di non svegliarmi.

Che nervoso.

Bighellonai un po’ stesa sul letto, chiedendomi se fosse il caso di alzarmi o no. Alla fine decisi che non potevo poltrire tutto il giorno, e comunque i morsi della fame erano troppo insistenti per essere ignorati a lungo.

Così scesi dal letto un po’ controvoglia, e cominciai a cercare i miei slip per terra: non avevo alcuna intenzione di farmi vedere nuda da tutti gli inservienti dell’Ottava Casa.

Poi rovistai per tutta la stanza, alla ricerca di un indumento adatto a coprirmi, perché non potevo farmi bastare solo gli slip. Avevo ancora un briciolo di pudore, all’epoca.

Trovai una camicia blu notte che mi piacque molto, e senza pensarci troppo mi abbottonai un solo bottone, all’altezza del seno. Milo era più alto di me, perciò la sua camicia mi copriva metà coscia, quasi come un vestito.

Mi trascinai verso la cucina (ci misi un po’ a trovarla, perché stranamente la Casa era deserta) e cominciai a smangiucchiare un biscotto in maniera piuttosto annoiata, perché nel frattempo la fame era passata.

Sentivo che quella era una giornata da dimenticare, anche solo per il modo in cui era cominciata.

Dopo la mia simbolica colazione tornai in camera da letto, con l’intenzione dare una parvenza d’ordine a quella stanza massacrata. Avevo appena cominciato a fare il letto quando sentii dentro di me un suono come di percussione, che mi fece vibrare fin dalle fondamenta.

Bum. Bum.

Quella sensazione sgradevole continuò a ripetersi, inclemente. I battiti del mio cuore accelerarono, e le solite difficoltà respiratorie non tardarono a fare la loro comparsa. Stranamente la mia vista non si era ancora appannata, anche se non sapevo cosa volesse significare. Forse che, almeno questa volta, il mio malessere non dipendeva da Hermes?

La risposta me la trovai davanti poco dopo, quando alzai lo sguardo.

Avevo di fronte un giovane molto alto, con la pelle luminosa, i capelli corvini e degli occhi così azzurri da fare concorrenza a quelli di Milo. Indossava un’armatura aperta sul ventre, che mi colpì subito per la raffinatezza e le sfumature: all’inizio mi parve argentea, ma poi mi accorsi che ad ogni passo cambiava colore.

Anche se era un ragazzo piuttosto imponente, il suo volto era fine e i lineamenti gentili, e in un’altra occasione l’avrei trovato perfino amabile. Nell’istante in cui si avvicinò, però, la sensazione di essere percossa da un martello si fece più intensa e logorante.

- Ciao – disse lo sconosciuto, che aveva una voce molto profonda – io mi chiamo Alfie, piacere di conoscerti.-

Chiusi gli occhi e non risposi, troppo presa a controllare l’odiosa nausea che mi stava devastando le viscere.

- Tu devi essere Lily, non è così? –

Adesso sudavo terribilmente.

- Stai tranquilla, non voglio farti del male. Devo solo parlare con te e con il divino Hermes. –

Sapevo di essere ormai diventata paonazza, con due vene enormi sul collo.

Bum, bum, bum. Ancora l’anima, ancora il cuore.

Scoppiai.

Ci fu un botto, un’epifania di scintille dorate, e caddi a terra ansante, con il mento dolorante per l’urto e i capelli sparsi sul viso in ciocche scomposte. Ero incapace di muovermi, avevo appena la forza di respirare.

Il ragazzo di nome Alfie corse immediatamente al mio fianco e si inginocchiò, mentre riflessi di colori diversi continuavano a danzare sulla sua armatura.

Con un gesto quasi materno mi sollevò la nuca, mentre con l’altra mano mi scostava i capelli dal viso.

Aveva uno sguardo che non riuscivo completamente a decifrare, potevo scorgervi solo un’accalorata apprensione. In verità ero troppo concentrata a chiedermi cosa diavolo fosse successo per concentrarmi sui pensieri di uno sconosciuto che, in fin dei conti, stava cercando di aiutarmi, per quanto la situazione fosse strana.

Per questo fui presa da uno sconforto infinito quando Alfie sussurrò qualcosa come “non preoccuparti, ci penso io”.  Lo sconforto si trasformò presto in sorpresa e la sorpresa in ribrezzo quando quell’individuo si chinò di scatto su di me e mi baciò.

E non fu un casto bacio a fior di labbra, o un gesto disinteressato come può essere un bacio dato ad occhi aperti, nossignore! Quel disgustoso ragazzone mi baciò con trasporto, chiudendo perfino gli occhi, e mi infilò in gola tutta la lingua che aveva. Con quel suo viscido tentacolo scavò a fondo, arrivando perfino a provocarmi dei conati.

Che schifo!

Desideravo ribellarmi con tutta me stessa, eppure il mio corpo non obbediva alla mia volontà, come se fossi stata una bambola vuota, un burattino.

Quando ormai pensavo di morire per soffocamento, o magari dal voltastomaco, quello decise di staccarsi.

Tornai a respirare avidamente aria fresca, limpida e soprattutto asciutta.

- Ti senti meglio, Lily? –

No, ma dico. Hai appena tentato di strangolarmi con la tua rivoltante, filamentosa lingua e mi chiedi se mi sento meglio?!? Non contento, hai pure la faccia tosta di chiamarmi per nome! Chi te l’ha detto, il mio nome? E chi ti ha dato il permesso di usarlo?

Quell’individuo era un chiaro insulto alla decenza, ed era capace di risvegliare in me pensieri ed istinti omicidi che credevo sepolti.

Peccato solo che quell’inspiegabile paralisi non volesse saperne di abbandonarmi.

- Perché non parli? Sei forse timida? – domandò il bellimbusto, mentre mi passava un pollice sule labbra. Rabbrividii di disgusto a quel tocco, e al pensiero del dopo.

Con mio sommo orrore, fece scorrere quel dito maledetto fino al mento, disegnò lentamente la curva del collo e scese fino al seno, per lottare con l’unico bottone che teneva chiusa la camicetta. La resistenza di quella piccola goccia d’avorio fu vinta con facilità, liberando le sue mani prepotenti, che andarono a chiudersi senza troppo garbo su uno dei miei seni.

L’esplosione fu immediata.

Alfie volò dall’altra parte della stanza e si schiantò contro il muro, tirando giù due quadri di paesaggi.

Io finalmente mi scoprii libera di alzarmi, mentre intorno mi sfolgorava un alone di luce divina, intenso come non era mai stato. Percepii un potere talmente forte da scacciare ogni altra sensazione, a parte quella di essere diventata più alta e maestosa.

E all’improvviso il mio punto di vista cambiò. Vedevo le cose dall’alto, da un angolo della stanza che mi permetteva di scorgere la scena alla perfezione.

Per prima cosa vidi me stessa.

Indossavo l’Armatura di Hermes, che scintillava nel suo divino splendore. Rimasi ancora una volta stupita dalla magnificenza di quella panoplia, completa di tutto e perfetta in ogni dettaglio: dalle rosse piume del cimiero, che mi ondeggiava purpureo dietro le spalle, alle ali sottili formate da lamine d’oro, che spuntavano dai calzari come graziose appendici.

E anch’io ero bella, bella come non lo ero mai stata.

Il mio volto, i miei occhi, i miei capelli, tutto sembrava risplendere di una luce che sapevo non appartenermi. Chiaramente quella parentesi di splendore era dovuta alla potenza del dio che si manifestava, tutto qua. Sapevo di non poterne vantare il merito.

Dall’altra parte della stanza Alfie si stava alzando, irritato, spostandosi i capelli dal viso con fare stizzito.

Lily, il tuo spirito sta vagando. Torna qui, riallacciati al corpo.

La voce di Hermes stavolta mi risuonava in testa con una cadenza grave. Doveva essere molto, molto arrabbiato.

Risposi mentalmente di sì e il mio spirito fluttuò verso il corpo; poco dopo mi ritrovai ad avere la mia visuale di sempre, e potei gustarmi da lì lo spettacolo di Hermes che entrava in azione.

- Viscido mortale – sentenziai, ma la voce che uscì non era la mia – come hai osato avvicinare la mia protetta? Sfiorarla? Farle del  male? Come hai potuto spingerti a tanto? –

Sentivo il disprezzo scivolarmi via dalle labbra, denso e velenoso .

- Tsk. L’agitarsi del tuo Cosmo le stava facendo del male, ho cercato di aiutarla. Il mio bacio dona benessere, non ricordi? - rispose l’interpellato. Anche la voce di Alfie era scomparsa, sostituita da una di donna, che sembrava essere sul punto di incrinarsi per quanto era acuta.

- Benessere ?!? – tuonò Hermes – Proprio non direi! Stava avendo un arresto cardiaco, Iris! Ancora un po’ e il tuo pupillo avrebbe stuprato un cadavere! –

Arresto cardiaco? Iris? Stuprare? Oh, Zeus…

- Non era quella la mia intenzione, o Divino! – replicò Alfie, stavolta con la sua solita voce. Fu però messo a tacere praticamente da sé stesso, mentre la dea prendeva di nuovo il sopravvento.

- Tu taci! Dopo faremo i conti! – strillò. Poi disse, rivolta a me:

Hermes, il fatto che la vita della tua protetta fosse a rischio per così poco non può che rammaricarmi, in quanto ciò indica in lei il risveglio del tuo Cosmo è ancora a livello embrionale. La sola compresenza dei nostri due Cosmi basta a metterla fuori gioco, e ciò è male. –

- Se anche fosse, non vedo perché ciò dovrebbe interessarti. Non mi sembra di doverti alcuna spiegazione. –

- Non voglio spiegazioni, ma fatti. – rispose asciutta la dea – il Cosmo di Iris ha trovato nel corpo di Alfie l’ambiente giusto per crescere e prosperare. Peccato che di te e della tua umana non si possa dire lo stesso.-

- Non costringermi a ripetermi, Iris! Non vedo in che misura questa faccenda possa riguardarti! – replicò aspro Hermes.

- Mi riguarda eccome, mio caro. Anche se abbiamo quasi lo stesso compito, il tuo potere è molto più ampio del mio. –

Incrociai le braccia al petto, arricciai le labbra e scossi ritmicamente la testa, in un gesto spavaldo voluto dal dio, senza il quale sarei risultata poco credibile.

- Già. – gongolò Hermes – Non tutti hanno la fortuna di nascere belli, forti, astuti e soprattutto figli di Zeus.-

Alfie arricciò appena il naso, ma Iris ebbe la forza di astenersi da qualsiasi commento e andare avanti.

- E il fatto che il tuo potere non sia ancora pienamente attivo, significa che Zeus ha delegato a me il dovere di adempiere anche ai tuoi compiti. E, per quanto si tratti di una situazione temporanea, non ho alcuna intenzione di fare ciò che non mi compete, con il doppio dello sforzo e la metà del riconoscimento. –

Stavolta Hermes tacque, e la dea riprese a parlare mentre Alfie camminava lentamente per la stanza, condendo le parole di Iris con ampi gesti.

- Che io sappia, però, un caso come il nostro non si era mai verificato, almeno non da quando l’uomo ha memoria. Perciò ogni tentativo di risvegliare pienamente il tuo Cosmo, Hermes, potrebbe rivelarsi vano: eppure la mia disperazione è tale che ho deciso di tentare ugualmente.-

Detto questo, Alfie schioccò le dita, e tra le sue mani apparve un lungo bastone ramato, appuntito ad un’estremità e decorato all’altra. All’altezza dell’impugnatura erano raffigurati due serpenti che, intrecciandosi, mordevano un pomo.

- Vorrai perdonarmi – continuò Iris – se mi sono presa la libertà di prelevare dal tuo tempio il caduceo.-

Senza che io lo volessi, mi conficcai le unghie nel palmo fino a farmi sanguinare.

- Tu, lurida meretrice, vergognosa ladra, figlia di bastardi! Come hai osato, tu…?!? -

Alfie ghignò, e senza dare a me e ad Hermes il tempo di reagire scagliò il caduceo proprio contro il mio petto. L’arma mi colpì in pieno, ma inspiegabilmente non mi ferì: venne rapidamente assorbita dall’Armatura senza nessuna conseguenza immediata.

Poi avvertii in me l’eco di una detonazione lontana, tante scintille mi divamparono sotto la pelle, il battito del mio cuore divenne un ruggito e il mio sguardo si riempì di un fuoco di rabbia.

Subito balzai addosso ad Alfie, e mentre l’alone del mio Cosmo diventava da arancione a dorato e da dorato a scarlatto, sgorgavo sul ragazzo tutta l’impetuosità della mia violenza. I nostri avversari non si difendevano, forse sopraffatti da quell’esplosiva potenza, e nel mio corpo il furore era tale che non riuscivo a capire se i colpi che infliggevo fossero voluti da Hermes o da me.

Poi un Cosmo dorato, gentile e autorevole si impose tra me ed Alfie, ci separò e ci costrinse all’immobilità.

Poco dopo nell’Ottava Casa comparve la figura di Athena, seguita da tutti i suoi paladini.

Era arrivata rivestita con un’armatura scintillante, che più che ad una vera guerra sembrava adatta ad una parata militare. Indossava anche l’elmo, e sotto di esso le sopracciglia sottili erano corrugate in un’espressione che non riusciva a nascondere una certa urgenza. Forse stavolta l’avevo fatta davvero grossa.

- Salve, Glaucopide…- mormorò Alfie, rosso in viso – chiedo perdono per il caos che io e Iris abbiamo portato nel vostro tempio, ma non avevamo assolutamente intenzioni bellicose. –

Lo sguardo della Divina era severissimo e traboccante d’ira, ma riuscì a trattenere un discreto controllo, e con tono rigido ci ordinò di seguirla all’interno della Tredicesima Casa.

Io e Alfie obbedimmo mestamente, ma in me la fiamma che aveva acceso Hermes non si era ancora spenta, né tantomeno il Cosmo si era placato.

Così, giungemmo alla Tredicesima Casa con le mascelle digrignate e i pensieri che turbinavano. Una volta arrivata Athena si sedette sul trono, e, senza nemmeno spogliarsi dell’Armatura, ordinò ai suoi cavalieri di disporsi ai lati di esso.

Io e Alfie rimanemmo in piedi davanti a lei, non troppo lontano perché non fossimo costretti ad urlare per capirci e non troppo vicino per non mancarle di rispetto.

- Per Alfie e Lily dev’essere una situazione insolita e…sgradevole, oserei dire.- esordì Athena dopo qualche istante di riflessione.

- È vero, o Divina. Sarebbe opportuno portare qui degli specchi, affinché la faccenda risulti più chiara a tutti.- disse Iris per mezzo di Alfie.

La Glaucopide annuì, e a un cenno del suo capo due inservienti fecero un inchino e uscirono dalla stanza. Ricomparirono qualche minuto dopo, accompagnati da due colleghi. Ogni coppia di giovani trasportava uno specchio grande almeno quanto una porta, con cornici stuccate come ornamento, che dovevano pesare moltissimo.

Posizionarono gli specchi di sbieco, uno a fianco a me e uno a fianco ad Alfie, poi sparirono con un altro inchino.

All’inizio non compresi la ragione di quel gesto, poi mi accorsi la superficie vitrea di entrambi i mobili cominciava a contrarsi, a pulsare, mentre dai bordi delle cornici fuoriusciva una nebbia leggera. Focalizzai l’attenzione sul mio specchio, e vidi il mio aspetto mutare poco a poco, fino a che la mia immagine riflessa non fu sostituita da quella di un giovane ragazzo alto, muscoloso e pieno di riccioli biondi. Indossava un’armatura identica alla mia, e il suo sguardo esprimeva una rabbia cieca, al confine con la follia.

Anche il riflesso nello specchio di Alfie era mutato: adesso mostrava l’immagine di una donna snella e pallida, con lunghissimi capelli neri e lucenti e occhi color lavanda.

- Bene, fratelli. Eccovi dunque comparire con il vostro vero aspetto. Lily, Alfie, ora vi prego di tacere e di lasciar parlare le vostre Divinità. Ebbene, Iris: sei entrata nel Tempio di Athena senza permesso, avvalendoti della tua posizione di divinità messaggera, e hai attaccato un mio ospite. Cos’hai da dire a tua discolpa?-

- Sono stata costretta, Divina Athena, - cominciò Iris, la voce alta e melodiosa in perfetta armonia con la figura sottile – in quanto non ho la forza di svolgere sia i miei compiti che quelli del divino Hermes. Mi rammarico di aver invaso un luogo a te sacro, ma non avevo altra scelta.-

- E come mai il Cosmo di Hermes sarebbe esploso non una, ma ben due volte? – indagò ancora Athena, assottigliando lo sguardo.

- A questo posso rispondere io – intervenne Hermes, riflesso al mio fianco. Notai con una punta di amarezza che nel giovane che avevo davanti non c’era già più traccia del bambino vivace ed entusiasta che avevo conosciuto poche ore prima.

- L’ultima esplosione che avete percepito, Milady, è stata provocata da Iris in persona. La mia sgradita collega ha pensato bene di intrufolarsi nel mio tempio per rubare il caduceo, la mia arma più potente, che era custodito all’interno di esso. Riesce a realizzare l’entità dell’onta che ho subìto? Una sgualdrinella semimortale ha l’ardire di intrufolarsi nel mio tempio, violare il mio onore e rubare il mio oggetto più sacro! Rubare! A me, il dio dei ladri!- qui Hermes soffocò un ringhio animalesco e Athena lo invitò a contenersi.

- E non è tutto. – continuò il dio, contraendo la mascella per non urlare – ha anche cercato di attentare alla mia persona, provando a ferirmi con l’arma prediletta. L’esplosione del Cosmo non è stata altro che una conseguenza del contatto tra Armatura e Caduceo, che ha provocato il totale risveglio del mio spirito. Ma la prima esplosione…-

- La prima è stata provocata dalla tua reazione esagerata, nient’altro- lo interruppe Iris, roteando gli occhi magnifici con fare esasperato.

- Esagerata?!? Fingendo di aiutarla, il tuo sicario stava per violentare la mia protetta!-

A quelle parole trasalii, e un brivido mi percorse la schiena nel ricordare quel momento disgustoso. Cercai lo sguardo di Milo nella folla dorata davanti a me, e nel cielo sereno dei suoi occhi riuscii a catturare un lampo di ira e di sdegno. Nel mio intimo ne fui compiaciuta.

- Violentare? Come ti permetti di muovermi accuse tanto gravi? – strillò Iris, al colmo dell’indignazione.

- Sì, violentare! C’era pura perversione negli occhi di quel ragazzo, come se i fatti non bastassero! –

A quelle parole gli occhi di tutti i presenti si spalancarono, e un tenue brusio si diffuse per la stanza. Sfiorai lo specchio con le dita per suggerire ad Hermes di moderarsi. Il dio fece cenno di aver capito e continuò:

- Ma al di là di questo, Iris, tu mi hai offeso, e renderai conto di ciò davanti a Zeus. E sai bene che il Padre degli dei non è tollerante verso chi pecca di tracotanza.-

- Non ti permettere, Hermes! – strillò Iris scuotendo il bel capo corvino – Non ho fatto nulla di così vile da giustificare il tuo odio nei miei confronti! -

-Come se il dover sopportare la tua vista non fosse già un grave insulto…- miagolò il dio con noncuranza, mentre si fingeva intento a misurare la lunghezza delle proprie unghie. Iris si morse le labbra rosee e soffiò:

- Molto divertente, se a dirlo non fosse stato un marmocchio che non sa fare altro che suonare la lira e rubare vacche!* In tanti anni che cammini su questa terra non hai ancora imparato il significato della parola “coerenza”!-

- Sarà meglio che cominci a zampettare sul tuo ridicolo arcobaleno fino a rifugiarti sotto il trono di Hera, o niente riuscirà a salvarti dalla mia ira! – tuonò Hermes gonfiando il petto.

- Signori! Vi ordino di smetterla, almeno per rispetto nei miei confronti! – intervenne Athena dopo un sospiro.

- Mi duole inoltre comunicarvi- continuò – che se non risolverete in giornata e in questa sede i vostri dissapori, sarò costretta a chiedere l’immediato intervento di Zeus come giudice supremo. E ho motivo di credere che la notizia dell’ennesima lite fra i suoi Messaggeri potrebbe farlo alterare non poco.-

Evidentemente l’ira di Zeus era un motivo più che sufficiente per andare d’accordo, perché le due divinità, udite quelle parole, si acquietarono di colpo.

- E sia. – disse Hermes – io veglierò sui bugiardi, sui ladri e sui viandanti, e sarò il più abile e veloce Messaggero che Zeus abbia mai avuto. Ti devo però chiedere, Iris, di aiutare Caronte nel suo compito di traghettatore infernale. –

- Non se ne parla. Quel compito spetta a te. – rispose Iris.

Lo so perfettamente, ma non posso portare Lily negli Inferi: non ha né l’aspetto né l’autorità per farsi rispettare dalle anime dei dannati. Guardala: è già allo stremo delle forze solo perché mi sono concretizzato, e per giunta da pochi minuti! –

Era vero, in effetti avevo un fiatone non indifferente, ma tutto sommato non si poteva dire che stessi male. Però intuii che se mi fossi mostrata fisicamente debole io e Hermes ne avremmo tratto qualche profitto. Quindi cominciai a strabuzzare gli occhi e a rendere più rauco e teatrale ogni mio respiro. Pensai anche di simulare conati o svenimenti, oppure un’asma da record, ma alla fine decisi che non era il caso e mi accontentai di una performance moderata.

- Invece il tuo protetto sembra fatto apposta per adempiere al compito alla perfezione. – terminò il Divino Messaggero.

Iris parve pensarci un po’, con la testa reclinata da una parte, poi sospirò.

- E sia. – disse – Ma non voglio avere altri compiti. Dovrai occuparti tu di tutti i desideri della Madre Hera. Io ora mi ritiro, sono molto stanca e il tuo volto non è un belvedere. Addio, Glaucopide, e grazie per la tua infinita disponibilità. Saprò sdebitarmi. -

La Dea dell’Arcobaleno chiuse gli occhi e congiunse le mani, come a voler pregare, finché lei ed Alfie non sparirono in un turbinio di scintille multicolore. Lo specchio, svuotato del suo splendido contenuto, sembrava adesso un oggetto pacchiano e fastidiosamente opaco.

Guardai fuori dalla finestra, e vidi che, anche se non pioveva, c’era l’arcobaleno.

Anche Hermes lo notò, e borbottò un “ Che Cerbero ti sbrani!” neanche troppo sottovoce, tanto che riuscì a guadagnarsi un’occhiataccia da parte mia e di Athena.

- Divino fratello, puoi ritirarti. E tu, Lily, vai pure a riposare in una delle mie stanze: devi essere distrutta.-

 

 

 

 

 

 

 

L’acqua era molto calda e la vasca immensa, in quel Santuario avevano il vizio di costruire stanze monumentali per onorare la loro Dea. Non che mi dispiacesse godere di tutto quel lusso, ma quando si è abituati a vivere in un bilocale, fare il bagno in una stanza ampia quanto un campo da calcio mette un tantino a disagio, tutto qui.

Ad ogni modo mi trovavo nella Tredicesima Casa, e per l’ennesima volta mi stavo rigenerando con l’aiuto di acqua calda e Sali da bagno.

Afferrai una saponetta e presi a strofinarmela addosso con energia, per poi immergermi sott’acqua a lavoro compiuto. Compii varie volte questo giochino, fino a che non sentii bussare alla porta.

- Chi è? –

- Sono io. Posso entrare? –

Era la voce di Milo.

- Ehm…sono nuda…- balbettai, arrossendo.

- Oh. E perché dovrebbe essere un problema? –

Un istante di silenzio. Poi mi arresi.

- Ok, entra pure. –

Milo entrò e si sedette su uno sgabello sul bordo della vasca. Contrariamente a quanto pensavo, non mi sentivo a disagio nel sapere che mi guardava, e non avvertii l’impulso di coprirmi. Del resto, non era certo la prima volta che mi vedeva senza vestiti, anche se la situazione era un po’ diversa.

Nuotai fino a lui e uscii dalla vasca, tamponandomi il corpo con un asciugamano che poi usai per coprirmi, legandomelo sul seno a mo’ di tubino.

- Come ti senti?- domandò Milo, apprensivo.

- Un po’ provata, ma non sto male, anzi. Non ho un attacco d’asma da almeno due giorni.-

Sorrisi, ma Milo non mi imitò come mi aspettavo.

- Hey, che cos’hai? – gli chiesi, mentre ansie e dubbi di ogni tipo si facevano largo nella mia mente.

- Ti…ti va di raccontarmi cos’è successo di preciso all’Ottava Casa? –

Oh, cavolo! La scenata di Hermes doveva averlo preoccupato più di quel che pensavo.

- Niente che valga la pena di essere riportato, davvero. Credimi se ti dico che non ho subito nessuna violenza, neanche la più piccola.-

- Questo perché Hermes l’ha impedito.- mormorò lui stringendo i pugni.

- Hermes è il dio dei bugiardi. Ha mentito anche stavolta. Non so se ci hai fatto caso, ma senza questa scusa la sua aggressività nei confronti di Iris sarebbe stata del tutto ingiustificata.-

Milo non pareva convinto.

- E l’esplosione del suo Cosmo a cos’era dovuta? –

- Alla rabbia, direi.-

- Rabbia perché Iris voleva farti del male. Ed io non c’ero.-

- No, rabbia perché la sua peggior nemica stava cercando di cambiarmi lo stato d’animo con i suoi poteri. Hermes è stato mosso soprattutto dall’orgoglio, come succede alla maggior parte degli uomini.-

Anche se non avevo detto precisamente la verità, le mie parole avevano rassicurato Milo quel tanto che bastava a rasserenarlo.

Mi sedetti a cavalcioni su di lui, senza preoccuparmi di bagnarlo, e gli cinsi il collo con le braccia.

- Fammi un sorriso, uomo tenebroso – sussurrai, mentre col mio naso sfioravo il suo.

- Non mi piace prendere ordini – borbottò. Ma sorrise.

- Però l’hai fatto. Buffone! – bisbigliai, baciandolo con leggerezza. Lui fece un finto broncio, mi sollevò di peso e mi buttò sulla sua spalla come fossi un sacco di patate.

- Pagherai cara quest’offesa! – ghignò – non m’importa se sei provata, se hai il mal di testa, se hai il ginocchio della lavandaia o i capelli bagnati: stasera si fa l’amore!-

Scoppiai a ridere fino alle lacrime, nonostante la posizione scomoda.

- No, ti prego! Lascia almeno che mi asciughi i capelli!-

Milo ebbe un bel da fare a dire che no, non aveva voglia di aspettare, ma io mi impuntai a tal punto che riuscii ad averla vinta, e lui dovette attendere un po’ per liberarsi del peso della passione.

 

 

 

 

 

 

Mi leccai le labbra e ridacchiai, mentre cercavo di ignorare il fiatone e il cuore che rombava come fosse il motore di una macchina da corsa.

- Perchè ridi? – mormorò Milo, anche lui col fiato corto. Avevamo appena finito l’amplesso e nudi, sudati e odorosi ci stavamo perdendo nella contemplazione di un cielo che ci lasciava senza parole, avvinghiati come se temessimo di essere separati da un momento all’altro.

Dalla finestra entrava una brezza tiepida, che ci sfiorava con il suo inconfondibile sentore marino.

- Trovo buffo – risposi, masticando un po’ le parole – il fatto che ogni sera ci ritroviamo immancabilmente a ruzzare per il tuo letto.-

- Ruzzare, dici? –

- Sì, ruzzare. Come fanno i cuccioli.-

- Oh, beh, se stai cercando di dirmi che non ti piace “ruzzare” con me, sarò costretto ad offendermi.-

Lo baciai.

- Lo sai che lo adoro. –

Milo sorrise sincero, chiuse gli occhi e si abbandonò sul cuscino, mentre con un pollice mi accarezzava la guancia.

- Milo? – mormorai dopo un po’.

- Mh?-

- Tu mi vuoi bene?

- Di più…-

- Quindi…mi ami? –

Lui non rispose, mi sollevò il mento con le dita e mi baciò a lungo. E mentre i dubbi mi affollavano la mente, il cuore si riempiva di una gioia inspiegata e arrogante.

Forse non era una vera risposta. Però per quella sera decisi che bastava.

 

 

 

 

 

*Iris si rifà al mito della nascita di Hermes, secondo il quale il dio neonato avrebbe rubato una mandria di vacche sacre ad Apollo per il semplice gusto di fare un dispetto. Si sarebbe poi fatto perdonare regalando al dio del sole uno strumento inventato da lui sul momento: la lira.

 

 

Rieccomi, finalmente!

Arrivo con un ritardo di almeno un mese, che è difficile da mandare giù. Quando ho pubblicato lo scorso capitolo questo era solo da assemblare, perciò pensavo che non avrei impiegato molto tempo a pubblicarlo. Invece non è stato così, e non per scarsa organizzazione stavolta, ma per vera e propria mancanza di tempo (o eccesso di cose da fare!). So che è odioso dover aspettare all’infinito (e a volte anche invano) l’aggiornamento di un solo capitolo, per cui se non riesco a ritagliare un po’ del mio tempo per questa fic penserei quasi di sospenderla, almeno finché non arriveranno tempi più rosei. Lo so, non è una soluzione molto felice (per niente! Ç_ç) ma mi rendo conto che certi ritardi sfiorano la soglia della mancanza di rispetto!

Per adesso scelgo di continuare, poi si vedrà! Abbiate fede, cercherò di fare quello che posso per pubblicare in maniera costante! ^^

P.s. Cosa pensate della storia? Si capisce il passaggio umano/divinità o non è chiaro? C’è qualcosa che vi sfugge? No, perché questo capitolo non mi sembra il massimo in quanto a chiarezza,e sono disposta a correggerlo, se necessario! ;)

Adesso tocca ai ringraziamenti per le recensioni! J

Ashar: Già, Milo è un esibizionista non da poco! Se poi aggiungi i commenti inopportuni di Hermes, certe situazioni imbarazzanti diventano proprio inevitabili! ^_^ Grazie mille per la tua recensione, spero davvero che anche questo capitolo ti piaccia! :D Un bacione!!!

Ribrib20: ç_ç Di sicuro ti arrabbierai per questo enoooooorme ritardo, ma spero di farmi perdonare con il capitolo! :D *fa occhioni dolcissimi e sguinzaglia Milo nella sua versione più sexy per meritarsi il perdono* Spero che Hermes e Lily non ti deludano, in questo capitolo erano piuttosto agitati! (soprattutto il dio!) Grazie infinite per la tua recensione e per seguirmi sempre! ^^ Se puoi fammi sapere cosa pensi di questo capitolo, sono in un’ansia tremenda! :S Intanto ti mando un bacio grande così! :D

Tsukuyomi:Nah, non scusarti se salti gli aggiornamenti. Dato che io sono sempre in ritardo, direi che siamo pari! xD Grazie,grazie,grazie davvero per tutti i complimenti! *arrossisce* Hermes mi ha detto che sarebbe molto contento di fare da soprammobile sul tuo comodino, come compenso si accontenta di poter intrufolarsi nella tua vita privata…cosa che, a quanto pare, gli riesce bene! xD spero che anche quest’aggiornamento ti piaccia, fammi sapere! :D un beso!

LoVe_PeAcE:Eccolo, eccolo qua il seguito! Scusa per averti fatto attendere tanto, spero ti piaccia! ;) Grazie mille per la recensione, e fammi sapere cosa pensi del resto! :D Un bacione!

 

 

Infine grazie a tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite, tra le preferite e le ricordate. J

E grazie anche a tutti quelli che leggono.

Alla prossima! ;)

 

 

 

Un bacio

*stan*

 

  
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