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Autore: Helena Velena    02/11/2010    3 recensioni
L'indicibile e infatti mai narrato rapporto tra Severus Snape e il Supremo Inquisitore di Hogwarts, Dolores Jane Umbridge.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Dolores Umbridge, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Se ne stava sdraiato immobile, con gli occhi aperti immobili, senza l'aria di essere vivo. La poca luce del sotterraneo ribadiva la sua assenza smarrita.
Soltanto nel piccolo spazio del letto riusciva a credere di essere ancora intero, e di potere resistere, non intaccato, all'aria che lo consumava, alla polvere che respirava.
A sangue freddo adesso, finalmente, realizzava.
Non per il dominio lucido della mente, ma perché nella morte, di certo, il sangue è freddo, non ha calore.
Con le braccia distese lungo il corpo, come se fosse morto, stringeva ancora, appena, la sua bacchetta: tenuta parallela alla figura, nella destra.

Qualche rumore di vesti e di vecchiaia fece capire alla stanza, in segreto ascolto, che era entrato Silente; veniva a trovare un vecchio compagno, un vecchio amico, per la prima volta.
Il morto reagì con ulteriore immobilità, se possibile più accentuata.
"Severus, ti ho portato la soluzione. Perché nella vita, o si è parte del problema, o si è parte della soluzione, e allora scelgo... questo!"
Il vecchio mago reggeva in grembo una cesta piena di golosità di Mielandia, Cioccorane, Gelatine Tutti I Gusti Più Uno, e tante altre squisitezze da Hogsmeade. Sapeva che il suo amico non poteva resistere.
"Mi hai scambiato per Potter? Sono patetico fino a questo punto?" disse infatti Snape, risorto alla sua acetosità.
"Oh, scusami, Severus, sono troppo abituato coi ragazzi, sai, quando finiscono in infermeria..." si schermì Silente, divertito.
Snape sollevò a fatica un braccio, allungando la bacchetta.
"Evanesco" sussurrò, con voce appena udibile, e ogni cosa nella cesta svanì.
"Be', era una gag, Severus" chiarì Silente.
Snape ritornò cadavere.
Silenzio.

"Sei stato duramente spezzato, Severus, lo capisco."
"Come ogni volta. Come tutte le altre volte" disse Snape, con tono inesistente.
"Ti sono grato, sai?"
"Figurati."
"E ti capisco."
"No, non puoi. E non sei qui per questo."
"Vero."
Silenzio.

"Non sei mai venuto... ai miei capezzali... prima… Perché stavolta si?"
"Sei rintanato qui da tre giorni."
"E...?"
Nessuna risposta.

I due uomini sondavano le reciproche profondità, in quell'atmosfera attenuata, immobile, sospesa nel silenzio. Erano in intimità da sempre, e non se lo erano mai confessato.
Dal modo in cui si capivano, senza parole, tutto era detto.

Silente tirò su col naso, con fare evasivo. Tentò inutilmente di guardare fuori, ma la finestra a bocca di lupo gli proponeva soltanto una soluzione inservibile.
Girò lo sguardo in alto, altrove, imbarazzato. Le rivelazioni peggiori dovevano ancora venire.

"Mi dispiace, Severus. La Umbridge, alla fine... ha ottenuto quello che voleva..."
"Già".
"E' ancora qui a Hogwarts, a proposito, in infermeria. Sta raccontando a tutti di averti, sai... avuto..."
Dal letto giunse solo un lungo sibilo.
"Ma naturalmente," proseguì Silente, "omette il piccolo particolare di Lord Voldemort. Racconta solo di come l'hai salvata dai centauri, e di come voi due... dopo... nella foresta..."
"Non mente. Era, una foresta".
"Già".
Silenzio.

"Non voglio la tua pietà".
"Non sono qui per questo".

"... Albus?"
"Sì?"
"Mi dici perché sei qui?"
Silente, di nuovo, non rispose.

"... Hai finito la tua cassa di Centerbe Nere?"
   
 
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