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Autore: Oneechan    03/11/2010    0 recensioni
Guardando fuori dalla finestra, Cassandra affondò di nuovo il cucchiaio nel barattolo di marmellata. Nel cielo bluastro una pallida falce di luna sogghignava fissando le stelle con aria famelica. Avrebbe iniziato a mangiarsene qualcuna di lì a un paio di giorni, e tempo due settimane sarebbe stata piena.
Genere: Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo, mentre pranzava con un panino ketchup e rane allo Skull Café (un locale un po’ bar per studenti e un po’ ritrovo di appassionati di occulto), Cassandra aprì la busta che le aveva consegnato Jekyll, contenente l’elenco di ingredienti necessari per il nuovo compito a casa.

Code di lucertola.

Rilesse un’altra volta, appurando di aver capito benissimo. Maledì il professore e le sue idee: aveva dato a ciascuno un intruglio diverso da preparare, e a lei ne era toccato uno sul genere “strega medioevale nei racconti per bambini”, il che le andava benissimo, ma non poteva andare dalla vicina a chiedere di prestarle una tazza di code di lucertola! O meglio, avrebbe anche potuto, ma dubitava che la signora Pinkerton tenesse molte lucertole in dispensa.

Andare a cercarle col retino era fuori discussione, anche perché l’unico modo per trovarne in città era catturarne qualcuna in campagna e liberarla per le strade.

Si sedette a riflettere un attimo. Le veniva in mente una sola persona che potesse sgranocchiare lucertole morte al posto dei pop-corn davanti alla tv. Poteva chiedere a lui.

Andò quella sera.

Le linee della metropolitana chiudevano tutte a mezzanotte tranne quella che aveva come capolinea il cimitero, per comodità di becchini, vittime, parenti di vittime, fantasmi di vittime e assassini di vittime che volessero seppellire il corpo delle vittime prima dell’arrivo di parenti e becchini. E delle poche persone che andavano mai a trovare il guardiano del cimitero.

Guardiano che, come Cassandra prevedeva, era ancora sveglio e le andò incontro sorridendo quando la vide risalire il cupo viale alberato.

- Cassandra! Voglia di dissotterrare qualcun altro?

- No, però mi servono delle code di lucertola. Ne hai?

Lui alzò un sopracciglio. – Cosa ti fa pensare che io tenga code di lucertola in cucina?

- Non so, mi sembravi un tipo da code di lucertola.

Il guardiano del cimitero scoppiò a ridere. – Dai, vieni dentro, così le cerco. Ti va un tè?

Vista dall’esterno, la sua casetta poteva essere tranquillamente scambiata per una tomba di famiglia un po’ più spaziosa delle altre. Mise sul fuoco un pentolino poi cominciò a rovistare nei pensili della cucina, e un paio di minuti dopo appoggiò davanti alla ragazza un barattolo per biscotti pieno di un ammasso viscido e verdastro.

- Ecco qua. Serve altro?

Cassandra gli lesse la lista degli ingredienti.

- A cosa ti serve tutta questa roba?

Gli spiegò.

- Ah! – il guardiano del cimitero era uno dei pochi che non diceva mai “seguite delle strane lezioni, voi di Arte”, perché anche lui all’università aveva fatto quello stesso corso. – Chi è il tuo professore?

- Il dottor Jekyll.

- Ma dai, insegna ancora? Crederesti mai che è stato anche il mio professore, ai tempi?

- Ci credo sì, hai 37 anni, non è passato un secolo.

Il guardiano del cimitero non era esattamente il classico vecchietto barcollante vestito di nero che sapeva a memoria i nomi di tutti i morti. Piuttosto, era un ex deejay con le braccia coperte di tatuaggi e l’aria simpatica a cui piacevano il tè alla cannella e cucinare dolci, e aveva già rischiato il posto un paio di volte per aver organizzato di straforo dei rave nel camposanto.

- Comunque, posso aiutarti per gli ossi di seppia e le zampe di corvo, ma un limone non so proprio dove andarlo a pescare.

- E per il pelo di topo rigorosamente di fogna?

- È un po’ che non bazzico per le fogne. – disse lui prendendo il corvo impagliato che troneggiava sopra il frigorifero e staccandogli le zampe. – Se vuoi la prossima volta che scendo te ne catturo uno.

- Mi serve per venerdì.

- Allora non credo di fare in tempo, non hai idea di quanti funerali ci siano in questo periodo… Questa è la stagione preferita della gente per morire. Vuoi una fetta di torta?

 

Il mattino dopo, quando la sveglia ebbe la brutta idea di suonare, Cassandra la abbatté con un cuscino: il guardiano del cimitero l’aveva tenuta fino alle cinque meno un quarto a chiacchierare, e oggi niente e nessuno l’avrebbe convinta ad alzarsi dal letto. O almeno, così credeva.

I gatti per pigrizia fingevano da anni di non sapere usare un apriscatole ed esigevano di essere nutriti. Il suo scheletro nell’armadio venne a protestare perché era più di un mese che non gli lucidava le ossa e cominciava a ingiallirsi, e la signora Pinkerton venne a chiedere se aveva una tazza di code di lucertola da prestarle.

Alla fine, si ritrovò seduta in cucina alla solita ora, a lucidare una tibia con una sigaretta al cioccolato fra i denti e mezzo litro di caffè solubile sul fornello, mentre Bonnie (lo scheletro) si rendeva utile almeno leggendole ad alta voce le ultime pagine di “Primo Soccorso in caso di morte”.

Stava buttando una manciata di vertebre in una bacinella di detersivo sbiancante quando suonò il telefono.

- Allô?

- Signorina Cassandra del corso di Arte?

- Dipende da chi mi cerca… Ah, no, allora non sono io. – e riattaccò.

Bonnie la guardò. O meglio, immaginava che la stesse guardando, perché in effetti non aveva gli occhi. – Chi era?

- La bibliotecaria. Leggi più in fretta, mucchio d’ossa, che mi mancano ancora due libri e se non li restituisco entro subito quella mi sguinzaglia dietro dei sicari.

- Cosa vuoi che legga prima, “Decorare col defunto” o “Sogno o son morto”? No, ti leggo quello di decorazione che c’è anche un capitolo su come lucidare bene le ossa. Mi passi un braccio per favore che sennò non posso girare le pagine?

 

Il pomeriggio era caldo e soleggiato. Mentre usciva dalla biblioteca, un distinto zombie di mezz’età le domandò la strada per il centro città.

- Allora, vada sempre dritto da questa parte finché non arriva a una rotonda, faccia due giri intorno alla statua del pinguino, poi prenda la settima a destra e giri l’angolo dopo il negozio di articoli voodoo. Dopo due o trecendo metri alla sua sinistra ci sarà un enorme viale alberato pieno di negozi. Ecco, vada dalla parte opposta. Quando vede la fontana con la muffa sul bordo, è arrivato.

Lo zombie la ringraziò portandosi una mano al cappello e lei proseguì.

- Secondo te dove lo trovo un topo di fogna? – chiese alla propria borsa.

- Nelle fogne. – rispose Bonnie, il cui teschio Cassandra si era portata dietro perché continuasse a leggere durante il tragitto. – E mi sembra anche ovvio.

La ragazza rovistò nei propri capelli finché non trovò una stilografica, e la usò per scardinare il primo tombino che incontrò, poi saltò di sotto. Nel quinto tunnel trovò una carcassa sdraiata in mezzo al passaggio, e le strappò qualche ciuffo di peli. Stava per andarsene quando la carcassa si mosse.

- Mucchio d’ossa – chiese a scanso di equivoci – I topi di fogna possono essere lunghi due metri e mezzo?

Bonnie ne dubitava.

- Allora mi sa che questo non è un topo.

La carcassa che troppo morta non era, si alzò e si voltò a guardarla. E non aveva l’aria per niente contenta.

- Hem…salve. – azzardò Cassandra.

Se avessi voluto strapparmi il pelo l’avrei fatto da me, non credi?

- Mi scusi, l’avevo scambiata per un topo.

Un topo di due metri e mezzo?

- Sì, mi hanno detto che in effetti è un po’ improbabile.

Tu vai in giro a strappare il pelo ai topi?

- No, di solito no, però…

Che te ne fai del pelo? Non lo puoi mangiare.

- Veramente non mangio neanche il resto se posso farne a meno.

Umana, eh?

- Pare di sì. A parte il naso, quello sembra l’abbia ereditato da un lontano zio vampiro. Comunque senta, mi dispiace per l’equivoco, ma la prego non tenti di mangiarmi, già nel primo tunnel ho incontrato un alligatore che…

Mangiarti? Ma per favore. Con tutte le schifezze che mandate giù voi umani, non ci penso neanche. Ci tengo a una dieta equilibrata.

- Oh. Beh, grazie. Adesso se non le dispiace andrei…devo trovare un topo.

Uno in particolare?

- No, va bene uno qualunque, purché sia di fogna.

Allora perché non vai a cercarlo nelle fogne?

Cassandra si guardò intorno. – Ma…

No, questo è il tunnel di manutenzione dei condotti idraulici.

- Ah. E cosa ci fanno un alligatore e un…qualunque cosa lei sia nel tunnel di manutenzione dei condotti idraulici?

Cosa ci farebbe un’umana nelle fogne?

- Touchée.

 

Ciel stava saltellando allegramente per strada quando s’inciampò in Cassandra.

- Cassie, ciao! Ma che ci fai lì per terra, sei saltata fuori da un tombino?

- Esattamente, ma purtroppo era quello sbagliato. Mi accompagneresti in una fogna?

- È una metafora?

- No, devo andarci davvero. Sai mica da dove ci si entra, fra l’altro?

Ciel le indicò un tombino mezzo metro più a sinistra di quello in cui si era infilata. – Perché vuoi farti un giro nelle fogne?

Glielo disse e Ciel annuì comprensiva. – Pensa che io ieri ho girato mezza città per cercare un negozio che vendesse canini di pesce gatto… Comunque, perché invece di infilarti sottoterra non vai a chiedere alla tua vicina se ha un ratto da prestarti?

- Ma non posso chiedere alla signora Pinkerton se… - si fermò. “Signorina, mi scusi se l’ho svegliata, ma ho finito le code di lucertola e mi chiedevo se…” – Sì, ottima idea.

La signora Pinkerton purtroppo aveva solo topi fantasma, gli unici che i suoi gatti incorporei potessero mangiare, ma insistette comunque per offrire loro un tè, e quattro ore dopo erano ancora sedute al suo tavolo della cucina ad ascoltarla raccontare aneddoti sul marito defunto. Cassandra ringraziò il cielo che ci fosse Ciel a mandare entusiasticamente avanti la conversazione, mentre lei restava accasciata dietro il vassoio dei biscotti a fingere di non esistere.

Dovette ricomparire quando suonarono alla porta e la vecchina, andata ad aprire, la avvisò che cercavano lei.

- Chi è?

- Un signore mascherato vestito di nero con un coltello in bocca.

- Gli dica che i libri li ho già restituiti.

- Sono beneducati gli assassini d’oggi. – commentò la signora Pinkerton tornando da loro.

 

- Quella donna parla persino più del guardiano del cimitero. – sospirò Cassandra quando riuscirono finalmente a congedarsi. – A volte mi chiedo se non siano parenti.

Ciel si strinse nelle spalle dicendo che a lei la signora era molto simpatica. – Però adesso hai intenzione di passare la serata nelle fogne?

- A meno che tu non abbia una proposta alternativa.

- Ce l’ho! – dichiarò Ciel trionfante – È arrivato il circo, potremmo andare lì, che ne dici?

A Cassandra l’idea piaceva, ma la sua borsa chiese a gran voce di essere lasciata a casa.

 Tirò fuori il teschio di Bonnie. – Perché, non vuoi venire?

- Ah, no! Non mi piacciono i posti troppo affollati, potresti perdermi o qualcuno potrebbe rubarmi e finirei a decorare un caminetto o nello studio di una cartomante, no, grazie, preferisco restare qui. – se avesse avuto delle braccia le avrebbe incrociate.

- Cos’è? – chiese Ciel.

- Bonnie, il mio scheletro nell’armadio.

- Adesso sembra più che altro uno scheletro nella borsa.

- Di solito sta nell’armadio.

- Perché hai uno scheletro nell’armadio?

- Non ne ho idea, era già lì quando ho affittato l’appartamento.

- Io sono Ciel, piacere di conoscerti, Boney!

- È Bonnie, in realtà. – la corresse il teschio.

- Quindi eri una donna?

- Guarda, sono in quell’armadio dal ’23 e ho dimenticato certi particolari.

- Ma Bonnie è un nome femminile.

- Sono io che lo chiamo così. – disse Cassandra.

- No, tu con grande tatto per la mia condizione mi chiami “mucchio d’ossa”. – brontolò lui.

- Perché l’hai chiamato Bonnie? – chiese Ciel.

- Per non chiamarlo Boney, mi sembrava un nome scontato…

  
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