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Autore: whateverhappened    03/11/2010    5 recensioni
"Non sia mai che un baldo giovane si faccia difendere da una donzella senza ricambiare!"
"Così sembra che io sia la principessa in cima alla torre!" rispose Andromeda storcendo il naso, ma al contempo sorrideva apertamente.
"A Serpeverde non ci sono torri, però. Potresti essere la ragazza rapita dall'orco e nascosta in un sotterraneo lontana dalla luce."
"Perché un orco dovrebbe rapirmi?" lo guardò sinceramente dubbiosa, ma Tonks le fece cenno di lasciar perdere.
"Nulla, fiabe babbane. Accetti o no?"
"Dipende da come vorresti ricambiare." rispose Andromeda sicura. In un primo momento il ragazzo parve colpito dalle sue parole, ma un attimo dopo sulle sue labbra si fermò un ghigno che Andromeda mai avrebbe attribuito a un Tassorosso.
"Hai forse paura?" Tonks sostenne lo sguardo che lei gli lanciava, inquisitore e determinato.
"Io non ho paura, Tonks. Accetto qualsiasi cosa tu abbia in mente." allungò la mano come aveva fatto lui in precedenza. La loro stretta fu forte, energica, a suggellare un patto conosciuto solo da uno dei due.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Fairy Tale










Di orchi, torri e principesse da salvare


Alle sette di sera il corridoio che conduceva dalla biblioteca alla sua Sala Comune era sempre deserto. Non che di solito pullulasse di studenti desiderosi di studiare, ma all'ora di cena era uso comune migrare verso la Sala Grande piuttosto che verso un luogo di studio. Quella sera non faceva eccezione: il silenzio causato dall'assenza di vita faceva persino rimbombare il rumore dei suoi passi, solitamente molto leggero. Sbuffò leggermente, facendo spostare una ribelle ciocca di capelli che le stava solleticando il naso già da qualche secondo. Non si era resa conto che fosse così tardi, normalmente lasciava la biblioteca molto prima, ma quel giorno desiderava soltanto rimanere da sola il più a lungo possibile. Affrettò il passo mentre il ricordo di quanto avvenuto faceva tornare a galla tutta la rabbia provata. Non poteva accettare che un individuo tanto stupido come Rabastan Lestrange le avesse dato dell'idiota, a lei che era forse la migliore del corso di Serpeverde. Per quale motivo, poi? Per aver fatto notare a quell'esempio di intelligenza che il Tassorosso con cui stava lavorando aveva ragione a dire che la loro pozione stava rapidamente degenerando. Non riusciva a togliersi dalla testa come quella testa di rapa l'avesse guardata con sufficienza, squadrandola da capo a piedi, per poi dirle “sei più idiota di quanto pensassi. Non può avere ragione, è un Sanguesporco”. Si morse le labbra per non lasciarsi andare a un verso di esasperazione, ma dentro di sé non riusciva davvero più a sopportare Lestrange. Il solo pensiero che sarebbero diventati parenti la uccideva, Bellatrix doveva proprio sposare il fratello di quel deficiente? Scosse la testa, conscia che lamentarsi di quella sfortuna non sarebbe servito a nulla, e svoltò l'angolo decisa.

Fu un attimo. Non se ne accorse del tutto finché non si ritrovò seduta a terra, i libri che fino a qualche minuto prima teneva in mano sparsi attorno a lei. Alzò lo sguardo rabbiosa, quella non era decisamente la serata per farla cadere.

«Ma non guardi dove vai?» sbottò, fissando lo sguardo irato sull'individuo che era di fronte a lei. Era in piedi, segno che non aveva subito la sua stessa sorte, e a giudicare dalla fisionomia non ne dubitava: era alto e pareva ben messo in quanto a muscoli, non proprio l'ultimo dei fuscelli. Quando lo guardò in faccia Andromeda lo riconobbe immediatamente: quel ragazzo dai capelli biondo cenere altri non era che il Tassorosso che lavorava con Lestrange.

«Potrei dirti lo stesso.» sorrise lui, tendendole una mano per aiutarla a rialzarsi. Andromeda la fissò per qualche istante, prima di tornare a guardarlo dritto negli occhi.

«Cosa ci fai qui? Questo corridoio non porta al tuo dormitorio.» si rimise in piedi in un attimo, lasciando il ragazzo con una mano tesa verso il vuoto. Dapprima stupito, dopo qualche istante scrollò le spalle e si chinò a raccogliere i libri ancora a terra.

«Ti aspettavo.»

«Tu... tu cosa?» Andromeda lo fissò con gli occhi sbarrati, sorpresa dalle parole del Tassorosso.

«Ti aspettavo, Black. Ti sembra così strano? - ridacchiò – So che fai questa strada per tornare a Serpeverde. Ho pensato che fosse meglio incontrarti qui, così nessuno ti vedrà parlare con un Mezzosangue.» pronunciò le ultime parole in un tono che Andromeda non seppe identificare a pieno, le sembrava sia disprezzante che risentito. Lo fissò con un sopracciglio alzato.

«Il problema non è il tuo stato di sangue, tizio, il problema è che di te so solo che sei di Tassorosso. E che a Pozioni lavori con Lestrange, ma questo mi fa solo pensare che tu abbia una grande pazienza. Non ti conosco.»

«Ted Tonks.» sorrise lui, allungando la mano come in precedenza. Andromeda lo guardò dubbiosa, ma la strinse.

«Andromeda Black, penso che tu lo sapessi già. Bene, Ted Tonks, posso sapere perché mi stavi aspettando? E perché tu non abbia scelto un altro posto, forse avrei evitato di finire col sedere per terra.»

«E vuoi mettere l'effetto scenografico? - rise apertamente, mentre anche sulle labbra di Andromeda nasceva un piccolo sorriso – Comunque volevo ringraziarti.»

«Ringraziarmi? - lo guardò palesemente scettica – Non ci siamo mai parlati, di cosa dovresti ringraziarmi?» era davvero dubbiosa circa quella situazione. Uno sconosciuto sbucava dal nulla, la faceva cadere a terra e la ringraziava anche? In più quel Tonks sembrava decisamente divertito dal tutto, mentre lei a fatica riusciva a seguire il corso degli eventi.

«Proprio così. Per oggi.» Andromeda annuì, non c'era bisogno che fornisse altri dettagli, aveva capito a cosa si riferisse.

«Avevi ragione, non è che ci sia molto da ringraziare.» disse sincera, scrollando le spalle. Tonks le sorrise, un sorriso leggero, sincero.

«Tu dici? Scommetto che se chiedo in giro non trovo molti Mezzosangue difesi da una Black.» Andromeda sospirò, scuotendo la testa. Di nuovo quella storia, cominciava a non sopportare davvero più il suo cognome.

«Beh, non sei contento? Puoi dire che sei stato il primo. Magari qualcuno potrebbe anche intervistarti, “Andromeda Black contro tutti in difesa di un Sanguesporco, vergogna della sua famiglia”. Suona bene, prova a rivolgerti alla Gazzetta!» rispose, l'acidità ben percepibile nel suo tono di voce. Abbassò lo sguardo e si morse le labbra, non avrebbe dovuto reagire in quel modo, lo sapeva, ma era davvero giunta all'esasperazione. Lei non era Bellatrix, non era lo zio Orion o suo padre, non bramava dalla voglia di ripulire il mondo dai Mezzosangue. Ed era stanca di essere considerata come loro dal mondo e come una diversa dalla sua stessa famiglia.

«Black – la richiamò Tonks, la voce più delicata di quanto si aspettasse – Io volevo solo ringraziarti, non farne una questione di stato. Ma se non vuoi bene, amici come prima. Oh, non siamo mai stati amici, allora... uhm, estranei come prima!»

«Ti hanno mai detto che ti comporti da stupido?» rispose a voce bassa Andromeda, più calma dopo l'uscita precedente. Succedeva sempre così: la criticavano in qualche modo, o le ricordavano tutta la situazione, e lei reagiva liberando tutta la sua acidità. Ci metteva poco a sbollire, e ci aveva messo ancor meno quella sera. Fissò il ragazzo dritto negli occhi, quel Tonks era davvero particolare.

«Può darsi - sorrise – Comunque vorrei ricambiare il tuo gesto. Non sia mai che un baldo giovane si faccia difendere da una donzella senza ricambiare!»

«Così sembra che io sia la principessa in cima alla torre!» rispose Andromeda storcendo il naso, ma al contempo sorrideva apertamente.

«A Serpeverde non ci sono torri, però. Potresti essere la ragazza rapita dall'orco e nascosta in un sotterraneo lontana dalla luce.»

«Perché un orco dovrebbe rapirmi?» lo guardò sinceramente dubbiosa, ma Tonks le fece cenno di lasciar perdere.

«Nulla, fiabe babbane. Accetti o no?»

«Dipende da come vorresti ricambiare.» rispose Andromeda sicura. In un primo momento il ragazzo parve colpito dalle sue parole, ma un attimo dopo sulle sue labbra si fermò un ghigno che Andromeda mai avrebbe attribuito a un Tassorosso.

«Hai forse paura?» Tonks sostenne lo sguardo che lei gli lanciava, inquisitore e determinato.

«Anche se fosse non vedo dove sarebbe il problema. Non sono una Grifondoro, non devo essere coraggiosa. E comunque io non ho paura.» rispose, senza nemmeno sbattere le palpebre per non interrompere il contatto visivo.

«Così sembra, invece. Paura di un Tassorosso, oltretutto. E dicevano che Andromeda Black non si faceva intimorire da nessuno... penso che dirò anche questo nella mia intervista.»

«Io non ho paura, Tonks. Accetto qualsiasi cosa tu abbia in mente.» allungò la mano come aveva fatto lui in precedenza. La loro stretta fu forte, energica, a suggellare un patto conosciuto solo da uno dei due.

«Ottimo, Black. Allora ci vediamo domenica. Qui, alle quattro.» senza dar tempo alla ragazza di rispondere si voltò e cominciò a camminare verso le scale. Andromeda lo fissò allontanarsi di qualche passo, prima di riscuotersi.

«Comunque ciao!» gli urlò dietro, Tonks si limitò a salutarla con la mano senza nemmeno girarsi.

Rimase a fissare il ragazzo finché non scomparve dalla sua visuale, quindi scosse la testa con vigore. Era riuscito ad incastrarla, ancora non riusciva a crederci. Un Tassorosso, uno sconosciuto, era riuscito a fregarla. Come aveva fatto? Non passò neanche un istante da quando si pose la domanda a quando la risposta si delineò chiara nella sua mente: l'orgoglio. Quel tizio saccente aveva fatto leva sul suo maledetto orgoglio, che – come quello di ogni Black – era di proporzioni cosmiche. Si morse la lingua, avrebbe dovuto capirlo subito. A quel punto era troppo tardi, tanto valeva vedere cosa aveva in mente.


























Questa storia ha partecipato al primo turno del contest "Il Club dei Duellanti" indetto da Fabi_, lilyblack e vogue. Ha vinto il duello sul personaggio di Andromeda e si è classificata terza nella classifica generale.
La canzone a cui dovevo ispirarmi è "Time of My Life", quella di Dirty Dancing.

Sono quattro capitolo mini, tutti più o meno di questa lunghezza. Visto che sono quattro metterò un giudizio per ogni capitolo!

3.Whateverhappened
Grammatica e sintassi: 9.5/10
Lessico e Stile: 9.9/10
Originalità: 9.3/10
Caratterizzazione dei personaggi: 14.6/15
Attinenza al prompt* e sviluppo della trama: 15/15
Gradimento personale: 10/10
68.3/70
   
 
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