Apre gli occhi.
C'è luce,
stavolta. Anche troppa. Accecata per un attimo,
socchiude gli occhi.
Fra le ciglia nota la sagoma di una persona, sulla sinistra.
Un mucchio di domande le affiorano
in mente.
- Dove sono? Che è successo? Chi sei tu?
Come al solito, i suoi pensieri si
concretizzano quasi immediatamente in parole. Senza neanche aver il tempo di
assimilarle.
- Sei in un ospedale, io sono Nicola e, beh, non so
esattamente cosa è successo, ti ho semplicemente trovato sul ciglio
della strada con un brutto taglio in fronte e il ginocchio in una posizione
piuttosto stramba. Probabilmente ti hanno investito e sono scappati via.
- Ah... perfetto, ok.
Il ragazzo, aspettandosi ben altra risposta, alza un
sopracciglio. Curiosa, quella ragazza.
- Senti, dici che la situazione è tanto grave?
- No, hai solo una lussazione al ginocchio destro, niente di
preoccupante.
Nadia apre un po' di più un occhio,
guardandolo.
- Dicevo la situazione della mia faccia.
Nicola fa un sorriso tranquillizzante.
- Ma no, solo un graffio chilometrico in
fronte e un assortimento impressionante di lividi.
- Mmm, confortante.- bisbigliò richiudendo
l'occhio.
Poi, anche ad occhi chiusi, si accorge che c'è meno luce fuori e che "qualcosa" le sta respirando sulla guancia.
- Come hai detto?
Nadia fa un salto ancor prima di
aprire gli occhi. Quando li apre arrossisce sotto i
vari strati bluastri.
- Ho detto: confortante.
Nicola si rialza con una risata.
- Tranquilla, niente che non si possa risolvere con una
generosa dose di pomate.
- Per quanto?
- Mmm... facciamo anche un mese.
- Un mese??
Bello, quell'urlo.Nadia non poteva aprire completamente la bocca, quindi ne
uscì una sorta di rantolo rabbioso. Uno spettacolo.
- Vuoi guarire o no?
- Cos'è, sei un medico?- fece guardando
sospettosa.
>Notando il fastidio che le dava quella lampada puntata in
faccia, la spense. Nadia fece un sospirone di sollievo.
- Una specie.
- Da quando in qua c'è più di una specie
di medico? Un medico è un medico. E basta.
- Si, ma io non sono ancora
un medico.
Lo guarda un attimo contrariata.
Poi capisce.
- Studi medicina.
- Già.
- Primo anno di università?
- Si ma... come l'hai capito?
- Sei giovane, ma non al punto di essere
ancora un liceale. Il calcolo è semplice.
- Sei sveglia per essere una che ha subito una botta consistente
solo poche ore fa.
- No, sono un osservatrice. I miei
sanno che sono qui?
- Si, li ho avvisati poco fa.
Stanno arrivando.
- Ok.
Chiude gli occhi. Nel silenzio sente come il rumore ovattato del sangue che pulsa
nelle tempie. Come un martello che ricade sullo stesso punto,
continuamente.
- Hai mal di testa?
Nadia non apre neanche gli occhi.
- E' come se il cervello sbatacchiasse incessantemente
contro la scatola cranica. E' assillante.
- Ho già detto all'infermiera di somministrarti
un antidolorifico piuttosto potente, ma evidentemente non basta. Se è proprio insopportabile, ti faccio un'altra
puntura.
Nadia apre gli occhi, perforandolo con lo sguardo. Che ho fatto ora?, pensa lui.
- Scommetto che mi avete già sforacchiato come uno
scolapasta. Come può essere che all'ospedale esistono solo le
punture? Pillole e bustine sono controproducenti, per caso? Io dico se è
il caso di farsi crivellare ad ogni ricov...
Nicola le aveva posato un dito
sulle labbra gonfie.
- Io dico se è il caso di affaticarti a questo modo. Ce la fai un'altra volta la paternale,
ok?
Nadia lo guarda, un po' sorpresa. Lui è di
nuovo chino su di lei, l'indice a fermare il fiume di parole. Si guardano
in silenzio, assorti. Un clacson lontano, spinge
Nicola ad allontanare l'indice dalle sue labbra. Con un'ultima,
discreta, carezza.
E' strano quel ragazzo. Nadia non ha ancora capito se è bello. Con un alzata di spalle, richiude gli occhi. Sente Nicola
allontanarsi dal letto. Si rilassa meglio sul letto.
Improvvisamente sente qualcosa di freddo posarsi sul
sopracciglio.
Freddo. E poi bruciore.
- Ahia, brucia!
- Cos'altro vuoi che faccia
un disinfettante?
- Che magari stia lontano da me!
Lo sguardo del ragazzo scende dalla ferita ai suoi occhi.
- Per stavolta dovrai sopportarlo.
Torna a concentrasi sulla ferita.
Nadia non emette più un fiato, ma stringe il lenzuolo
fra le dita e tiene gli occhi chiusi. Si sa mai, la tornasse a guardare. Non riesce a mantenere quello sguardo. E' autorevole. Le da
soggezione.
- Ecco, finito. Sentito troppo male, piccola?
- Sopravvivrò.
Guarda Nicola alzarsi, posare il cotone visibilmente
macchiato di rosso e poi risedersi al mio capezzale.
- Senti, non mi va di stare
settimane stesa qui. Voglio andarmene!
Alza la testa, decisa. Il tempo di vedere la gamba ingessata
e il torace avvolto in una fascia elastica e la stanza comincia a girargli
attorno. Vorticosamente.
La mano di Nicola, pronta, la spinge di nuovo sul cuscino.
Delicatamente però.
- Ma sei scema?
- Mmm, mi avrete sforacchiato parecchio per non farmi
sentire il dolore. Non mi avevi detto delle costole.- disse
tranquillamente.
- La fascia è una precauzione che ho voluto
consigliare, ma probabilmente non era necessaria.
Lei alza il sopracciglio sinistro. Il destro non può.
Per quello che ha capito, ha un bel taglio che parte da lì e si perde
poi chissà dove.
- ... magari c'è una sola costola lievemente
incrinata. Non lo so per certezza, non hanno ancora
fatto nessuna radiografia, se non per il ginocchio. Io ho preferito mettere la
fascia perchè quando ti ho sollevato fra le braccia hai lanciato un
grido abbastanza convincente. Ed eri priva di sensi,
da premettere.
Nadia fa un sorriso stentato. Una smorfia, più che
altro. Il labbro inferiore le fa un male assurdo.
Ma perchè?
- Non ridere, hai i punti freschi.
Nadia impallidisce. Lo guarda.
- C-cosa...? Punti?
- Si, e non solo sul labbro.
Ammutolisce.
- Ehi, piccolina, sono solo punti.
Non ti abbiamo mica fucilato!
Alza un braccio, per portarsi la mano fra i capelli. Il filo della flebo però lo costringe sul lenzuolo.
...
Argh!
- Io odio gli
ospedali. Odio le flebo, gli aghi, quest'odore
di disinfettante, tutto questo bianco accecante. Lo odio! Nico, ti prego, fammi
alzare. Voglio andarmene, davvero...
Nicola la guardò un po' sorpreso. Cos'era
quella trasformazione?
Sembrava così... così fragile, adesso. Vide una lacrima traballare fra le sue ciglia,
indecisa.
- Ehi...
Passò un pollice sulla palpebra, che tremò al
suo tocco lieve.
Nadia aprì gli occhi.
Ed erano così belli,
così dolci. Quella lucentezza donata dalle lacrime dava una
profondità magica a quelle due iridi color caffè.
Nico restò un attimo senza parole, senza respiro.
Continuava a guardare le sue ciglia che andavano su e
giù. Su e giù, su e giù, su e giù...
Dal canto suo, Nadia non spostava lo sguardo, quasi
inconsapevolmente. In quel silenzio, tutto il resto era passato in secondo
piano. E non c'era un tremito, un respiro, un
battito più forte di tutti gli altri. C'erano solo i suoi occhi.
Semplicemente.
Un contatto invisibile, fuori dal
mondo. Sommesso. Come un soffio.
Nicola sbattè le palpebre. Una volta sola.
Si sollevò. Fece scivolare il pollice sulla sua
guancia e, senza preavviso, se ne andò.
Nadia torna a respirare. Non si era neanche accorta di aver
trattenuto il fiato.
SeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeRa!!!!
Ragazzi scusate il ritardo clamoroso ma ho un sacco da fare di sti tempi, la scuola comincia a stringere il cappio, nnagg!
Cmq... ecco il nuovo capitolo, piccoletto ma c'è!Recensite, anche se non sono commenti positivi, le critiche a volte spronano a migliorarsi!
Un ringraziamento speciale e un bacione a mewsana e a diandraflu, che son state le prime a recensire!! Grassie!
Mari.