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Autore: HOPE87    05/11/2010    4 recensioni
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA. MI SCUSO INFINITAMENTE PER IL DISAGIO, MA QUANDO LA VITA PRECIPITA LE SI DEVE DARE NECESSARIAMENTE LA PRECEDENZA. A PRESTO! ;)
“Goku e Crilin hanno il sangue rosso”.
Si era interrotta, irrigidendo la mascella, indecisa se continuare o meno.
“E il tuo com’è?” le aveva chiesto cauto, attendendo pazientemente l’arrivo di una risposta.
Lei allora aveva rivolto gli occhi verso l’orizzonte, per poi cercare sulla riva della spiaggia qualcosa che potesse tornarle utile. Individuato un frammento di vetro, lo aveva recuperato, ponendoselo al centro esatto della mano e stringendo quest’ultima sufficientemente da ferirsela, mostrandola poi successivamente all’anziano uomo.
“È rosso” aveva constatato il maestro Muten, sperando che quello fosse il modo giusto.
L’aveva vista scuotere la testa con rammarico.
“È nero”.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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II

II.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo diversi giorni le nuvole avevano infine lasciato il posto al sole, che ora si estendeva lentamente e con una certa discrezione su tutta la valle, toccando col rosso dei suoi raggi dell’alba ogni creatura vivente e ogni centimetro del suolo incontaminato dei boschi, come a voler dare loro il buongiorno delicatamente.

Degli uccelli spiccarono il volo dai rami di alcuni alberi, scuotendo le chiome di questi e diffondendo tutt’attorno il sottile fruscio delle foglie, mentre l’ombra che aveva governato fino ad allora, mano a mano, si ritirava.

Per un momento sembrò dimenticare ciò che la perseguitava, concedendosi di inspirare profondamente l’aria fresca del mattino e di rivolgere gli occhi umidi al cielo azzurro… limpido e sereno.

Com’era consuetudine, trasse un ultimo, profondo respiro e s’immerse nell’acqua ghiacciata, lasciando estraniarsi dall’ambiente circostante, avvertendo il corpo scivolare verso il basso e i capelli, lasciati liberi di vorticare senza freni, accarezzarle il volto rilassato.

Adesso poteva restare da sola, col battito del proprio cuore a pulsarle nelle orecchie.

Il corpo, nella posizione del loto, sospeso dalle stesse correnti che indirizzavano i pesci. Gli occhi chiusi. Il cuore in pace.

Non era una tecnica di concentrazione comune, quella che adottava. Sapeva che vi erano guerrieri che non tolleravano a lungo l’apnea, trovandosi in difficoltà nel gestire l’iperventilazione, col rischio di avere seri problemi nel ritornare a galla.

Ma per lei, quella, era stata una cosa sempre naturale da eseguire, tanto da guadagnarsi l’epiteto di “pesciolina” da bambina e di “sirena” da adulta. Crilin, artefice del primo epiteto, era riuscito a scatenare dei sorrisi divertiti in tutti, Yamcha, artefice del secondo, era riuscito invece a scatenare la furia di Bulma.

Entrambi, ad ogni modo, avevano tentato d’imparare quella tecnica così come lei aveva tentato loro d’insegnarla, ma con scarsi risultati.

Si erano ritrovati – svariate volte – a dover iniziare l’allenamento di gruppo solo al momento del combattimento.

Era riuscita a impressionare perfino Tenshinhan, che dal primo momento aveva dimostrato di essere più esperto di loro sotto svariati punti di vista, sebbene anche lui, alla fine, si era ritrovato costretto a lasciar perdere quel tipo di tecnica.

-          Devi aver iniziato a nuotare prestissimo! – aveva esclamato una volta Crilin, colpito dalla sua abilità.

Lei si era limitata a sorridere.

Aveva, sì, imparato a nuotare presto, ma non nell’acqua.

La prima volta che si era ritrovata a dover tentare di riemergere per non sprofondare, era stata in uno sconfinato, denso lago di sangue.

 

 

 

***

 

 

 

-          ShiShizue! - .

La voce di Bulma era salita di un’ottava mentre la teiera raggiungeva il parquet della Kame House, spargendo il proprio contenuto lungo i piedi di Yamcha, intento a fissare stralunato anch’egli la piccola figura che aveva fatto capolino nella penombra della porta che dava al piano superiore.

Gli occhi del maestro Muten corsero agli arti superiori della ragazzina, studiandone la strana posizione che avevano assunto e da cui sembrava provenire un luccichio che, nonostante il buio, delineava perfettamente la sagoma di un oggetto lungo e appuntito.

Allungò il bastone sul quale usava sorreggersi verso l’allievo più grande – in procinto d’intervenire - intimandogli così implicitamente di non muoversi, mentre con la sua andatura lenta e cadenzata si faceva avanti, portandosi ad una distanza più ravvicinata all’allieva che, sulla soglia della porta, sembrava non essere intenzionata a muoversi.

-          Shizue. -, l’aveva chiamata, curioso e pronto ad una qualsiasi reazione dell’allieva.

Era stato allora che l’aveva sentita.

Un rincorrersi di singhiozzi soffocati, seguiti da lamenti e mugugni disconnessi, la rendevano incapace di articolare qualsiasi frase.

Era avanzata nella sala d’ingresso adibita a cucina, lasciando che grosse gocce rosse s’intervallassero alle lacrime, solcando un volto piccolo e pallido, su cui due occhi si spalancavano, terrorizzati.

-          Li ho uccisi io… - .

Bulma si premette le mani sulla bocca, tentando d’impedirsi di urlare allo spettacolo a cui stava assistendo. Non sapeva se a farle più paura fosse l’aspetto sotto cui si presentava ai loro occhi la bambina in quel momento, se fosse la frase che aveva appena pronunciato, o il coltello insanguinato che teneva stretto nel palmo di una palmo, mentre l’altra sanguinava copiosamente.

-          Sono stata io… - riprese Shizue, senza smettere di piangere. - …perché ho il sangue nero! - .

Il coltello finì a terra, mentre la mano che prima lo stringeva convulsamente andava a coprire il volto rigato di lacrime, contratto in una maschera d’orrore.

Muten fece per raggiungere la piccola, lasciando andare il bastone che fino a poco tempo prima aveva stretto nervosamente, ma fu anticipato dalla ragazza che fino a quel momento era rimasta a tremare alle spalle di Yamcha, che aveva tentato – invano – di fermarla, preoccupato che potesse accaderle qualcosa.

Bulma si fiondò su Shizue per avvolgerla in un abbraccio, sotto lo sguardo confuso del ragazzo, mentre le braccia gli cadevano lungo il corpo e i piccoli occhi s’intristivano dietro alle lenti scure degli occhiali.

Non s’era mai sentito tanto impotente.

 

-          Genio... ehi, mi ascolti? - .

-          La vecchiaia gli sta facendo perdere colpi… -, udì subito dopo borbottare da Oolong, poco distante, con la bocca sicuramente piena di chissà quale alimento.

-          Mh? Sì, certo. – rispose ad un dubbioso Crilin, sulla cui fronte spuntò una gocciolina di sudore.

-          E allora? – incalzò il giovane, prendendolo alla lettera.

-          E allora… -.

-          Oh, insomma, che fine ha fatto Shizue?! -.

Per poco non esternò il sussulto interiore che gli aveva procurato quella domanda.

Stava pensando la stessa identica cosa.

-          Cosa vuoi che ne sappia, io? Siete voi giovani scriteriati a tenervi in contatto, nessuno considera più un povero vecchio! -.

-          Ah, ci risiamo! – esclamò Oolong, voltandosi a guardare seccato il Genio delle Tartarughe per poi concentrarsi nuovamente sul barattolo di cioccolata che aveva tra le mani.

-          Sì, sarebbe bello se così fosse! Yamcha si è ritrasferito alla Capsule Corporation, Tenshinaan e Jiaozi sono scomparsi di nuovo per allenarsi in chissà quale posto sperduto della Terra, mentre Piccolo e Vegeta… - . 

-          Oh, lascia perdere quei due, Crilin! È meglio che se ne stiano alla larga, non se ne può più di avere guai! - .

Crilin cambiò espressione, prendendo a guardare il maialino con scetticismo.

-          In quali guai saresti mai stato coinvolto, tu? - .

-          Salve a tutti! - .

-          Oh… Gohan! -, fu lieto di esclamare il maestro Muten, sollevato dall’avere un buon pretesto per non lasciar correre più pensieri negativi. – Che sorpresa, cosa ci fai qui? -, gli chiese, avvicinandoglisi per invitarlo ad entrare, dal momento che il ragazzino era rimasto sulla soglia della porta di casa, com’era sempre solito fare per educazione.

-          Sono passato a salutarvi! – esclamò entusiasta, facendo scorrere i grandi occhi neri sugli abitanti della casa.

-          In effetti è da un po’ che non ci si vede! – esclamò con lo stesso entusiasmo Crilin. Per quanto tentasse di convincersi di esagerare, ogni volta non poteva fare a meno che rivedere per un attimo Goku dietro le movenze e le espressioni del figlio. - Come stai? – gli chiese poi, dandogli una pacca sulla spalla e ricevendo in cambio un sorriso.

-          Bene! – rispose, annuendo. – La mamma vi manda questi! - .

-          Oh, la cara Chichi… come sta? – chiese cautamente il Genio, mentre Oolong si avvicinava quattamente alla cesta che il ragazzino aveva poggiato sul tavolo.

Gohan impiegò un po’ di tempo per rispondere.

-          Bene. - , rispose poi, sorridendo. Al Genio non era sfuggito il lampo di tristezza che gli aveva attraversato gli occhi.

-          Ti alleni ancora con Piccolo? – chiese improvvisamente Crilin, rompendo il ghiaccio che era andato a crearsi. Il Genio non era stato l’unico ad essersi reso conto della tristezza che s’era impadronita di Gohan.

-          Oh, sì! – esclamò in tutta risposta il figlio di Goku, apparentemente dimentico di ciò che gli aveva dato tanto da pensare. – Solo che a dire il vero è da qualche giorno che non lo vedo… - .

Sia il maestro Muten che Crilin aggrottarono la fronte, mentre Oolong continuava a rimpinzarsi di cibo, alle loro spalle.

Crilin fece per aprire la bocca per dire qualcosa, ma fu dissuaso dall’ennesima strana espressione che assunse il ragazzino.

-          Avete visto Shizue? - .

Il silenzio tornò a impadronirsi della Kame House.

-  No, Gohan. - , decise di rispondergli il Genio, mentre dentro il suo animo si scatenava una tempesta.

-    …Non era solita allenarsi con te e Piccolo? -, gli chiese invece Crilin, tentando di scacciare lo strana sensazione che s’era impadronita di lui. A vivere determinati tipi di esperienze a diretto contatto con gli altri lo aveva reso particolarmente empatico.

L’angoscia del Genio sembrava essere sua.

Gohan scosse la testa, apparendo improvvisamente più rigido di quanto non lo fosse prima.

-          Da quanto non la vedi? – tentò di andargli incontro il maestro Muten, comprendendo finalmente che doveva esserci una ragione in più per cui Gohan fosse andato a trovarli.

-          Da molto. – rispose dopo una lunga pausa il figlio di Goku, con lo sguardo nel vuoto.

-          Gohan… - , la voce di Crilin gli fece sollevare lo sguardo. – È successo qualcosa? - .

Gli occhi neri, così simili a quelli del suo migliore amico, si specchiarono per un attimo nei suoi. Poi presero a fissare le punte dei calzari.

 

Aveva ascoltato ogni singola parola che Shizue gli aveva sussurrato, tentando di focalizzarsi sul sorriso rassicurante che le incorniciava il volto.

Ma quella volta non lo rincuorò.

Quella volta il sorriso non si estendeva agli occhi ambrati della donna.

-          Cosa c’è? – gli aveva chiesto, intuendo probabilmente la sua perplessità, prendendo a fissarlo intensamente.

-          Perché non vuoi che lo dica agli altri? - .

L’aveva vista irrigidire la mascella, nonostante gli occhi tentassero di risultare quantomeno normali.

-          Preferisco di no - , si era limitata a rispondergli, imponendo nella voce un’inflessione più rigida.

-          Ma… - .

-          Gohan, ascoltami. - .

Aveva fissato i propri occhi nei suoi, avvertendo le mani della ragazza cingergli le spalle.

-          A volte le persone si trovano a dover compiere delle scelte difficili. – si era interrotta, sedendosi davanti a lui per stare più comoda. – E non sempre riescono a prendere la strada più giusta… ma non perché non lo vogliano. Semplicemente perché non la vedono.- .

Lui era rimasto a guardarla, comprendendo – nonostante la giovanissima età – che dietro quelle parole vi fosse un significato più profondo di quanto apparentemente sembrasse. Shizue stava cercando di dirgli qualcosa d’importante. Che non era sicuro di voler ascoltare.

Lui allora aveva distolto lo sguardo, puntandolo in punto imprecisato alle spalle della donna.

-          Come camminare in una strada, di notte, senza la luna? - .

L’aveva vista sorridere teneramente per un istante, per poi recuperare un’espressione seria.

-          Esatto - .

-          Non si deve per forza camminare da soli… -.

-          A volte è necessario. - .

-          Ma se si è in compagnia ci si può aiutare a vicenda a trovare la strada - .

-          A volte capita di dover camminare necessariamente lungo una strada pericolosa, perché non vi sono altre alternative… - , lui aveva aperto la bocca per ribattere, ma lei lo aveva interrotto. – Tu lasceresti che qualche tuo amico si mettesse in pericolo per aiutarti a venir fuori da una strada pericolosa in cui hai deciso d’incamminarti di tua spontanea volontà? - .

Ci aveva riflettuto a lungo, per poi scuotere la testa, sconsolato.

-          Riesci a capirmi, ora? - .

Lui aveva annuito, semplicemente, avvolgendole poi le braccia attorno al collo, per abbracciarla.

-          Spero tanto che tu riesca a trovare un’altra strada – le aveva sussurrato, sussurrandole così anche il timore che aveva covato dentro fino a quel momento.

Si era sentito stringere più forte.

-          Ti voglio bene, Gohan. - .

 

-          Gohan? - .

Sentitosi richiamare alla realtà, si convinse a sollevare la testa, ancora incerto sul da farsi. Se avesse avuto modo di specchiarsi, avrebbe potuto trovare molto familiari quegli sguardi che ora si erano posati su di lui.

-          Io… devo dirvi una cosa. -.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice…

 

 

Oh sì, ci rileggiamo presto stavolta J non posso non approfittarne quando mi coglie l’ispirazione. E no, non mi preoccupo della precocità d’aggiornamento, tanto io sono una fanwriter cattiva J che non scrive interamente una storia per poi postarla, la posta man mano che sforna i capitoli. Alla luce di tutto ciò: cos’avrei dovuto aspettare?

 

 

Piccola delucidazione: immagino che man mano che leggiate non abbiate ben chiaro il quadro della situazione… è un effetto voluto, i flashback sono messi a posta, a poco a poco capirete J quindi occhio, che potreste trovare collegamenti sparsi a destra e a manca.

 

Ringrazio fufa78, Lirin Lawliet, BeNnY e Dream_of per aver commentato lo scorso capitolo… Lirin Lawliet non fa altro che lusingarmi e viziarmi continuamente J lieta di esser riuscita ad attirare anche l’attenzione di nuove lettrici J spero continuiate a farmi sapere la vostra su quanto partorisco ;) vi prego di farmi notare eventuali errori grammaticali e/o punti in cui i concetti non sono espressi molto chiaramente… per il resto, buon proseguimento J e grazie mille davvero! Quanti complimenti tutti in una volta *///* <3

 

Ringrazio inoltre Lirin Lawliet e Silvergirl90 che l’hanno aggiunta tra le preferite e Dream_of, Elfosnape, fufa78 e Lirin Lawliet che l’hanno aggiunta tra le seguite! *inchino*

 

Nonché, come al solito, i numerosi lettori… nutro sempre la speranza di leggere una vostra opinione in futuro *doppio inchino*

 

Alla prossima!

 

 

 

HOPE87

 

 

 

   
 
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