II.
Dopo diversi giorni le nuvole avevano
infine lasciato il posto al sole, che ora si estendeva lentamente e con una
certa discrezione su tutta la valle, toccando col rosso dei suoi raggi
dell’alba ogni creatura vivente e ogni centimetro del
suolo incontaminato dei boschi, come a voler dare loro il buongiorno
delicatamente.
Degli uccelli spiccarono il volo dai rami di alcuni alberi, scuotendo le chiome di questi e
diffondendo tutt’attorno il sottile fruscio delle
foglie, mentre l’ombra che aveva governato fino ad allora, mano a mano, si
ritirava.
Per un momento sembrò dimenticare ciò che
la perseguitava, concedendosi di inspirare profondamente l’aria fresca del
mattino e di rivolgere gli occhi umidi al cielo azzurro… limpido e sereno.
Com’era consuetudine, trasse un ultimo,
profondo respiro e s’immerse nell’acqua ghiacciata, lasciando estraniarsi
dall’ambiente circostante, avvertendo il corpo scivolare verso il basso e i
capelli, lasciati liberi di vorticare senza freni, accarezzarle il volto rilassato.
Adesso poteva restare da sola, col battito
del proprio cuore a pulsarle nelle orecchie.
Il corpo, nella
posizione del loto, sospeso dalle stesse correnti che indirizzavano i pesci. Gli occhi chiusi.
Il cuore in pace.
Non era una tecnica di concentrazione
comune, quella che adottava. Sapeva che vi erano guerrieri che non tolleravano
a lungo l’apnea, trovandosi in difficoltà nel gestire l’iperventilazione,
col rischio di avere seri problemi nel ritornare a galla.
Ma per lei, quella,
era stata una cosa sempre naturale da eseguire, tanto da guadagnarsi l’epiteto
di “pesciolina” da bambina e di “sirena” da adulta. Crilin, artefice del primo epiteto, era
riuscito a scatenare dei sorrisi divertiti in tutti, Yamcha,
artefice del secondo, era riuscito invece a scatenare la furia di Bulma.
Entrambi, ad ogni modo, avevano
tentato d’imparare quella tecnica così come lei aveva tentato loro d’insegnarla,
ma con scarsi risultati.
Si erano ritrovati –
svariate volte – a dover iniziare l’allenamento di gruppo solo al
momento del combattimento.
Era riuscita a
impressionare perfino Tenshinhan, che dal primo
momento aveva dimostrato di essere più esperto di loro sotto svariati punti di
vista, sebbene anche lui, alla fine, si era ritrovato costretto a lasciar
perdere quel tipo di tecnica.
-
Devi aver iniziato
a nuotare prestissimo! – aveva esclamato una volta Crilin,
colpito dalla sua abilità.
Lei
si era limitata a sorridere.
Aveva, sì, imparato a nuotare presto, ma
non nell’acqua.
La prima volta che si era ritrovata a dover
tentare di riemergere per non sprofondare, era stata in uno sconfinato, denso lago di sangue.
***
-
Shi… Shizue! - .
La
voce di Bulma era salita di un’ottava
mentre la teiera raggiungeva il parquet della Kame
House, spargendo il proprio contenuto lungo i piedi di Yamcha,
intento a fissare stralunato anch’egli la piccola figura che aveva fatto
capolino nella penombra della porta che dava al piano superiore.
Gli
occhi del maestro Muten corsero agli arti superiori della
ragazzina, studiandone la strana posizione che avevano assunto e da cui
sembrava provenire un luccichio che, nonostante il buio, delineava
perfettamente la sagoma di un oggetto lungo e appuntito.
Allungò
il bastone sul quale usava sorreggersi verso l’allievo più grande – in procinto
d’intervenire - intimandogli così implicitamente di non muoversi, mentre con la
sua andatura lenta e cadenzata si faceva avanti, portandosi ad una distanza più
ravvicinata all’allieva che, sulla soglia della porta, sembrava non essere
intenzionata a muoversi.
-
Shizue. -, l’aveva chiamata, curioso e
pronto ad una qualsiasi reazione dell’allieva.
Era
stato allora che l’aveva sentita.
Un
rincorrersi di singhiozzi soffocati, seguiti da lamenti e mugugni disconnessi,
la rendevano incapace di articolare qualsiasi frase.
Era
avanzata nella sala d’ingresso adibita a cucina, lasciando che grosse gocce
rosse s’intervallassero alle lacrime, solcando un volto piccolo e pallido, su
cui due occhi si spalancavano, terrorizzati.
-
Li ho uccisi io… - .
Bulma si
premette le mani sulla bocca, tentando d’impedirsi di urlare allo spettacolo a
cui stava assistendo. Non sapeva se a farle più paura fosse l’aspetto sotto cui si presentava ai loro occhi la bambina in quel momento,
se fosse la frase che aveva appena pronunciato, o il coltello insanguinato che
teneva stretto nel palmo di una palmo, mentre l’altra sanguinava copiosamente.
-
Sono stata io… -
riprese Shizue, senza smettere di piangere. - …perché ho il sangue nero! - .
Il
coltello finì a terra, mentre la mano che prima lo stringeva convulsamente
andava a coprire il volto rigato di lacrime, contratto in una maschera
d’orrore.
Muten fece
per raggiungere la piccola, lasciando andare il bastone che fino a poco tempo
prima aveva stretto nervosamente, ma fu anticipato dalla ragazza che fino a
quel momento era rimasta a tremare alle spalle di Yamcha,
che aveva tentato – invano – di fermarla, preoccupato che potesse accaderle
qualcosa.
Bulma si fiondò su Shizue per avvolgerla
in un abbraccio, sotto lo sguardo confuso del ragazzo, mentre le braccia gli cadevano lungo il corpo e i piccoli occhi s’intristivano
dietro alle lenti scure degli occhiali.
Non
s’era mai sentito tanto impotente.
-
Genio...
ehi, mi ascolti? - .
-
La
vecchiaia gli sta facendo perdere colpi… -, udì subito
dopo borbottare da Oolong, poco distante, con la
bocca sicuramente piena di chissà quale alimento.
-
Mh? Sì, certo. – rispose ad un
dubbioso Crilin, sulla cui fronte spuntò una
gocciolina di sudore.
-
E allora? – incalzò il giovane, prendendolo
alla lettera.
-
E allora… -.
-
Oh,
insomma, che fine ha fatto Shizue?!
-.
Per poco non esternò il sussulto interiore
che gli aveva procurato quella domanda.
Stava pensando la stessa identica cosa.
-
Cosa vuoi che ne sappia, io? Siete voi giovani scriteriati a tenervi in contatto, nessuno considera
più un povero vecchio! -.
-
Ah,
ci risiamo! – esclamò Oolong, voltandosi a guardare
seccato il Genio delle Tartarughe per poi concentrarsi nuovamente sul barattolo
di cioccolata che aveva tra le mani.
-
Sì,
sarebbe bello se così fosse! Yamcha si è ritrasferito alla Capsule Corporation, Tenshinaan e Jiaozi sono scomparsi di nuovo per allenarsi in chissà
quale posto sperduto della Terra, mentre Piccolo e Vegeta… - .
-
Oh,
lascia perdere quei due, Crilin!
È meglio che se ne stiano alla larga, non se ne può
più di avere guai! - .
Crilin cambiò
espressione, prendendo a guardare il maialino con scetticismo.
-
In
quali guai saresti mai stato coinvolto, tu?
- .
-
Salve
a tutti! - .
-
Oh…
Gohan! -, fu lieto di esclamare il maestro Muten, sollevato dall’avere un buon pretesto per non
lasciar correre più pensieri negativi. – Che sorpresa,
cosa ci fai qui? -, gli chiese, avvicinandoglisi per
invitarlo ad entrare, dal momento che il ragazzino era
rimasto sulla soglia della porta di casa, com’era sempre solito fare per
educazione.
-
Sono
passato a salutarvi! – esclamò entusiasta, facendo scorrere i grandi occhi neri
sugli abitanti della casa.
-
In effetti è da un po’ che
non ci si vede! – esclamò con lo stesso entusiasmo Crilin.
Per quanto tentasse di convincersi di esagerare, ogni
volta non poteva fare a meno che rivedere per un attimo Goku
dietro le movenze e le espressioni del figlio. - Come stai? – gli chiese poi,
dandogli una pacca sulla spalla e ricevendo in cambio un sorriso.
-
Bene!
– rispose, annuendo. – La mamma vi manda questi! - .
-
Oh,
la cara Chichi… come sta? – chiese cautamente il
Genio, mentre Oolong si avvicinava quattamente alla cesta che il ragazzino aveva poggiato sul
tavolo.
Gohan impiegò un po’ di
tempo per rispondere.
-
Bene.
- , rispose poi, sorridendo. Al Genio non era sfuggito
il lampo di tristezza che gli aveva attraversato gli
occhi.
-
Ti
alleni ancora con Piccolo? – chiese improvvisamente Crilin,
rompendo il ghiaccio che era andato a crearsi. Il Genio non era stato l’unico
ad essersi reso conto della tristezza che s’era impadronita
di Gohan.
-
Oh,
sì! – esclamò in tutta risposta il figlio di Goku,
apparentemente dimentico di ciò che gli aveva dato tanto da pensare. – Solo che
a dire il vero è da qualche giorno che non lo vedo… - .
Sia il maestro Muten
che Crilin aggrottarono la
fronte, mentre Oolong continuava a rimpinzarsi di
cibo, alle loro spalle.
Crilin fece per aprire la
bocca per dire qualcosa, ma fu dissuaso dall’ennesima strana espressione che
assunse il ragazzino.
-
Avete
visto Shizue? - .
Il silenzio tornò a
impadronirsi della Kame House.
- No, Gohan. - , decise di rispondergli
il Genio, mentre dentro il suo animo si scatenava una tempesta.
- …Non era solita
allenarsi con te e Piccolo? -, gli chiese invece Crilin,
tentando di scacciare lo strana sensazione che s’era impadronita
di lui. A vivere determinati tipi di esperienze a
diretto contatto con gli altri lo aveva reso particolarmente empatico.
L’angoscia del Genio sembrava essere sua.
Gohan scosse la testa,
apparendo improvvisamente più rigido di quanto non lo fosse prima.
-
Da
quanto non la vedi? – tentò di andargli incontro il maestro Muten,
comprendendo finalmente che doveva esserci una ragione
in più per cui Gohan fosse andato a trovarli.
-
Da
molto. – rispose dopo una lunga pausa il figlio di Goku,
con lo sguardo nel vuoto.
-
Gohan… - , la
voce di Crilin gli fece sollevare lo sguardo. – È
successo qualcosa? - .
Gli occhi neri, così simili a quelli del
suo migliore amico, si specchiarono per un attimo nei suoi. Poi presero a
fissare le punte dei calzari.
Aveva
ascoltato ogni singola parola che Shizue gli aveva
sussurrato, tentando di focalizzarsi sul sorriso rassicurante che le
incorniciava il volto.
Ma quella volta non
lo rincuorò.
Quella
volta il sorriso non si estendeva agli occhi ambrati
della donna.
-
Cosa c’è? – gli aveva chiesto, intuendo probabilmente la
sua perplessità, prendendo a fissarlo intensamente.
-
Perché non vuoi che lo dica agli altri? -
.
L’aveva
vista irrigidire la mascella, nonostante gli occhi tentassero di risultare quantomeno normali.
-
Preferisco di no - , si era limitata a rispondergli, imponendo nella voce
un’inflessione più rigida.
-
Ma… - .
-
Gohan, ascoltami. - .
Aveva
fissato i propri occhi nei suoi, avvertendo le mani della ragazza cingergli le
spalle.
-
A volte le persone
si trovano a dover compiere delle scelte difficili. – si era interrotta,
sedendosi davanti a lui per stare più comoda. – E non
sempre riescono a prendere la strada più giusta… ma non perché non lo vogliano.
Semplicemente perché non la vedono.- .
Lui
era rimasto a guardarla, comprendendo – nonostante la giovanissima età – che
dietro quelle parole vi fosse un significato più profondo di quanto
apparentemente sembrasse. Shizue stava cercando di
dirgli qualcosa d’importante. Che non era sicuro di
voler ascoltare.
Lui
allora aveva distolto lo sguardo, puntandolo in punto imprecisato alle spalle
della donna.
-
Come camminare in
una strada, di notte, senza la luna? - .
L’aveva
vista sorridere teneramente per un istante, per poi recuperare un’espressione
seria.
-
Esatto - .
-
Non si deve per forza
camminare da soli… -.
-
A volte è
necessario. - .
-
Ma se si è in compagnia ci si può aiutare a vicenda a trovare la strada -
.
-
A volte capita di
dover camminare necessariamente lungo una strada pericolosa, perché non vi sono
altre alternative… - , lui aveva aperto la bocca per
ribattere, ma lei lo aveva interrotto. – Tu lasceresti che qualche tuo amico si
mettesse in pericolo per aiutarti a venir fuori da una
strada pericolosa in cui hai deciso d’incamminarti di tua spontanea volontà? -
.
Ci
aveva riflettuto a lungo, per poi scuotere la testa, sconsolato.
-
Riesci a capirmi,
ora? - .
Lui
aveva annuito, semplicemente, avvolgendole poi le braccia attorno al collo, per
abbracciarla.
-
Spero tanto che tu riesca a trovare un’altra strada – le aveva sussurrato, sussurrandole
così anche il timore che aveva covato dentro fino a quel momento.
Si
era sentito stringere più forte.
-
Ti voglio bene, Gohan. - .
-
Gohan? - .
Sentitosi richiamare alla realtà, si
convinse a sollevare la testa, ancora incerto sul da farsi. Se
avesse avuto modo di specchiarsi, avrebbe potuto trovare molto familiari quegli
sguardi che ora si erano posati su di lui.
-
Io…
devo dirvi una cosa. -.
Angolo dell’autrice…
Oh sì, ci rileggiamo presto stavolta J non posso non approfittarne quando mi coglie l’ispirazione. E no, non mi preoccupo della precocità d’aggiornamento,
tanto io sono una fanwriter cattiva J che non scrive
interamente una storia per poi postarla, la posta man mano che sforna i
capitoli. Alla luce di tutto ciò: cos’avrei dovuto
aspettare?
Piccola delucidazione: immagino che man
mano che leggiate non abbiate ben chiaro il quadro della situazione… è un
effetto voluto, i flashback sono messi a posta, a poco a poco capirete J quindi occhio, che
potreste trovare collegamenti sparsi a destra e a manca.
Ringrazio fufa78, Lirin Lawliet, BeNnY e Dream_of per
aver commentato lo scorso capitolo… Lirin Lawliet non fa altro che lusingarmi e viziarmi
continuamente J lieta di esser riuscita ad attirare
anche l’attenzione di nuove lettrici J spero
continuiate a farmi sapere la vostra su quanto partorisco ;) vi prego di farmi
notare eventuali errori grammaticali e/o punti in cui i concetti non sono
espressi molto chiaramente… per il resto, buon proseguimento J e grazie mille
davvero! Quanti complimenti tutti in una volta *///* <3
Ringrazio inoltre Lirin
Lawliet e Silvergirl90 che l’hanno
aggiunta tra le preferite e Dream_of, Elfosnape, fufa78 e Lirin Lawliet che l’hanno aggiunta tra le seguite! *inchino*
Nonché, come al solito, i
numerosi lettori… nutro sempre la speranza di leggere una vostra opinione in
futuro *doppio inchino*
Alla prossima!
HOPE87