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Autore: ladygrandie    05/11/2010    7 recensioni
Chiedo scusa in anticipo, è la mia prima fanfiction cercate di capirmi, il primo capitolo è un po' corto ma oggi ho avuto
l'ispirazione e l'ho buttato giù, iniziare a pubblicarlo era l'unico modo per essere sicura di riuscire a continuarla, i
prossimi capitoli saranno più lunghi e mi farò perdonare promesso!!!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il secondo capitolo, forse lascia un po' a desiderare, ma pur di pubblicare qualcosa (altrimenti vi sareste dimenticate di me) mi sono ritrovata a doverlo scrivere di corsa, scusate non succederà più! Grazie a tutte per i suggerimenti e le recensioni, un ringraziamento particolare va a patrizialasorella per i suoi preziosissimi consigli e la disponibilità dimostrata.
Sono contenta che la mia storia vi abbia incuriosite, spero di non deludervi e ovviamente sono sempre ben accetti commenti positivi e negativi, entrambi utilissimi per fare un buon lavoro.



Oscar entrò nel suo ufficio, si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggio stancamente emettendo un sospiro che di sollievo non aveva granché, era più che altro un riprendere a respirare dopo essere stati per un lungo tempo in apnea.
Ultimamente era sempre così, tanti buoni propositi buttati al vento "Oscar stai calma!" "Oscar è sempre Andrè" "Oscar che motivo hai di agitarti?!" Ma le bastava incontrarlo anche solo per un secondo per perdere il controllo e comportarsi in modo irrazionale, non aveva ancora ben chiara la causa di questa sua agitazione, troppi dubbi e pensieri surreali affollavano la sua testa, la soluzione più semplice era la solitudine.
Ultimamente si sentiva davvero sola, gli mancava tutto quello che facevano insieme, gli mancava la loro complicità, la sua allegria e poi doveva ammetterlo, lui era stato il suo unico vero amico e sperava con tutto il cuore che lo fosse ancora.
Doveva riconquistarlo sempre che ce ne fosse bisogno, se non lui allora doveva riconquistare il loro tempo, la possibilità di stare insieme.
Sorprenderlo era il suo piano, metterlo alla prova per capire innanzitutto se lui era ancora interessato a lei almeno come amica, non voleva credere di averlo perso e dati gli ultimi avvenimenti c'erano buone possibilità che tutto tornasse come prima.
Però c'era dell'altro come una nube che incombeva sul suo animo che soltanto la sua presenza sapeva spazzare via, un senso di benessere che solo lui riusciva a farle provare quando le stava vicino.
C'era una domanda, che neanche nei suoi sogni più proibiti aveva il coraggio di farsi ma era presente e tangibile "E se fosse....amore?" Con questo dubbio Oscar decise che era meglio iniziare la sua giornata lavorativa, i suoi problemi personali non dovevano influenzare il suo operato, avrebbe avuto poi tutta la sera per pensarci.
Nel tardo pomeriggio finito il suo turno Oscar decise che avrebbe chiesto ad Andrè di tornare a palazzo con lei, usci nel corridoio con l'intenzione di cercarlo.
Poco distante Alain e Andrè stavano rientrando dal turno di guardia e Alain chiese al suo amico "Andrè abbiamo la serata libera, che fai vieni con noi?" "Non lo so Alain, sono molto indeciso, tu non potresti mai capirmi, ma forse dovrei tornare a casa con lei, però ho una paura tremenda di illudermi di nuovo".
Nel frattempo Oscar stava per imboccare il corridoio centrale della caserma, quando ad un tratto senti una voce a lei molto familiare, Alain e Andrè stavano arrivando e nonostante la trovasse una cosa davvero meschina, le venne spontaneo nascondersi nell'ombra per poter ascoltare la loro chiacchierata senza essere vista.
Doveva assolutamente sapere che cosa si stessero dicendo quei due, la gelosia per quella nuova amicizia di Andrè, che sembrava volesse sostituirsi alla sua, le sembrò una motivazione sufficiente per fare una cosa fondamentalmente sbagliata, ovvero spiare qualcuno.
Alain intanto voleva sdrammatizzare sulla triste situazione di Andrè, non sopportava di vederlo soffrire, non sapeva perché ma si era affezionato a quel ragazzo, molto più di quello che voleva dare a vedere, forse perché era il suo esatto opposto, forse perché era il fratello che non aveva mai avuto o semplicemente perché era un amico vero, di quelli a cui racconteresti tutto, con la sicurezza che non ti tradirebbe neanche sotto tortura.
"Dai Andrè, non puoi sempre pensare alla tua bella e trascurarmi così...anch'io ho bisogno delle tue attenzioni cosa credi!?" detto questo il gigante prosegui sorridendo per la sua strada e Andrè stando al gioco mentre aumentò il passo per seguirlo gli rispose "Alain non fare il geloso, è inutile, lo sai che il mio cuore appartiene a un'altra".
Probabilmente una pugnalata al cuore le avrebbe fatto meno male, Oscar rimase immobile e per qualche secondo si era anche dimenticata di respirare, perché tutto quel dolore? L'orrenda sensazione di essere risucchiata nel vuoto si stava impadronendo del suo corpo, cosa poteva fare? Non era più padrone di se stessa a causa di poche parole rubate, che non avrebbe dovuto neanche sentire "la tua bella" e "il mio cuore appartiene a un altra".
Perchè? Chi? Quando è successo? Come ho fatto a non accorgermene? Troppe le domande, troppa confusione, ma una tra le tante risposte le martellava nella testa "Semplice Oscar, tu non ti sei mai accorta di nulla, sei sempre stata troppo presa da te stessa!".
Nelle camerate erano tutti di buon umore, forse complice il fatto che la maggior parte dei soldati quella sera era in libera uscita e tutti si erano accordati per passare una serata alla solita taverna tra risate, vino e la compagnia di qualche simpatica e disponibile compagnia femminile.
"Allora Andrè vieni con noi? Dai non farti pregare, non fare la donnetta!" Andrè non sapeva che fare, aveva cercato Oscar ovunque ma non l'aveva trovata, era come scomparsa nel nulla alla fine della giornata e non poteva negare di essere preoccupato, ragion per cui decise di andare con gli altri, era l'unico modo per non impazzire per l'ennesima volta pensando a lei.
La camminata fino all'osteria fu chiassosa e lunga come previsto, ma non riuscì a distogliere il suo pensiero da lei, dove diavolo era? Cos'era successo? Dopo l'incontro fugace di quella mattina non aveva più avuto occasione di vederla, ma le era sembrata di buon umore, che si fosse arrabbiata per il suo gesto? Si ma perché sparire? Come aveva immaginato uscire con i suoi commilitoni non era servito, è vero che al cuor non si comanda ed è sicuramente altrettanto vero che spesso non si comanda neanche la testa, o nel suo caso tutte le volte che si trattava di lei.
Con tutti i suoi pensieri poco rassicuranti varco la soglia dell'osteria e rimase colpito per non dire sconvolto, quando si rese conto che il fulcro dei suoi pensieri era seduta in quel sudicio locale, nell'angolo più buio, sola ma con la compagnia di un numero considerevole di bottiglie vuote.
Oscar che stai facendo? Continuava a ripetersi. Perché? Cos'è successo questa volta? Le sue preoccupazioni erano cambiate ma il soggetto era sempre lo stesso, con questo peso nel cuore si avvio verso il grande tavolo che avrebbe diviso con gli altri soldati, ma era come se i suoi occhi fossero diventati di ferro e lei fosse una gigantesca calamita, perché non poteva proprio fare a meno di distogliere lo sguardo da lei.

Continua......
  
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