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Autore: Lhea    05/11/2010    5 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXVI

Capitolo XXVI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 08.00 – Mosca, Hotel Jack Star

 

Irina si strinse nel giaccone e scese dalla Grande Punto, mentre la gelida aria di Mosca le tagliava il respiro. Il piazzale davanti all’Hotel Jack Star iniziava a riempirsi di auto e piloti, e percepì subito l’atmosfera di eccitazione che aleggiava tra i russi che avrebbero preso parte alla Mosca-Cherepova.

 

Il giorno della gara era finalmente arrivato, e Irina si sentiva pronta come non mai. Si guardò intorno per capire chi fossero i suoi avversari, e individuò subito le auto di cui aveva parlato Dimitri quando avevano studiato i loro possibili avversari: una BMW M3, una Nissan GTR, una Camaro rossa… Non c’erano ancora tutti, ma si preannunciava una corsa difficile… Avevano tutti l’aria di essere molto motivati.

 

Dimitri, che era sceso anche lui dalla macchina, gli indicò un russo alto e dalla barba scura, che teneva una cartella in mano e una penna. Venne verso di loro, ma rivolse la parola al Mastino e non a lei.

 

<< Siete? >> domandò con forte accento russo, ma chiaramente era una formalità la domanda. Dovevano per forza sapere chi erano.

 

<< Dimitri Goryalef e Irina Dwight >> rispose il Mastino, secco.

 

Il russo prese nota sul foglio.

 

<< Parcheggiate l’auto di fianco alle altre, dopo consegnate le chiavi >>.

 

Irina gettò un’occhiata verso Dimitri e lui annuì, così obbedì e posizionò l’auto di fianco alla Camaro rossa, che era quella di Severin “il Diavolo”, e che stava appoggiato proprio alla sua macchina, tranquillo.

 

Quando Irina scese nuovamente dalla Punto, si accorse che tutti gli sguardi suo malgrado erano puntati su di lei: doveva aver destato la curiosità dei russi, che non si facevano scrupoli a mostrare il loro interesse e fastidio nei suoi confronti.

 

“Sarò una delle poche donne che ha avuto l’ardire di partecipare…”.

 

Chiuse la macchina e consegnò le chiavi al russo dalla barba scura, dopo di che sentì qualcuno esclamare alle sue spalle, sarcastico: << Che genere di auto è? >>.

 

Si voltò di scatto, scoprendo che era stato Severin a parlare, e gli rivolse un’occhiata gelida. Aveva la faccia di uno che aveva perennemente la puzza sotto il naso.

 

<< Potrebbe essere l’auto che ti batterà >> rispose lei, tranquilla.

 

Il russo non si scompose, di fronte al suo tono sfrontato.

 

<< Attenta a quello che dici, Fenice >> ribatté lui, << Io non sono amico di Challagher… >>.

 

Irina fece una smorfia, più che altro infastidita dal fatto che il suo nome fosse sempre ricollegato a quello dello Scorpione.

 

<< Non ho bisogno di lui per essere pericolosa >> rispose, poi raggiunse rapidamente Dimitri, che stava parlando con Dan, l’italiano. Era da un po’ che non lo vedevano, e non sapeva che avrebbe seguito la gara.

 

<< Irina, che piacere rivederti! >> la salutò lui, allegro, << Non ti preoccupare, non faranno niente alla tua auto. Sigilleranno il motore, poi vi faranno partire. Se volete potete aspettare dentro, ci sono i Referenti e alcuni altri piloti. Quando saranno arrivati tutti, vi daranno le mappe e tutte le istruzioni. Nel frattempo vi conviene bervi una vodka per scaldarvi un po’ >>.

 

Irina fece cenno di no con la testa.

 

<< No, per il momento preferisco aspettare qui fuori >> disse, << L’aria fresca mi rilassa… >>.

 

Dimitri le gettò una rapida occhiata, segno che aveva capito. Voleva aspettare l’arrivo di Xander, perché anche se sapeva che avrebbe dovuto far finta di non conoscerlo, era da quando avevano litigato che non si parlavano, e di tempo ne era passato molto… Forse ci sarebbe stata l’occasione, prima della gara, di scambiare due parole in pace, e magari anche di chiarirsi.

 

<< Aspetto anche io qui fuori >> disse Dimitri.

 

<< Allora io vado dentro >> disse Dan, strofinandosi le mani, << Ormai ho anche le punte dei piedi congelate. Ci vediamo dopo >>.

 

Quando l’italiano sparì nella hall dell’albergo, Dimitri le si affiancò e senza guardarla disse, a bassa voce: << Sai che non potrai andargli incontro >>.

 

Irina annuì stancamente, osservando il piazzale pieno di auto, triste.

 

<< Lo so >> mormorò, << Sarà come se non lo avessi mai conosciuto… Forse si avvicina un po’ alla verità >>.

 

Si appoggiò al muretto, mentre Dimitri fissava la strada, silenzioso, gli occhi grigi più scuri del solito.

 

<< Fossi in te, non lo aspetterei >> disse, gelido, << Non dopo la scarsa fiducia che ti ha dimostrato… >>.

 

Irina lo guardò e si lasciò sfuggire un sorrisetto amaro.

 

<< Forse hai ragione… Ma di solito sono sempre io quella più debole, che si fa mettere i piedi in testa >> disse, con una nota di finto divertimento.

 

Dimitri le diede le spalle, e non commentò la sua frase amareggiata. Irina tornò a guardare la strada, chiedendosi cosa avrebbe fatto una volta che Xander sarebbe arrivato. Le mancava, le era mancato durante quei giorni in cui non aveva sentito la sua voce, da quando si erano lasciati in quel modo così stupido… Eppure non gli aveva telefonato, aveva resistito alla tentazione di abbassarsi anche a quello. Non aveva completamente torto, lo sapeva, e Xander doveva capirlo…

 

Quando iniziava ad avere le dita delle mani congelate, finalmente vide stagliarsi all’orizzonte un’auto rossa, il cui rombo gliela avrebbe fatta riconoscere tra mille. Rapida, la Ferrari 599 che Xander aveva adottato come nuova macchina, fece il suo ingresso nel piazzale, i fari a led che brillavano bianchi nella mattina nuvolosa di Mosca. La 599 si fermò vicino alla sua Grande Punto, ma Irina non si mosse.

 

Dimitri si voltò a guardarla con un sorrisetto ironico sul volto.

 

<< Comincio a pensare che la sua mania per le auto vistose sia una sorta di compensazione… >> sussurrò.

 

Irina sorrise di fronte alla sua battuta, anche se il tono non era amichevole. Guardò il motore dell’auto spegnersi, facendo tacere i seicento cavalli, e aspettò di vedere la faccia di Xander.

 

In effetti, fu lui il primo a scendere, lanciando un’occhiata intorno, e individuandola subito dopo. Sul suo volto non si dipinse nessuna espressione, come se veramente non la conoscesse. Richiuse la portiera e abbassò impercettibilmente lo sguardo, proprio mentre l’altra porta si apriva.

 

La prima cosa che Irina vide fu una cascata di capelli biondi, lucenti, lunghi e dall’aria incredibilmente morbida. Un attimo dopo, la co-pilota di Xander, la tanto misteriosa Nina Krarakova, fece la sua comparsa e Irina non poté fare a meno di provare un brivido che non aveva nulla a che fare con il freddo.

 

Se aveva pensato di essere ormai pronta a tutto, si era sbagliata. Non era pronta a ritrovarsi davanti un’avversaria del genere.

 

Nina si guardò intorno con aria altezzosa, e Irina capì che, se esisteva la donna perfetta, l’aveva davanti.

 

Nina era bellissima, più bella di qualsiasi altra ragazza avesse mai incontrato o visto. Era alta, dal fisico sinuoso, il viso dai tratti morbidi e delicati, gli occhi di un azzurro stupefacente, le labbra carnose… Persino la sua espressione in quel momento era perfetta, un misto di altezzosità e divertimento.

 

L’autostima di Irina ebbe un crollo così vertiginoso da farle scappare una smorfia di disgusto, portandola a passare lo sguardo da Nina a Xander un’infinità di volte, come rapita, ma in realtà agghiacciata. E quella che bruciò in fondo al suo stomaco fu gelosia.

 

Mai aveva dubitato di Xander, mai si era mostrata gelosa nei suoi confronti, mai aveva sofferto di complessi d’inferiorità, anche se non aveva mai avuto l’ardire di pensare di essere bella, ma questa volta sentì montarle addosso un’inquietudine che non aveva mai provato.

 

Per un attimo, il suo cuore perse un battito, e il suo cervello fu troppo veloce nell’arrivare alle conclusioni prima che lei potesse fermarlo: forse il comportamento di Xander non era dovuto solo alle sue scelte. Forse dietro quella scarsa comprensione non c’era solo il fatto che si stesse comportando da avventata. Forse non era davvero lei la causa di quello che stava succedendo a loro due.

 

Le ci volle un attimo per saltare alle ovvie conclusioni, conclusioni a cui tutti sarebbero arrivati, al suo posto: Nina era perfetta, nel suo corpo statuario, con il suo viso d’angelo, con il suo fare sensuale; Xander era perfetto, con i suoi occhi azzurro ghiaccio, il suo ghigno lupesco, il suo fisico possente. Insieme erano perfetti, come due pezzi complementari, fatti per incastrarsi l’uno con l’altro…

 

Sentì una mano calda afferrarla per il braccio, come per trattenerla, anche se non aveva fatto cenno di volersi muovere; ma non bastò a farle distogliere lo sguardo da Nina e Xander, e non bastò nemmeno per cancellare i pensieri nefasti nella sua testa.

 

<< Ti avevo detto che sarebbe stato meglio che tu non la vedessi… >>.

 

La voce di Dimitri le arrivò bassa alle orecchie, ma nitida, seria, distaccata. Per un momento non capì nemmeno che fosse lui, perché era completamente bloccata, nel corpo e nella mente.

 

<< Guardami >>.

 

Dimitri la costrinse a voltarsi verso di lui, distogliendo il suo sguardo dalla nuova perfetta e agghiacciante coppia che stava a pochi metri da loro. Irina si ritrovò gli occhi di ghiaccio del russo addosso, la bocca asciutta.

 

Per un momento pensò che Dimitri volesse darle uno schiaffo per riscuoterla. Però lui la guardò e la afferrò per il mento, fissandola in una maniera che le fece venire la pelle d’oca e che la costrinse a porre l’attenzione su di lui, lasciando perdere per un momento Nina e Xander.

 

<< Vedi di non farti venire dei complessi perché c’è quella troia in giro, altrimenti è la volta buona che mi incazzo sul serio e uso Went come sacco da boxe, chiaro? >>.

 

Irina rimase impietrita, perché non capì bene il significato della frase di Dimitri. Lui però continuava a fissarla, e lei abbassò lo sguardo, imbarazzata. In un attimo, l’aveva fatta tornare alla realtà, con la sua assurda capacità di essere diretto, rude e apparentemente privo di tatto.

 

<< Ok, scusa… >> mormorò.

 

Dimitri la lasciò andare e lei rimase un momento imbambolata come una cretina, mentre nella testa prendeva forma un pensiero: il Mastino aveva capito prima di tutti quale avrebbe potuto essere il problema e, anche se lo aveva fatto a modo suo, aveva tentato di rassicurarla. Stava per ringraziarlo, quando sentì una voce squillante e argentina esclamare: << Dimitri! Ci sei anche tu, allora! >>.

 

Si voltò di scatto, per vedere Nina che camminava spedita dalla loro parte, un sorriso luminoso dipinto sul viso perfetto, gli occhi che brillavano. Puntava Dimitri come la nuova preda della giornata, ma Irina trovò buffo il fatto che il russo invece si era quasi voltato da un’altra parte, senza degnarla di attenzione.

 

<< Non mi sembra di mancare spesso, Nina >> disse lui, gelido.

 

La ragazza non sembrò proprio notare la nota infastidita nella voce del russo, e Irina rimase perplessa. Xander, che non si era avvicinato, stava consegnando le chiavi della 599, ma guardò per un attimo verso di loro.

 

C’era qualcosa di colpevole, negli occhi di Xander. Irina sentì di nuovo la pelle d’oca, ma cercò di pensare che era lei che arrivava a conclusioni affrettate… Non poteva essere così stupido da cadere nelle braccia di Nina, vista la sua nomea… E poi si era sempre fidata di lui, no?

 

<< E lei chi è? E’ la tua co-pilota? >>.

 

Irina tornò a guardare Nina: la stava squadrando da capo a piedi, con un sorriso che però sapeva molto di finto. Sembrava volesse dire: “Carina, tu non hai proprio nulla da spartire, con me”.

 

Dimitri le fece cenno di avvicinarsi, e Irina li raggiunse, riservando alla russa lo stesso sguardo poco amichevole che lei le aveva rivolto.

 

<< Irina, lei è Nina Krarakova >> disse.

 

Irina le porse la mano, ma la loro stretta fu chiaramente una dichiarazione di guerra: nell’esatto momento in cui la pelle morbida della russa toccò la sua, Irina sentì montare addosso l’orgoglio di Fenice. Chiunque si credesse quella ragazza, per quanto fosse bella e perfetta, non si sarebbe lasciata mettere i piedi in testa.

 

<< Sei quella che chiamano Fenice? >> domandò Nina, una smorfietta sul volto.

 

Irina sorrise, mostrandole la sua migliore espressione di disprezzo.

 

<< La mia fama è arrivata fino a te… >> disse, tranquilla. Significava far notare che era più conosciuta di lei…

 

Vide gli occhi di Dimitri brillare, e capì con soddisfazione di aver appena dato un bel colpo al carattere di Nina. Lei infatti si produsse in una finta risata e scosse la mano: << Allora avrò una degna avversaria, quest’anno >> sentenziò, come se fino a quel momento avesse sempre corso da sola.

 

Irina non aggiunse niente: la trovava irritante, e aveva percepito la provocazione della sua frase. Lanciò un’occhiata a Dimitri e disse: << Andiamo? Qui fuori si gela >>.

 

Senza aggiungere altro si volto ed entrò nell’albergo, lasciando Nina a fissare le sue spalle. Sentì i passi di Dimitri dietro di lei, e pensò che le cose non potevano cominciare peggio.

 

<< Te lo scordi che mi faccio venire dei complessi di inferiorità… >> borbottò lei, << Farò mangiare la mia polvere a lei, a Xander e alla loro 599 >>.

 

Sentì qualcuno ridacchiare, e si voltò per scoprire che era Dimitri. La guardava divertito.

 

<< Tiri fuori le unghie, Fenice? >> chiese.

 

<< Le unghie? >> fece lei, << Non mi servono le unghie per farli neri… >>.

 

Ora era arrabbiata. Molto arrabbiata.

 

Arrabbiata con Xander, prima di tutto. Come faceva a stare con quella… quella… Non trovava altra definizione se non chiamarla “arpia”. Ci andava un bel coraggio… Poteva anche essere bellissima, ma la sua avvenenza era proporzionale alla sua cattiveria, era chiaro. E il suo orgoglio di Fenice, improvvisamente riapparso, non le avrebbe permesso di farsi abbattere.

 

Entrarono nella sala congressi dell’albergo, piena di piloti e Referenti. Mancava Boris, forse tenuto a ragionevole distanza da Dimitri, per via di Xander… Al momento però non le interessava che lo stesse aiutando. Si ritrovò a pensare che forse qualche ostacolo in più gli avrebbe fatto bene…

 

Notò in fondo alla sala, dove troneggiava una scrivania rialzata, Konstantin, l’aria scontrosissima e gli occhi puntati su di lei. Si teneva la mano che Dimitri aveva trafitto con il coltello la sera in cui aveva cercato di procurarsi la mappa della corsa, come a dire che non sarebbe finita lì.

 

Sentì Dimitri prenderla di nuovo per un braccio e spostarla di lato, forse per guardare meglio Konstantin. Assunse un’espressione infastidita e sussurrò, gelido: << Se continua ancora a fissarci, gli cavo anche gli occhi >>.

 

Irina inarcò un sopracciglio senza farsi vedere: chiaramente la tensione si faceva sentire anche per lui. Era più aggressivo del solito.

 

Guadagnarono rapidamente un posto vicino alla parete e ascoltarono la spiegazione di Karim Gulaf, il Referente dalla barba incolta che era stato di poche parole il giorno che lo avevano incontrato al Black Diamond.

 

<< Controlleremo le vostre auto >> disse, secco, << Il cofano motore verrà sigillato, e non potrete apportare modifiche di alcun tipo, nemmeno in caso di guasto. Vi è permesso portare con voi due taniche di benzina di scorta, e due pneumatici in caso di foratura, niente di più >>. Mostrò una mappa, la stessa che avevano loro, e continuò: << Vi forniremo una cartina del percorso, in cui sono indicati i punti di ritrovo al termine di ogni tappa. Non potrete variare il percorso, usare scorciatoie o fare cambi di strada: abbiamo applicato sulla vostra auto un rilevatore gps, quindi sapremo in qualunque momento dove siete e che strada avete fatto. Questa regola non vale per l’ultima gara, ma per quella vi spiegheremo tutto prima della partenza. Domande? >>.

 

Il gruppo di piloti rimase in silenzio, così Gulaf continuò: << Bene. La prima tappa di oggi vi porterà fino a Rostov, a ottocento chilometri da qui. Si tratta di una gara a tempo, quindi otterrà il maggior punteggio chi terminerà la gara nel minor tempo utile. Partirete uno per volta a distanza di cinque minuti l’uno dall’altro, noi ci occuperemo di prendere il vostro tempo. La seconda gara vedrà vincitore colui che taglierà per primo il traguardo. La terza e ultima gara, invece, seguirà regole diverse, ma vi spiegheremo tutto a tempo debito >>.

 

Gulaf gettò uno sguardo alla sala, poi aggiunse: << Se lo riterrete opportuno, se la vostra auto si fermerà o verrete buttati fuori gara, potrete ritirarvi. Vi daremo un cellulare con cui potrete chiamarci: verremo a prendervi, in qualunque posto vi troviate. A quel punto, non potrete più rientrare in gara. Domande? >>.

 

Ci fu di nuovo silenzio, e Irina gettò un’occhiata intorno. Vide il volto viscido dall’espressione agghiacciante di Vladimir Buinov fare capolino a qualche metro da Xander e Nina, e sfiorò il braccio di Dimitri, per richiamare la sua attenzione.

 

<< Alla fine è venuto… >> sussurrò.

 

Dimitri guardò Buinov per un momento e annuì.

 

<< Allora è pronto a correre contro di noi >> disse, << Ma non sarà un problema… >>. Nel tono del russo c’era il ringhio che significava solo una cosa: guerra. Vladimir stava davvero rischiando, gareggiando contro di loro, Irina lo sapeva.

 

<< Bene, tornate alle vostre auto >> disse Gulaf.

 

Irina seguì Dimitri fuori, in silenzio. Era nervosa, e non era tutto dovuto alla gara. Vedere sfilare Nina a breve distanza da Xander le fece ribollire il sangue, vista soprattutto l’occhiata che la russa le aveva rivolto. Non vedeva l’ora di averla contro, giusto per farle mangiare la polvere che aveva intenzione di sollevare…

 

Il russo di prima le riconsegnò le chiavi, e raggiunsero la Punto, ferma dove l’avevano lasciata. Ai bordi del cofano erano stati applicati degli adesivi, che non permettevano che venisse aperto senza che si staccassero. E molto probabilmente dentro dovevano aver applicato degli altri accorgimenti in modo che il motore non venisse modificato durante la corsa.

 

Irina guardò Dimitri, le chiavi ancora in mano, mentre le porte delle altre auto si chiudevano e i piloti prendevano posto, in attesa.

 

<< Chi parte? >> chiese.

 

Dimitri fece un sorrisetto.

 

<< Tu >> rispose solo.

 

<< Ok… >>.

 

Irina prese posto nella Punto, mentre Dimitri sedeva dal lato del passeggero. Abbassò il finestrino per ricevere la valigetta ventiquattro ore che conteneva tutto il necessario, mappa e cellulare compresi. Diede tutto a Dimitri, mentre il russo dalla barba scura diceva: << Siete i quarti a partire, dopo Severin il Diavolo >>.

 

Irina annuì, poi richiuse il finestrino. Guardò Xander salire sulla 599, più serio del solito, e Nina parlottare al telefono con aria annoiata.

 

“Mi stupisco di Xander…Di solito, l’unica a cui permette di guidare le sue Ferrari sono io” pensò, con una smorfia sul volto, “Ma dimenticavo che ormai i miei comportamenti non sono più di suo gradimento… Si è trovato una nuova bella bambola”.

 

Solo un mese prima non avrebbe mai pensato una cosa del genere, ma ora era addirittura pronta a dirlo ad alta voce: era arrabbiata, molto arrabbiata, e quella sensazione di tradimento che aveva addosso non gliela avrebbe tolta nessuno. Sapeva che quella gara non avrebbe decretato solo l’esito della sua missione, ma in qualche modo avrebbe influenzato anche i suoi rapporti di Xander

 

Qualcuno bussò al finestrino, e lei lo abbassò. Era Dan, imbacuccato in un piumino azzurro dal collo di pelliccia e un cappello di lana in testa.

 

<< Volevo augurarvi in bocca al lupo >> disse, mentre il suo fiato si condensava in nuvolette di vapore nella gelida aria di Mosca, << Faccio il tifo per voi, naturalmente >>.

 

Irina sorrise. Simpatico come la solito.

 

<< Grazie >>.

 

<< Spero davvero che tu riesca ad arrivare prima >> disse Dan, eccitato, << Saresti la prima donna a vincere la Mosca-Cherepova, oltretutto con una Grande Punto. Come minimo dopo dovrai farmi un autografo… E lasciarmi la tua auto per un esame approfondito >>.

 

Irina si lasciò andare a una risata, stemperando la tensione che aveva addosso.

 

<< Lo spero anche io >> disse, << Seguirai tutta la gara? >>.

 

<< Certo. Ci vediamo a Rostov questa sera >>. Diede una pacca al cofano della Punto. << Vedremo quanto è affidabile questa scatoletta >>.

 

Irina gli fece un cenno e richiuse il finestrino, poi guardò Dimitri. Il russo era una statua di ghiaccio.

 

<< Più tardi ci diamo il cambio? >> chiese, seria.

 

Dimitri maneggiò il cellulare con aria disinteressata.

 

<< Sì, ma ricordati che io sono il tuo co-pilota >> rispose, << Se vogliamo che ti accettino tra loro, devi essere tu a vincere questa gara >>.

 

Irina strinse il volante. Dimitri aveva ragione: era lei la vera protagonista, in quella corsa. Doveva vincere lei, e ora aveva un sacco di buoni motivi per farlo. Il primo, e forse il più importante, era seduto dentro quella Ferrari rossa a pochi metri da lei.

 

Vide il russo dalla barba scura farle cenno di avvicinarsi alla linea di partenza, ed ebbe modo di accostarsi per qualche istante alla 599: dentro, vide il volto scuro di Xander fissarla per un istante, e dietro di lui la cascata di capelli biondi di Nina. Gli fece un cenno, poi passò oltre, conscia di ritrovarsi la persona che amava contro.

 

Davanti a lei, la Camaro rossa scattò in avanti, sollevando una nuvola di polvere di ghiaccio, e sparì all’orizzonte in pochi secondi. I russi fuori segnarono l’ora della partenza, poi le fecero cenno di avanzare.

 

Nei restanti cinque minuti, Irina fissò la strada davanti a lei in silenzio, la luce fioca del cielo nuvoloso a illuminare il tratto di asfalto che filava liscio e diritto per qualche chilometro. Sapeva che percorso doveva seguire, Dimitri lo aveva segnato sulla cartina, e sapeva che non sarebbe stato facile. Ma nella sua vita non c’era mai stato niente di semplice, e il senso della sfida non era mai morto dentro di lei. Fenice era pronta, doveva esserlo.

 

<< Due fermate al massimo >> disse Dimitri, << Non dobbiamo sbagliare strada, altrimenti rischiamo di impiegarci troppo. Abbiamo una tanica di benzina di scorta, ma se troviamo dove fare rifornimento è meglio… Infrangi tutti i limiti di velocità. Niente scrupoli. La polizia non ci seguirà >>.

 

Irina gi rivolse un’occhiata e sorrise. Ormai lo conosceva, sapeva come era fatto, sapeva il suo passato… E sapeva che si fidava di lei, finalmente. Forse non esisteva nessuno meglio di lui per farle da co-pilota, nemmeno Xander. Non avrebbe criticato le sue azioni, non avrebbe contestato le sue scelte. Voleva che fosse lei a vincere, non lui stesso.

 

<< Sarà la prima cosa che farò >> disse, guardando fisso lo specchietto retrovisore, dove vedeva Xander e Nina seduti nella 599, << Non ci saranno Ferrari né bionde che tengano. Ero la numero tre della Black List per un buon motivo >>.

 

Con la coda dell’occhio vide dipingersi un sorrisetto sul volto di Dimitri, e premette leggermente il pedale dell’acceleratore, facendo ruggire il motore della Punto. L’adrenalina, quella vera, quella che aveva sempre sentito durante le sue vecchie gare, riprese a scorrerle nelle vene, dandole quella sensazione che solo una corsa le portava: non importava andare contro le regole, contro la legge, contro il buon senso… Il pericolo non esisteva e non sarebbe mai esistito, finché correre non le fosse sembrato come respirare.

 

Vide il russo alzare il cronometro, le cinque dita tese dell’altra mano, per darle il tempo di prepararsi. Strinse ancora di più il volante, accarezzando il pomello del cambio…

 

Poi, una a una, come a rallentatore, le dita del russo si abbassarono, e il suo piede affondò sull’acceleratore, facendo stridere le ruote sull’asfalto gelato e sollevando una nuvola di fumo nero. La Punto schizzò avanti come catapultata, lasciandosi dietro solo l’odore delle gomme e del ghiaccio sbriciolato…

 

Una dopo l’altra, le marce sfilarono sotto la mano di Irina, portandola rapidamente a una velocità proibita, ma non ancora la più estrema. Era partita, era in gioco, e quello era l’importante…

 

<< Imbocca l’autostrada >>.

 

Dimitri, di fianco a lei, non aveva fatto nessuna piega di fronte alla sua partenza a razzo; teneva la mappa con le sue annotazioni in mano, tranquillo. Irina eseguì il suo ordine e risalì la rampa che l’avrebbe portata sull’autostrada, immettendosi nel flusso scarso di auto che arrivava da Sud. Diede uno sguardo al tachimetro e rivolse un’occhiata complice a Dimitri.

 

<< Andiamo? >> domandò, serafica.

 

Dimitri si produsse in un ghigno.

 

<< Vediamo che media sai tenere, Fenice >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 10.00 – Autostrada, Mosca

 

William fece scivolare la Bugatti lungo la rampa di decelerazione, uscendo rapidamente dall’autostrada e superando altrettanto velocemente il casello. Appena si ritrovò in città, fermò la macchina davanti a un grosso bar quasi deserto, in una viuzza nella periferia della città.

 

Daniel, spaparanzato sul sedile del passeggero, dormiva ancora, così gli diede uno scossone.

 

<< Avanti, ci prendiamo un caffè >>.

 

William smontò dalla Veyron, ingoiando la boccata di aria gelida che gli arrivò in faccia appena uscì dall’abitacolo, e stiracchiò i muscoli indolenziti delle gambe, piegandole un paio di volte. Non aveva mai guidato per così tanto tempo di fila, né per così tanti chilometri. In quel momento, aveva solo voglia di trovare un letto e dormire, lasciandosi andare al mondo dei sogni senza pensare a nient’altro.

 

Ma era a Mosca. Contro ogni previsione, aveva raggiunto la capitale della Russia, la città che stava ospitando Irina, Dimitri e forse anche Went… Settimane prima era chiuso dietro sbarre di ferro, e l’unica aria che poteva respirare era quella del desolato cortile del carcere.

 

Guadagnò l’entrata del bar seguito da un assonnato Daniel, e raggiunse il bancone. Una ragazza russa piuttosto bruttina stava dando una ripulita al lavandino, e li guardò interrogativa.

 

William gli fece un cenno con le dita, indicando un due, e poi fece il gesto di bere. La russa comprese e annuì, mettendosi al lavoro nel preparare i loro caffè.

 

Imparare il russo era una cosa che sapeva avrebbe potuto tornagli utile, ma era sempre stato troppo pigro per mettersi a studiarlo. In quel momento si pentì di non averlo mai fatto.

 

Si sedette al bancone, passandosi una mano sul volto, gli occhi che bruciavano. Era stanco morto, e si sentiva il cervello offuscato. Il massimo che si era concesso era stato due ore di sonno a notte, ad auto ferma, in una qualche desolata stazione di servizio in cui gli nemmeno gli sbirri sarebbero mai venuti a cercarlo… Chissà che raggiungere la Russia in cinque giorni era un record…

 

<< Cristo santo, che viaggio… >> mormorò Daniel, passandosi una mano sul viso, esausto, << Mi fa male dappertutto… Dormire su quel cazzo di sedile non è per niente comodo… >>.

 

<< Beato te sei riuscito a dormire >> ribatté seccato William, << Io cosa devo dire? Comunque dopo andiamo a trovarci un albergo. Giusto il tempo di fare una telefonata >>.

 

Attirò l’attenzione della barista e gli mimò il gesto di telefonare. Lei gli fece cenno verso il retro del locale, dove trovò un vecchio telefono malandato ma che sarebbe servito al suo scopo. Tirò fuori un foglietto che portava nascosto nella calza destra e compose il numero che c’era scritto sopra.

 

Ivanof Zarevic, la Lince.

 

Unico contatto che gli era sempre interessato avere in Russia.

 

Attese qualche minuto in linea, sentendo il telefono squillare a vuoto. Poi partì una voce russa, che diceva qualcosa che lui non capiva assolutamente; forse una segreteria, o un messaggio di numero inesistente.

 

William mise giù il ricevitore, controllando di aver fatto il numero corretto. Strano che Ivanof non rispondesse: di solito quello era il suo numero diretto, era lui a ricevere la telefonata…

 

Tornò nel locale, pagò i due caffè più un piccolo sovrapprezzo per la telefonata, e tornò in macchina, seguito sempre da Daniel.

 

<< A chi hai telefonato? >> chiese lui.

 

<< Alla Lince >> rispose William, mettendo in moto la Veyron, << Ma non ha risposto… Deve aver cambiato numero… Andiamo in centro e troviamo un albergo che fa al caso nostro >>.

 

Non era preoccupato; anche se non aveva più il suo numero di telefono, sapeva come incontrare Ivanof. In caso di bisogno, gli aveva detto che lo avrebbe sempre trovato in un vecchio locale nel centro di Mosca, un posto piccolo e discreto che a lui piaceva molto perché gli garantiva una certa privacy. Il proprietario lo conosceva bene, e sicuramente gli avrebbe dato un nuovo recapito.

 

L’atmosfera natalizia in città era nel pieno, e le luci delle decorazioni e degli alberi sfavillavano tra le vie affollate della Mosca ricca, quella dello shopping natalizio. Gente di tutti i tipi, imbacuccata in cappotti pesanti e sciarpe, girava tra i negozi carica di buste e pacchetti.

 

William si sentì stranamente distante da quell’eccitazione e felicità tipicamente festive: forse era la stanchezza, forse la consapevolezza che quel Natale avrebbe avuto davvero poco da festeggiare. Adocchiò l’insegna di un hotel extra lusso e si fermò davanti, sotto lo sguardo poco convinto dell’usciere.

 

<< Questo ti piace? >> domandò, rivolto a Daniel, con tono sarcastico.

 

<< Certo che sì >> rispose lui, guardando la facciata bianca ed elaborata dell’edificio, << Quante stelle è? Sei? >>.

 

Entrarono nella hall, diretti verso il bancone, dove una ragazza dai capelli raccolti in una stretta crocchia li accolse con un sorriso piuttosto finto. In effetti, il loro abbigliamento non rispecchiava molto quello richiesto per i tipici clienti di quell’albergo: niente smoking, né giacca e cravatta, nemmeno una camicia. Solo un paio di jeans, una t-shirt e una giacca.

 

<< In cosa posso aiutarvi? >> chiese gentilmente, un forte accento russo nella voce. Aveva già capito che non erano della zona.

 

<< Vorrei due camere con vista sulla strada >> rispose William, tirando fuori il portafoglio, << Le migliori che avete >>.

 

La ragazza digitò qualcosa sul computer.

 

<< Abbiamo una singola e una suite >> rispose, guardandolo, << Sono di vostro gradimento? >>.

 

William allungò una mazzetta di banconote alla ragazza, rivolgendole un’occhiata eloquente.

 

<< Queste dovrebbero bastare per tutta la settimana >> mormorò, << E se vi chiedono di me, non sono qui, d’accordo? >>.

 

La ragazza sorrise a trentadue denti di fronte al denaro e annuì.

 

<< Come desidera, signore. Siamo molto conosciuti per la nostra discrezione. Vi do immediatamente le chiavi >>. Si voltò un attimo, poi aggiunse: << Stante 23 e 24, terzo piano >>.

 

William prese le chiavi e ne lanciò una a Daniel, camminando rapidamente verso l’ascensore.

 

<< Prenditi la suite >> disse, secco, << E’ la tua ricompensa per avermi seguito fino a qui… >>.

 

Non si soffermò sull’espressione stupita di Daniel, non gli interessava. Non gli interessava nemmeno avere la suite, in quel momento. Qualcosa gli diceva che gli sarebbe stata completamente inutile, tanto non doveva impressionare nessuno, né tantomeno condividerla con qualcuno… Non per il momento.

 

<< Perché? >> fece Daniel, mentre salivano con l’ascensore fino al terzo piano, << Sei tu il capo, non dovresti…? >>.

 

William lo zittì in fretta. << Prenditi quella maledetta camera e non discutere >> ringhiò, << Volevi una suite? Te la sto dando. Tanto io non me faccio niente, ho altro a cui pensare >>.

 

Raggiunsero il terzo piano, e arrivarono davanti alle porte. La 24, quella Daniel, era una stanza angolare, molto grande e lussuosa; anche la 23 però non era male, e William ci si chiuse dentro in fretta, desideroso di rimanere finalmente da solo.

 

Una volta chiusa la porta alle sue spalle, si lasciò cadere sul letto morbido e soffice, le braccia dietro la testa, gli occhi chiusi. Tutta la tensione che aveva addosso si sciolse lentamente, facendolo piombare in un torpore leggero, che gli dava ancora la facoltà di pensare e ragionare.

 

Ormai era a Mosca, aveva raggiunto la sua meta. Non gli rimaneva che trovare la Lince e sperare nel suo aiuto… Sicuramente con lui avrebbe trovato Irina in un battibaleno, anche se in quel momento stava partecipando alla Mosca-Cherepova. Poteva farsi dare la mappa della corsa, seguirli passo passo, oppure aspettarli all’arrivo… In ogni caso, non vedeva l’ora di ritrovarsi davanti Irina e Dimitri, sentire quello che avevano da dire, le scuse che si sarebbero inventati…

 

La mano gli corse alla tasca in cui nascondeva la pistola, certo che quella sarebbe stata l’unica fedele compagna nella sua avventura… Era inutile illudersi di non doverla usare con lei, Irina lo aveva tradito… Non sarebbe mai riuscita a trovare una scusa abbastanza convincente per fargli cambiare idea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 14.00 – Autostrada

 

Il guard-rail sfilava alla sinistra di Irina come una striscia grigia di metallo indistinto, senza un inizio e senza una fine, mentre i fiocchi di neve vorticavano sulla strada, trasportati dal vento. Una Camaro rossa correva di fianco a loro, mentre dietro avevano la 599 di Xander, il rombo del motore che arrivava ben distinto alle loro orecchie.

 

<< Vai, vai… >>.

 

Irina strinse il volante, senza staccare gli occhi dalla strada che si riempiva a poco a poco di neve, l’asfalto sempre più scivoloso… Gli alberi che contornavano la carreggiata avevano le chiome bianche, il cielo grigio sopra di loro che non prometteva nulla di buono.

 

<< Non rischieranno di più >> disse Dimitri, che aveva gettato di lato la cartina e ora guardava a intermittenza la 599 e la Camaro, << C’è troppa neve, sanno che possono perdere il controllo… >>.

 

Fino a quel momento, Irina aveva guidato come una matta. Aveva percorso più di quattrocento chilometri senza fermarsi, a una media di 180 km/h, riuscendo a recuperare Severin e la sua Camaro, ma accorgendosi che Xander li tallonava sempre più vicino.

 

Poi aveva iniziato a nevicare. Dapprima più radi, poi sempre più spessi e grossi, i fiocchi avevano cominciato a scendere dal cielo posandosi sulla carreggiata e disegnando un mantello bianco che non aveva niente di invitante. Irina aveva dovuto rallentare per forza, per non rischiare di finire fuori strada, e così avevano fatto Severin e Xander

 

<< Rallenta ancora… >> sussurrò Dimitri, << Fai andare avanti la Camaro… Ci farà strada >>.

 

Irina sfiorò il freno, lasciandosi superare da Severin, conscia dell’utilità di quella mossa: se ci fosse stato del ghiaccio, la Camaro sarebbe stata la prima a incontrarlo, dando a loro la possibilità di evitarlo.

 

Gettò un’occhiata nello specchietto retrovisore: vedeva il volto concentrato di Xander al volante della 599, ma era talmente arrabbiata con lui che non si preoccupava del fatto che potesse essere stanco… Oltretutto, vedeva bene anche la chioma bionda di Nina.

 

Spostò lo sguardo sul cruscotto, controllando il livello del carburante. La lancetta calava sempre più verso il simbolo con la pompa del rifornimento…

 

<< Non possiamo andare avanti ancora per molto >> disse, << Dobbiamo fare benzina, o rischiamo di rimanere a piedi >>.

 

Dimitri annuì.

 

<< Quanto abbiamo ancora? >>.

 

<< Trenta, trentacinque chilometri al massimo >> rispose Irina, sentendo il motore della Punto ruggire al di sopra dello stereo.

 

Non importava arrivare primi, in quella gara dove era il tempo il fattore discriminante. Avevano recuperato Severin, perciò su di lui avevano un po’ di vantaggio, ma Xander invece li aveva raggiunti. Fermarsi significava dargli un margine di distacco ulteriore, e perdere minuti preziosi…

 

<< Credi si siano già fermati? >> chiese Irina, seguendo i fari rossi della Camaro davanti a loro.

 

<< No >> rispose Dimitri, << Saranno costretti a fare rifornimento anche loro, fra poco… >>.

 

Mentre i minuti passavano lenti, con il rumore delle ruote che rotolavano sull’asfalto bagnato, la tensione che saliva sempre più, Irina sentì le dita delle mani intorpidirsi. Cominciava a essere stanca, aveva bisogno di una pausa. E tutto quel bianco le faceva strizzare gli occhi, abbagliandola.

 

Intanto, la lancetta del serbatoio scendeva sempre di più, finché la spia rossa non si accese prepotente, segnalando l’urgente bisogno di nuovo carburante. Rallentò ancora un po’, per guadagnare ancora qualche chilometro di autonomia, ma Xander non sembrò voler fare lo stesso. Forse ne aveva ancora per un po’…

 

<< Dimitri… Alla prossima dobbiamo fermarci >> disse, preoccupata.

 

Lui scosse il capo.

 

<< Alla seguente >> disse solo.

 

<< Ma non ce la facciamo! >> ribatté lei, << Non abbiamo abbastanza autonomia! >>.

 

<< Ci arriviamo >> la rassicurò Dimitri, fissando dallo specchietto la Ferrari, << Rallenta >>.

 

Irina sfiorò nuovamente il freno, proprio mentre l’ultimo cartello avvisava dell’imminente stazione di servizio. La superarono, e il suo cuore iniziò a battere ancora più forte. Però si fidava di Dimitri, e vederlo così calmo la tranquillizzava.

 

“Si è fidato di me, è giusto che io faccia altrettanto…”.

 

Credette che Xander la superasse, per prendersi il vantaggio, ma rimasero in coda, l’uno dietro l’altro, con la Camaro in testa. Voleva continuare a sfruttare la sua scia…

 

Irina gettò un’altra occhiata all’indicatore del serbatoio, poi al tachimetro, in ansia. Sarebbero rimasti a piedi… Ormai non la Punto non poteva andare avanti ancora per molto… Il rosso della spia sembrava diventare sempre più brillante…

 

<< Cosa stiamo aspettando? >> domandò, a voce bassissima.

 

<< Che Went si fermi… >> rispose Dimitri.

 

Irina deglutì. Non aveva importanza che Xander si fermasse prima o dopo di loro: in ogni caso, l’eventuale vantaggio che perdevano a guadagnavano poteva annullarsi…

 

Poi finalmente lo vide: un altro segnale di stazione di servizio. Si spostò a destra, sperando che Dimitri non la facesse continuare ancora, e si accorse che la Camaro non rallentava; poteva proseguire ancora, allora. La Ferrari, invece, guizzò alla sua sinistra e la superò in un secondo, parandosi davanti a lei e imboccando l’entrata della stazione di servizio.

 

Dimitri fece un sorrisetto.

 

<< Lo sapevo… Seguili >>.

 

Irina entrò nella stazione e andò diretta verso le pompe di benzina deserte, affiancata alla Ferrari. Si fermarono insieme, e Dimitri saltò giù dalla Punto alla velocità della luce. Aprì il bocchettone e iniziò il rifornimento.

 

Xander li guardava con un’espressione omicida sul volto, e Irina lo ignorò. Dimitri invece sosteneva il suo sguardo, beffardo, come a sfidarlo. Nina era rimasta in macchina, forse affrontare il freddo era troppo per lei…

 

<< Guido io >> disse il russo.

 

Irina annuì. << Ok >>.

 

Dimitri afferrò le chiavi dell’auto e salì al posto di guida, mentre Xander faceva la stessa identica cosa. Irina si accomodò dalla parte del passeggero e venne incollata al sedile dallo scatto bruciante di Dimitri, che fiondò in avanti la Punto come un proiettile. La Ferrari li affiancava, il rombo del motore che copriva quello della Punto.

 

Irina si tenne alla maniglia della porta, sperando che il disprezzo che provava Dimitri nei confronti di Xander non lo portasse a sbatterlo fuori, o peggio.

 

Come dotata di un nuovo vigore, la Punto iniziò ad accelerare sollevando una nuvola di neve, mentre la Ferrari le teneva testa, una macchia rossa nel bianco del paesaggio. Sul volto di Dimitri c’era dipinto un ghigno, gli occhi grigi puntati sulla strada.

 

<< I prossimi trecento chilometri saranno i peggiori della sua vita… >> sussurrò.

 

Irina si ritrovò a pensare che forse Xander aveva davvero bisogno di una lezione, questa volta. Non li avrebbe fatti vincere, anche se sapeva che dovevano essere loro a incontrare la Lince; era intenzionato a ostacolarli fino alla fine, perché voleva essere lui a recitare la parte del vero agente dell’F.B.I

 

<< Fagli vedere che non serve una Ferrari, per vincere questa maledetta gara >> disse lei.

 

Gli occhi di Dimitri brillarono, e lei capì che si era appena dimostrata una vera pilota clandestina. Non ebbe il tempo di aggiungere altro, perché venne incollata al sedile dall’accelerazione della Punto.

 

Sorpassarono a tutta velocità una stazione di servizio, dove Irina riuscì a vedere la Camaro rossa di Severin ferma a fare rifornimento, e sorrise al pensiero che la strategia del Mastino stava funzionando: faceva bene a fidarsi.

 

Afferrò la mappa e cercò il punto esatto in cui si trovavano: a metà strada tra Mosca e Rostov, ma il percorso comprendeva anche un tratto di gara in montagna, tra i tornanti gelati poco prima dell’arrivo. Dovevano guadagnare vantaggio ora, perché dopo non si poteva sapere cosa sarebbe accaduto…

 

Nell’autostrada sgombra la neve aveva smesso di cadere, ma l’asfalto rimaneva comunque bagnato, e la bassa temperatura rendeva facile il formarsi di lastre di ghiaccio. Bastava un errore per finire contro il guard-rail e poi fuori strada…

 

Guardò Dimitri, concentrato sulla strada, chiedendosi cosa passasse in quel momento nella sua testa: l’unica cosa che provava lei in quel momento era tensione pura.

 

I minuti passavano lenti, la musica a basso volume completamente coperta dal rumore dei motori, mentre le due auto procedevano fianco a fianco lungo la carreggiata, a una velocità che poteva presto portarli alla morte. Era come se uno dei due attendesse che l’altro rallentasse il passo, che gli lasciasse spazio… Nessuno l’avrebbe fatto, né Xander né tantomeno Dimitri.

 

Poi la Punto sbandò, e Dimitri premette fino in fondo il freno, mentre l’auto si girava di lato, vittima di una spessa lastra di ghiaccio che nessuno aveva visto. Come un mimo, la 599 perdeva il controllo nello stesso modo, lo stridio delle gomme sull’asfalto invadeva l’aria gelida…

 

Irina gridò, ma Dimitri strinse il volante così forte ed eseguì una controsterzata così decisa che la Punto tornò dritta, mentre nel loro specchietto retrovisore la Ferrari riguadagnava la traiettoria con un colpo di coda.

 

Dimitri fece una smorfia soddisfatta, e accelerò ancora, con la 599 che gli rimaneva incollata al posteriore… Poteva riprenderli in un attimo, se voleva. Aveva più cavalli, più scatto… Ma meno aderenza.

 

Davanti a loro si delineò la siluette di un’auto, una M3 bianca con la fiancata rovinata, partita prima di loro… Doveva essere inciampata anche lei nella lastra di ghiaccio che aveva fregato loro…

 

Il tempo passò così in fretta che Irina si accorse della strada che avevano fatto solo quando la lancetta del serbatoio della Punto si trovava ormai sotto la metà… I trecento chilometri di Dimitri dovevano ormai essere alla scadenza, ma la Ferrari continuava a rimanergli incollata dietro, senza accennare a rallentare…

 

<< Controlla sulla mappa se il prossimo distributore è l’ultimo prima di uscire dall’autostrada >> disse Dimitri, la voce neutra.

 

Irina seguì il percorso delineato da una riga blu, e scoprì che si trattava davvero dell’ultimo. Dopo, si apriva il tratto montano che si inerpicava tra stretti tornanti che avevano l’aria di essere molto ripidi.

 

<< Sì, è l’ultimo… >> sussurrò, << Si fermeranno anche loro, immagino… Ci diamo il cambio? >>.

 

Dimitri attese un attimo prima di rispondere.

 

<< Se non sono stupidi si fermeranno >> rispose, << Rischierebbero di rimanere senza benzina a pochi chilometri dall’arrivo… I tornanti sono tuoi, se ti ricordi ancora come si gareggia in un canyon… >>.

 

Irina fece un sorrisetto.

 

<< Come posso essermi dimenticata? >> ribatté, << Ho rischiato la vita, quando ho fatto quel tipo di gare… Ma sono ancora qui, quindi credo di essere pronta >>.

 

Sorvolarono un piccolo dettaglio: era il Mastino era essere l’esperto di Canyon, quello che amava quel genere di gare e che aveva sfidato anche Xander in quel modo… Lui però sembrava non volerlo ricordare, come se le stesse dando la possibilità di dimostrare chi era.

 

<< Sei tu che devi vincere questa gara >> disse solo lui, << Non farmi pentire di averti lasciato il volante >>. Ma sorrise impercettibilmente, nonostante la tensione.

 

Irina si rese di nuovo conto che Dimitri le stava dando fiducia dove Xander non lo avrebbe mai fatto: rischiare una gara così? Assolutamente no! Piuttosto avrebbe guidato lui per dodici ore di fila!

 

Dimitri mise la freccia e imboccò l’entrata della stazione di servizio, ancora seguito da Xander. Doveva avere in mente la stessa loro idea.

 

Irina si fiondò giù dall’auto appena Dimitri si fermò di fianco alla pompa della benzina. Lui fece rifornimento mentre lei si sistemava al posto di guida.

 

L’istinto di guardare cosa faceva Xander fu troppo forte, così si voltò dalla sua parte. Anche lui stava facendo rifornimento, ma Nina era fuori e lo guardava, seria. Stava dicendo qualcosa di cui non riuscì a cogliere il senso.

 

Poi la ragazza fece un cenno verso la Punto, e Xander si voltò a guardare per un momento. Il suo sguardo incrociò quello di Irina, ma senza mostrare emozioni tornò a guardare Nina. Fece un cenno e la ragazza prese posto al volante della Ferrari.

 

La prima sensazione di Irina fu di tradimento. La lasciava guidare… Assurdo. Si fidava più di quella russa che di lei? Le metteva tra le mani l’esito della gara…

 

“C’è solo una spiegazione… E’ più brava di me”.

 

L’orgoglio le montò addosso come una belva, e le sue dita fremettero sul volante. Quando mai aveva incontrato una ragazza più brava di lei alla guida? Quando mai aveva sentito il bisogno di mostrare di cosa fosse capace davvero a una donna pilota come lei?

 

Dimitri risalì in auto, e il suo piede affondò sull’acceleratore, facendola schizzare fuori dall’autogrill alla velocità della luce. Il russo venne sballottato contro il sedile, mentre lei filava dritta verso l’uscita dell’autostrada, la montagna che avrebbero dovuto scalare proprio davanti a loro…

 

<< Cazzo, che ti è preso?! >> sbraitò Dimitri, rimettendosi seduto, << D’accordo che dobbiamo vincere, ma dammi il tempo di salire! >>.

 

Irina ignorò il suo tono stizzito, troppo arrabbiata per rispondergli a tono.

 

<< Se fa guidare quella, si è completamente dimenticato chi ha davanti… >> ringhiò, << Lei non sa chi sono io… >>.

 

Sentì addosso lo sguardo di Dimitri, forse divertito, forse infastidito. Non le importava. Aveva una reputazione da difendere, anche se si trattava del suo fidanzato. Non le importava nemmeno di apparire pretenziosa o orgogliosa.

 

E iniziò la salita, dapprima leggera e con poche curve, poi sempre più ripida, i tornanti che si susseguivano uno dopo l’altro, la carreggiata stretta e a strapiombo sul vuoto…

 

Irina tenne d’occhio lo specchietto retrovisore, vedendo il volto perfetto e angelico di Nina alla guida della 599 alle loro spalle, e ogni volta che i suoi occhi incontravano quelli azzurro cielo della russa, sentiva montare maggiormente la rabbia. Il suo piede affondava sempre di più sull’acceleratore, per mettere più strada tra lei e quella Ferrari che iniziava ad odiare con tutta se stessa.

 

<< Fa’ attenzione, potrebbe esserci del ghiaccio, dopo quella curva… >> disse Dimitri, tranquillo, gettando un’occhiata dietro di loro.

 

Irina annuì e fece arrampicare la Punto al centro della strada, pronta a qualsiasi sorpresa. Sentì le ruote perdere un po’ di aderenza, ma lo sguardo alla 599 non le fece muovere il piede da dove stava. Non si sarebbe fatta superare…

 

Però, per quanto ci mettesse il suo impegno, notò che Nina non perdeva terreno. Le rimaneva incollata al posteriore, sfruttando la sua scia e avvantaggiata nel caso di imprevisti. Sapeva come guidare, sapeva cosa voleva dire correre…

 

“Bravo Xander, ti sei trovato una bella sostituta. E’ pure brava al volante… Ottima scelta”.

 

Chiunque avrebbe dato loro dei pazzi, e forse lo erano davvero. Correre sulle montagne a quella velocità, fregandosene altamente di qualsiasi rischio, era da matti. Eppure l’adrenalina che scorreva nelle vene di Irina in quel momento era così potente da farle apparire tutto lento, controllabile, semplice…

 

Poi, iniziò la discesa.

 

Irina sfruttò le marce basse, per evitare di surriscaldare i freni, e lasciò scendere la Punto lungo i tornanti, sentendo a ogni curva le ruote pattinare, guadagnando velocità a ogni metro. Poteva cadere da un momento all’altro, rischiare di sbandare, e il silenzio di Dimitri tradiva tutta la tensione che anche lei sentiva in quel momento. Ma non poteva demordere, non poteva lasciare la possibilità a Nina di superarla…

 

Curva a destra, curva a sinistra, tornante… Più che una gara, sembrava una danza della morte, contro il rischio e contro il buon senso. Ormai non mancava più molto alla fine, e doveva riuscire a guadagnare un po’ di vantaggio… Erano pur sempre partiti dopo di loro, avevano cinque minuti di scarto…

 

All’ultimo tornante prima del tratto finale che li avrebbe portati all’arrivo, Irina decise di sfruttare una delle poche possibilità che aveva di sorprendere Nina… Tirò il freno a mano, facendo girare la Punto di lato, scivolando lungo la strada in diagonale, con il muso in direzione dei dieci chilometri che li separavano dal traguardo…

 

Girò il volante e affondò il piede sull’acceleratore, così la Punto schizzò dritta e rapida, facendo sbandare il posteriore, ma nella giusta direzione…

 

La Ferrari però fece ruggire il motore, e Irina se la ritrovò chissà come di fianco, una macchia rossa con la bella faccia di Nina dentro. La vide rivolgerle un impercettibile saluto con la testa, per poi superarla con facilità…

 

Irina strinse il volante, sentendo la rabbia salire a livelli intollerabili… Era un vero e proprio affronto, una sfida a volto aperto…

 

Si mise dietro 599, guadagnando velocità, pronta a una manovra diversiva. Sapeva che la strada sarebbe stata dritta per un bel po’, ma poteva aspettare… Un’unica mossa, e l’avrebbe fregata…

 

<< Puttana… >>.

 

Anche se era il commento che avrebbe voluto esprimere lei ad alta voce, fu quella di Dimitri a mettere in chiaro cosa pensavano di Nina.

 

<< Quanto è furba… >> continuò lui, con un vago sorrisetto, << Ti sta provocando, penso tu lo abbia capito >>.

 

Irina fissò lo sguardo che vedeva riflesso nello specchietto della 599.

 

<< Davvero? Pensavo che potessimo diventare buone amiche, io… >> fece lei, sarcastica.

 

Dimitri fece un sorrisetto, poi sembrò tentato di dire qualcosa, ma non lo fece. Irina continuò il suo inseguimento, mentre sentiva il volante tremare sotto le mani, per via delle pietroline sul terreno e dell’alta velocità…

 

Poi, finalmente, una curva, quella che poteva portarla davanti…

 

La Ferrari si spostò sulla sinistra, per entrare larga, mentre lei si mise a sinistra… La affiancò e la chiuse, portandosi in testa, il posteriore che scodava per via del ghiaccio…

 

L’insegna dell’Hotel Lady B., il loro traguardo, apparve luminosa su un alto palazzo grigio, le finestre illuminate. Una linea rossa era stata tracciata per terra, e un gruppo di russi attendeva l’arrivo dei partecipanti…

 

Irina sentì il pedale dell’acceleratore arrivare a fine corsa, facendo letteralmente catapultare la Punto avanti, come un missile. Il rombo del motore della Ferrari arrivò dritto alle sue orecchie, vide brillare la vernice rossa nello specchietto…

 

Poi tagliò il traguardo, inchiodando appena in tempo per non andare a sbattere contro le auto parcheggiate davanti all’ingresso dell’Hotel, e rimase a fissare il vuoto per alcuni istanti, esausta.

 

La gara era finita, ma vide il ghigno di Nina all’interno della Ferrari. Anche se aveva tagliato il traguardo per prima, non aveva vinto. E lo sapeva meglio di tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Allora, scusate il clamoroso ritardo per questo capitolo, ma volevo finalmente offrirvi in “pasto” un cap degno di questo nome, perché i precedenti non mi sembra siano stati un gran che… Tra l’altro, notando le quasi inesistenti recensioni, mi è venuto da pensare. Quindi, ho fatto uno sforzo enorme (non credevo che l’università potesse essere così distruttiva… ho sempre la sensazione che mi stia sfuggendo tutto di mano, visti gli impegni) e mi sono data da fare. Ditemi che ne pensate.

 

Che dire… Come vedete, la reazione di Irina di fronte alla comparsa di Nina è quella di una ragazza qualsiasi che improvvisamente si rende conto che ha appena incrociato sulla sua strada la “donna perfetta” in grado di portarle via il fidanzato con uno schiocco di dita. Ed è uscita fuori la rivalità tra le due, che farà sicuramente scintille. Per non parlare del comportamento di Xander che non aiuta affatto… Si sono comportati come due perfetti sconosciuti, eppure non ne hanno sofferto. Fa pensare, vero?

 

E William è arrivato a Mosca… E conosce la Lince di persona… Ma io aspetterei a cantare vittoria. Si vedrà nel prossimo cap!

 

Alla prossima!

 

Un bacio!

 

 

 

 

  
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