Capitolo XXVI
Ore 08.00 –
Mosca, Hotel Jack Star
Irina si strinse
nel giaccone e scese dalla Grande Punto, mentre la gelida aria di Mosca le
tagliava il respiro. Il piazzale davanti all’Hotel Jack Star iniziava a riempirsi
di auto e piloti, e percepì subito l’atmosfera di eccitazione che aleggiava tra
i russi che avrebbero preso parte alla Mosca-Cherepova.
Il giorno della
gara era finalmente arrivato, e Irina si sentiva pronta come non mai. Si guardò
intorno per capire chi fossero i suoi avversari, e individuò subito le auto di
cui aveva parlato Dimitri quando avevano studiato i loro possibili avversari:
una BMW M3, una Nissan GTR, una Camaro rossa… Non
c’erano ancora tutti, ma si preannunciava una corsa
difficile… Avevano tutti l’aria di essere molto motivati.
Dimitri, che era
sceso anche lui dalla macchina, gli indicò un russo alto e dalla barba scura,
che teneva una cartella in mano e una penna. Venne verso di
loro, ma rivolse la parola al Mastino e non a lei.
<< Siete?
>> domandò con forte accento russo, ma chiaramente era una formalità la
domanda. Dovevano per forza sapere chi erano.
<< Dimitri Goryalef e Irina Dwight >> rispose il Mastino, secco.
Il russo prese nota
sul foglio.
<<
Parcheggiate l’auto di fianco alle altre, dopo consegnate le chiavi >>.
Irina gettò
un’occhiata verso Dimitri e lui annuì, così obbedì e posizionò
l’auto di fianco alla Camaro rossa, che era quella di
Severin “il Diavolo”, e che stava appoggiato proprio alla
sua macchina, tranquillo.
Quando Irina scese
nuovamente dalla Punto, si accorse che tutti gli sguardi suo
malgrado erano puntati su di lei: doveva aver destato la curiosità dei russi,
che non si facevano scrupoli a mostrare il loro interesse e fastidio nei suoi
confronti.
“Sarò una delle poche donne che ha avuto l’ardire di
partecipare…”.
Chiuse la macchina
e consegnò le chiavi al russo dalla barba scura, dopo di che sentì qualcuno
esclamare alle sue spalle, sarcastico: << Che genere di auto è? >>.
Si voltò di scatto,
scoprendo che era stato Severin a parlare, e gli
rivolse un’occhiata gelida. Aveva la faccia di uno che aveva perennemente la
puzza sotto il naso.
<< Potrebbe
essere l’auto che ti batterà >> rispose lei, tranquilla.
Il russo non si scompose,
di fronte al suo tono sfrontato.
<< Attenta a
quello che dici, Fenice >> ribatté lui, << Io non sono amico di Challagher… >>.
Irina fece una
smorfia, più che altro infastidita dal fatto che il suo nome fosse sempre
ricollegato a quello dello Scorpione.
<< Non ho
bisogno di lui per essere pericolosa >> rispose, poi raggiunse
rapidamente Dimitri, che stava parlando con Dan, l’italiano. Era da un po’ che
non lo vedevano, e non sapeva che avrebbe seguito la gara.
<< Irina, che
piacere rivederti! >> la salutò lui, allegro, << Non ti
preoccupare, non faranno niente alla tua auto.
Sigilleranno il motore, poi vi faranno partire. Se volete
potete aspettare dentro, ci sono i Referenti e alcuni altri piloti. Quando
saranno arrivati tutti, vi daranno le mappe e tutte le istruzioni. Nel
frattempo vi conviene bervi una vodka per scaldarvi un po’ >>.
Irina fece cenno di
no con la testa.
<< No, per il
momento preferisco aspettare qui fuori >> disse, << L’aria fresca
mi rilassa… >>.
Dimitri le gettò
una rapida occhiata, segno che aveva capito. Voleva aspettare l’arrivo di Xander, perché anche se sapeva che avrebbe dovuto far finta
di non conoscerlo, era da quando avevano litigato che non si parlavano, e di
tempo ne era passato molto… Forse ci sarebbe stata l’occasione, prima della
gara, di scambiare due parole in pace, e magari anche di chiarirsi.
<< Aspetto anche io qui fuori >> disse Dimitri.
<< Allora io
vado dentro >> disse Dan, strofinandosi le mani, << Ormai ho anche le
punte dei piedi congelate. Ci vediamo dopo >>.
Quando l’italiano
sparì nella hall dell’albergo, Dimitri le si affiancò
e senza guardarla disse, a bassa voce: << Sai che non potrai andargli
incontro >>.
Irina annuì
stancamente, osservando il piazzale pieno di auto, triste.
<< Lo so
>> mormorò, << Sarà come se non lo avessi mai conosciuto… Forse si
avvicina un po’ alla verità >>.
Si appoggiò al
muretto, mentre Dimitri fissava la strada, silenzioso,
gli occhi grigi più scuri del solito.
<< Fossi in
te, non lo aspetterei >> disse, gelido, << Non dopo la scarsa
fiducia che ti ha dimostrato… >>.
Irina lo guardò e
si lasciò sfuggire un sorrisetto amaro.
<< Forse hai
ragione… Ma di solito sono sempre io quella più debole, che si fa mettere i
piedi in testa >> disse, con una nota di finto divertimento.
Dimitri le diede le
spalle, e non commentò la sua frase amareggiata. Irina tornò a guardare la
strada, chiedendosi cosa avrebbe fatto una volta che Xander
sarebbe arrivato. Le mancava, le era mancato durante
quei giorni in cui non aveva sentito la sua voce, da quando si erano lasciati
in quel modo così stupido… Eppure non gli aveva telefonato, aveva resistito
alla tentazione di abbassarsi anche a quello. Non aveva completamente torto, lo
sapeva, e Xander doveva capirlo…
Quando iniziava ad
avere le dita delle mani congelate, finalmente vide stagliarsi all’orizzonte
un’auto rossa, il cui rombo gliela avrebbe fatta
riconoscere tra mille. Rapida, la Ferrari 599 che Xander
aveva adottato come nuova macchina, fece il suo ingresso nel piazzale, i fari a
led che brillavano bianchi nella mattina nuvolosa di Mosca. La 599 si fermò
vicino alla sua Grande Punto, ma Irina non si mosse.
Dimitri si voltò a
guardarla con un sorrisetto ironico sul volto.
<< Comincio a
pensare che la sua mania per le auto vistose sia una
sorta di compensazione… >> sussurrò.
Irina sorrise di
fronte alla sua battuta, anche se il tono non era amichevole. Guardò il motore
dell’auto spegnersi, facendo tacere i seicento cavalli, e aspettò di vedere la
faccia di Xander.
In effetti, fu lui
il primo a scendere, lanciando un’occhiata intorno, e individuandola subito
dopo. Sul suo volto non si dipinse nessuna espressione, come se veramente non la
conoscesse. Richiuse la portiera e abbassò impercettibilmente lo sguardo,
proprio mentre l’altra porta si apriva.
La prima cosa che
Irina vide fu una cascata di capelli biondi, lucenti, lunghi e dall’aria
incredibilmente morbida. Un attimo dopo, la co-pilota di Xander,
la tanto misteriosa Nina Krarakova, fece la sua
comparsa e Irina non poté fare a meno di provare un brivido che non aveva nulla
a che fare con il freddo.
Se aveva pensato di essere ormai pronta a tutto, si era sbagliata.
Non era pronta a ritrovarsi davanti un’avversaria del
genere.
Nina si guardò
intorno con aria altezzosa, e Irina capì che, se esisteva la donna perfetta,
l’aveva davanti.
Nina era
bellissima, più bella di qualsiasi altra ragazza
avesse mai incontrato o visto. Era alta, dal fisico sinuoso, il viso dai tratti
morbidi e delicati, gli occhi di un azzurro stupefacente, le labbra carnose…
Persino la sua espressione in quel momento era perfetta, un misto di
altezzosità e divertimento.
L’autostima di
Irina ebbe un crollo così vertiginoso da farle scappare una smorfia di
disgusto, portandola a passare lo sguardo da Nina a Xander
un’infinità di volte, come rapita, ma in realtà agghiacciata. E quella che
bruciò in fondo al suo stomaco fu gelosia.
Mai aveva dubitato
di Xander, mai si era mostrata gelosa nei suoi
confronti, mai aveva sofferto di complessi d’inferiorità, anche se non aveva
mai avuto l’ardire di pensare di essere bella, ma
questa volta sentì montarle addosso un’inquietudine che non aveva mai provato.
Per un attimo, il
suo cuore perse un battito, e il suo cervello fu troppo veloce nell’arrivare
alle conclusioni prima che lei potesse fermarlo: forse il comportamento di Xander non era dovuto solo alle
sue scelte. Forse dietro quella scarsa comprensione non c’era solo il fatto che
si stesse comportando da avventata. Forse non era davvero lei la causa di
quello che stava succedendo a loro due.
Le ci volle un
attimo per saltare alle ovvie conclusioni, conclusioni a cui
tutti sarebbero arrivati, al suo posto: Nina era perfetta, nel suo corpo
statuario, con il suo viso d’angelo, con il suo fare sensuale; Xander era perfetto, con i suoi occhi azzurro ghiaccio, il
suo ghigno lupesco, il suo fisico possente. Insieme erano perfetti, come due
pezzi complementari, fatti per incastrarsi l’uno con l’altro…
Sentì una mano
calda afferrarla per il braccio, come per trattenerla, anche se non aveva fatto
cenno di volersi muovere; ma non bastò a farle distogliere lo sguardo da Nina e
Xander, e non bastò nemmeno per cancellare i pensieri
nefasti nella sua testa.
<< Ti avevo detto
che sarebbe stato meglio che tu non la vedessi… >>.
La voce di Dimitri
le arrivò bassa alle orecchie, ma nitida, seria, distaccata. Per un momento non
capì nemmeno che fosse lui, perché era completamente bloccata, nel corpo e
nella mente.
<< Guardami
>>.
Dimitri la
costrinse a voltarsi verso di lui, distogliendo il suo sguardo dalla nuova perfetta
e agghiacciante coppia che stava a pochi metri da loro. Irina si ritrovò gli
occhi di ghiaccio del russo addosso, la bocca asciutta.
Per un momento
pensò che Dimitri volesse darle uno schiaffo per riscuoterla. Però lui la
guardò e la afferrò per il mento, fissandola in una maniera che le fece venire
la pelle d’oca e che la costrinse a porre l’attenzione su di lui, lasciando perdere per un momento Nina e Xander.
<< Vedi di
non farti venire dei complessi perché c’è quella troia in giro, altrimenti è la
volta buona che mi incazzo sul serio e uso Went come sacco da boxe, chiaro? >>.
Irina rimase
impietrita, perché non capì bene il significato della frase di Dimitri. Lui
però continuava a fissarla, e lei abbassò lo sguardo, imbarazzata. In un
attimo, l’aveva fatta tornare alla realtà, con la sua assurda capacità di
essere diretto, rude e apparentemente privo di tatto.
<< Ok, scusa…
>> mormorò.
Dimitri la lasciò
andare e lei rimase un momento imbambolata come una cretina, mentre nella testa
prendeva forma un pensiero: il Mastino aveva capito prima di tutti quale
avrebbe potuto essere il problema e, anche se lo aveva fatto a modo suo, aveva
tentato di rassicurarla. Stava per ringraziarlo, quando sentì una voce
squillante e argentina esclamare: << Dimitri! Ci sei anche tu, allora!
>>.
Si voltò di scatto,
per vedere Nina che camminava spedita dalla loro parte, un sorriso luminoso
dipinto sul viso perfetto, gli occhi che brillavano. Puntava Dimitri come la
nuova preda della giornata, ma Irina trovò buffo il
fatto che il russo invece si era quasi voltato da un’altra parte, senza
degnarla di attenzione.
<< Non mi
sembra di mancare spesso, Nina >> disse lui, gelido.
La ragazza non
sembrò proprio notare la nota infastidita nella voce del russo, e Irina rimase
perplessa. Xander, che non si era avvicinato, stava
consegnando le chiavi della 599, ma guardò per un attimo verso di loro.
C’era qualcosa di
colpevole, negli occhi di Xander. Irina sentì di
nuovo la pelle d’oca, ma cercò di pensare che era lei che arrivava a
conclusioni affrettate… Non poteva essere così stupido da cadere nelle braccia
di Nina, vista la sua nomea… E poi si era sempre fidata di lui, no?
<< E lei chi
è? E’ la tua co-pilota? >>.
Irina tornò a guardare
Nina: la stava squadrando da capo a piedi, con un sorriso che però sapeva molto
di finto. Sembrava volesse dire: “Carina, tu non hai proprio nulla da spartire,
con me”.
Dimitri le fece
cenno di avvicinarsi, e Irina li raggiunse, riservando alla russa lo stesso
sguardo poco amichevole che lei le aveva rivolto.
<< Irina, lei
è Nina Krarakova >> disse.
Irina le porse la
mano, ma la loro stretta fu chiaramente una dichiarazione di guerra:
nell’esatto momento in cui la pelle morbida della russa toccò la sua, Irina
sentì montare addosso l’orgoglio di Fenice. Chiunque
si credesse quella ragazza, per quanto fosse bella e perfetta, non si sarebbe
lasciata mettere i piedi in testa.
<< Sei quella
che chiamano Fenice? >> domandò Nina, una smorfietta
sul volto.
Irina sorrise,
mostrandole la sua migliore espressione di disprezzo.
<< La mia
fama è arrivata fino a te… >> disse, tranquilla. Significava far notare
che era più conosciuta di lei…
Vide gli occhi di
Dimitri brillare, e capì con soddisfazione di aver appena dato
un bel colpo al carattere di Nina. Lei infatti si
produsse in una finta risata e scosse la mano: << Allora avrò una degna avversaria,
quest’anno >> sentenziò, come se fino a quel momento avesse sempre corso
da sola.
Irina non aggiunse
niente: la trovava irritante, e aveva percepito la provocazione della sua
frase. Lanciò un’occhiata a Dimitri e disse: << Andiamo? Qui fuori si
gela >>.
Senza aggiungere
altro si volto ed entrò nell’albergo, lasciando Nina a fissare le sue spalle.
Sentì i passi di Dimitri dietro di lei, e pensò che le cose non
potevano cominciare peggio.
<< Te lo
scordi che mi faccio venire dei complessi di inferiorità…
>> borbottò lei, << Farò mangiare la mia polvere a lei, a Xander e alla loro 599 >>.
Sentì qualcuno
ridacchiare, e si voltò per scoprire che era Dimitri. La guardava divertito.
<< Tiri fuori
le unghie, Fenice? >> chiese.
<< Le unghie?
>> fece lei, << Non mi servono le unghie
per farli neri… >>.
Ora era arrabbiata.
Molto arrabbiata.
Arrabbiata con Xander, prima di tutto. Come faceva a stare con quella…
quella… Non trovava altra definizione se non chiamarla “arpia”. Ci andava un
bel coraggio… Poteva anche essere bellissima, ma la sua avvenenza era
proporzionale alla sua cattiveria, era chiaro. E il suo orgoglio di Fenice,
improvvisamente riapparso, non le avrebbe permesso di farsi abbattere.
Entrarono nella
sala congressi dell’albergo, piena di piloti e Referenti. Mancava Boris, forse
tenuto a ragionevole distanza da Dimitri, per via di Xander…
Al momento però non le interessava che lo stesse
aiutando. Si ritrovò a pensare che forse qualche ostacolo in più gli avrebbe
fatto bene…
Notò in fondo alla
sala, dove troneggiava una scrivania rialzata, Konstantin,
l’aria scontrosissima e gli occhi puntati su di lei. Si teneva la mano che
Dimitri aveva trafitto con il coltello la sera in cui aveva cercato di
procurarsi la mappa della corsa, come a dire che non sarebbe finita lì.
Sentì Dimitri
prenderla di nuovo per un braccio e spostarla di lato, forse per guardare meglio Konstantin. Assunse un’espressione
infastidita e sussurrò, gelido: << Se continua ancora a fissarci, gli cavo anche gli occhi >>.
Irina inarcò un
sopracciglio senza farsi vedere: chiaramente la tensione si faceva
sentire anche per lui. Era più aggressivo del solito.
Guadagnarono
rapidamente un posto vicino alla parete e ascoltarono la spiegazione di Karim Gulaf, il Referente dalla
barba incolta che era stato di poche parole il giorno che lo avevano
incontrato al Black Diamond.
<<
Controlleremo le vostre auto >> disse, secco, << Il cofano motore verrà sigillato, e non potrete apportare modifiche di alcun
tipo, nemmeno in caso di guasto. Vi è permesso portare con voi due taniche di
benzina di scorta, e due pneumatici in caso di foratura, niente di più
>>. Mostrò una mappa, la stessa che avevano loro, e continuò: << Vi
forniremo una cartina del percorso, in cui sono indicati i punti di ritrovo al
termine di ogni tappa. Non potrete variare il percorso, usare scorciatoie o fare cambi di strada: abbiamo applicato sulla vostra auto un
rilevatore gps, quindi sapremo in qualunque momento
dove siete e che strada avete fatto. Questa regola non vale per l’ultima gara,
ma per quella vi spiegheremo tutto prima della partenza. Domande? >>.
Il gruppo di piloti
rimase in silenzio, così Gulaf continuò: <<
Bene. La prima tappa di oggi vi porterà fino a Rostov, a ottocento chilometri
da qui. Si tratta di una gara a tempo, quindi otterrà il maggior punteggio chi
terminerà la gara nel minor tempo utile. Partirete uno per volta a distanza di
cinque minuti l’uno dall’altro, noi ci occuperemo di prendere il vostro tempo.
La seconda gara vedrà vincitore colui che taglierà per
primo il traguardo. La terza e ultima gara, invece, seguirà
regole diverse, ma vi spiegheremo tutto a tempo debito >>.
Gulaf gettò uno sguardo
alla sala, poi aggiunse: << Se lo riterrete opportuno, se la vostra auto
si fermerà o verrete buttati fuori gara, potrete
ritirarvi. Vi daremo un cellulare con cui potrete chiamarci: verremo a
prendervi, in qualunque posto vi troviate. A quel punto, non potrete più
rientrare in gara. Domande? >>.
Ci fu di nuovo
silenzio, e Irina gettò un’occhiata intorno. Vide il volto viscido
dall’espressione agghiacciante di Vladimir Buinov
fare capolino a qualche metro da Xander e Nina, e
sfiorò il braccio di Dimitri, per richiamare la sua attenzione.
<< Alla fine
è venuto… >> sussurrò.
Dimitri guardò Buinov per un momento e annuì.
<< Allora è
pronto a correre contro di noi >> disse, << Ma non sarà un
problema… >>. Nel tono del russo c’era il ringhio che significava solo
una cosa: guerra. Vladimir stava davvero rischiando, gareggiando contro di
loro, Irina lo sapeva.
<< Bene,
tornate alle vostre auto >> disse Gulaf.
Irina seguì Dimitri
fuori, in silenzio. Era nervosa, e non era tutto dovuto alla gara. Vedere
sfilare Nina a breve distanza da Xander le fece
ribollire il sangue, vista soprattutto l’occhiata che la russa le aveva
rivolto. Non vedeva l’ora di averla contro, giusto per farle
mangiare la polvere che aveva intenzione di sollevare…
Il russo di prima
le riconsegnò le chiavi, e raggiunsero la Punto, ferma dove
l’avevano lasciata. Ai bordi del cofano erano stati applicati degli adesivi,
che non permettevano che venisse aperto senza che si
staccassero. E molto probabilmente dentro dovevano aver applicato degli altri
accorgimenti in modo che il motore non venisse
modificato durante la corsa.
Irina guardò
Dimitri, le chiavi ancora in mano, mentre le porte delle altre auto si
chiudevano e i piloti prendevano posto, in attesa.
<< Chi parte?
>> chiese.
Dimitri fece un
sorrisetto.
<< Tu
>> rispose solo.
<< Ok…
>>.
Irina prese posto nella Punto, mentre Dimitri sedeva dal lato del
passeggero. Abbassò il finestrino per ricevere la valigetta ventiquattro ore
che conteneva tutto il necessario, mappa e cellulare
compresi. Diede tutto a Dimitri, mentre il russo dalla barba scura diceva:
<< Siete i quarti a partire, dopo Severin il
Diavolo >>.
Irina annuì, poi
richiuse il finestrino. Guardò Xander salire sulla
599, più serio del solito, e Nina parlottare al telefono con aria annoiata.
“Mi stupisco di Xander…Di
solito, l’unica a cui permette di guidare le sue
Ferrari sono io” pensò,
con una smorfia sul volto, “Ma
dimenticavo che ormai i miei comportamenti non sono più di suo gradimento… Si è
trovato una nuova bella bambola”.
Solo un mese prima
non avrebbe mai pensato una cosa del genere, ma ora era addirittura pronta a
dirlo ad alta voce: era arrabbiata, molto arrabbiata, e quella sensazione di
tradimento che aveva addosso non gliela avrebbe tolta
nessuno. Sapeva che quella gara non avrebbe decretato solo l’esito della sua
missione, ma in qualche modo avrebbe influenzato anche i suoi rapporti di Xander…
Qualcuno bussò al
finestrino, e lei lo abbassò. Era Dan, imbacuccato in un piumino azzurro dal
collo di pelliccia e un cappello di lana in testa.
<< Volevo
augurarvi in bocca al lupo >> disse, mentre il suo fiato si condensava in
nuvolette di vapore nella gelida aria di Mosca, << Faccio il tifo per
voi, naturalmente >>.
Irina sorrise.
Simpatico come la solito.
<< Grazie
>>.
<< Spero
davvero che tu riesca ad arrivare prima >> disse Dan, eccitato, <<
Saresti la prima donna a vincere la Mosca-Cherepova,
oltretutto con una Grande Punto. Come minimo dopo dovrai farmi un autografo… E
lasciarmi la tua auto per un esame approfondito >>.
Irina si lasciò
andare a una risata, stemperando la tensione che aveva addosso.
<< Lo spero anche io >> disse, << Seguirai tutta la gara?
>>.
<< Certo. Ci
vediamo a Rostov questa sera >>. Diede una pacca al cofano della Punto.
<< Vedremo quanto è affidabile questa scatoletta >>.
Irina gli fece un
cenno e richiuse il finestrino, poi guardò Dimitri. Il russo era una statua di
ghiaccio.
<< Più tardi
ci diamo il cambio? >> chiese, seria.
Dimitri maneggiò il
cellulare con aria disinteressata.
<< Sì, ma
ricordati che io sono il tuo co-pilota >> rispose, << Se vogliamo
che ti accettino tra loro, devi essere tu a vincere questa gara >>.
Irina strinse il
volante. Dimitri aveva ragione: era lei la vera protagonista, in quella corsa.
Doveva vincere lei, e ora aveva un sacco di buoni motivi per farlo. Il primo, e
forse il più importante, era seduto dentro quella Ferrari rossa a pochi metri
da lei.
Vide il russo dalla
barba scura farle cenno di avvicinarsi alla linea di partenza, ed ebbe modo di
accostarsi per qualche istante alla 599: dentro, vide il volto scuro di Xander fissarla per un istante, e dietro di lui la cascata
di capelli biondi di Nina. Gli fece un cenno, poi passò oltre, conscia di
ritrovarsi la persona che amava contro.
Davanti a lei, la Camaro rossa scattò in avanti, sollevando una nuvola di
polvere di ghiaccio, e sparì all’orizzonte in pochi secondi. I russi fuori
segnarono l’ora della partenza, poi le fecero cenno di avanzare.
Nei restanti cinque
minuti, Irina fissò la strada davanti a lei in silenzio, la luce fioca del
cielo nuvoloso a illuminare il tratto di asfalto che filava liscio e diritto
per qualche chilometro. Sapeva che percorso doveva seguire, Dimitri lo aveva
segnato sulla cartina, e sapeva che non sarebbe stato facile. Ma nella sua vita non c’era mai stato niente di semplice, e
il senso della sfida non era mai morto dentro di lei. Fenice era pronta, doveva
esserlo.
<< Due
fermate al massimo >> disse Dimitri, << Non dobbiamo sbagliare
strada, altrimenti rischiamo di impiegarci troppo. Abbiamo una tanica di
benzina di scorta, ma se troviamo dove fare rifornimento è meglio…
Infrangi tutti i limiti di velocità. Niente scrupoli. La polizia non ci seguirà
>>.
Irina gi rivolse
un’occhiata e sorrise. Ormai lo conosceva, sapeva come era
fatto, sapeva il suo passato… E sapeva che si fidava di lei, finalmente. Forse
non esisteva nessuno meglio di lui per farle da co-pilota, nemmeno Xander. Non avrebbe criticato le sue azioni, non avrebbe
contestato le sue scelte. Voleva che fosse lei a vincere, non lui stesso.
<< Sarà la
prima cosa che farò >> disse, guardando fisso lo specchietto retrovisore,
dove vedeva Xander e Nina seduti nella 599, <<
Non ci saranno Ferrari né bionde che tengano. Ero la numero tre della Black List per un buon motivo >>.
Con la coda
dell’occhio vide dipingersi un sorrisetto sul volto di Dimitri, e premette
leggermente il pedale dell’acceleratore, facendo ruggire il motore della Punto.
L’adrenalina, quella vera, quella che aveva sempre sentito durante le sue
vecchie gare, riprese a scorrerle nelle vene, dandole quella sensazione che
solo una corsa le portava: non importava andare contro le regole, contro la
legge, contro il buon senso… Il pericolo non esisteva e non sarebbe mai esistito, finché correre non le fosse sembrato come
respirare.
Vide il russo
alzare il cronometro, le cinque dita tese dell’altra
mano, per darle il tempo di prepararsi. Strinse ancora di più il volante,
accarezzando il pomello del cambio…
Poi, una a una, come a rallentatore, le dita del russo si abbassarono, e
il suo piede affondò sull’acceleratore, facendo stridere le ruote sull’asfalto
gelato e sollevando una nuvola di fumo nero. La Punto schizzò avanti come
catapultata, lasciandosi dietro solo l’odore delle gomme e del ghiaccio
sbriciolato…
Una dopo l’altra,
le marce sfilarono sotto la mano di Irina, portandola rapidamente a una
velocità proibita, ma non ancora la più estrema. Era
partita, era in gioco, e quello era l’importante…
<< Imbocca
l’autostrada >>.
Dimitri, di fianco
a lei, non aveva fatto nessuna piega di fronte alla sua partenza a razzo;
teneva la mappa con le sue annotazioni in mano, tranquillo. Irina eseguì il suo
ordine e risalì la rampa che l’avrebbe portata sull’autostrada, immettendosi nel
flusso scarso di auto che arrivava da Sud. Diede uno sguardo al tachimetro e
rivolse un’occhiata complice a Dimitri.
<< Andiamo?
>> domandò, serafica.
Dimitri si produsse
in un ghigno.
<< Vediamo
che media sai tenere, Fenice >>.
Ore 10.00 –
Autostrada, Mosca
William fece
scivolare la Bugatti lungo la rampa di decelerazione, uscendo rapidamente
dall’autostrada e superando altrettanto velocemente il casello. Appena si
ritrovò in città, fermò la macchina davanti a un grosso bar quasi deserto, in
una viuzza nella periferia della città.
Daniel,
spaparanzato sul sedile del passeggero, dormiva ancora, così gli diede uno
scossone.
<< Avanti, ci
prendiamo un caffè >>.
William smontò
dalla Veyron, ingoiando la boccata di aria gelida che
gli arrivò in faccia appena uscì dall’abitacolo, e stiracchiò i muscoli
indolenziti delle gambe, piegandole un paio di volte. Non aveva mai guidato per
così tanto tempo di fila, né per così tanti
chilometri. In quel momento, aveva solo voglia di trovare un letto e dormire,
lasciandosi andare al mondo dei sogni senza pensare a nient’altro.
Ma era a Mosca.
Contro ogni previsione, aveva raggiunto la capitale della Russia, la città che
stava ospitando Irina, Dimitri e forse anche Went…
Settimane prima era chiuso dietro sbarre di ferro, e
l’unica aria che poteva respirare era quella del desolato cortile del carcere.
Guadagnò l’entrata
del bar seguito da un assonnato Daniel, e raggiunse il bancone. Una ragazza
russa piuttosto bruttina stava dando una ripulita al lavandino, e li guardò
interrogativa.
William gli fece un
cenno con le dita, indicando un due, e poi fece il gesto di bere. La russa
comprese e annuì, mettendosi al lavoro nel preparare i loro caffè.
Imparare il russo
era una cosa che sapeva avrebbe potuto tornagli utile,
ma era sempre stato troppo pigro per mettersi a studiarlo. In quel momento si
pentì di non averlo mai fatto.
Si sedette al
bancone, passandosi una mano sul volto, gli occhi che bruciavano. Era stanco
morto, e si sentiva il cervello offuscato. Il massimo che si era concesso era
stato due ore di sonno a notte, ad auto ferma, in una qualche desolata stazione
di servizio in cui gli nemmeno gli sbirri sarebbero mai venuti a cercarlo…
Chissà che raggiungere la Russia in cinque giorni era un record…
<< Cristo
santo, che viaggio… >> mormorò Daniel, passandosi una mano sul viso,
esausto, << Mi fa male dappertutto… Dormire su quel cazzo di sedile non è
per niente comodo… >>.
<< Beato te sei riuscito a dormire >> ribatté seccato William,
<< Io cosa devo dire? Comunque dopo andiamo a trovarci un albergo. Giusto
il tempo di fare una telefonata >>.
Attirò l’attenzione
della barista e gli mimò il gesto di telefonare. Lei gli fece cenno verso il
retro del locale, dove trovò un vecchio telefono malandato ma che sarebbe
servito al suo scopo. Tirò fuori un foglietto che portava nascosto nella calza
destra e compose il numero che c’era scritto sopra.
Ivanof Zarevic, la Lince.
Unico contatto che
gli era sempre interessato avere in Russia.
Attese qualche
minuto in linea, sentendo il telefono squillare a vuoto. Poi partì una voce
russa, che diceva qualcosa che lui non capiva assolutamente; forse una
segreteria, o un messaggio di numero inesistente.
William mise giù il
ricevitore, controllando di aver fatto il numero corretto. Strano che Ivanof non rispondesse: di solito quello era il suo numero
diretto, era lui a ricevere la telefonata…
Tornò nel locale,
pagò i due caffè più un piccolo sovrapprezzo per la telefonata, e tornò in
macchina, seguito sempre da Daniel.
<< A chi hai telefonato? >> chiese lui.
<< Alla Lince
>> rispose William, mettendo in moto la Veyron,
<< Ma non ha risposto… Deve aver cambiato numero… Andiamo in centro e
troviamo un albergo che fa al caso nostro >>.
Non era
preoccupato; anche se non aveva più il suo numero di telefono, sapeva come
incontrare Ivanof. In caso di bisogno, gli aveva
detto che lo avrebbe sempre trovato in un vecchio locale nel centro di Mosca,
un posto piccolo e discreto che a lui piaceva molto perché gli garantiva una
certa privacy. Il proprietario lo conosceva bene, e sicuramente gli avrebbe
dato un nuovo recapito.
L’atmosfera
natalizia in città era nel pieno, e le luci delle decorazioni e degli alberi
sfavillavano tra le vie affollate della Mosca ricca, quella dello shopping
natalizio. Gente di tutti i tipi, imbacuccata in cappotti pesanti e sciarpe,
girava tra i negozi carica di buste e pacchetti.
William si sentì
stranamente distante da quell’eccitazione e felicità tipicamente festive: forse
era la stanchezza, forse la consapevolezza che quel Natale avrebbe avuto
davvero poco da festeggiare. Adocchiò l’insegna di un hotel extra lusso e si
fermò davanti, sotto lo sguardo poco convinto dell’usciere.
<< Questo ti
piace? >> domandò, rivolto a Daniel, con tono
sarcastico.
<< Certo che
sì >> rispose lui, guardando la facciata bianca ed elaborata
dell’edificio, << Quante stelle è? Sei? >>.
Entrarono nella
hall, diretti verso il bancone, dove una ragazza dai capelli raccolti in una
stretta crocchia li accolse con un sorriso piuttosto finto. In effetti, il loro
abbigliamento non rispecchiava molto quello richiesto per i tipici clienti di quell’albergo:
niente smoking, né giacca e cravatta, nemmeno una camicia. Solo un paio di
jeans, una t-shirt e una giacca.
<< In cosa
posso aiutarvi? >> chiese gentilmente, un forte
accento russo nella voce. Aveva già capito che non erano della zona.
<< Vorrei due
camere con vista sulla strada >> rispose William, tirando fuori il
portafoglio, << Le migliori che avete >>.
La ragazza digitò
qualcosa sul computer.
<< Abbiamo
una singola e una suite >> rispose, guardandolo, << Sono di vostro
gradimento? >>.
William allungò una
mazzetta di banconote alla ragazza, rivolgendole un’occhiata eloquente.
<< Queste
dovrebbero bastare per tutta la settimana >> mormorò, << E se vi chiedono di me, non sono qui, d’accordo? >>.
La ragazza sorrise
a trentadue denti di fronte al denaro e annuì.
<< Come desidera, signore. Siamo molto conosciuti per la nostra
discrezione. Vi do immediatamente le chiavi >>. Si voltò un attimo, poi
aggiunse: << Stante 23 e 24, terzo piano
>>.
William prese le
chiavi e ne lanciò una a Daniel, camminando rapidamente verso l’ascensore.
<< Prenditi
la suite >> disse, secco, << E’ la tua ricompensa per avermi
seguito fino a qui… >>.
Non si soffermò
sull’espressione stupita di Daniel, non gli interessava. Non gli interessava
nemmeno avere la suite, in quel momento. Qualcosa gli diceva che gli sarebbe
stata completamente inutile, tanto non doveva impressionare nessuno, né
tantomeno condividerla con qualcuno… Non per il momento.
<< Perché?
>> fece Daniel, mentre salivano con l’ascensore fino al terzo piano,
<< Sei tu il capo, non dovresti…? >>.
William lo zittì in
fretta. << Prenditi quella maledetta camera e non discutere >>
ringhiò, << Volevi una suite? Te la sto dando. Tanto io non me faccio niente, ho altro a cui pensare >>.
Raggiunsero il
terzo piano, e arrivarono davanti alle porte. La 24, quella
Daniel, era una stanza angolare, molto grande e lussuosa; anche la 23 però non
era male, e William ci si chiuse dentro in fretta, desideroso di rimanere
finalmente da solo.
Una volta chiusa la
porta alle sue spalle, si lasciò cadere sul letto morbido e soffice, le braccia
dietro la testa, gli occhi chiusi. Tutta la tensione che aveva addosso si
sciolse lentamente, facendolo piombare in un torpore leggero, che gli dava
ancora la facoltà di pensare e ragionare.
Ormai era a Mosca,
aveva raggiunto la sua meta. Non gli rimaneva che trovare la Lince e sperare
nel suo aiuto… Sicuramente con lui avrebbe trovato Irina in un battibaleno,
anche se in quel momento stava partecipando alla Mosca-Cherepova.
Poteva farsi dare la mappa della corsa, seguirli passo passo,
oppure aspettarli all’arrivo… In ogni caso, non vedeva l’ora di ritrovarsi
davanti Irina e Dimitri, sentire quello che avevano da dire, le scuse che si
sarebbero inventati…
La mano gli corse
alla tasca in cui nascondeva la pistola, certo che quella sarebbe stata l’unica
fedele compagna nella sua avventura… Era inutile illudersi di non doverla usare
con lei, Irina lo aveva tradito… Non sarebbe mai riuscita a trovare una scusa
abbastanza convincente per fargli cambiare idea.
Ore 14.00 –
Autostrada
Il guard-rail
sfilava alla sinistra di Irina come una striscia grigia di metallo indistinto,
senza un inizio e senza una fine, mentre i fiocchi di neve vorticavano sulla
strada, trasportati dal vento. Una Camaro rossa
correva di fianco a loro, mentre dietro avevano la 599 di Xander,
il rombo del motore che arrivava ben distinto alle loro orecchie.
<< Vai, vai…
>>.
Irina strinse il
volante, senza staccare gli occhi dalla strada che si riempiva a poco a poco di
neve, l’asfalto sempre più scivoloso… Gli alberi che contornavano la
carreggiata avevano le chiome bianche, il cielo grigio sopra di loro che non
prometteva nulla di buono.
<< Non
rischieranno di più >> disse Dimitri, che aveva gettato di lato la
cartina e ora guardava a intermittenza la 599 e la Camaro,
<< C’è troppa neve, sanno che possono perdere il controllo… >>.
Fino a quel
momento, Irina aveva guidato come una matta. Aveva percorso più di quattrocento
chilometri senza fermarsi, a una media di 180 km/h, riuscendo a recuperare Severin e la sua Camaro, ma
accorgendosi che Xander li tallonava sempre più
vicino.
Poi aveva iniziato
a nevicare. Dapprima più radi, poi sempre più spessi e grossi, i fiocchi
avevano cominciato a scendere dal cielo posandosi sulla carreggiata e
disegnando un mantello bianco che non aveva niente di invitante.
Irina aveva dovuto rallentare per forza, per non rischiare di finire fuori
strada, e così avevano fatto Severin e Xander…
<< Rallenta
ancora… >> sussurrò Dimitri, << Fai andare avanti la Camaro… Ci farà strada >>.
Irina sfiorò il
freno, lasciandosi superare da Severin, conscia
dell’utilità di quella mossa: se ci fosse stato del ghiaccio, la Camaro sarebbe stata la prima a incontrarlo, dando a loro
la possibilità di evitarlo.
Gettò un’occhiata
nello specchietto retrovisore: vedeva il volto concentrato di Xander al volante della 599, ma era talmente arrabbiata con
lui che non si preoccupava del fatto che potesse essere stanco… Oltretutto,
vedeva bene anche la chioma bionda di Nina.
Spostò lo sguardo
sul cruscotto, controllando il livello del carburante. La lancetta calava
sempre più verso il simbolo con la pompa del rifornimento…
<< Non
possiamo andare avanti ancora per molto >> disse, << Dobbiamo fare
benzina, o rischiamo di rimanere a piedi >>.
Dimitri annuì.
<< Quanto
abbiamo ancora? >>.
<< Trenta,
trentacinque chilometri al massimo >> rispose Irina, sentendo il motore
della Punto ruggire al di sopra dello stereo.
Non importava
arrivare primi, in quella gara dove era il tempo il
fattore discriminante. Avevano recuperato Severin,
perciò su di lui avevano un po’ di vantaggio, ma Xander invece li aveva raggiunti. Fermarsi significava
dargli un margine di distacco ulteriore, e perdere
minuti preziosi…
<< Credi si
siano già fermati? >> chiese Irina, seguendo i fari rossi della Camaro davanti a loro.
<< No
>> rispose Dimitri, << Saranno costretti a fare rifornimento anche
loro, fra poco… >>.
Mentre i minuti
passavano lenti, con il rumore delle ruote che rotolavano sull’asfalto bagnato,
la tensione che saliva sempre più, Irina sentì le dita delle mani intorpidirsi.
Cominciava a essere stanca, aveva bisogno di una pausa. E tutto quel bianco le
faceva strizzare gli occhi, abbagliandola.
Intanto, la
lancetta del serbatoio scendeva sempre di più, finché la spia rossa non si
accese prepotente, segnalando l’urgente bisogno di nuovo carburante. Rallentò
ancora un po’, per guadagnare ancora qualche chilometro di autonomia,
ma Xander non sembrò voler fare lo stesso.
Forse ne aveva ancora per un po’…
<< Dimitri…
Alla prossima dobbiamo fermarci >> disse, preoccupata.
Lui scosse il capo.
<< Alla
seguente >> disse solo.
<< Ma non ce la facciamo! >> ribatté lei, << Non abbiamo abbastanza autonomia! >>.
<< Ci
arriviamo >> la rassicurò Dimitri, fissando dallo specchietto la Ferrari,
<< Rallenta >>.
Irina sfiorò
nuovamente il freno, proprio mentre l’ultimo cartello avvisava dell’imminente
stazione di servizio. La superarono, e il suo cuore iniziò a battere ancora più
forte. Però si fidava di Dimitri, e vederlo così calmo
la tranquillizzava.
“Si è fidato di me, è giusto che io faccia altrettanto…”.
Credette che Xander la superasse, per prendersi il vantaggio, ma
rimasero in coda, l’uno dietro l’altro, con la Camaro
in testa. Voleva continuare a sfruttare la sua scia…
Irina gettò
un’altra occhiata all’indicatore del serbatoio, poi al tachimetro, in ansia.
Sarebbero rimasti a piedi… Ormai non la Punto non poteva andare avanti ancora
per molto… Il rosso della spia sembrava diventare sempre più brillante…
<< Cosa stiamo aspettando? >> domandò, a voce bassissima.
<< Che Went si fermi… >> rispose Dimitri.
Irina deglutì. Non
aveva importanza che Xander si fermasse prima o dopo
di loro: in ogni caso, l’eventuale vantaggio che perdevano
a guadagnavano poteva annullarsi…
Poi finalmente lo
vide: un altro segnale di stazione di servizio. Si spostò a destra, sperando
che Dimitri non la facesse continuare ancora, e si accorse che la Camaro non rallentava; poteva proseguire ancora, allora. La
Ferrari, invece, guizzò alla sua sinistra e la superò in un secondo, parandosi
davanti a lei e imboccando l’entrata della stazione di servizio.
Dimitri fece un
sorrisetto.
<< Lo sapevo…
Seguili >>.
Irina entrò nella
stazione e andò diretta verso le pompe di benzina deserte, affiancata alla
Ferrari. Si fermarono insieme, e Dimitri saltò giù dalla Punto alla velocità
della luce. Aprì il bocchettone e iniziò il rifornimento.
Xander li guardava con
un’espressione omicida sul volto, e Irina lo ignorò. Dimitri invece sosteneva
il suo sguardo, beffardo, come a sfidarlo. Nina era rimasta in macchina, forse
affrontare il freddo era troppo per lei…
<< Guido io
>> disse il russo.
Irina annuì.
<< Ok >>.
Dimitri afferrò le
chiavi dell’auto e salì al posto di guida, mentre Xander
faceva la stessa identica cosa. Irina si accomodò dalla parte del passeggero e venne incollata al sedile dallo scatto bruciante di Dimitri,
che fiondò in avanti la Punto come un proiettile. La Ferrari li affiancava, il
rombo del motore che copriva quello della Punto.
Irina si tenne alla
maniglia della porta, sperando che il disprezzo che provava Dimitri nei
confronti di Xander non lo portasse a sbatterlo
fuori, o peggio.
Come dotata di un
nuovo vigore, la Punto iniziò ad accelerare sollevando una nuvola di neve,
mentre la Ferrari le teneva testa, una macchia rossa nel bianco del paesaggio.
Sul volto di Dimitri c’era dipinto un ghigno, gli occhi grigi puntati sulla
strada.
<< I prossimi
trecento chilometri saranno i peggiori della sua vita… >> sussurrò.
Irina si ritrovò a
pensare che forse Xander aveva
davvero bisogno di una lezione, questa volta. Non li avrebbe fatti
vincere, anche se sapeva che dovevano essere loro a incontrare la Lince; era
intenzionato a ostacolarli fino alla fine, perché voleva essere lui a recitare
la parte del vero agente dell’F.B.I…
<< Fagli vedere che non serve una Ferrari, per vincere questa
maledetta gara >> disse lei.
Gli occhi di
Dimitri brillarono, e lei capì che si era appena dimostrata una vera pilota
clandestina. Non ebbe il tempo di aggiungere altro, perché venne
incollata al sedile dall’accelerazione della Punto.
Sorpassarono a
tutta velocità una stazione di servizio, dove Irina riuscì a vedere la Camaro rossa di Severin ferma a
fare rifornimento, e sorrise al pensiero che la strategia del Mastino stava
funzionando: faceva bene a fidarsi.
Afferrò la mappa e
cercò il punto esatto in cui si trovavano: a metà strada tra Mosca e Rostov, ma
il percorso comprendeva anche un tratto di gara in montagna, tra i tornanti
gelati poco prima dell’arrivo. Dovevano guadagnare vantaggio ora, perché dopo
non si poteva sapere cosa sarebbe accaduto…
Nell’autostrada
sgombra la neve aveva smesso di cadere, ma l’asfalto rimaneva comunque bagnato,
e la bassa temperatura rendeva facile il formarsi di lastre di ghiaccio.
Bastava un errore per finire contro il guard-rail e poi fuori strada…
Guardò Dimitri,
concentrato sulla strada, chiedendosi cosa passasse in quel momento nella sua
testa: l’unica cosa che provava lei in quel momento era tensione pura.
I minuti passavano
lenti, la musica a basso volume completamente coperta dal rumore dei motori,
mentre le due auto procedevano fianco a fianco lungo
la carreggiata, a una velocità che poteva presto portarli alla morte. Era come
se uno dei due attendesse che l’altro rallentasse il passo, che gli lasciasse
spazio… Nessuno l’avrebbe fatto, né Xander né
tantomeno Dimitri.
Poi la Punto
sbandò, e Dimitri premette fino in fondo il freno, mentre l’auto si girava di
lato, vittima di una spessa lastra di ghiaccio che nessuno aveva visto. Come un
mimo, la 599 perdeva il controllo nello stesso modo, lo stridio delle gomme
sull’asfalto invadeva l’aria gelida…
Irina gridò, ma Dimitri
strinse il volante così forte ed eseguì una controsterzata così decisa che la
Punto tornò dritta, mentre nel loro specchietto retrovisore la Ferrari
riguadagnava la traiettoria con un colpo di coda.
Dimitri fece una
smorfia soddisfatta, e accelerò ancora, con la 599 che gli rimaneva incollata
al posteriore… Poteva riprenderli in un attimo, se voleva. Aveva più cavalli,
più scatto… Ma meno aderenza.
Davanti a loro si delineò la siluette di un’auto, una M3 bianca con la
fiancata rovinata, partita prima di loro… Doveva essere inciampata anche lei
nella lastra di ghiaccio che aveva fregato loro…
Il tempo passò così
in fretta che Irina si accorse della strada che avevano fatto solo quando la
lancetta del serbatoio della Punto si trovava ormai sotto la metà… I trecento
chilometri di Dimitri dovevano ormai essere alla scadenza, ma la Ferrari
continuava a rimanergli incollata dietro, senza accennare a rallentare…
<< Controlla
sulla mappa se il prossimo distributore è l’ultimo prima di uscire
dall’autostrada >> disse Dimitri, la voce neutra.
Irina seguì il
percorso delineato da una riga blu, e scoprì che si trattava davvero
dell’ultimo. Dopo, si apriva il tratto montano che si inerpicava
tra stretti tornanti che avevano l’aria di essere molto ripidi.
<< Sì, è
l’ultimo… >> sussurrò, << Si fermeranno anche loro, immagino… Ci
diamo il cambio? >>.
Dimitri attese un
attimo prima di rispondere.
<< Se non
sono stupidi si fermeranno >> rispose, <<
Rischierebbero di rimanere senza benzina a pochi chilometri dall’arrivo… I
tornanti sono tuoi, se ti ricordi ancora come si gareggia in un canyon…
>>.
Irina fece un
sorrisetto.
<< Come posso
essermi dimenticata? >> ribatté, << Ho rischiato la vita, quando ho
fatto quel tipo di gare… Ma sono ancora qui, quindi credo
di essere pronta >>.
Sorvolarono un
piccolo dettaglio: era il Mastino era essere l’esperto di Canyon, quello che
amava quel genere di gare e che aveva sfidato anche Xander
in quel modo… Lui però sembrava non volerlo ricordare, come se le stesse dando la possibilità di dimostrare chi era.
<< Sei tu che
devi vincere questa gara >> disse solo lui, << Non farmi pentire di
averti lasciato il volante >>. Ma sorrise
impercettibilmente, nonostante la tensione.
Irina si rese di
nuovo conto che Dimitri le stava dando fiducia dove Xander
non lo avrebbe mai fatto: rischiare una gara così? Assolutamente no! Piuttosto
avrebbe guidato lui per dodici ore di fila!
Dimitri mise la
freccia e imboccò l’entrata della stazione di servizio, ancora seguito da Xander. Doveva avere in mente la stessa loro idea.
Irina si fiondò giù
dall’auto appena Dimitri si fermò di fianco alla pompa della benzina. Lui fece
rifornimento mentre lei si sistemava al posto di guida.
L’istinto di
guardare cosa faceva Xander fu troppo forte, così si
voltò dalla sua parte. Anche lui stava facendo rifornimento,
ma Nina era fuori e lo guardava, seria. Stava dicendo qualcosa di cui
non riuscì a cogliere il senso.
Poi la ragazza fece
un cenno verso la Punto, e Xander si voltò a guardare
per un momento. Il suo sguardo incrociò quello di Irina, ma senza mostrare emozioni
tornò a guardare Nina. Fece un cenno e la ragazza prese posto al volante della Ferrari.
La prima sensazione
di Irina fu di tradimento. La lasciava guidare… Assurdo. Si fidava più di
quella russa che di lei? Le metteva tra le mani l’esito della gara…
“C’è solo una spiegazione… E’ più brava di me”.
L’orgoglio le montò
addosso come una belva, e le sue dita fremettero sul volante. Quando mai aveva
incontrato una ragazza più brava di lei alla guida? Quando mai aveva sentito il
bisogno di mostrare di cosa fosse capace davvero a una donna pilota come lei?
Dimitri risalì in
auto, e il suo piede affondò sull’acceleratore, facendola schizzare fuori
dall’autogrill alla velocità della luce. Il russo venne
sballottato contro il sedile, mentre lei filava dritta verso l’uscita
dell’autostrada, la montagna che avrebbero dovuto scalare proprio davanti a
loro…
<< Cazzo, che
ti è preso?! >> sbraitò Dimitri, rimettendosi
seduto, << D’accordo che dobbiamo vincere, ma dammi il tempo di salire!
>>.
Irina ignorò il suo
tono stizzito, troppo arrabbiata per rispondergli a tono.
<< Se fa
guidare quella, si è completamente dimenticato chi ha davanti… >>
ringhiò, << Lei non sa chi sono io… >>.
Sentì addosso lo sguardo di Dimitri, forse divertito, forse
infastidito. Non le importava. Aveva una reputazione da difendere, anche se si
trattava del suo fidanzato. Non le importava nemmeno di apparire pretenziosa o
orgogliosa.
E iniziò la salita,
dapprima leggera e con poche curve, poi sempre più ripida, i tornanti che si
susseguivano uno dopo l’altro, la carreggiata stretta e a strapiombo sul vuoto…
Irina tenne d’occhio
lo specchietto retrovisore, vedendo il volto perfetto e angelico di Nina alla
guida della 599 alle loro spalle, e ogni volta che i suoi occhi incontravano quelli azzurro cielo della russa, sentiva montare
maggiormente la rabbia. Il suo piede affondava sempre di più sull’acceleratore,
per mettere più strada tra lei e quella Ferrari che iniziava ad
odiare con tutta se stessa.
<< Fa’
attenzione, potrebbe esserci del ghiaccio, dopo quella curva… >> disse
Dimitri, tranquillo, gettando un’occhiata dietro di loro.
Irina annuì e fece
arrampicare la Punto al centro della strada, pronta a qualsiasi sorpresa. Sentì
le ruote perdere un po’ di aderenza, ma lo sguardo alla 599 non le fece muovere
il piede da dove stava. Non si sarebbe fatta superare…
Però, per quanto ci
mettesse il suo impegno, notò che Nina non perdeva terreno. Le rimaneva
incollata al posteriore, sfruttando la sua scia e avvantaggiata nel caso di imprevisti. Sapeva come guidare, sapeva
cosa voleva dire correre…
“Bravo Xander, ti sei trovato
una bella sostituta. E’ pure brava al volante… Ottima
scelta”.
Chiunque avrebbe dato loro dei pazzi, e forse lo erano davvero. Correre
sulle montagne a quella velocità, fregandosene altamente di qualsiasi rischio,
era da matti. Eppure l’adrenalina che scorreva nelle vene di Irina in quel
momento era così potente da farle apparire tutto lento, controllabile, semplice…
Poi, iniziò la
discesa.
Irina sfruttò le
marce basse, per evitare di surriscaldare i freni, e lasciò scendere la Punto
lungo i tornanti, sentendo a ogni curva le ruote pattinare, guadagnando
velocità a ogni metro. Poteva cadere da un momento all’altro, rischiare di
sbandare, e il silenzio di Dimitri tradiva tutta la tensione che anche lei
sentiva in quel momento. Ma non poteva demordere, non
poteva lasciare la possibilità a Nina di superarla…
Curva a destra, curva a sinistra, tornante… Più che una gara, sembrava una
danza della morte, contro il rischio e contro il buon senso. Ormai non mancava più molto alla fine, e doveva riuscire a guadagnare un po’
di vantaggio… Erano pur sempre partiti dopo di loro, avevano cinque minuti di
scarto…
All’ultimo tornante
prima del tratto finale che li avrebbe portati all’arrivo, Irina decise di
sfruttare una delle poche possibilità che aveva di sorprendere Nina… Tirò il
freno a mano, facendo girare la Punto di lato, scivolando lungo la strada in
diagonale, con il muso in direzione dei dieci chilometri che li separavano dal
traguardo…
Girò il volante e
affondò il piede sull’acceleratore, così la Punto schizzò dritta e rapida,
facendo sbandare il posteriore, ma nella giusta direzione…
La Ferrari però fece
ruggire il motore, e Irina se la ritrovò chissà come di fianco, una macchia
rossa con la bella faccia di Nina dentro. La vide rivolgerle un impercettibile
saluto con la testa, per poi superarla con facilità…
Irina strinse il
volante, sentendo la rabbia salire a livelli intollerabili… Era un vero e
proprio affronto, una sfida a volto aperto…
Si mise dietro 599,
guadagnando velocità, pronta a una manovra diversiva. Sapeva che la strada
sarebbe stata dritta per un bel po’, ma poteva aspettare… Un’unica mossa, e
l’avrebbe fregata…
<< Puttana…
>>.
Anche se era il
commento che avrebbe voluto esprimere lei ad alta voce, fu quella di Dimitri a
mettere in chiaro cosa pensavano di Nina.
<< Quanto è
furba… >> continuò lui, con un vago sorrisetto, << Ti sta
provocando, penso tu lo abbia capito >>.
Irina fissò lo
sguardo che vedeva riflesso nello specchietto della 599.
<< Davvero?
Pensavo che potessimo diventare buone amiche, io… >> fece lei,
sarcastica.
Dimitri fece un
sorrisetto, poi sembrò tentato di dire qualcosa, ma non lo fece. Irina continuò
il suo inseguimento, mentre sentiva il volante tremare sotto le mani, per via
delle pietroline sul terreno e dell’alta velocità…
Poi, finalmente,
una curva, quella che poteva portarla davanti…
La Ferrari si spostò
sulla sinistra, per entrare larga, mentre lei si mise a sinistra… La affiancò e
la chiuse, portandosi in testa, il posteriore che scodava per via del ghiaccio…
L’insegna
dell’Hotel Lady B., il loro traguardo, apparve luminosa su un alto palazzo
grigio, le finestre illuminate. Una linea rossa era stata tracciata per terra,
e un gruppo di russi attendeva l’arrivo dei partecipanti…
Irina sentì il
pedale dell’acceleratore arrivare a fine corsa, facendo letteralmente
catapultare la Punto avanti, come un missile. Il rombo del motore della Ferrari
arrivò dritto alle sue orecchie, vide brillare la vernice rossa nello
specchietto…
Poi tagliò il
traguardo, inchiodando appena in tempo per non andare a sbattere contro le auto
parcheggiate davanti all’ingresso dell’Hotel, e rimase a fissare il vuoto per
alcuni istanti, esausta.
La gara era finita,
ma vide il ghigno di Nina all’interno della Ferrari. Anche se aveva tagliato il
traguardo per prima, non aveva vinto. E lo sapeva meglio di tutti.
Spazio Autrice
Allora, scusate il
clamoroso ritardo per questo capitolo, ma volevo finalmente offrirvi in “pasto”
un cap degno di questo nome, perché i precedenti non
mi sembra siano stati un gran che… Tra l’altro,
notando le quasi inesistenti recensioni, mi è venuto da pensare. Quindi, ho fatto uno sforzo enorme (non credevo che
l’università potesse essere così distruttiva… ho sempre la sensazione che mi
stia sfuggendo tutto di mano, visti gli impegni) e mi sono data da fare. Ditemi
che ne pensate.
Che dire… Come
vedete, la reazione di Irina di fronte alla comparsa di Nina è quella di una ragazza qualsiasi che improvvisamente si rende
conto che ha appena incrociato sulla sua strada la “donna perfetta” in grado di
portarle via il fidanzato con uno schiocco di dita. Ed è uscita fuori la rivalità tra le due, che farà sicuramente
scintille. Per non parlare del comportamento di Xander
che non aiuta affatto… Si sono comportati come due
perfetti sconosciuti, eppure non ne hanno sofferto. Fa pensare, vero?
E William è
arrivato a Mosca… E conosce la Lince di persona… Ma io aspetterei a cantare
vittoria. Si vedrà nel prossimo cap!
Alla prossima!
Un bacio!