Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: IreGenny    06/11/2010    6 recensioni
Il mio nome è Angelica Monti. Ho 18 anni, sto per finire il liceo e finalmente potrò lasciare questa odiosa scuola del cavolo. La mia vita è sempre stata normale, tranne per gli incubi che quasi tutte le notti faccio da quasi cinque anni. Molto spesso non erano altro che brutti , orribili sogni. Fino a qualche mese fa, da quando la gente ha iniziato a morire dopo ogni mio incubo. E tutto quello che ne è seguito mi ha catapultato in mezzo a una guerra cosmica in cui per sopravvivere devi essere o eccessivamente santa o eccessivamente pazza...e io non sono mai stata una brava ragazza...
Genere: Dark, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo: Watch Me Burn

I corridoi sembravano non finire mai. Nonostante stessi correndo, sembrava quasi che il tempo scorresse con una lentezza indicibile, come se il mondo fosse al rallentatore. Ero in ritardo, in un tremendo ritardo, la sveglia non aveva suonato e se non fossi arrivata in classe entro le otto e mezza avrebbero chiamato mia madre…di nuovo. La cosa che odiavo di più di me stessa, più del mio orrido carattere o della mia totale incapacità nell’avere relazioni sane con le persone era proprio questa: il non riuscire mai ad alzarmi ad un orario decente per andare a scuola. Arrivai difronte alla mia aula senza quasi più fiato. Almeno avevo un futuro da velocista, dato che la scuola non andava proprio benissimo… Bussai, ma nessuno rispose. Quell’odiosa della Fabbri, la mia prof. di latino, mi avrebbe squadrato dal sotto in su e fatto sentire inadeguata come ogni santissima volta che arrivavo in ritardo, lo sapevo già… Bussai di nuovo, come mai non rispondeva nessuno? Afferrai la maniglia della porta, che era bloccata…fantastico. Dove erano finiti? Stavo per andarmene quando notai che il pavimento era bagnato. Abbassai la testa, e vidi che il suolo era completamente ricoperto di sangue, così come la maniglia e la mia mano. Tentai di urlare, ma dalla mia gola non uscì nessun suono.
Fu allora che capii di stare sognando…
 








Aprii gli occhi e la deprimete luce al neon della mia classe mi abbagliò. Un sogno. Un altro brutto e orribile sogno. Niente di cui preoccuparsi, insomma… D’istinto guardai la mia mano destra che , grazie al cielo, era del suo consueto bianco cadaverico.
- Monti? Svegliati cazzo! – col suo solito modo carino e dolce Daniele Carri , il mio compagno di banco, mi stava prendendo a ceffoni sulla spalla. 
Strabuzzai gli occhi, e spostai lo sguardo su di lui. I suoi stupendi occhi grigio-verdi mi guardarono come a dire "Ehi Angie, che ti succede?"
- Stavo dormendo…? – nemmeno io sapevo se era una domanda o una affermazione.
- Si, stavi dormendo. – rispose lui scocciato . 
Sbuffai. La prof di storia stava continuando a parlare da sola, poveretta. Di solito nelle sue ore si facevano delle dormite fantastiche…e anche delle chiacchierate molto interessanti.
- Come mai questi attacchi di sonnolenza improvvisa? Notti in bianco? C’è qualcosa che devi dirmi? – uno dei tratti distintivi di Danny era di fare almeno due domande per volta. Uno dei miei tratti distintivi era di rispondere in modo evasivo a una sola di quelle.
- Magari notti in bianco…! – sorrisi. Danny era la cosa più vicina ad un migliore amico che avevo. Il nostro rapporto era molto sereno e libero, non vivevamo in simbiosi e nemmeno ci regalavamo collanine con scritto “Best Friends Forever”, ma se uno dei due aveva un problema, l’altro c’era sempre. Eravamo inseparabili dalla prima superiore, e non c’era mai stato nulla più che semplici chiacchierate fra amici, tranne il precedente capodanno. Ma ognuno di noi la mattina dopo fece finta che nulla fosse successo anche perché, come mi ripetevo di continuo, Danny stava con la stessa ragazza da più di due anni, e quella ragazza era un'altra delle mie più grandi amiche.
La campanella suonò, finalmente, ma prima che potessi alzarmi Danny mi afferrò per un braccio.
- Angelica, ti prego. Dimmi che cazzo ti succede. – I suoi occhi grigio-verdi fissarono i miei,spiazzandomi come sepre. Dicono che a certa gente non si possa mentire, ma io aggiungerei che a certi occhi non si può mentire.
Tuttavia, lo feci.
- Veramente, nulla. Ho fatto tardi ieri sera perché guardavo un film, solo quello!
Liberai il braccio dalla sua presa e mi diressi verso la porta della classe.
- Non finisce qui, Angie! – lo sentii gridare, ma feci finta di nulla. Sorpassai alcune delle mie compagne tutte gridolini-e-urletti con il solito disprezzo massimo. Non guardatemi così , se non ho la luna storta non sono poi così cattiva! Di solito, tendevo ad ignorare quello che dicevano, ma in quell’istante qualcosa dei loro discorsi mi colpì.
- Avete saputo di cosa è successo alla Fabbri? Sembra che l’altra sera, dopo i consigli di classe, sia stata aggredita proprio qui, a scuola…
- Ma allora è vero? Io ho sentito che quasi l’hanno fatta fuori! Almeno ci saltiamo il compito di lat…
- Cos’è successo alla Fabbri? – mi insinuai nel loro discorso con tale prepotenza che per qualche istante le mie compagne mi guardarono come se fossi diventata scema. – Intendo…è morta?
La più alta, una certa Delia Pastore ( una delle più troie dell’istituto) mi guardò dall’alto del suo metro e settantotto da modella  –see, certo, se solo pesasse circa duemila chili in meno – e dopo aver scannerizzato ogni parte di me , dalla punta dei capelli rosso cupo alle suole delle mie nike nere, si decise a rispondermi.
- Beh, ne parla solo tutta la scuola… -commentò, prima di continuare - sembra che ieri sera la Fabbri dopo una riunione si sia trattenuta in sala professori, ed è stata trovata una trentina di minuti dopo dalla bidella in un bagno di sangue… non mi sorprende che tu non ne sappia nulla, dopotutto non sei poi così…così… - cercò il termine giusto per farmi sentire ancora più fuori luogo. Non so se si è notato, ma non sono proprio Miss Popolarità…credo sia colpa del mio odio quasi patologico verso le etichette o per il fatto che uso il sarcasmo per rispondere a un buon 80% delle domande che mi vengono fatte. Inoltre, odio essere giudicata.
- Afferrato il concetto. Grazie per la quotidiana dose di dolcezza , DeeDee . – Con il mio miglior sorriso tirato andai verso il corridoio della mia scuola, il Liceo Scientifico Albert Bruce Sabin di Bologna. Studiavo lì da quasi quattro anni ormai, ma non ero ancora riuscita ad abituarmi al cambio di temperatura che c’era fra l’interno di una qualsiasi aula e il corridoio. Quasi ti aspettavi di vedere un pinguino passeggiare tranquillamente vicino alle macchinette del caffè!
Fuori dalle varie classe, gli altri ragazzi del liceo chiacchieravano e socializzavano in attesa del professore successivo, così nessuno fece caso a me quando, facendomi largo fra la folla, scesi fino al giardino interno dell'istituto. La prof dell'ora successiva era famosa per essere una gran ritardataria, quindi avevo un quarto d'ora per prendere una boccata di ossigeno prima di immergermi in quell'inferno in terra che voi chiamate scuola.
Uscii nel giardinetto vicino alla palestra, che era quasi del tutto deserto, fatta eccezione per qualche bidello in pausa e un misterioso ragazzo con una sigaretta in bocca.
Il Liceo Sabin è sempre stato uno dei più piccoli licei scientifici di Bologna, attualmente conta circa 900 persone fra studenti e professori, e ci si conosce quasi tutti, per lo meno di vista...per questo mi stupì molto vedere una faccia nuova. O meglio, mi avrebbe stupito se in quell'esatto istante non fossi stata in uno dei miei classici momenti di "autocommiserazione-autoanalisi" , come diceva mia madre. Esatto, proprio quei momenti in cui rifletti su quanto tua madre non sia mai in casa, su quanto tuo padre sia proprio uno stronzo, e su quanto i tuoi incubi inizino a fare veramente paura... 
- Ehi...fiammetta!? - girai la testa verso il ragazzo misterioso. Era molto alto ora che ci facevo caso ed era completamente vestito di nero.
- Dimmi, becchino. - risposi ironicamente. Odiavo quando si facevano battute sui miei capelli...cose come pel di carota, Rosso Malpelo o simili. Il ragazzo sorrise, ma non ci feci caso.
- Ce l'hai un accendino ragazza?
Dalla tasca dei miei pantaloni tirai fuori il mio Zippo, piccolo amuleto che mi porto sempre dietro, e glielo lanciai.
- Woah, carino...- commentò. Dopo essersela accesa , me lo rilanciò col solito fare da "dandy maledetto". Ah-ah amico, con me non attacca. 
Stavo per tornare su , quando lo sentii parlare. 
- Come ti chiami, ragazza?
Resistetti all'impulso di rispondergli male. Dovevo essere buona con i nuovi arrivati...
- Angelica. 
Sorrise di nuovo. Si avvicinò a me , mi prese la mano e me la baciò.
- Incantato. Un nome stupendo non trovi? Significa "Degna di un angelo"...curioso...
Ritirai la mano in fretta.
- E te come ti chiami , campione? 
- Il mio nome è Ade. 
Alzai un sopracciglio .
- Davvero? E chi ti ha spento i capelli?
Rise piano. Ma quel tipo rideva sempre?
- Sei proprio come lei, sempre con la battuta pronta...
- Come lei chi , scusa?
- Come Persefone naturalmente. 
Sbarrai gli occhi. Quel tipo era davvero fuori di testa.
- Io...devo...
- Oh, tranquilla...ci rivedremo .- disse lui, tranquillamente, continuando a fumarsi la sua sigaretta. Senza dire più niente, salii in fretta le scale e rientrai in classe poco prima dell'arrivo della prof, tentando di dimenticare le parole del principe degli inferi...




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Ed ecco a voi una mia storia dopo...quanto? Secoli? 
ahah, commentate se vi è piaciuta, sono curiosa di sentire i vostri pareri...
Un bacione, 
Irene

  
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