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Autore: Niamey    06/11/2010    1 recensioni
Premetto che questa storia ha l'intenzione puramente di narrare fatti e divertire, qualunque riferimento preso come offesa per una o l'altra cultura e/o religione è puramente voluto dal lettore.
Io mi limito a narrare la storia di questo fante mussulmano in costante lotta, fisica contro l'invasore cristiano, e spirituale contro il suo ego.
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vento soffiava impetuoso sulla pianura dominata dalla Città Santa, la giornata era asciutta: un ottimo giorno per combattere. Lo scontro fu preceduto dalle preghiere del mattino, un'ulteriore consacrazione per la Jihad.
Al-Malek era scosso, gli succedeva sempre prima di una battaglia; non ci si abituava mai. < E se per caso, uno di quei cani dovesse capitarvi tra i piedi, disarmato e terrorizzato, non esitate a trafiggerlo e non muovete alcuna pietà; loro non ne useranno alcuna verso di voi! > così il luogotenente istruiva i soldati della guarnigione, alcuni piangevano, altri erano attoniti, altri ancora rimanevano a testa bassa in costante preghiera; a "svegliarli" tutti, fu il rumore del corno, l'intensificarsi dei tamburi: lo scontro era iniziato. Mi diletterei volentieri a raccontare nei minimi particolari la battaglia e le strategie adottate dai due geni militari; ma per varie questioni, voglio mantenere lo sguardo fisso sulla figura del nostro giovane amico, questi infatti era partito alla carica come una furia; tenendo lo scudo sopra la testa aveva rapidamente raggiunto la base delle mura, dove incontrò Hamza che sosteneva le scale... 
< Buona fortuna amico mio, che Allah sia con te > gli disse questi battendogli la mano sulle spalline. Al-Malek non esitò oltre, agguantò saldamente un lato della scala e, sempre mantenendo lo scudo sopra il capo, salì rapidamente fino ai merli, compì un'azione fulminea, lasciò la presa sulla scala e saltò a piè pari sul camminamento; lì il suo sguardo s'incrociò subito con un cavaliere templare, dall'abbigliamento sembrava un novizio, questi gli venne incontro brandendo la spada e fendendo l'aria dall'alto verso il basso, Al-Malek schivò prontamente il colpo e con lo scudo spinse il corpo sbilanciato del cavaliere giù dalle mura, questi spirò dopo un terribile urlo. Il giovane augurò al suo nemico di trovare la pace nella morte; poi, subito, avanzò sul camminamento dove trovò il rinforzo dello stesso Hamza, accorso alla battaglia tramite una torre d'assedio. I due, notandosi, si sorrisero, poi tornarono concentrati sulla battaglia. Due fanti di linea, probabilmente reclutati dalle campagne, vennero addosso ai due arabi armati di coltelli, il primo fu azzoppato dallo scudo di Hamza e successivamente finito con un taglio netto all'altezza del collo, l'altro fu immediatamente trafitto al costato dalla sciabola di Al-Malek. Questi, estratta l'arma dal cadavere si rivolse al compagno dicendo < Anche questi sono venuti qui per trovare la grazia di Dio? > L'amico non sembrava affatto turbato.
Scendendo le gradinate, la resistenza si fece più intensa, i mussulmani che si erano repentinamente introdotti all'interno della città rischiavano di essere tagliati fuori, i luogotenenti si resero subito conto di ciò e gridarono ai commilitoni di muoversi in ritirata e tornare all'accampamento, Al-Malek rinfoderò subito l'arma bianca in favore della ritirata, Hamza era eccitato dallo scontro, il veterano di Saladino si era gettato tra le fila cristiane mietendo non poche vittime. Ma i difensori della Città Santa continuavano ad avanzare e finirono per tagliargli ogni possibilità di ritirata. Realizzando di essere spacciato, Hamza decise di portarsi nella fossa molti infedeli, abbandonando la spada, o meglio, abbandonando il braccio che la reggeva, iniziò a roteare lo scudo urtando le armature leggere dei fanti di mischia e infine gettandolo in testa a un lanciere che tentava di colpirlo; le forze lo stavano per abbandonare, si tolse l'elmo e iniziò a difendersi dalle punte di lancia con quello, dopo poco, Al-Malek udì l'ultima frase del Leone (Hamza in arabo significa appunto leone): < Allah è grande, Allah u Akbar! >.
Il giovane raggiunse il campo pochi minuti dopo, e fu proprio lui ad annunciare a Salāh al-Dīn che si era conclusa l'operazione di ritirata, infatti, subito dopo aver udito queste parole, il Sultano ordinò all'artiglieria di far fuoco sul muro che precedentemente era stato scalato dai suoi uomini. Il sovrano strinse la mano ad Al-Malek, < Grazie a voi, ora abbiamo l'entrata per Gerusalemme > Questi sorrideva, in segno di riconoscenza, ma nel profondo sapeva, che il loro sacrificio era stato vano, rispose: < Mio signore, ora avete messo in funzione l'artiglieria, perchè non l'avete fatto prima che i nostri uomini entrassero? >. Questi gli disse < Dovevo essere sicuro che quella fosse l'entrata giusta, non potevo certo buttar giù un muro a caso, le munizioni per l'artiglieria e i pezzi per essa costano, gli uomini no >.  
  
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