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Autore: kalaea    06/11/2010    3 recensioni
Lei: Cassandra Jackson, 21 anni, segni particolari: occhi verde brillante e cuore spezzato.
Lui: nome sconosciuto, età ignota, segni particolari: bellissimo.
L'ispirazione per questa storia mi è venuta guardando un live dei 2PM, non sono riuscita a resistere all'impulso di scrivere!^^"
E' un racconto liberamente ispirato al mondo del k-pop e degli idol, ma spero che apprezzerete anche senza conoscerlo!
Dal primo capitolo:
"Rimasi ipnotizzata, non avevo mai visto nessuno ballare in un modo così preciso, potente, ma soprattutto sexy. Trasmetteva sensualità ad ogni movimento, senza mai essere volgare."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2PM-2

Only You

Capitolo 2


Mi stropicciai gli occhi con le mani. Sbuffai e li socchiusi, spalancarli sarebbe stato troppo traumatico. Adoravo stare a letto, sotto le coperte calde e gli occhi chiusi, anche se ero praticamente sveglia. Mi piaceva la sensazione di intorpidimento della mattina. Con la lentezza di un bradipo, allungai una mano al comodino e raggiunsi il cellulare, me lo portai davanti agli occhi e controllai l'ora. Cazz... lanciai le coperte e mi alzai di scatto, fiondandomi in bagno. Le 12:45. E all'una avevo appuntamento con Liz alla pizzeria sotto casa sua! Mi buttai sotto l'acqua, mi lavai alla velocità della luce, mai fatta una doccia così velocemente. Per fortuna faceva ancora abbastanza caldo per lasciare che i capelli si asciugassero da soli. Mi vestii in fretta e furia e mi lanciai in ascensore.
Avrebbero potuto darmi una medaglia, all'una e dieci minuti ero davanti a "Mario's", mentre di Elizabeth neanche l'ombra. E io che ho fatto tutta quella corsa! Sbuffai contrariata.
« Cass! » mi voltai verso la ragazza bionda che mi stava chiamando.
« Ciao Liz!» la salutai. Mi raggiunse e mi diede un bacio su una guancia « Meno male che io ero preoccupata di arrivare in ritardo... » commentai ironica.
« Scusa, ma il capo non mi voleva lasciare andare. » sospirò. Lavorava per una famosa rivista di moda e da quanto mi aveva raccontato il suo capo era davvero una persona insopportabile. Ma lei ci teneva tantissimo a quel lavoro, era il suo sogno di una vita e non si sarebbe lasciata abbattere.
« Tranquilla! » le sorrisi, quando c'era di mezzo il "Diavolo" non potevo che darle ragione.
« Allora, com'è andato il tuo primo giorno di lavoro? » mi domandò mentre prendevamo posto a uno dei tavoli della pizzeria.
« Massì, abbastanza bene direi. Il capo sembra gentile, i clienti sono tranquilli...è uno di quei locali dove le crew si esibiscono, sai? » le spiegai, entusiasta. Lei sapeva della mia passione per la danza e la condivideva con me « Devi venire a farci un giro! »
« Una sera verrò! » replicò sorridente, passandomi il menù.
« Inoltre uno dei miei colleghi credo proprio che sia il tuo tipo. » la presi in giro, ripensando a Jason.
« Allora devo proprio venire una sera! » ribatté scherzosa.
Ordinammo una margherita per me e una marinara per lei, a cui non piaceva il formaggio, e due coca-cole. Continuavo a chiedermi perché mi portasse sempre a mangiare la pizza, quando a lei nemmeno piaceva.
« E tra i clienti? Nessuno d'interessante? » mi provocò. Sapeva del mio pessimo rapporto con gli uomini da un anno a questa parte, ma si era messa in testa di volermi "guarire", che mi sarebbe bastato l'uomo giusto. Sì, il problema era trovarlo, l'uomo giusto.
« Mah, non saprei... » mi fermai a riflettere e subito l'immagine di quel ragazzo orientale mi comparve nella mente « ...ecco, c'era un ragazzo...» cominciai, non volevo che iniziasse già a farsi i suoi filmini mentali.
« Uuuuh, perfetto! E com'era? » ecco, appunto.
« Non ci ho parlato. » aggiunsi subito « Gli ho solo servito una birra! Non ho idea del suo nome, né di quanti anni abbia, prima che tu me lo chieda. Solo...» feci una pausa « ...era davvero bellissimo. » sussurrai.
« Lo sapevo! Su su, voglio una descrizione dettagliata! » mi incitò.
Non me lo feci ripetere e mi lasciai andare, descrivendo tutti i particolari che riuscivo a ricordare. Mi resi conto di quanto impressa mi fosse rimasta l'immagine di lui che ballava, sensuale come pochi, al centro della pista.
Il resto del pomeriggio passò velocemente e piacevolmente. Finito di pranzare salimmo all'appartamento di Liz e vi rimanemmo fino alle 3:30, ora in cui il suo capo la chiamò sbraitando qualcosa riguardo un servizio fotografico per Calvin Klein. Non avendo molto altro da fare quel pomeriggio accompagnai Liz fin sotto il suo ufficio e poi lentamente me ne tornai a casa a piedi.
Mi piaceva camminare. Con gli auricolari nelle orecchie a isolarmi dal mondo, potevo guardarmi attorno indisturbata, notando dettagli particolari e insoliti. Con calma arrivai al mio appartamento, alzai lo sguardo sull'edificio grigio e cercai con gli occhi la finestra del mio soggiorno. Il mio era un piccolo bilocale senza molte pretese, quarto piano (per fortuna c'era l'ascensore!), un soggiorno con cucinino, divano, tv e tavolo per mangiare, un bagno non troppo grande e la camera da letto, con un letto matrimoniale e un armadio a muro. Ero contenta di averlo trovato, mi faceva sentire gratificata vivere da sola, tenere in ordine il MIO appartamento, mantenermi.
Tra una cosa e l'altra si erano fatte già le sei quindi cominciai a preparare la cena e a sistemarmi per andare al lavoro. Alle otto meno cinque entrai dalla porta sul retro del "Black Stone" e cinque minuti dopo ero dietro il bancone a servire i clienti di quel martedì sera.

Lo avevo inconsciamente aspettato tutta la sera ma non si era presentato. Osservai delusa il ragazzo di colore che era appena entrato dalla porta. Del misterioso ragazzo orientale non c'era traccia. Un po' abbattuta, senza che ne avessi ben chiara la ragione, uscii dalla porta sul retro. Alzai gli occhi verso il cielo e mi persi nella sua profondità. Mi capitava spesso di soffermarmi a fissare il cielo, il suo essere infinito mi affascinava e spavantava allo stesso tempo. Con un sospiro tornai a guardare davanti a me e mi avviai verso casa.
Avevo fatto poco più di cinquanta metri e stavo svoltando a destra all'incrocio, quando due uomini sulla quarantina, che camminavano dall'altro lato della strada, mi notarono e deviarono per venirmi incontro. Preoccupata, accellerai il passo, continuando a fissare davanti a me. Forse se li avessi ignorati...
« Ehi, bellissima! » imprecai mentalmente. Feci finta di non aver sentito e non smisi di camminare con passo deciso.
« Ehi!
» mi chiamarono di nuovo, mi avevano quasi raggiunta « Il mio amico sta parlando con te, ragazzina! » uno dei due mi afferò per un braccio.
Mi voltai verso di loro, ora ero spaventata. Avevo sempre temuto di trovarmi in una situazione del genere, ma non pensavo che sarebbe successo veramente.
« Mi lasci andare! » cercai di divincolarmi, ma la sua presa era salda sul mio polso.
« Dai, perché non vieni un po' con noi? » il suo amico mi fissava con occhi stralunati. Io spostai il mio sguardo da uno all'altro, terrorizzata e senza avere la minima idea su cosa fare. Se avessi urlato in quel momento, qualcuno mi avrebbe sentito? La parte pessimista di me ne dubitava fortemente e al momento era lei ad avere il controllo del mio cervello. Tentai un'altra volta di divincolarmi, inutilmente.
« Direi che la signorina non sta apprezzando le vostre attenzioni. Potreste lasciarla andare? » mi voltai verso il mio salvatore, avevo le lacrime agli occhi dalla riconoscenza.
Spalancai gli occhi dalla sorpresa, tra tutti non mi sarei mai aspettata Lui. Con un eleganza e una calma che io mi sarei sognata, si fermò a pochi centimetri da me. Indossava un paio di jeans neri, una maglietta bianca e sopra il
 giubbotto in pelle della sera prima. Gli stavano decisamente bene. Lanciò uno sguardo di ghiaccio puro all'uomo che mi stava trattenendo, il quale lasciò andare all'istante il mio braccio.
« Tienitela pure!
» commentò l'altro. Fulminando entrambi con lo sguardo i due uomini si allontanarono lentamente da noi. Quando furono sufficientemente lontani, le mie gambe cedettero e in pochi secondi mi ritrovai a terra.
« Stai bene?
» il ragazzo si era accovacciato accanto a me, potevo scorgere un velo di preoccupazione nei suoi occhi.
« Io...credo di sì...
» risposi in un sussurro. Anche se il pericolo era passato mi sentivo ancora spaventata. Mi porse una mano e mi aiutò ad alzarmi. Una volta in piedi lasciò di scatto la mia mano, come se si fosse appena scottato. Rimasi un attimo confusa, ma in quel momento non riuscivo a pensare in modo completamente lucido.
« Sei pazza per caso? Andarsene in giro da sola a quest'ora di notte?!?
» mi attaccò con voce glaciale.
Alzai il viso fino a incontrare i suoi occhi, sorpresa. Che accidenti gli prendeva ora?
«
Scusa se lavoro fino a quest'ora! » replicai, mi stavo innervosendo.
« Non puoi tornare in macchina? Non c'è nessuno che può venirti a prendere? » ribatté, quasi arrabbiato.
« No, nessuno! » Ma che vuole questo? Mi ha aiutata per farmi la paternale?!? Avrà anche un bel faccino e un fisico da paura, ma è assolutamente odioso! « E ora se non ti dispiace vorrei tornarmene a casa! » con passo svelto mi allontanai da lui. Mi sentivo davvero esausta, erano ormai le 2:30 di notte, ero appena stata aggredita da due uomini e il ragazzo che mi aveva salvata era un cretino che si era messo ad urlarmi contro. Una volta in casa, mi buttai sul letto senza neanche struccarmi o farmi una doccia, ero troppo distrutta e provata, sia fisicamente che mentalmente. Continuavo a ripensare a ciò che era successo quella sera. Non potevo fare a meno di pensare che se lui non fosse arrivato in tempo a quell'ora io non sapevo che fine avrei fatto. D'altra parte mi tornavano in mente le parole che mi aveva rivolto quando quegli uomini se ne erano andati e il nervoso tornava ad impossessarsi di me.
Non so esattamente a che ora mi addormentai, ma doveva essere quasi mattina, non riuscivo per nulla a prendere sonno, troppi pensieri per la testa. Ma anche il mio fisico era esausto e alla fine la stanchezza mi vinse e caddi tra le braccia di Morfeo.
   
 
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