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Autore: Cristina Black    07/11/2010    2 recensioni
Sono passati 15 anni dalla trasformazione di Bella e dall'imprinting di Jacob. Renesmee è cresciuta, è invecchiata, e Jacob è stato tutto ciò di cui lei aveva avuto bisogno. Con il trascorrere degli anni, Bella comincia a vedere Jacob con occhi e sensi diversi, riscoprendo così l'amore che da sempre aveva cercato di soffocare. Ma la sua nuova natura (esagerata) di vampiro non le permetterà più di tenere a freno i suoi sentimenti. Cosa succederà a Jacob, quando Renesmee morirà? Come si comporterà Bella d'ora in avanti? Ma sopratutto...come reagirà Edward?
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Jacob
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Poc: ehm si non è il massimo della moralità questo racconto xD. Vabbè, io non mi dimenticherei nemmeno che Bella ha la priorità su Jacob, infatti quello che più mi da fastidio è che Jacob si metta con la figlia dopo che ha amato Bella per un sacco di tempo…ecco quello mi da molto più sui nervi rispetto a Bella che se lo riprende ^_^. Lei ha già confessato tutto in quel discorso sulla tomba di Nessie, compreso Jake. La nonnetta sa già tutto quello che è successo prima che lei nascesse. Un bacione!
 
***
 
Ely_love: no ancora non ci sarà lo scontro ^_^, devi pazientare ancora qualche capitolo. Eddy cattivo in un certo senso è più figo, forse perché l’idea tradizionale del vampiro è che appunto sia cattivo xD. Spero ti piaccia anche questo capitolo, non siamo lontane dalla fine ^__-. Buona lettura!

 
 
***
 
 
 
 
Il giardino dei Cullen si era popolato di statue di pietra.
Edward e i Voltuti arriveranno qui tra meno di quarantott’ore e non sapevamo assolutamente cosa fare.
«Dove li incontreremo?», domandò Carlisle alla piccola e spaventata Alice.
«Nel cuore della foresta, a 257 chilometri da qui, lontano dagli esseri umani per non coinvolgerli ed essere disturbati. C’è una grande roccia che affiora dalla terra, e dietro di essa vi è uno spiazzo non molto grande», rispose.
«Conosco quel punto, ci sono passato spesso venendo da Forks a qui», disse Jacob a denti stretti.
«Cosa facciamo?», domandò Nessie increspando le sopracciglia.
Era preoccupata per me, per Jake, per i Cullen, ma soprattutto per suo padre.
«Dobbiamo prepararci in fretta, non abbiamo molto tempo», disse Jasper. «Siamo svantaggiati con Edward dalla loro parte, non possiamo avere anticipazioni sulle loro intenzioni. Forse dovremmo chiamare gli altri clan come avevamo fatto per Renesmee».
«Vado subito a chiedere di aiutarci. Spero che la notizia della sopravvivenza di Renesmee risollevi il morale di Zafrina e Carmen. Erano distrutte quando l’hanno saputo», disse Carlisle. «Jacob…», disse, ma Jake lo interruppe subito.
«Noi andiamo ad avvisare Sam e gli altri. Riuniremo i branchi ancora una volta».
Carlisle annuì preoccupato e si precipitò dentro casa per fare il giro di telefonate.
«Nessie vieni con noi?», le domandai prendendole la mano.
«Vi raggiungo dopo, voglio stare un pochino con Alice e Jasper», rispose seria. Osservai il suo viso increspato dalla preoccupazione e l’abbracciai.
«Non lascerò che ti sfiorino. Ti proteggerò, non preoccuparti figlia mia», sussurrai.
«Lo so…ma chi proteggerà te?», mi domandò frustrata e stringendo le braccia intorno alle mie spalle.
«Ma che domande fai Nessie? Che ci sto a fare io?», disse Jake contrariato.
«E a te chi proteggerà, Jake? Non so se avete capito che il bersaglio siete voi due», ci rimproverò come fossimo i nipotini incoscienti.
«Ci proteggeremo a vicenda, tesoro. Magari ripoteremo qualche graffio, ma li sconfiggeremo».
«E papà?», domandò con un filo di voce.
Non seppi cosa risponderle.
Cosa ne sarebbe stato di Edward? Vorrei che anche lui ne uscisse illeso, che una volta accettata la sconfitta andasse via dai Volturi e cercasse di superare la nostra separazione in modo più civile.
O meglio ancora che si rifacesse una vita.
Ma intanto lo scontro è inevitabile. Fino al momento della resa dovremmo combattere…chissà dopo quante perdite.
«Cercheremo di farlo ragionare, non vogliamo uno scontro con lui. A meno che non ci costringa, ma non arriveremo fino in fondo», le rispose Jasper.
«Non con lui almeno», precisò Emmett. «Gli altri vampiri possono anche fare una brutta fine».
«Questo è poco ma sicuro», intervenne Jacob dando un pugno alla spalla del vampiro gigante. Che lui ricambiò ovviamente.
Nessie parve calmarsi, ma non era del tutto convinta.
«E’ meglio andare, dobbiamo organizzarci con i branchi», mi esortò Jacob.
«Ci rivediamo in quel punto esattamente alle 23 di dopodomani. Loro arriveranno mezz’ora dopo», ci informò Alice.
«Avremo il tempo di elaborare una strategia tutti insieme», aggiunse Jasper.
Annuii frustrata.
Il rifiuto di Edward nel volerci ascoltare sembrava scontato.
Salutai Nessie e i Cullen con un abbraccio e mille ringraziamenti per l’ennesimo programma di protezione.
Ma anche questa volta, come la precedente, avrei partecipato attivamente. I Voltuti avevano Edward come asso nella manica, ma i Cullen avevano me.
I loro attacchi più efficaci non avevano effetto finchè il mio scudo restava impenetrabile.
Inoltre c’erano anche i lupi.
Nati appositamente per distruggerci.

***

Io e Jake ci allontanammo rapidamente nel folto della foresta.
Mille pensieri mi si affollavano nella testa.
Era impossibile che tutti noi sopravvivessimo.
Loro avrebbero avuto perdite maggiori, ma anche noi avremmo perso qualcuno.
Questo pensiero mi uccideva.
Avrei fatto qualunque cosa pur di evitare uno scontro, avrei sacrificato me stessa pur di non vedere nessuno morire.
«Bella!», sentii gridare dietro di me.
Ero talmente assorta che non mi ero accorta che Jacob si era ritrasformato nel bel mezzo del bosco. Non stavo ascoltando i suoi pensieri.
Mi fermai di colpo e mi voltai lentamente verso di lui a sguardo basso.
«Scusa, non mi ero accorta che ti eri fermato», mormorai.
«Hai paura», disse. La mia frustrazione era palpabile.
Annuii contraendo il viso e buttandomi tra le sue braccia.
«Non voglio che qualcuno muoia», dissi tra i singhiozzi di un pianto soffocato.
«Nemmeno io, Bells. Nemmeno io», sussurrò debolmente. Anche lui era spaventato, nonostante il suo carattere fosse molto più forte del mio. «Ma non c’è pace senza guerra. E la guerra ha un prezzo», aggiunse con un sospiro.
«E’ troppo alto», soffiai. «Questa volta non abbiamo a che fare con neonati inesperti. Sono potenti».
«Ma anche poco allenati. Se ricordi sono secoli che non combattono una battaglia, ce lo aveva detto proprio lui. Inoltre in così pochi giorni non credo che abbiano fatto in tempo a prepararsi».
«Possiamo contare su pochissime cose», dissi sempre più scoraggiata.
«Poche, ma ci possiamo contare», poi Jacob mi sollevò il viso ed allacciò i suoi occhi neri ai miei. «E poi non dimenticare che noi abbiamo delle gran belle zanne affilate, i Cullen hanno due bestioni e la chiromante, e tu hai il tuo bello scudo elasticizzato. Giocheremo al massimo tutte le nostre carte, se i bei discorsi di Carlisle non dovessero funzionare. Secondo me ce la caveremo, magari non sarà una passeggiata come con i neonati, ma ne usciremo comunque vittoriosi», aggiunse.
Lo scrutai muta per qualche secondo con aria pensierosa.
«Non capisco se il tuo sia un profondo ottimismo o una profonda stupidità», dissi infine.
Jake non trattenne una risata.
«Direi il perfetto equilibrio tra le due cose», rispose abbagliandomi con il suo sorriso bianchissimo e contagioso.
«Non cambierai mai», dissi scuotendo la testa. «E ti prego, non lo fare», aggiunsi.
«Ti piaccio così come sono?», sussurrò morbido.
«Si. Ti amo per quello che sei, nei pregi e nei difetti. E’ sempre stato così», confessai. «Oltretutto non sai che tra le mani hai sempre avuto la parte più importante di me. Avevo deciso di regalartela il giorno che ti ero andata a trovare dopo i neonati», aggiunsi lievemente imbarazzata.
Jacob aggrottò le sopracciglia.
«Cosa mi avevi regalato?», domandò colto di sorpresa.
«La…la mia anima», balbettai. «Dovevo dirti addio, ma sapevo di amarti profondamente. Desideravo renderti felice, desideravo avere il futuro che mi si era srotolato davanti agli occhi, e sapevo che sarei stata felice anch’io. Il mio corpo si era alzato da quel tuo letto, ma la mia anima era rimasta li al tuo fianco. Impossibile smoverla, e non ci provai nemmeno. Era li che voleva stare, era…era li che io volevo stare. Con te».
Jacob mi guardava con un’espressione di una tale dolcezza e devozione che quasi mi sentii avvampare d’imbarazzo.
«Io…io non lo sapevo», balbettò quasi senza voce.
«Lo so, non te lo avevo mai detto», mormorai.
«Allora mi avevi già scelto. Era me che volevi, fin dall’inizio», capì rianimandosi leggermente.
«Si».
«Sei più testarda di quel che pensavo, te ne rendi conto?», domandò rimproverandomi.
«Si», ripetei abbassando lo sguardo in colpa.
Sospirò e rimase a fissarmi in silenzio qualche secondo, poi mi alzò il mento e cercò i miei occhi.
«Non cambierai mai. E ti prego, non lo fare», sussurrò ripetendo le mie stesse parole.
«Ti piaccio così come sono?», domandai ripetendo la sua risposta.
«Si. Ti amo per quello che sei, nei pregi e nei difetti. E’ sempre stato così. Ma forse il tuo non era esattamente un regalo. Sono convinto che quando ti eri alzata, la mia anima abbia tenuto per mano la tua, facendola rimanere li con me. Perché era esattamente quello che volevo fare, lo volevo con tutte le mie forze, ma non potevo più dividerti a metà, te lo avevo appena promesso. Mi dispiace di averla rinchiusa in un cassetto durante l’imprinting, ma non ho scordato dove avevo nascosto la chiave», disse. Poi come ai vecchi tempi, mi prese una mano gelida e la portò al suo petto, sopra il suo grande e meraviglioso cuore. «Qui dentro. L’ho sempre custodita qui. Il vero Jacob Black l’ha protetta gelosamente nel posto più sicuro, quello che l’imprinting non poteva toccare. Ha potuto manovrare il corpo e la mente, ma non il cuore. Quello è sempre rimasto nelle tue mani, ed è ancora li, che batte per te. Più vivo che mai», disse stringendo la mia mano sul suo petto bollente.
Il suo discorso mi fece aprire gli occhi ancora una volta.
Senza rendercene conto avevamo messo in salvo i nostri veri “io” l’uno nelle mani dell’altro. Ed ora che finalmente stavamo insieme, le nostre essenze si erano reincontrate.
Jacob con il suo cuore che tenevo tra le mie mani, e io con la mia anima che lui aveva protetto dentro di sè.
Ecco cosa ci collegava, ecco perché con lui era tutto diverso, perché era tutto così vivo e mi sentivo integra e felice solo quando era al mio fianco.
Noi ci completavamo a vicenda.
«Oh Jake», mormorai.
Mi sollevai sulle punte e lo attirai a me per baciarlo dolcemente, immersa tra i singhiozzi e gli occhi che trasudavano veleno come se stessi piangendo.
Era troppo.
L’amore per lui era troppo grande.
Faceva male, voleva uscire dal mio corpo e diffondersi ovunque.
Entrare nelle viscere della terra, salire nel cielo sconfinato e sprofondare negli abissi dell’oceano.
Era troppo, non era possibile contenerlo in un corpo di pietra.
Sentivo quasi dolore, un dolore al petto.
Un dolore sempre più forte che quasi strinsi gli occhi.
Poi…un battito.
Spalancai gli occhi trovando i suoi, profondi e sorpresi.
«L’hai sentito?», gli domandai.
«E’ successo di nuovo», disse incredulo.
«Ma come fai? Come fai a far battere un cuore morto?», domandai ancora prendendogli il viso tra le mani.
«Non lo so, non ho fatto niente. Ho solo messo due parole in croce», rispose.
«Due parole in croce», ripetei non credendo alle mie orecchie.
«Forse è la vicinanza della tua anima con il tuo corpo che ti fa questo effetto», proseguì, ma sembrava più che altro una battuta.
«Tu non sei normale», mugugnai.
«Sai che novità», rispose facendo gli occhi al cielo come suo solito.
Scossi lievemente la testa e lo travolsi con uno dei baci più intensi e violenti che avessi mai dato.
«Andiamo amore», dissi staccandomi dalle sue labbra roventi, ma prima che sfrecciassi nel folto della foresta nera, sentii la sua mano ustionarmi il braccio.
«Non stavi ascoltano i miei pensieri prima?», mi domandò.
«No, perché?», domandai confusa.
«Stavo comunicando con Leah, Seth, Quil ed Embry. C’erano Sam e il suo branco in zona e gli abbiamo “parlato” delle ultime novità. Stanno arrivando qui», spiegò.
«Qui?», ripetei intimorita. «Pensi che sia saggio restare?».
«Bè, sarà meglio per loro che non ti tocchino», sibilò spostando lo sguardo cupo dietro di me. «Sam, dì ai tuoi nuovi adepti che non gli conviene farmi perdere le staffe», disse minaccioso ed alzando la voce.
Sentivo l’odore assurdo e pesante dei lupi che si avvicinavano ad una velocità incredibile.
Poi udii dei passi umani farsi avanti nella nostra direzione.
«Li ho già informati in questi giorni. Non la toccheranno», rispose Sam, calmo.
Jake annuì lentamente, ma la mandibola era ancora serrata.
Dietro di Sam arrivarono gli altri lupi, erano cresciuti di numero. Alle nostre spalle arrivarono anche il resto del branco di Jacob.
Un ringhio cupo provenì dalle fila dell’altro branco.
Gli occhi ostili dei lupi nuovi erano tutti puntati su di me.
Sussultai e mi rannicchiai tra le braccia di Jacob. Per la prima volta in vita mia avevo paura di loro.
«Dobbiamo elaborare una strategia tutti insieme, è meglio se ci trasformiamo di nuovo», propose Sam.
«Va bene. Bella ci ascolterà, ti ho già parlato del suo scudo un po’ particolare per quel che mi riguarda», avvisò Jacob.
Sam approvò senza problemi.
«Appena mi trasformo restami vicino», mi sussurrò all’orecchio prima di darmi un bacio.
A quel gesto sentii uno strano verso di disapprovazione provenire da entrambi gli schieramenti.
Dei nostri, probabilmente era stata Leah.
Mi avvicinai a Seth per lasciare lo spazio necessario a Jacob e ne approfittai per salutarlo. Lui mi rispose con una piccola leccata sulla guancia.
Appena entrambi i capi branco si tramutarono in lupo, mi avvicinai a Jacob e mi serrai al suo fianco, aggrappandomi al suo pelo fulvo ed allargando il mio scudo attorno alla sua mente in comunicazione con le altre.
Cercai di seguire i loro mille pensieri attraverso la mente di Jacob che li ripeteva per me – dato che potevo sentire esclusivamente i suoi - e nel mentre osservavo i nuovi acquisti del branco di Sam.
Uno era addirittura suo figlio: Aaron.
Era giovanissimo, aveva appena tredici anni, ma era abbastanza grosso e da quel che avevo capito, era forte quanto un lupo adulto.
Forse perché era nato da un imprinting.
La discussione non durò a lungo. La maggior parte dei lupi conosceva già i Volturi, perlopiù il discorso riguardava Edward e cosa fare con lui.
Per dei maggiori dettagli ci saremmo rivisti l’indomani con i Cullen e i vampiri che avevano risposto alla richiesta di Carlisle.
Durante la discussione, infatti, mi chiamò Alice informandomi dell’adesione di alcuni dei nostri alleati, i quali erano già in marcia verso Belcarra.
  
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