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Autore: Marty Cullen    07/11/2010    2 recensioni
E se Edward fosse stato umano e orfano e Bella una ragazza con un passato difficile? E se il destino volesse che queste due anime ferite se incontrassero, per aiutarsi a vicenda? Che cosa sarebbe successo, se la storia di Twilight, avrebbe avuto solo personaggi umani fragili e soli?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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1. Svolta

Chissà da quanto tempo non mi sentivo così libera. Con il vento fra i capelli, un sorriso sulle labbra, il sole al mio seguito e con l’euforia che si ha quando si prende una scelta degna di manicomio, ma eccomi pronta, decisa e testarda come non mai. Di solito le mie scelte non erano mai così ferme nella mia mente, di solito restava un dubbio, che spesso s’intrufolava nei miei pensieri, facendomi deragliare completamente dalla mia decisione iniziale. Ero fatta così. Stavolta, però, nessun dubbio si sarebbe intrufolato, ero ostinata e niente e nessuno avrebbe modificato i miei piani. Così, libera di essere me stessa, continuavo a correre sulla mia vecchia macchina con i finestrini abbassati, fra le autostrade deserte dell’Arizona. Forse senza meta. Mentre salivo in macchina, ridevo fra me e me, sicura che dopo qualche chilometro avrei fatto dietrofront e sarei ritornata a casa mia, a Phoenix. Nella città calda, soleggiata e affollata che più amo, ma non in cui non ero mai stata capace di adattarmi. Sono troppo timida e riservata per riuscire a fare cose pazze con delle persone conosciute in un pub, o in strada. Di solito il mio tempo libero era a casa fra libri e musica. A diciotto anni si deve chiedere di più dalla vita, e come farlo se sei intrappolata in un mondo che ti conosce in un solo modo, in una città che ami, ma in cui ti senti estranea, turista di passaggio, in una famiglia che hai sempre odiato, in una casa diventata troppo monotona ai tuoi occhi? Ognuno di noi nasce libero, ma pochi sfruttano la loro libertà. Ed io non l’ho sfruttata per diciotto anni! Così un giorno mi sono alzata, ho preparato una valigia con l’essenziale, ho rapinato il mio maialino, ho spiegato la situazione a mia madre, che, come sempre, non ha fatto problemi e non si è neanche dispiaciuta. Poi sono salita nella mia auto, pronta a una nuova vita.

Dopo un giorno di viaggio avevo scelto la mia meta. Dato che volevo dare una vera e propria svolta alla mia vita, ho preferito una destinazione completamente diversa dalla mia ormai ex città. Volevo una città fredda, magari in Canada, in montagna, in riva ad un lago.

Dopo due giorni di viaggio, interrotti solo da qualche sosta per riposare e mangiare, arrivai nello stato di Washington. Avevo fatto un largo giro, attraversando molti stati e quindi perdendo tempo.

Ero stanca e volevo dormire in un motel, invece di sfruttare gli scomodi sedili della mia auto come le due sere precedenti. Così mi fermai in un motel a Forks, una microscopica cittadina, ricoperta dalla nebbia e da una leggera pioggerella continua. Era totalmente diversa da Phoenix, per dimensioni, per clima, per paesaggio. Per tutto.

Mi fermai a un bar sull’unico corso principale e ordinai un hamburger e una coca-cola. Mentre mangiavo lentamente il mio panino, vidi attaccato al vetro del negozio di fronte al bar la scritta, “Cercasi commessa”. Il negozio vendeva materiale per il trekking: scarponcini, sacchi a pelo, tende da campeggio, tavolini, sedie… Mi sembrava una specie di segno del destino. La cittadina era piccola ma graziosa, in fin dei conti. Io cercavo l’opposto di Phoenix e l’avevo trovato. E guarda caso cercavano anche una commessa. Chissà se avrebbero assunto anche una forestiera come me.

Presi una camera nell’unico motel di Forks e andai a dormire mentre con la mente vagavo fra un possibile futuro in questa città, con un lavoro, una casa tutta mia, dei nuovi amici e mi addormentai quasi subito.

Il mattino seguente, mi svegliai di buona ora, e dopo aver fatto una doccia calda e aver indossato i vestiti più pesanti che avevo, mi fermai allo specchio della mia camera osservandomi. Non avevo mai fatto un colloquio di lavoro, perché non ne avevo mai cercato uno. Chissà che impressione avrei fatto ai proprietari del negozio. Non avrebbero mai creduto che venivo dall’Arizona. D’altronde avevo la pelle chiara, occhi nocciola e capelli color mogano. Ero magra ma non muscolosa. Odiavo gli sport. Potevo anche adattarmi bene a Forks, tutte le persone che avevo incontrato finora erano pallide quanto me.

Era come se tutto intorno a me volesse dirmi di essere nel posto giusto, al momento giusto. Così scesi velocemente le scale e andai a piedi al negozio della sera prima. Dovetti chiedere un paio d’informazioni, e le persone che gentilmente mi avevano aiutato, mi guardavano con una strana scintilla negli occhi. Si capiva che ero nuova. In una cittadina così piccola tutti conoscono tutti. E non mi conosceva ancora nessuno. Arrivata davanti al negozio, presi un respiro profondo e abbassai la maniglia.

Entrata dentro, tutto sapeva di nuovo e di plastica, l’aria era calda e accogliente. Un signore biondo alla cassa era piegato dentro un grosso volume, probabilmente il libro dei conti. Quando mi vide, alzò gli occhi di scatto, e mi fulminò con un sorriso splendente.

Mi avvicinai e porsi la mia mano, presentandomi. << Piacere, sono Bella Swan. Ho visto il cartello appeso fuori, e volevo sapere se era ancora disponibile il posto di commessa. >> Finì la frase con qualche difficoltà poiché l’uomo davanti a me continuava a sorridermi, e più lo osservavo più notavo la sua strabiliante bellezza. Aveva i capelli biondi chiarissimi, occhi azzurri ed era alto e un volto angelico. Quando a un certo punto, mi strinse la mano e parlò.
<< Piacere mio Bella. Io sono Carlisle Cullen. Sì, il posto è ancora disponibile. Tu saresti interessata a lavorare qui? >>. La sua voce era così cordiale e gentile da farmi sentire subito a mio agio.
<< Sì, sono nuova di qui. Vengo da Phoenix >> quando dissi Phoenix, un leggero e veloce scatto di sorpresa balenò in faccia all’angelo davanti a me. Certo, io non ero abbronzata, super bella e bionda come una dell’Arizona, potevo anche spacciarmi come cittadina di Forks dalla nascita, senza problemi. Continuai con qualche esitazione. << Avrei bisogno di un lavoro. Non ho altre esperienze in campo lavorativo, ma sono desiderosa di imparare e… >>.

Non finì la frase perché lui m’interruppe e disse << Sei assunta! >>. Questa volta la sorpresa attraversò il mio di volto, e rimasi quasi bloccata. Da quando ero partita, questo era l’ennesimo colpo di fortuna. Era destino che io dovessi vivere a Forks, lo sentivo.

<< Grazie mille signore, ma non vuole neanche avere i miei documenti? Non vuole fare ricerche sul mio conto? >>. Ero confusa. Di solito non si procedeva così? Questo Carlisle era così buono, da non rimanere stranito di come una ragazza così giovane, parte dall’Arizona per venire a vivere a Forks?
<< No, certo che no! Quali ricerche! Sei assunta e puoi darmi del tu. Chiamami Carlisle,lo preferisco >>
Balbettai qualche parola confusa << Gra – grazie sign… Carlisle. Lei è molto gentile. Quando vuole che cominci? >>.

<< Anche subito, se vuoi. O forse hai qualche faccenda da sbrigare in città? Non devi sistemare le valigie a casa, fare la spesa... >>. Oh già, che sbadata. Io non possedevo una casa. E per il momento non potevo permettermi ogni sera il motel. Non potevo neanche affittare un monolocale, con i miei pochi risparmi.

<< Veramente non possiedo ancora una casa. E non saprei dove andare. Non ho abbastanza risparmi da affittare un appartamento… Dormirò in auto fino a quando non avrò un gruzzoletto… >> Non finì la frase, perché m’interruppe di nuovo, con un’espressione contrariata, come se avessi appena detto una bestemmia!

<< Bella tu pensi che io ti lascerei dormire in auto? Non ci conosciamo che da pochi minuti, ma sei mia dipendente e avrai un buon trattamento, quindi dormirai a casa mia, il tempo di trovare una casa tutta tua. La mia casa è grande. Ho cinque figli e una splendida moglie. Ti accoglieranno benissimo. >>. Proprio mentre stavo per ribellarmi, mi disse, alzando un dito << E non hai il permesso di replicare. Sei obbligata ad accettare! >>. La fortuna quel giorno mi voleva bene, e questa era l’ennesima prova…

<< Carlisle è davvero molto generoso.... Le prometto che starò solo qualche giorno, solo il tempo di trovare una casa in affitto. >> e a quel punto non potei far altro che sorridere sinceramente a quell’uomo tanto buono che mi aveva involontariamente (o no?) spianato la strada per la mia nuova vita a Forks. 

  
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