New Jersey, 1959
Due settimane più tardi
Thomas Ferguson era più grande di
Katie di sei anni, era studente di Legge, aveva ottimi voti ed era prossimo
alla laurea. Thomas sarebbe diventato un ottimo avvocato. Era alto e slanciato,
e probabilmente lui e il signor Miller avrebbero potuto trascorrere insieme
lunghi pomeriggi all’insegna dello sport: golf, cricket… e poi, era biondo. La
signora Miller adorava i ragazzi
biondi. Forse era questo il motivo per cui non aveva mai visto di buon occhio
Javier. Thomas sembrava davvero il ragazzo perfetto per Katie, ed era una
fortuna che lui fosse il figlio dei loro vicini di casa.
Katie era andata a cercarlo
all’università. Aveva urgenza di parlargli, ma non poteva farlo a casa: troppi
occhi indiscreti. Thomas aveva il portamento di un uomo destinato al successo,
ma in quel momento, chino sul proprio caffè, aveva l’aria preoccupata. Quasi…
quasi spaventata. Si stropicciò gli occhi, cercando di mettere a fuoco le
parole di Katie Miller.
“Katie… tu mi piaci. Questo lo sai,
vero?”
La ragazza deglutì. “Sì, Thomas.
L’avevo sospettato.”
“Bene. E’ un punto di partenza.”
“Thomas, se non l’avessi sospettato
non sarei venuta a cercarti per parlarne.”
“Katie…”
“Thomas, lo so che questa situazione
può sembrarti un po’ strana, ma…”
“Strana? No, non la definirei
strana. E’ semplicemente da pazzi, ecco tutto.”
Katie sospirò. “Per me lo è ancora
di più, Thomas.”
Il ragazzo si portò la tazza alle
labbra, per poi riappoggiarla senza aver bevuto. “Quello che mi stai chiedendo
è… insomma, non è come chiedermi se mi va di fare quattro passi.”
“Lo so, Thomas.”
“Almeno ne sei consapevole.”
“Pensavo che apprezzassi la mia
sincerità.”
“Oh, io apprezzo la tua sincerità.
Apprezzo il fatto che una ragazza” abbassò la voce “mi riveli di essere
incinta, prima di chiedermi di iniziare una frequentazione assidua con lei.”
Katie non aveva parole per
rispondere. Il nodo alla gola si strinse. Si mosse sulla sedia. Thomas avvertì
il suo disagio.
“Scusa. Non intendevo essere
sgarbato.”
“Non sei stato sgarbato. Sono stata
una sventata. La colpa è solo mia.”
“Katie…”
“Sposarmi è l’unica soluzione
plausibile, ma devo farlo entro breve. Se non puoi essere tu, non importa. Mi
rendo conto che non posso approfittare dei tuoi buoni sentimenti… è solo che,
trovandomi costretta a farlo, preferirei che fosse qualcuno che apprezzo.”
Un minuto di silenzio, rotto dalle
chiacchiere degli studenti in pausa.
“Lo farò, Katie.”
“Come?”
“Ti sposerò.”
Le labbra di Katie si dischiusero in
un sorriso. “Grazie, Thomas, io…”
“Ti sposerò, ma ad una condizione”
la interruppe lui.
Katie si zittì e deglutì,
aspettando.
“Mi rendo conto che quello che provi
per me non va oltre il semplice affetto, almeno per ora” iniziò Thomas, cercando
di cancellare dalla propria voce ogni traccia di incertezza. “E non mi illudo
che, anche con il passare del tempo, tu possa arrivare ad amarmi. Sarei davvero
molto fortunato, se questo accadesse. L’unica cosa che desidero è che tu
risponda sinceramente alla domanda che ti farò.”
Trenta secondi di silenzio, durante
i quali si fissarono con intensità.
“Tu lo ami ancora?”
Ancora un minuto di silenzio,
durante il quale Katie ripensò ad ogni singolo istante trascorso con Javier. Un
minuto durante il quale Katie cercò di convincersi che nulla di ciò che c’era
stato tra loro era stato dettato dall’amore.
“Penso a lui come al mascalzone che
ha approfittato della mia ingenuità, ma non lo amo. Non l’ho mai amato.”
Una fitta al centro del petto. Una
pugnalata al cuore. Javier era l’unico uomo che avesse mai amato oltre a suo
padre.
Thomas sorrise. Con la propria mano
cercò quella di Katie. Dopo qualche timida carezza, la strinse con decisione.
“Puoi contare su di me, Katie.”