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Autore: CUCCIOLA_83    17/11/2005    1 recensioni
Eccomi qui con una nuova ff. questa volta ho cercato d'immaginare un possibile inizio della storia tra Remus e Tonks. non ci sono Spoiler di nessun genere.
spero solo che vi piaccia.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Pensando che ormai tutti fossero nella sala grande per la cena, Tonks decise di uscire dalla sua stanza per fare una passeggiata. La giornata era stata lunga e solitaria ma a lei questo non importava. Quello che le aveva fatto Remus la sera prima era stato davvero orribile, con poche semplici parole le aveva spezzato il cuore in mille pezzi, voleva odiarlo con ogni fibra del suo essere, ma allora perché non ci riusciva? Perché provava tutto quell’affetto per lui, che l’aveva rifiutata così? Doveva smettere di pensare a lui, a tutti i costi.

Girava senza meta per il castello da quasi venti minuti quando incontrò, nel corridoio del terzo piano, Silente «salve Tonks, vedo che ora ti senti meglio. Eravamo tutti molto preoccupati per te» le disse, «Salve preside, meglio non direi, diciamo che volevo prendere un po’ d’aria. Mi dispiace che vi siate preoccupati per me» disse in segno di scusa, «non fa niente. L’importate che tu ti rimetta al meglio. Sono tutti nella sala grande per la cena se vuoi raggiungerli» le disse fissandola con il suo solito sguardo indagatore «tutti? Proprio tutti?» chiese sulla difensiva «no non tutti, Remus è nel suo vecchio studio ad aspettare che sorga la luna piena» sentendo quelle parole Tonks sentì come una morsa al cuore, si era quasi dimenticava che era giorno di luna piena, «ha già è vero, oggi c’è luna piena. Comunque no, non ho molta fame ora come ora» disse abbassando lo sguardo, «capisco. Allora cosa ne diresti di accompagnarmi nel mio ufficio così potremmo parlare più comodamente. Credo che potrebbe esserti d’aiuto parlare di quello che succede» lì per lì Tonks fu tentata di rifiutare, come poteva Silente sapere quello che la tormentava? La curiosità fu più forte e decise di accompagnarlo.

L’ufficio di Silente era illuminato dalla luce del tramonto quando entrarono «prego accomodati pure. Gradisci una tazza di tè?» le chiese gentilmente «no grazie. In questo momento sento che il mio stomaco rifiuta qualsiasi cosa» rispose sinceramente, cosa stava facendo in questo momento Remus? Pensò «capisco. Allora, Tonks, le cose con Remus non sono andate proprio come ti aspettavi giusto?» le chiese «ma come fa a..» Balbettò lei «beh vedi, non è stato difficile intuire i vostri sentimenti reciproci» ammise Silente, «non credo affatto che siano reciproci, non si sarebbe comportato così se lo fossero stati» disse con una nota d’amarezza nella voce, «oh invece è così. Conosco Remus da molti anni e credo di capire perché si sia comportato così. Lui nella sua vita è sempre stato guardato con sospetto, tutti lo trattavano come un appestato, le uniche persone che gli volevano bene per quello che era veramente sono quasi tutte morte. Secondo me ha paura che questo succeda anche con te, non vuole affezionarsi troppo a te perché ha paura che tu un giorno lo possa abbandonare. Ed è del tutto comprensibile, non credi? Ormai si sta riabituando alla solitudine interiore da cui con tanta fatica James e Sirius erano riusciti a farlo uscire da piccolo. Ora tocca a te. Ti avverto non sarà semplice ma ho buone ragioni di credere che tu avrai successo in quest’impresa» le disse, «e cosa glielo fa pensare? Ieri sera è stato molto chiaro, non vuole avere una relazione con me, né ora né mai» disse ripensando ancora una volta alla discussione avuta con Remus la sera prima, «te l’ho detto, non sarà semplice. Lui tiene tantissimo a te, e questo lo spaventa a morte, sta a te cercare di fargli capire che sbaglia a chiudere il suo cuore all’amore», «e come dovrei fare? A volte è davvero impossibile parlare con lui, è molto, molto testardo quando vuole» disse Tonks abbandonandosi sulla sedia, «sì lo so bene, è sempre stato testardo, ma sono più che certo che troverai il modo migliore per convincerlo» disse ancora Silente, « vorrei tanto crederle preside, ma… ok ci proverò, ma non prometto niente. Spero sono che Remus mi lascia almeno cominciare a parlare prima di zittirmi» disse cercando di abbozzare un sorriso al preside, «non lo farà» disse infine Silente.

Averne parlato con Silente le fu davvero d’aiuto, ora si sentiva più forte, e in grado di affrontare Remus il giorno seguente. Decise quindi di unirsi al resto della scuola per la cena. Appena entrata nella sala grande fu accolta da grandi cori di saluti «ben tornata Tonks! Oggi si sei mancata!» le dissero alcuni ragazzi del primo anno, «ciao Tonks tutto bene? Eravamo tutti preoccupatissimi per te» le disse Hermione, «mi dispiace di avervi fatto preoccupare, è solo che avevo un gran mal di testa. Credo di aver esagerato con i miei poteri in questi giorni, ma ora va molto meglio. Ah dimenticavo, grazie per il pranzo che mi avete fatto portare, Dobby mi ha detto che è stato merito vostro» li ringraziò e si sedette vicino a lei Harry, Ginny e Ron.

La serata si rivelò particolarmente lunga, Tonks non era in vena di assistere ai giochi serali, ma vista l’alternativa, restare in camera a torturarsi su Remus, decise di rimanere. Il programma della serata consisteva in uno spettacolo acrobatico dei fantasmi del castello, tutto sommato fu molto divertente assistere alla prova di recitazione della Dama Grigia che si cimentò, supportata da Nick – Quasi – Senza – Testa, in Romeo e Giulietta. Tornata nella sua stanza però i soliti pensieri si fecero di nuovo strada nella sua mente, le parole di Silente si sovrapposero a quelle di Remus, aveva senso, cioè anche lei, forse, nei panni di Remus sarebbe spaventata, ma perché allora non gli aveva detto niente al riguardo? Era anche vero che non era nel carattere di Remus confidarsi così con qualcuno. Si avvicinò alla finestra, la luna piena se ne stava pallida lì in mezzo a cielo, ignara forse della sofferenza che causava a Remus. Per qualche istante Tonks la odiò per questo.

*****

Col sorgere del sole, la trasformazione di Remus terminò. Quando si alzò, a fatica, da terra si accorsero che le sue mani e le sue braccia erano ricoperte di graffi sanguinanti, si stupì molto di questo fatto, succedeva raramente che inveisse contro se stesso sotto l’effetto della pozione antilupo. Si vestì e andò in infermeria da Madama Chips, «Remus ma come hai fatto a ridurti così? Non hai preso la pozione ieri sera?» gli chiese l’infermiera mentre disinfettava e medicava le ferite, «sì che l’ho presa. Magari mi prudevano le zampe a causa delle pulci» tentò di scherzare Remus, «pulci, si come no.. va bene ho finito. Ritorna qui dopo pranzo va bene?» «va benissimo, grazie. A più tardi» disse Remus congedandosi dall’infermiera e dirigendosi verso la sala grande per la colazione.

Quando entrò nella sala da pranzo, tutti lo salutarono con entusiasmo cercando di non fare troppo caso al suo aspetto piuttosto malandato e alle vistose bende che gli coprivano le mani «ben arrivato Remus, come ti senti» gli domandò Silente, «tutto bene grazie, però devo ammettere che sto morendo di fame, ieri sera ho dimenticato di portarmi dietro qualcosa da mangiare per la notte» gli disse, l’ultima parte la sussurrò in modo che solo il preside potesse sentirlo, Silente annuì e lo fece accomodare vicino a lui, Remus cominciò subito a mangiare.

Dall’altra parte del tavolo Tonks l’osservò, era felice di vedere che stava bene. Remus alzò lo sguardo e la vide, lei gli sorrise senza sapere il perché, quando incrociò il suo sguardo sentì un tuffo al cuore, avrebbe voluto correre da lei, ma non lo fece, si limitò a ricambiare il sorriso e riabbassò lo sguardo sulla sua colazione.

Anche quel giorno Remus si fece sostituire come arbitro, aveva bisogno di assoluto riposo per almeno un altro giorno. Per rilassarsi decise di fare una piccola passeggiata nel parco, ma Tonks decise d’inseguirlo doveva parlargli, «Remus aspetta!» gli disse correndogli in contro, «hem, ciao Tonks..» Disse imbarazzato, «ciao, volevo dirti.. no, volevo chiederti.. se magari più tardi potevo parlarti. So che sei molto provato a causa della nottataccia che hai passato ma.. dobbiamo assolutamente parlare..» Gli disse, «capisco, beh sì. L’ultima volta che abbiamo parlato la conversazione è degenerata e mi dispiace per questo. Va bene allora ci vediamo più tardi ora vorrei andare a sdraiarmi, sono piuttosto stanco» disse Remus, «si credo che sia meglio, cosa ne diresti di trovarci..in camera mia dopo cena?» chiese titubante, «in camera tua? Ok va bene. A più tardi» così dicendo si diresse verso il castello.

La fase più difficile era fatta, pensò Tonks, ora non restava che preparare mentalmente le cose da dire a Remus, doveva fargli cambiare idea a tutti i costi, teneva troppo a lui per rinunciarci così senza lottare.

*****

Tonks era tesa come una corda di violino, per tutta la giornata non fece che pensare a quello che avrebbe voluto o dovuto dire a Remus. Non poteva nemmeno chiedere consiglio a Hermione, nessuno sapeva cos’era successo tra loro a parte Silente, e forse, vedendo com’erano andate le cose fino a quel momento era meglio così.

Quella sera a cena Tonks non riuscì a mangiare, aveva lo stomaco completamente chiuso per l’agitazione. E se Remus non avesse voluto sentire le sue ragioni? Lei cos’avrebbe fatto? L’osservò dall’altra parte, anche lui sembrava non aver particolare appetito, come mai? Lo guardò ancora per qualche istante poi distolse lo sguardo quando anche lui la guardò. Perché doveva essere tutto così complicato pensò lei, sembravano due ragazzini.

Subito dopo cena Tonks si congedò dai presenti «scusate ma non credo di essermi ancora del tutto ripresa. È meglio che vada a riposarmi, ci vediamo domani. Buona serata a tutti» così dicendo se ne andò. Arrivata nella sua stanza ormai l’agitazione era alle stelle, cosa doveva fare? Aspettare? Sì ecco doveva aspettare Remus. E nel frattempo? Si guardò allo specchio, il suo aspetto, pensò, non era certo dei migliori, spalancò l’armadio e cominciò a frugare tra i vestiti, alla fine decise per un vestito in stile “strega moderna” color azzurro chiaro, e per i capelli? Pensò e ripensò, viola? No non s’intonavano al vestito? Blu La facevano sembrare troppo pallida, rosa chiaro? Sì poteva andare, un’allungatina fino alle spalle e fu davvero pronta.

Fece giusto in tempo a risistemare la stanza con un, beh forse qualcuno di più, colpo di bacchetta, quando Remus bussò alla porta. Quando aprì la porta notò che anche lui rispetto alla cena si era cambiato, mamma mia quant’era bello vestito così, quella camicia e quei jeans gli stavano davvero bene pensò. Resasi conto di non averlo fatto accomodare subito arrossì e rimedio immediatamente «scusa entra pure. Ero soprappensiero» gli disse, «non ti preoccupare» rispose lui, aveva un tono di voce piuttosto imbarazzato ma cercò di nasconderlo meglio che poté.

Una volta entrato si sedette su una sedia vicino ad un tavolino dov’erano appoggiate due tazze di tè e una teiera, «hem, gradisci del tè?» gli chiese dopo essersi seduta su una sedia dall’altra parte del tavolo, «per ora no, grazie» disse lui abbozzando un sorriso. L’imbarazzo era palpabile, ma nonostante questo in un modo o nell’altro avrebbero dovuto chiarirsi una volta per tutte. «Remus, mi dispiace per l’altra sera, non averi dovuto darti quello schiaffo» disse lei in tono di scuse, «no, non devi scusarti. Io sono stato troppo duro con te, avrei dovuto pesare meglio le parole» disse a sua volta Remus, «è proprio di questo che volevo parlarti. Remus, perché non provi a ripensarci, facciamo almeno un tentativo» cominciò a dire, «Tonks ci ho pensato anche io, ma so che non funzionerebbe. Pensaci, ho tredici anni più di te, sono troppo vecchio per te, non puoi legarti ad uno come me» le rispose, «ma a me non importa questo. L’una cosa che importa è che io tengo a te, e credevo che anche tu tenessi a me» disse abbassano un poco lo sguardo «io tengo a te, ed è proprio per questo che non voglio che tu ti leghi a me, meriti di meglio. Meriti qualcuno che possa darti tutto quello di cui hai bisogno» le disse cercando di non far capire quanto dire quelle parole gli facesse male «ma Remus, guarda Arthur e Molly, di certo non vivono nel lusso più sfrenato eppure sono felici, molto felici» gli disse, «sì lo so bene. Ma loro sono diversi, Arthur non è un lupo mannaro, lui può lavorare. Io fino a quando non decideranno di abolire la legge che vieta a quelli come me di lavorare non posso pensare di dividere la mia vita con nessuno» disse Remus stringendo i pugni sulle gambe, «ma al ministero in molti concordano sul fatto che quella legge sia ingiusta, presto l’aboliranno ne sono certa» disse con tono speranzoso, «e fino ad allora cosa faremmo?» chiese lui guardandola negli occhi, «qualcosa faremmo, non ha importanza, potremmo anche vivere sotto i ponti ma almeno saremmo insieme» disse lei ricambiando lo sguardo, «vivere sotto i ponti? Beh si credo che potrebbe succedere..» «Remus lo sai cosa voglio dire. E poi praticamente orami viviamo solo al quartier generale. Quindi per ora il problema non si pone.. e poi mica dobbiamo decidere ora non trovi?» disse Tonks, «Poi che faremmo? Se fossimo ancora insieme alla fine di tutta questa storia? Cosa faremmo..» chiese ancora Remus, «e poi, e poi, non lo so, qualcosa ci verrà in mente» rispose, in quel momento Remus si alzò e si diresse verso la finestra, «Tonks, lo sai bene che non potrà mai funzionare. Non ti lascerò commettere un errore simile. Anche se questo vuol dire rinunciare a te» disse fissando la luna calante. In quel momento Tonks capì che Remus di lì a poco se ne sarebbe andato lasciandola sola, probabilmente per sempre. Non avrebbe mai più avuto un’occasione del genere, doveva fare qualcosa. Subito.

Si alzò e si diresse verso di lui. Lo prese per un braccio e lo fece girare verso di lei, e lo baciò «non ti lascerò scappare da me, non te lo permetterò, fosse l’ultima cosa che faccio» gli sussurrò quando si staccò da lui «no, non posso Tonks, non puoi legarti a me.. io…» lo zittì con un dito e lo baciò un’altra volta. Continuò così fino a quando Remus non smise di opporre resistenza, dalla bocca poi passo a baciargli il collo. Sì fermò per qualche istante e lo guardò negli occhi, il suo sguardo esprimeva tutto l’amore e il desiderio che aveva per lui. Senza parlare gli prese la mano e lo condusse verso il letto «Tonks no, non…» lo zittì con un altro bacio, ormai era decisa non avrebbe accettato un no da parte sua, né ora né mai. Si sedettero sul letto e lei continuò a baciarlo, alla fine Remus si arrese, la voleva l’aveva sempre voluta. Continuarono a baciarsi e ad abbracciarsi mentre si sdraiavano sul letto, fu solo quando Tonks provò a sbottonargli la camicia che Remus s’irrigidì e la bloccò con una mano, «no ti prego.. non guardare…» tentò di dire, ma con molta gentilezza Tonks gli spostò la mano e gli sbottonò tutta la camicia scoprendo così il petto ricoperto di cicatrici di Remus «non guardarle.. sono orribili…» disse girando la testa da una parte per non incrociare lo sguardo di Tonks, lei in tutta risposta le sfiorò delicatamente con le dita e poi cominciò a baciarle una a una, Remus si stupì molto di questo gesto «queste cicatrici sono parte di te Remus, non te ne devi vergognare, soprattutto davanti a me. Se io le accetto perché non dovresti farlo tu?» gli chiese. Remus non rispose, la fissò per qualche istante poi la baciò, ancora e ancora. Cominciò a toglierle i vestiti con infinita dolcezza. Il corpo di Tonks tremava di piacere al tocco leggero delle grandi mani di Remus. Si desideravano, l’eccitazione sui loro corpi ormai era più che visibile, la voleva, ora più che mai, entrò in lei con tutta la dolcezza e la delicatezza di cui era capace, Tonks si aggrappò a corpo di Remus come se non lo volesse più lasciar andare, la sincronia dei loro corpi era perfetta. Quando raggiunsero entrambi l’apice del piacere erano esausti, Tonks fissò Remus per qualche istante «non è che ora te ne andrai e mi lascerai sola, vero?» gli chiese con due occhi allarmati, lui per tutta risposta la baciò, «no, non ci penso nemmeno. Potrai mai perdonarmi per quello che ti ho fatto passare in questi giorni?» le chiese a sua volta, «lo ammetto sono stata davvero male, ma poi..poi ho capito il perché del tuo comportamento» rispose, «già, ormai mi sento come un lupo solitario, ti avverto non sarà sempre facile starmi vicino..» disse lui in tono d’avvertimento, «correrò il rischio..» e lo baciò.

Quella sera fecero ancora l’amore, il bisogno l’uno dell’atra era fortissimo e insaziabile. Solo a notte inoltrata si addormentarono l’una nelle braccia dell’altro finalmente sereni.

   
 
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