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Autore: SummerRestlessness    11/11/2010    2 recensioni
Nessuno aveva riconosciuto Hermione, che era entrata stretta al braccio di Krum.[...] O meglio, nessuno lo aveva fatto a parte due paia di occhi ben distinti. Il primo paio, composto da due iridi nocciola che in quel momento sprizzavano astio, vagava inquieto per la stanza da quando ne aveva avuto la possibilità e non smetteva per un attimo di saettare da un angolo all'altro, in cerca di una massa di capelli crespi e denti davanti un po' troppo sporgenti. Il secondo paio d'occhi invece, di un grigio glaciale e nebuloso, scrutava con sguardo acuto la folla, alla ricerca però non di capelli, non di denti, bensì di un altro paio d'occhi, ambrati, spesso brillanti di curiosità, altrettanto spesso socchiusi a mò di rimprovero.
E se al Ballo del Ceppo le cose non fossero andate proprio come sappiamo, ma un po' diversamente? Di chi saranno quegli occhi che cercano Hermione e perchè la cercano?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Pansy Parkinson, Ron Weasley, Viktor Krum | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Certo

Draco era certo che Hermione non si ricordasse del loro primo incontro.

 

Al di là della strada davanti a casa sua, una volta c’era un grande parco giochi per bambini, con altalene, scivoli e box si sabbia in cui a lui non era permesso andare, perché “i Malfoy non si mischiano con la feccia”. A quattro anni, Draco non sapeva cosa volesse dire “feccia”, ma conosceva bene la parola “obbedire” ed era troppo intimidito da suo padre per chiedere spiegazioni. Quindi, ogni volta che gli veniva permesso di giocare da solo nel grande cortile di casa sua, stando bene attendo a non sporcarsi, guardava al di là dell’inferriata gli altri bambini rincorrersi e giocare insieme e sospirava.

Quando sospirò per la terza volta quel giorno, il suo sguardo bramoso, puntato verso l’irraggiungibile parco giochi, incontrò un altro sospiro. Una bambina se ne stava in disparte rispetto agli altri e li guardava con un misto di sdegno e desiderio insieme. Poi, improvvisamente, anche lei lo vide e gli sorrise, così, dal nulla. Draco, non essendo abituato a quel tipo di reazione, non rispose al sorriso e restò imbambolato a guardarla. Aveva i capelli castani mossi e disordinati, la bocca rosa con una forma che la faceva sembrare sempre imbronciata e un paio di occhi castani costantemente accesi e vigili. La vide alzare lo sguardo e contemplare per un attimo l’imponente casa dei Malfoy; poi la osservò anche mentre si incamminava tranquillamente ma con decisione verso di lui.

Arrivata sul ciglio della strada, guardò diligentemente a destra e poi a sinistra e, solo dopo essersi accertata che fosse sicuro, attraversò. Andò vicino al cancello dietro cui stava Draco e con il viso praticamente in mezzo alle sbarre, gli chiese:

- Non ti fanno uscire?

Draco rimase sconcertato dalla sua limpida schiettezza e riuscì solo a scuotere la testa piano.

- Dovrebbero farti uscire – affermò lei sicura, come se fosse certa dell’esistenza una legge scritta che confermasse quello che diceva.

- Io sono Hermione – aggiunse poi un po’ più dolcemente.

- Draco – rispose lui con un filo di voce. Non era abituato a sentirsi rivolgere la parola da altri bambini, tantomeno ad intrattenere una conversazione completa.

- Perché non puoi uscire? – chiese allora la bambina scrutando accigliata l’alto cancello in ferro battuto nero. La sua era pura curiosità mista ad un briciolo di sincera preoccupazione, nonostante non lo conoscesse.

- Io… mio padre dice… io non sono come gli altri.

Draco aveva balbettato le prime parole che gli erano venute in mente, ma Hermione annuì e sembrò capire cosa intendeva. Si girò per un attimo e da sopra la spalla guardò gli altri bambini che giocavano beati nel parco. Poi tornò a rivolgersi al bambino biondo che le stava davanti: - Neanche io.

Il viso di Draco si illuminò a queste parole ed il bambino esclamò: - Davvero? Sai fare questo?

Alzò la mano destra e sfregò insieme il pollice e l’indice: dalle sue dita uscì subito una piccola cascata di scintille colorate, verdi, blu, rosse e gialle. Il suo sorriso compiaciuto però si spense non appena vide lo sguardo di Hermione. Lei era impallidita di colpo, aveva la bocca semiaperta e gli occhi sbarrati:

- Cosa…? Come…?

Draco fece un passo indietro, come se fosse stato colpito da un pugno invisibile. Così, lei non ne sapeva niente.

- È… - iniziò cercando di rimediare e frugò nella propria memoria per ricordare quale fosse la parola giusta usata dai babbani – Un gioco di pestigio.

All’improvviso si sentì stupido: suo padre gli aveva già insegnato qualche trucchetto magico, roba di poco conto, ma l’aveva avvertito di non usarli davanti a sconosciuti.

Hermione lo guardò sospettosa: - Si dice “prestigio”.

- Sì, be’, quello che ho detto.

Lei però fece una smorfia e Draco capì di non averla convinta. Non aveva mai incontrato altri bambini maghi prima di allora ed il pensiero che quella potesse essere la prima volta l’aveva eccitato troppo. Invece, a quanto pareva, si era sbagliato di grosso. Cercò quindi di cambiare argomento, per non farle pensare a quello che aveva appena visto e sentito: - Cosa sono i tuoi genitori?

Draco voleva anche cercare di capire se si fosse davvero sbagliato, perché in cuor suo ci sperava ancora un po’, ma si rese conto di aver sbagliato di nuovo quando lei lo guardò confusa.

- Vuoi dire che lavoro fanno? – chiese lei – Sono dentisti.

Il bambino sospirò: allora era vero, lei era una semplice (lurida, se lo dimenticava sempre e poi suo padre si arrabbiava) babbana e probabilmente non sapeva neanche dell’esistenza dei maghi. Era proprio un peccato. I maghi però devono per forza essere figli di maghi, altrimenti non sono maghi veri, pensò ricordando le parole del padre: quindi lei non poteva esserlo, se i suoi facevano i detristi.

- I tuoi genitori invece cosa fanno?

Draco cercò di pensare in fretta a qualcosa da dire, ma alla fine si risolse a mentire, pur utilizzando la bugia più vicina alla verità: - Prestigisti.

Hermione inarcò un sopracciglio: - Prestigiatori?

Draco fece subito di sì con la testa e lei continuò scettica: - Tutti e due?

Lui annuì di nuovo, un po’ meno convinto e lei sembrò riflettere un attimo; poi però fece spallucce e aggiunse:

- Oh, be’. Anche i miei genitori sono tutti e due dentisti.

Gli sorrise di nuovo e Draco finalmente si sentì rincuorato. Cosa c’era di male, in fondo, ad avere amici babbani? Cosa c’era di male ad avere amici?

Hermione all’improvviso si girò di nuovo verso il parco, dove una donna dal viso dolce nascosto da un ammasso di capelli crespi la stava chiamando per nome. Si voltò ancora verso Draco e disse semplicemente:

- Devo andare.

Sembrava dispiaciuta e prima che Draco potesse accorgersene, si era allungata e gli aveva posato un bacio su una guancia attraverso le sbarre. Draco non si era accorto nemmeno di essersi avvicinato così tanto a lei mentre parlavano.

- Vedrai che prima o poi ti faranno uscire – gli disse sorridendo e poi fece per correre via, fermandosi solo un attimo sul ciglio della strada per essere sicura che non passassero macchine.

 

Draco era certo che Hermione non si ricordasse del loro primo incontro.

 

- Oblivion – sussurrò mesto a fior di labbra. Vide Hermione, che era già lontana, fermarsi per un attimo confusa; poi, si girò a guardarlo e in quella frazione di secondo Draco non fu tanto certo che l’incantesimo avesse funzionato. Per una frazione di secondo, pensò che lei avrebbe ricordato.

Poi però, lei si voltò e riprese a trotterellare verso sua madre, lontano da lui.

 

 

 

N.D.Summer

Avevo rinunciato ad andare avanti con questa storia, un po’ perché ne ho mille altre in corso (di cui altre due featuring Hermione e una featuring anche Draco), un po’ perché mi sembrava finita così, o forse perché non c’era ancora stata la scintilla per andare avanti…

Poi stamattina mi sono svegliata e BAM! avevo questa storia in testa… E non solo questa, ma anche quella che scriverò nel capitolo successivo… Così le ho buttate giù a grandi linee appena sveglia (perché se no poi svaniscono… a voi non succede?) e adesso le sto rivedendo e correggendo.

Però mi piacciono: mi piace l’idea (anche se non è troppo originale), mi piace la scena… un po’ meno come l’ho scritta, ma va be’. Anche se ci stessi sopra altri mille giorni non caverei un ragno dal buco, ormai l’ispirazione quella vera (stato di intontimento in cui quasi ti sembra di essere dentro la scena) è passato… Fortuna che ho preso i miei appunti stamattina, durante l’intontimento. :P

 

Oddio, lo so che i discorsi ed i pensieri di questi due bimbi sembrano un po’ troppo adulti per l’età che hanno, ma mi è uscita così… Chiamatela sindrome di Dawson’s Creek :P

Poi: sono fissata con ‘ste dannate sbarre (chi mi conosce e ha letto questa storia lo sa (ma è di un altro fandom, quindi penso nessuna di voi :P)), non so perché. Non ho avuto traumi da piccola riguardanti cancelli, anche se ammetto di averne avuto uno un po’ più avanti… xD Non era proprio un trauma, però :P

Insomma, vi ringrazio per tutti i commenti al capitolo precedente (in particolare grazie a Cora911, Hollina, Hinata_Chan, Mirya) e se avete voglia di darmi un parere anche su questa parte… vi ringrazio in anticipo!

   
 
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