Ultra silvam
La locomotiva fischiò, mentre il treno rallentava la sua corsa.
Aveva fissato per tutto il tempo il paesaggio fuori dal finestrino, osservando pian piano la sua amata terra sfilarle sotto gli occhi.
La stazione era pressoché deserta, non erano in molti ad addentrarsi in quella parte del mondo, di cui ancora oggi si vociferavano le presenze maligne.
No. Questa volta non sarebbe tornata tanto presto, lo sapeva.
Eppure non poteva fare a meno di chiedersi se non fosse proprio quella l’unica soluzione, se non ci fosse una scappatoia … strinse forte la mano del ragazzo alla sua destra. Un attimo e fu tra le sue braccia, i suoi lunghi capelli vermigli si fondevano con quelli corvini del suo accompagnatore.
Non seppe dire quanto tempo rimasero così, l’uno nelle braccia dell’altro, ma al fischio di partenza di un altro treno si ricomposero, mentre una lacrima moriva sulle labbra secche di lei. La ragazza si raddrizzò e voltando le spalle alle rotaie rivolse lo sguardo davanti a sé mentre con voce ferma sentenziava
-Andiamo!-
Un cartello appena fuori la stazione recitava “Welcome to Sighişoara,
Mureş” buffo, non avrebbe saputo pronunciare il
nome della sua nuova casa! Volse il suo sguardo verso Alexander, che la osservava
, leggermente in apprensione , dirigere lo sguardo a destra e a manca.
Insomma dai, la cittadina non era male, in perfetto stile medievale,
tanto che le sembrava di aver appena
fatto un salto nel passato.
Si volse verso il suo fidanzato (adorava dirlo) e sorrise,
vedendolo a sua volta sciogliersi in un sorriso a 32 perfettissimi denti,
sormontati da un paio di labbra che avrebbero tentato un santo e … si accorse
che lui ora rideva, divertito dalla sua espressione beota.
-ehi! Non è carino ridere così di una straniera!- fu un fugace attimo,
un’ombra sul viso del giovane la spinse a proseguire precipitosamente
-beh, non mi porti a fare un giro del paese?-
-ci aspetta un’altra oretta di viaggio in cocchio, ma se proprio ci
tieni- fece lui, con aria divertita
-coooosa? Credevo che
tuo padre fosse di Shigisora o come diavolo si dice!-
gridò quasi, strabuzzando gli occhi e imbronciandosi subito dopo, le mani
incrociate sotto il seno.
- Sighişoara – la corresse
lui, ridacchiando allo sguardo assassino della sua dolce metà – e comunque ti
ho detto che è di qui, ma non che vive qui-
Lily spalancò gli occhi e Alexander si affrettò ad aggiungere
-noi siamo a
Târgovişte, oltre il Ialomita-
-oh, ora si che è tutto chiaro- lo interruppe lei ironicamente, sollevando gli occhi al cielo, ma sorrideva.
Lui le tirò un buffetto dietro la nuca e proseguì
-non ci sono treni che arrivino laggiù, e come ben sai ci è stato
consigliato di non usare la magia in paese, così niente materializzazione!
Dovremo muoverci alternativamente! Spero non ti dispiaccia il cocchio,
altrimenti potremmo anche prendere un paio di asini ed arr…-
-non per demoralizzarti, amore, ma sai perfettamente quanto io sia
totalmente negata come fantina, e a meno che non vogliamo iniziare
quest’esperienza con un bel volo in qualche burrone della tua amata
Transilvania, credo dovremmo lasciar fare a chi se n’è intende! Sempre se tu
non desideri che io mi spiaccichi in qualche anfratto, magari era proprio
questo il tuo piano sin dall’ inizio, sarebbe un bel colpo sbarazzarsi della
figlia del salvatore del mondo magico con un infim..-
-lo so stupida- rise lui, passandole un braccio dietro le spalle, mentre
la dirigeva verso una taverna sulla sinistra, e se non l’avesse interrotta
probabilmente avrebbe iniziato uno sproloquio da favola.
Lei gli fece una linguaccia, ma non aggiunse altro. Solo in quel momento
si era resa conto di quanto freddo facesse e che ogni suo respiro si condensava
in fitte nuvolette, che andavano a depositarsi nell’aria pesante.
Il paraorecchie che le aveva regalato James alla partenza era stato
provvidenziale, pensò, mentre prendeva mentalmente nota di ringraziare suo
fratello, una volta che si fossero sentiti.
Non appena misero piede nel locale un calore soffocante avvolse la
coppietta, che si affrettò a raggiungere il bancone.
- un ceai şi un whisky vă rugăm
să- disse Alex in direzione del barista, il quale rispose con un cenno del
capo e dopo pochi minuti porse ai due nuovi clienti una tazza di the fumante e
un bicchiere di whisky che immediatamente finì tra le mani di Lily.
Alex da bravo astemio, si limitò a sorseggiare il suo the
lanciandole uno sguardo ammonitore
-che c’è?- fece lei
-niente- mentì lui, ma lei sapeva in realtà, anche se ormai
era una consuetudine che lei bevesse alcool e lui no, che la cosa continuava ad
infastidirlo, soprattutto in pubblico.
Lo ignorò come la solito.
-allora, chi aspettiamo?- domandò la ragazza, guardando il
suo ragazzo, che si asciugava la bocca con un tovagliolino.
- Constantin Brâncoveanu, il nostro
maggiordomo in seconda- affermò lui,facendole l’occhiolino e volgendo poi lo sguardo lungo il locale, non
notando l’espressione interdetta della sua accompagnatrice.
Oh certo, come diavolo aveva potuto pensare che come minimo non avessero
una schiera di domestici disposti a sfacchinare a destra e a manca per loro?
Dimenticava sempre che da quelle parti l’uso degli elfi non era
propriamente diffuso e che la maggior parte delle famiglie preferiva ancora
affidarsi alle cure di esseri umani stipendiati, alla babbana.
Non fece in tempo a chiedere ad Alexander se , una vota giunti nella
dimora dei Mircea, avesse dovuto aspettarsi qualche altra sorpresa in stile
“principessa Sissi”, celeberrima tra i babbani, che
un uomo elegantemente vestito gli si fece incontro.
Aveva un
andatura impeccabile, il mento sollevato e gli occhi che guardavano diritto
davanti a sé gli conferivano l’aria di uno che sapeva cosa andava fatto e in
che modo.
Era leggermente
attempato, lo si notava dalle striature grigiastre dei capelli, altrimenti
scuri, e da alcune rughette d’espressione agli angoli
degli occhi.
Si fermò dinanzi
il suo datore di lavoro e fidanzatina e, profondendosi in un accenno d’inchino,
si rivolse loro in un inglese impeccabile
-buonasera signore, signorina- aggiunse poi, rinnovando l’inchino e
proseguendo - se volete farmi la
cortesia di seguirmi, il cocchio è qui fuori ad attendervi-
Detto questo si girò e s’incamminò all’uscita impettito.
A Llily scappò una risata, che camuffò con un
colpo di tosse, giusto in tempo per ricevere l’occhiata incuriosita di Alex.
Forse per lui quella era routine, ma a lei quei modi pomposi
richiamavano un che di caricaturale. Giusto per dirla finemente, sembrava che
il tipo avesse un manico di scopa infilato su per un posticino dove decisamente
non batte il sole.
Alex gettò un paio di monete d’argento sul bancone e poi, prendendola
per mano, la guidò al seguito del suo domestico.
Appena prima di uscire dal locale, le alzò ulteriormente il collo del
cappotto imbottito che indossava e le diede un bacio sulla punta del naso e poi
sulle labbra.
Il tempo di raggelare all’impatto con l’esterno fino al midollo osseo
che Lily si ritrovò dinanzi la loro “vettura” e questa volta non poté davvero
reprimere un risata liberatoria
Il contrasto che il cocchio, che si adattava perfettamente allo stile
del paesino, faceva con l’abito impeccabilmente moderno del signor Brancovenu era assolutamente ridicolo.
L’abitacolo del veicolo doveva essere stato un tempo sontuoso, poiché i
rivestimenti dei sedili erano in velluto rosso, ormai consunto e sbiadito dal
tempo.
La finestrella dalla quale era possibile osservare l’esterno non aveva
vetro che riparasse i due ragazzi, che quindi si tenevano, per nulla
dispiaciuti, stretti stretti l’uno nell’altra.
Lily si sentiva le palpebre pesanti, per le lacrime versate alla
partenza e per la stanchezza del viaggio appena sostenuto e non esitò ad
abbandonarsi al sonno, poggiata al petto del ragazzo che amava.
Alexander, o come era conosciuto nella sua terra, la Transilvania, Alexandru Aldea Vlad Mircea,
trascorse tutto il viaggio affondando il viso nei capelli scarlatti della sua
futura moglie, aspirandone il profumo di mandorle e osservando gli alti burroni
che sorpassavano, muovendosi per le sterrate stradine.
Un sorriso
impercettibile gli affiorò in volto al ricordo dei vaneggiamenti della sua
dolce Lily riguardo il precipitare nei suddetti burroni.
Se lasciava
andare la sua mente, subito però veniva sopraffatto dalla nausea, al pensiero
che quel viaggio era tutta colpa sua, che nulla di tutto questo sarebbe
accaduto se solo lui non fosse stato quello che era.
Seppure da un lato amava la sua famiglia, non poteva fare a meno di guardare con amarezza ai suoi antenati, agli atroci crimini che avevano macchiano di cremisi le mura del castello di Vlad Ţepeş, il voivoda.
E di quest’ultimo ancora su una lastra marmorea al
centro della piazzetta del paese poteva leggersi
“Ecco la storia crudele e terribile di un uomo selvaggio e
assetato di sangue, Dracula il voivoda. Di come impalò e arrostì gli uomini e
li fece a pezzi come cavoli. Arrostì anche bambini e costrinse le madri a
mangiarli.
“È un uomo di corporatura robusta e d'aspetto piacente che lo rende adatto al comando. A tal punto possono divergere l'aspetto fisico e quello morale dell'uomo!”
La seconda di queste incisioni fu aggiunta postuma, una decina di
anni orsono, da quando la chiesa aveva raggiunto l’obiettivo di controllare
anche il mondo magico. Citava infatti papa Pio II, il quale faceva riferimento
alla celebre bellezza dell’avo di Alexander, tramandatasi nei secoli trai
discendenti fino a raggiungere l’ultimo di loro.
Alexandru conservava infatti un’avvenenza
che sapeva di antico: i lunghi capelli corvini che gli sfioravano le spalle,
ora stretti in un laccio, erano di una qualità esemplare, doppi e forti, ma
lucenti e setosi, gli occhi luminosi, erano di una varietà di azzurro molto
simile al cielo estivo ed erano sormontati da lunghe e folte ciglia.
Inoltre il fisico asciutto e tonico, era ben proporzionato nel suo
metro e ottantacinque.
Mentre il ragazzo si abbandonava al rimorso, il cocchio giunse
nello spiazzo che faceva da anticamera ad un giardino incredibilmente esteso,
quanto però essenziale per decorazione.
Lily si destò proprio in quel momento, sorpresa dall’interruzione
del moto e alzò lo sguardo su quello che doveva essere il castello che
rappresentava la sua nuova dimora.
Scese senza una parola dal vano e si diresse con passo incerto
verso il limitare della stradina, affacciandosi in punta di piedi.
Giusto il tempo di rendersi conto di quanto fosse diroccata la
struttura che le girò la testa, mentre molti sassolini scivolavano giù per il
dirupo, spinti dai suoi piedi.
Alex le cinse prontamente la vita da dietro e la trascinò di
qualche passo.
-cercavi forse di farmi arrestare per presunto omicidio?- le
sbuffò sulla nuca, facendola rabbrividire di piacere.
-non credevo fossimo così lontani dal paese- riuscì a balbettare.
In realtà non credeva fossero così lontani da una qualsivoglia
fonte di vita, ma non lo disse per non dargli l’impressione che fosse rimasta
turbata più di quanto avrebbe creduto.
-vieni, andiamo, ci stanno aspettando-
La prese per mano, mentre parlava e la spingeva sul sentierino che conduceva fino all’ingresso, indicandole di
qua e di la quella statua di un suo bis, quella lapide di un altro, quel
monumento al valore di qualche altro stupido Vlad o
chicchessia.
Lily lo ascoltava solo per metà, un po’ di ansia iniziava ad
attanagliarle le viscere al pensiero che di li a poco avrebbe conosciuto i suoi
futuri suoceri.
Sperava davvero di piacergli e d’instaurare un rapporto pacifico
con loro … chissà perché Alex era così restio a parlarne … ecco c’erano quasi …
erano davanti al magistrale portone d’ingresso … Alex sollevò una mano per inforcare l’anello
di ferro battuto che fungeva da campanello ... Lily sentì la tensione crescere
e le goccioline di sudore giù per la schiena … Alex sollevò l’anello e.. TOC TOC TOC!
SPAZIO AUTRICE
Allora eccomi qui! Buona sera a tutti! Mi dispiace non aver
commentato in alcun modo nel primo capitolo, ma deve essermi sfuggito :D
Allora, ecco la mia piccola storiellina, mi è venuta tutto d’un
tratto ieri, mentre tentavo di studiare, ma evidentemente il mio cervello ha
trovato qualcosa di più costruttivo su cui lavorare muahahaha.
Comunque sia volevo fare alcune comunicazioni di servizio che riguardano la storia e rispondere quindi anche ad iceprincess
(che
ringrazio infinitamente per aver letto e recensito anche il frutto della mia
deviazione mentale!)
dunque
in primis: la protagonista della storia è Lily, oh yes, mentre per quanto
riguarda la sua relazione per ora non dico ancora nulla! adesso, come chi ha
letto saprà, è in procinto di sposarsi, ma non con Scorpius,
anche se il bel Malfoy avrà certamente un RUOLO in
questo racconto.
Inoltre
la storia è ambientata al termine dei suoi 7 anni ad hogwarts,
anche se ancora non sappiamo le dinamiche che hanno condotto ai fatti narrati,
ma diamo tempo al tempo.
I
fatti narrati in questo capitolo sono, cronologicamente parlando, avvenuti
prima rispetto all’episodio del primo capitolo e il capitolo ha quel nome
perché Transilvania letteralmente significa “ultra silvam”,
cioè oltre la foresta.
tutti
i nomi inseriti , sia di persone che di luoghi, li ho reperiti qua e la facendo
ricerche su Vlad Ţepeș, anche se non
sono riferiti ai personaggi e posti corrispondenti (ho preso un po’ a testa mia
quelli che più mi piacevano insomma), se non appunto per quanto riguarda il
conte Dracula, quindi scusatemi se c’è qualcuno più informato di me che
leggendo avrà pensato che ho detto una marea di stupidaggini,!!
Ok adesso la finisco, altrimenti
lo spazio autrice supererà quello impiegato per la storia!
Buona serata a tutti! *-*