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Autore: MusicDanceRomance    12/11/2010    9 recensioni
Quando gli altri si permettono di sognare la vita perfetta per te, entrando in contrasto con i tuoi sentimenti e i tuoi sogni, ti senti annientata dai tuoi stessi affetti. Una ragazza si trova a combattere per far valere le proprie ragioni. E qualcosa fa.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I SOGNI DEGLI ALTRI
 
Io sono l’agonia del sogno che avvelenate con esasperante lentezza.
Sono la rosa schiacciata da mani che hanno pressato troppo nel coglierla.
Sono un cuore che pulsa male perché è trafitto da schegge che nessuno cerca di estrarre.
Io sono la vostra competizione con amici e vicini. Sono la fiaba in cui lasciate trionfare il cattivo. Sono la marionetta di cui muovete i fili, e che ha scoperto di sapersi reggere sulle sue gambe da sé. Sono la fata a cui volete spezzare le ali, perché non possa più volare via ed esaudire i vostri desideri. Sono il velo squarciato della sposa che non arriverà mai all’altare.
Cara mamma, per venti anni sono stata la figlia ideale, la figlia perfetta, la figlia preferita, la figlia da vantare. Non ho mai preteso nulla da voi, se non quel sentimento incognito chiamato affetto, e lo riconosco, il vostro affetto non mi è mai mancato. Mi coprivate di regali, mi viziavate e soffocavate, mi sentivo annegare in quel tiepido oceano di carinerie e complimenti.
Ma ora ho vent’anni, ho la mia vita da seguire, non potete negarmela. Non potete negarmi i miei sogni.
Perché io devo essere il mio sogno, non il riflesso beffardo delle vostre aspirazioni incomplete.
“Questa bambina diventerà medico”. “No, diventerà avvocato, anzi, magistrato”.
“Si sposerà con un uomo intelligente e soprattutto ricco”. “Studierà nelle migliori scuole”.
“La cresceremo con sani princìpi” “I nostri sacrifici verranno ripagati non appena sarà adulta”.
Da piccola mi facevate seguire in televisione i cartoni animati, e poi mi suggerivate i telefilm in cui i protagonisti erano tassativamente avvocati o medici. Mi costringevate a leggere romanzi gialli, perché si affinassero le mie capacità deduttive, perché il mio senso della giustizia maturasse come sarebbe dovuto maturare il mio carattere sulla linea tracciata dall’adolescenza.
La mia era una vita preprogrammata da voi. E io vi avrei obbedito volentieri, perché si dovrebbe obbedire ai genitori che agiscono prepotentemente solo per il bene dei propri figli. O no?
Avrei obbedito, ma poi ho conosciuto il mio grande amore, che mi ha sottratta alla monotonia della vita prescelta, mi ha permesso di fuggire lontano dallo squallore dell’ordinario, dall’insopportabile perfezione comune, della debilitante quotidianità incantata. Dall’oro falso.
Il mio universo ruotava attorno a qualcosa di incredibilmente, esageratamente appagante.
La danza.
Il sentirmi ballerina, il lasciarmi cullare e dirigere dalla musica. Il percepire la perfetta unione della mia essenza vitale con la musica. L’incastro del mio corpo nell’arte invisibile che scatenava un moto d’anima imprevedibile, incontenibile, insopprimibile. Il sussurro del tempo che mi guidava, mentre io guidavo le sensazioni del pubblico che mi acclamava. Il ritmo indelebile dell’acqua, del fuoco, della terra e dell’aria, che mi graffiava dentro e mi inondava di luce. Il sangue che circolava con grazia nelle vene riempiendo il cuore di ossigeno fuso a gioia.
Io che esercitavo la supremazia sul pubblico che mi ammirava. Io che incantavo. Io che mi sentivo potente, servendomi unicamente della mia passione. Io che amavo e che ero riamata da chi non mi avrebbe mai tradita.
 “Tu devi fare l’avvocato, devi iscriverti in giurisprudenza, o se vuoi davvero sentirti onnipotente come dici, iscriviti in medicina, dove salverai tante persone. Se scegli il ballo fai la fame, se segui i nostri consigli un giorno ci ringrazierai. Devi trovare un ottimo lavoro, la danza rimarrà un hobby per te”.
Ma se io volevo vivere della mia passione, e lavorare sodo, senza paura dei sacrifici, per quale assurdo motivo avrei dovuto scegliere una ricca e massacrante noia alla mia modesta e inquieta voglia di vivere?
Proiettavate tirannicamente le vostre ambizioni su di me. Le mie ambizioni me le gestisco io. C’è tanta gente senza sogni, senza aver scelto un destino suo amico. Ci sono i sognatori che possono vincere. Esiste la voglia di non arrendersi e di sognare a costo di non dormire la notte. Esiste la forza di volontà.
Per questo sono scappata. Per realizzare il mio sogno. Sono partita con i cubani di Josè Reyaldi, il più grande ballerino di caraibici d’America. Lui mi ama. E io amo lui e la nostra vita, il ballo in ogni sua singola e perfetta forma, e adesso mi trovo su un aereo diretto a Cuba. Non è il genero che sospiravate da quando gattonavo tra la cucina e le stanze da letto, non è la vita che auspicavate per me, ma è ciò che si approssima maggiormente alla felicità che sto raccogliendo con amore e pazienza, attimo dopo attimo.
Adesso sono libera di volare in alto. Perché io non voglio camminare come fanno tutti, io voglio spiegare le ali del mio coraggio, alzarmi da terra, raggiungere la sommità del cielo e sentirmi invadere dall’ebbrezza del rischio compiuto.
In fondo, si tratta della mia felicità, non della vostra. Voi non avete frequentato l’università, volevate che lo facessi io perché non ci siete riusciti voi. Perdonatemi, ma so che non mi capirete. Solo chi ha sogni come me mi può capire, e i vostri, forse, erano troppo fragili e indifesi, per questo li avete perduti tanti, troppi anni fa. Vi voglio bene, e tornerò presto, da vincente, col sorriso sulle labbra, portandovi il nipotino che adesso aspetto in grembo. Sarò una grande ballerina, e per farvi contenti, mi farò amici tanti avvocati e medici. Con affetto, Anna.
 
-Mamma, mamma, guarda che lettera ha lasciato Anna, vuole scappare di casa!- urlava a squarciagola il fratello minore di Anna, sventolando un foglio mezzo sgualcito - E adesso il tema della maturità chi me lo fa?
-Come, è scappata?- la signora Cecilia ebbe un tuffo al cuore, e cominciò a leggere freneticamente lo scritto della figlia.
Terminò la lettura ansimando disperata:
-E’ incinta? E chi è questo ballerino cubano? E da quando ama la danza a tal punto? Non ci ha mai detto che voleva diventare ballerina, perché quell’incosciente è scappata di casa?  
Anna raggiunse il soggiorno ancora assonnata, pigiamone invernale, capelli arruffati, aria beatamente rilassata. Chiese, sbadigliando:
-Perché gridate? Mi avete svegliata.. ieri sono tornata tardi dalla discoteca, potevo dormire un po’ di più. Cos’hai in mano, mamma, una bolletta o una lettera dei nostri cugini canadesi?
-Sei incinta?- la accusò la madre, cercando invano di mantenere una lagnante calma.
Anna li guardò domandandosi se stesse ancora sognando:
-Ma che state dicendo? Non ho nemmeno il fidanzato!
-E chi è questo ballerino cubano con cui vuoi scappare?- continuò a strepitare la signora Cecilia -Questo Josè come cavolo si chiama? L’hai conosciuto in discoteca?
Anna comprese tutto. Non fu in grado di trattenere una sonora risata.
-Anna!- la richiamavano allarmati il fratello e la madre.
-Ma siete scemi..- era giunta alle lacrime - quello è un racconto introspettivo che ho scritto di getto ieri sera, prima di uscire, e che devo ancora sistemare ben bene se voglio partecipare ad un concorso letterario! Rimbambiti!
Inutile elencare i numerosi sospiri di sollievo che la signora tirò, all’udire quella rassicurante risposta. Le pareva troppo strano che sua figlia si considerasse così altamente incompresa!  
Eppure, sapeva di così tanto vero, quello scritto appena abbozzato, e trasmetteva una sofferenza talmente reale, ai limiti del tangibile.. quasi fosse un messaggio.
Anna tornò in camera sua, sogghignando:
-Il mio trucco ha funzionato. Ho fatto finta di aver dimenticato quel racconto in soggiorno perché lei lo doveva leggere. Così impara a farmi le prediche dicendo che non devo sognare troppo e che la mia passione deve rimanere un insignificante hobby! Vediamo se si rende conto che mascheravo la mia passione per la scrittura dietro la metafora della danza! Spero di essere riuscita a farle capire una buona volta che io voglio fare la scrittrice, non il medico o il giudice!          
  

   
 
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