Buona domenica a tutti.
Ormai non so più come
scusarmi per I miei ritardi, ma tra l’università e il lavoro non ho più tempo
per nulla.
Godetevi questo
capitolo.
Ringrazio tutti coloro
che leggono, preferiscono e seguono questa storia e il mio grazie va anche a
chi mi ha inserita tra gli autori preferiti.
Come ho detto nello
scorso capitolo, mi dispiace non vedere le vostre recensioni e vorrei tanto
capire il motivo. La storia non vi piace?
La trama non è di vostro
gradimento? Non riesco a scrivere come voi vorreste? Insomma, mi piacerebbe
capire il motivo di tutto ciò.
Ringrazio invece la mia
piccola Asia che quando ha tempo mi lascia sempre un pensiero. Un bacio tesorina.
Un’ultima cosa, non l’ho
mai fatto, o meglio non ci ho mai pensato ma volevo consigliarvi le storie di fata_morgana. Vale davvero la pena
leggerle.
@fata_morgana: ti
ringrazio ancora tesoro. Sono davvero felice che la storia ti stia piacendo e
davvero non so più che dirti se non grazie (ancora). Kiss
Awakening from Darkness
Capitolo XI – Little foundling
Edward
Il prato inglese, tagliato con cura,
è umido sotto i miei piedi. La rugiada lo illumina magicamente quasi fosse un
dipinto. I raggi del sole arrivano tiepidi sulla mia pelle. Il cielo con le sue
sfumature calde mi regala il suo buongiorno facendomi quasi sentire un’altra
persona. Inspiro il profumo che la notte appena trascorsa ha lasciato. Il
cinguettio degli uccelli mi ricorda che un nuovo giorno è appena cominciato e
che la mia luna di miele vede l’alba di una nuova giornata.
Io e Bella da quando siamo arrivati
non abbiamo messo piede fuori dalla casa, troppo eccitati di goderci la nostra
intimità liberi da capacità uditive vampiresche. Non ho avuto molto tempo per
potermi guardare attorno ed è per questo che abbiamo deciso di fare una piccola
pausa e di uscire un po’. Rientro in casa lasciandomi alle spalle quel piccolo
paradiso che la natura ha creato.
“Sei pronto?” mi urla Bella dal
piano di sotto.
“Arrivo.” Rispondo afferrando il mio
giaccone. Bella inizia a sentire l’esigenza di cacciare ed io ho pensato di
utilizzare finalmente le attrezzature per la pesca che io, Emmett e Jasper
abbiamo comprato. Non sono mai stato un tipo da pesca, ma perché non provare?
In fondo avrei pure dovuto passare il mio tempo in qualche modo mentre Bella
cacciava.
Scendo gli ultimi gradini e sorrido
a mia moglie che mi aspetta vicino alla porta.
“Edward sei sicuro che non sia un
problema? Potrei andare a caccia stanotte.” Mi dice accarezzandomi il volto.
“Tesoro non è un problema e poi ci
ritroveremo tra qualche ora.” Dico rassicurandola.
Mano nella mano ci richiudiamo la
porta di casa alle spalle.
Il torrente sotto i miei piedi si
riversa scrosciante nel lago che riempie la vallata. Mi siedo in prossimità
della riva e lancio l’amo creando nel letto del fiume piccoli cerchi
concentrici che si allargano fino a svanire. Sospiro godendomi i suoni che la
natura intorno a me mi regala e mi rilasso in attesa che mia moglie venga a
cercarmi. Si è allontanata un bel po’, non voleva rischiare che per sbaglio
incrociasse la mia scia mentre cacciava, scambiandomi per una preda.
Due ore e il mio cestello era vuoto.
Nemmeno un pesce aveva abboccato al mio amo. Risi di me stesso e passandomi una
mano tra i capelli pensai che non ero tagliato per la pesca. Ritirai la canna e
l’adagiai sul prato vicino al resto dell’attrezzatura. Mi guardai attorno e
decisi di fare due passi. Bella sarebbe arrivata a momenti per questo non mi
sarei allontanato di molto.
Risalii il fiume seguendo un
sentiero che lo costeggiava fino a quando mi ritrovai in una piccola radura che
mi tolse il fiato per quanto era bella. Un angolo di paradiso che non era stato
deturpato dalla civiltà. Maestosi alberi creavano un recinto, quasi a
proteggere quella meraviglia. Un prato colorato da fiori che non avevo mai
visto si stendeva su tutta la superficie della radura. Mi chinai raccogliendone
uno immaginando quanto potesse stare bene tra i capelli di mia moglie. La
immaginai lì accanto a me, o meglio distesa su quel prato a fare l’amore con
me. Un piccole rumore mi destò dai miei pensieri poco casti. Bella aveva
seguito il mio odore fin qui. Sorrisi pensando che magari le mie fantasie
potessero tramutarsi in realtà.
“Stavo pensando proprio a te.” Mi
voltai, ma non era mia moglie colei che mi trovai davanti.
Per un attimo rimasi pietrificato,
ma poi realizzai che colei che avevo davanti non poteva farmi del male. Una
piccola creatura fasciata da un vestitino rosso a pois mi guardava spaventata
dal bordo della radura. Cosa ci faceva una bambina tutta sola nel bosco?
Feci un passo verso di lei ed
automaticamente la piccola fece un passo indietro.
“Tranquilla piccola, non voglio
farti del male. Sei da sola? Ti sei persa?” chiesi provando a rassicurarla e
pian piano cercavo di avvicinarmi di più a lei.
Alle mie parole la bambina si
rannicchiò su se stessa e scoppiò a piangere.
Con poche falcate la raggiunsi e mi
chinai verso di lei stringendola tra le mie braccia.
“Shhh, non
piangere. Ci sono io adesso non aver paura. Perché non mi racconti cosa è
successo?” Provai a dire e i suoi singhiozzi parvero placarsi. Il tremore del
suo piccolo corpicino tra le mie braccia mi fece notare che il vestitino che
portava non era adatto alla temperatura della stagione e senza pensarci su mi
sfilai la giacca avvolgendoci la piccola trovatella. La piccola emise un
piccolo gemito e un brivido la percorse, immaginai fosse per il sollievo che il
suo corpicino ora provava sentendosi al caldo.
Timida nascose il volto nella giacca
e i suoi occhi per un attimo mi fissarono attenti. Non appena incrociai il suo
sguardo istintivamente feci un passo indietro. I suoi occhi, così grandi, così
magnetici, mi spaventarono. Il colore dei suoi occhi, un colore innaturale, un
colore non umano, il colore degli occhi di un vampiro. La bambina impaurita dal
mio improvviso balzo e si strinse ancor di più nel caldo giaccone. La sua
espressione si rattristò e ricominciò a piangere. Istintivamente la presi di
nuovo tra le mie braccia e la strinsi al mio petto. L’avevo spaventata ancora
di più, probabilmente aveva avvertito la mia paura e l’aveva interpretata come
un rifiuto.
“Piccola, ti prego non piangere
più.” Mormoravo sui suoi capelli.
“Edward allontanati da lei
immediatamente.” La voce di Bella ci fece sussultare entrambi.
“ Bella, ma cosa…” provai a dire, ma
mi interruppe bruscamente.
“Edward, lascia quella cosa e vieni
verso di me.” Ripeté autoritaria.
“Quella cosa? Bella è solo una
bambina e tu la stai spaventando ancora di più.” Dissi sentendo la piccola
tremare tra le mie braccia.
“Non è una bambina Edward. È una
creatura pericolosa e tu sei solo il suo prossimo pasto.” Disse cercando di
allontanarmi dalla piccola.
Poggiai la bambina sul prato e mi
alzai per avvicinarmi a mia moglie e per cercare di farla ragionare. Ma Bella
fu più veloce e si scagliò contro la piccola tenendola per il collo.
In quel momento non era mia moglie,
ma una creature della notte che cercava di distruggerne un’altra. Veloce, per
quanto la mia natura umana me lo consentisse, cercai di liberare la piccola
dalla presa ferrea di mia moglie.
“Bella smettila, è innocua. Se
avesse voluto farmi del male lo avrebbe già fatto. È una bambina diamine.”
Urlai e Bella allentò la presa dal collo della piccola. Cercai di allontanare
le mani di Bella e di prendere la bambina tra le mie braccia e ci riuscii o
semplicemente Bella me lo lasciò fare.
“Bella cosa ti succede? Non ti
riconosco più.” Dissi dolce provando a capire cosa passasse nella testa di mia
moglie.
“Edward non capisci. È una bambina
immortale e potrebbe non essere sola. È un pericolo per te, per noi.” La sua
voce ormai aveva il tono di una supplica.
“Non c’è nessuno con lei. È stata
abbandonata. Bella ti prego, ha bisogno di aiuto e in questo momento siamo i
soli a poterglielo dare.” Spiegai.
Gli occhi di mia moglie si
rattristarono nel momento in cui capì che volevo occuparmi della piccola, ma
non riuscii a capirne il motivo. Noi, ma soprattutto lei era in dovere di
farlo. Lei era la Prescelta ed era suo compito prendersi cura delle creature in
difficoltà. Dov’era finita la Bella altruista e piena di responsabilità che
conoscevo?
“Fa come vuoi Edward, ma sarai tu ad
occuparti di lei, sempre che prima non ti uccida.” Le sue parole taglienti mi
ferirono e non ebbi il tempo di rispondere. Sentii solo il vento che la sua
corsa avevano lasciato dietro di lei.
“Piccola stai bene adesso?”
sussurrai sul capo della bambina che annuì.
“Allora mi dici cosa è successo?”
chiesi, ma lei di nuovo si chiuse in se stessa senza pronunciare una parola.
“Prima o poi me lo dirai vero?” continuai
e la piccola fece un piccolo cenno di assenso con la sua testolina.
“Bene. Che ne dici se adesso andiamo
a casa?” i suoi occhi si illuminarono per la sorpresa di quell’invito.
Scese dalle mia braccia dimenandosi
e strinse le sue piccole dita intorno alle mie.
Raccolsi le mie attrezzature per la
pesa e tornammo a casa.