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Verità ( Parte II )
Il
breve viaggio fu ricco di tensioni. Non capivo il perché, ma
Bella se ne stava
rannicchiata sul sedile. Non guardava neppure fuori e il suo viso mi
era
nascosto dai suoi lunghi capelli scuri. Avrei voluto dire o fare
qualcosa per
spezzare quell’assordante silenzio, ma non riuscii a fare
nulla.
Fu
quasi un sollievo sia per me che per lei, arrivare davanti la casa di
Carlisle.
Scesi dall’auto e feci il giro per aprirle la portiera. Lei
rimase seduta e io
le accarezzai il viso, così dopo avermi guardato finalmente
scese dalla
macchina.
La
presi per mano e come sospettavo erano già tutti ad
aspettarci. Alice corse
fuori casa a velocità umana e la strinse leggermente, per
non farle male. Vidi
l’ombra di un sorriso sul volto di Isabella e ne fui molto
felice.
<<
Piccola Bella, sono felice che tu sia qui! >>
Alice
nel suo modo dolce ed esuberante riuscì a spezzare la
tensione che si era
creata.
Emmett
ci raggiunse e schiacciò l’occhio a Bella,
presentandosi.
<<
Bellina io sono Emmett, il fratello di Edward. Sei davvero carina come
dice!
>>
A
quelle parole inarcai un sopracciglio e Bella arrossì
inevitabilmente.
Il
grizzly rise e Rosalie gli diede una pacca sulla spalla, seguita da
Jasper che
dopo aver regalato un occhiataccia ad Emmett, sorrise
all’inidirizzo di Bella.
<<
Ragazzi, fate entrare in casa almeno quella povera ragazza.
>>
La
voce dolce e materna di Esme ci fece voltare tutti verso la sua
direzione,
tranne Isabella che si mordeva nervosa il labbro.
La
tirai leggermente per la mano e insieme agli altri entrammo in casa.
Carlisle
accolse Bella a braccia aperte e lei sorrise più ampiamente
quando lo vide
uscire dal suo studio e raggiungerla.
<<
Mia cara, come stai oggi? >>
<<
Sto bene. >> rispose per la prima volta la mia piccola
umana.
Carlisle
sorrise soddisfatto.
<<
Bene, accomodati pure nel salone. Esme ci raggiungerà tra
poco. >>
Ci
sedemmo tutti nei due grandi divani, ma notai subito come Emmett e
Jasper
accesero la televisione e sembravano farci molta attenzione, mentre
Alice e
Rosalie erano sedute di fronte a noi e guardavano distrattamente Bella,
come se
non fosse un ospite, ma un abituale convivente.
Capii
subito che non volevano concentrare troppa attenzione su di lei e
infatti la
vidi rilassarsi lentamente.
Esme
ci raggiunse poco dopo, con un piccolo piattino con su una fetta di
torta.
Bella l’accettò con un mezzo sorriso ma tranne
qualche briciola, non mangiò
nulla e tenne il piattino in mano per tutto il tempo.
Carlisle
le faceva qualche domanda a cui rispondeva, ma per il resto lei non
prendeva
l’iniziativa per aprire un discorso. Era molto timida e di
sicuro non sapeva
come comportarsi.
Le
tolsi il piattino dalle mani per farle fare il giro della casa ed Esme
arrivò
subito da me per prelevare il piatto con la torta.
Dedicò
a Bella un sorriso e sparì di nuovo. Per fortuna sia Esme
che Carlisle erano
vampiri molto particolari e mettevano Bella a suo agio. Sapevo che lei
non era
a conoscenza della nostra natura, o per lo meno Carlisle era convinto
che lei
avesse dei dubbi, ma se li teneva per sé.
<<
Bella, ti faccio vedere il resto della casa >>
Lei
sorrise ampiamente e si alzò subito per seguirmi.
Le
feci vedere le varie stanze e i bagni per poi uscire dalla porta
finestra che
dava direttamente su un piccolo sentiero che poi si perdeva in mezzo
alla
foresta.
Era
un luogo appartato ma molto bello.
Bella
sgranò gli occhi a quella vista e per lungo tempo stette a
guardarsi intorno.
Con un sorriso le cinsi la vita, ma lei era troppo presa nel vedere
quello
spettacolo.
Camminammo
per un po’, fin quando non presi una scorciatoia e la portai
alla mia radura.
Un enorme prato pieno di fiori di ogni colore si stagliavano davanti a
noi.
Sentii
chiaramente un gridolino acuto da parte di Isabella e sorrisi di
tenerezza
quando la vidi con le mani davanti la bocca, mentre guardava estasiata
i fiori.
<<
Edward! >> si aggrappò al mio braccio
saltellando lievemente, facendomi
segno di voler andare a prendere qualche fiore.
Io
annuì e lei con una piccola corsetta raggiunse i fiori che
voleva e si abbassò
per coglierli.
Sospirai
e mi sedetti poco lontano da lei per continuare a tenerla
d’occhio. Lì non
c’erano pericoli ma preferivo avere tutto sotto controllo.
Isabella
sfiorava i petali dei fiori come se fossero un tesoro raro. Vedevo
chiaramente
il suo sguardo adorante ed estasiato. Ancora faticavo a capire
perché si
comportasse in quel modo. Sapevo che lei non era davvero quel che
voleva far
credere. Era come se si isolasse in un mondo tutto suo.
Guardando
i suoi movimenti non potei che incantarmi. Quella ragazza sapeva
stregarmi solo
con la sua presenza.
Ad
un certo punto tornò da me con quella che sembrava una
coroncina di fiori. Ma
come aveva fatto? Venne da me e me la porse, io la presi con un sorriso
e poi
la osservai.
Lei
ricambiò il mio sguardo e capii che voleva dirmi qualcosa.
La vera Isabella
stava tornando a galla e io non volevo perdere questa occasione.
<<
Mia madre mi faceva spesso queste coroncine di fiori. Io non le sapevo
fare e
ora solo grazie al ricordo delle sue mani che intrecciavano i fiori ci
sono
riuscita. >>
Si
sedette e io rimasi in assoluto silenzio. Ciò che lei voleva
non erano le
domande che tutti incalzavano quando lei provava a dire qualcosa, ma
desiderava
il silenzio. Poteva starci anche ore prima di concludere un concetto ma
ci
voleva pazienza e io l’avrei avuta.
<<
Quel giorno io non volevo andare con loro. Dovevo rimanere a casa e
studiare,
ma loro hanno insistito. Erano in ritardo perché io gli
avevo fatto perdere
tempo… >>
Si
bloccò di colpo agitata ma io non mi mossi ne dissi nulla.
Capii che per la
prima volta stava parlando della sera in cui i suoi erano morti in un
incidente
stradale.
<<
Non volevo andare Edward, perché non mi hanno lasciato in
pace? Sono andata con
loro ma ero arrabbiata e pensavo che dall’indomani non gli
avrei più rivolto la
parola… >>
Lente
lacrime le solcavano il viso e io dovetti combattere contro me stesso
per non
prenderla tra le braccia e consolarla. Quindi si sentiva colpevole
dell’incidente.
<<
Io dovevo stare buona e seguirli subito, così saremmo
tornati a casa tutti e
tre salvi, invece sono tornata solo io… >>
Continuò
a piangere silenziosamente, sembrava non accorgersi nemmeno delle
lacrime che
le scendevano sul viso incessantemente.
<<
Ad un certo punto, mentre mio padre era girato verso di me per cercare
di farmi
sorridere, io gli dissi solo che ero arrabbiata e che non avrei voluto
andare
con loro. Mia madre mi guardava dallo specchietto e mi sorrideva appena
e io
ero sempre più arrabbiata…. >>
Arrabbiata…
lo ripeteva spesso. Era su questo che si sentiva in colpa. Di essere
arrabbiata
con i suoi genitori in quel momento.
<<
Sai… ero un tipo molto loquace e a volte aggressivo, ma da
quella notte ho
imparato che devo essere tutto il contrario… >>
Mi
salirono i brividi e finalmente riuscii a scorgere un barlume di
verità in
tutta quella storia. Le ultime cose che aveva detto erano
terribili… lei aveva
letteralmente spento la sua vita, ucciso la sua personalità,
solo per un senso
di colpa. Sotterrava se stessa perché in questo modo credeva
di fuggire dai
suoi rimorsi.
<<
Lo sguardo dolce dei miei genitori fu l’ultima cosa che vidi
di loro… poi delle
luci… rumori… buio. >>
Tremò
ma io ancora una volta non feci nulla.
<<
Pioveva forte quando mi sono risvegliata, non vedevo nulla davanti a me
se non
le lamiere accartocciate della macchina. Il tetto era aperto e io mi
sono
arrampicata fuori e poi ho visto una busta strappata a terra, vicino
allo
sportello ormai inesistente accanto a mia madre…
>>
Tremò
sempre più forte e io non seppi cosa fare, se intervenire o
meno, quando lei
continuò.
<<
Ho cercato di gridare ma non c’è la facevo e
mentre stavo seduta ad aspettare
che qualcuno arrivasse ho aperto la busta e … e
c’era… c’era….
>>
<<
Il carillon di tua madre… >> finii per lei,
per poi prenderla tra le
braccia.
Lei
si aggrappò alle mie spalle e pianse a dirotto. I singhiozzi
la scuotevano e io
la strinsi sempre più forte.
Mi
aveva lasciato vedere cosa si celava dietro se stessa. Ora cosa avrei
dovuto
fare? Parlarne con Carlisle?
Eppure
lei l’aveva detto a me e a nessun altro. Si sarebbe sentita
tradita se avesse
capito che anche altri sapevano, anche se queste erano persone che
desideravano
solo aiutarla?
Sospirai
e decisi di pensarci dopo. Bella si era accocolata sul mio petto e
aveva smesso
di piangere.
<<
Cosa pensi di me? >> sussurrò sorprendendomi.
<<
Penso che sei una ragazza che ha sofferto molto. >>
La
scostai da me e la presi per le spalle per guardarla bene negli occhi.
<<
Bella non devi sentirti in colpa per la morte dei tuoi genitori.
>>
A
quelle parole s’irrigidì e fece per allontanarsi
da me, ma io non la lasciai
andare.
<<
Ascoltami… quella notte non potevi immaginare ciò
che sarebbe accaduto. Eri
arrabbiata con i tuoi genitori ma questo non vuol dire che ti debba
sentire in
colpa. Non è colpa tua. >>
Si
lamentò e si dimenò, così decisi di
lasciarla andare.
<<
No, tu non capisci… >>
<<
Cosa non capisco? >>
Lei
scosse il capo e si alzò. Cominciò a correre in
mezzo ai fiori della radura e
io con un sospiro rassegnato la raggiunsi in pochi secondi.
<<
Non puoi capire… >> disse ancora, mentre
bloccavo i suoi movimenti.
<<
Aiutami a capire. >>
A
quelle parole si bloccò e mi guardò intensamente.
<<
Non posso. Non so più chi sono… >>
Continuò
a dire cose senza senso e io la scrollai un po’ sperando che
il suo cervello
tornasse a ragionare.
<<
Bella non lascerò che tu rimanga in questo stato, hai
capito? Ti aiuterò anche
se tu non vorrai. >>
Lei
mi guardò senza vedermi veramente e si lasciò
scivolare a terra. La seguii e le
scostai i capelli dal viso.
<<
Perché perdi tempo con me? Perché Edward? Sono
senza speranza. Io non voglio
stare meglio capisci? >>
Agrottai
la fronte e la guardai perplesso. Lei non voleva stare
meglio… ma l’avrei
aiutata lo stesso. Lei sarebbe tornata come prima con le buone o con le
cattive.
<<
Ti ho visto con Tanya. >>
Era
incredibilmente seria. Avevo ragione, la vera Bella era solo sepolta in
lei, ma
c’era.
<<
Sì, allora? >>
Forse
dovevo forzarla, cercare in lei delle reazioni.
<<
Da domani non venire più da me, vai da lei. >>
Fece
per alzarsi ma io fui più veloce le presi il viso tra le
mani e la baciai. Lei
si irrigidì e emise un gemito sorpreso. Mi limitai a
poggiare le mie labbra
sulle sue ed accarezzarle.
Lei
non fece nulla per ritrarsi ma rimase nella stessa posizione.
Quando
mi allontanai aveva gli occhi chiusi e il viso leggermente arrossato.
Sorrisi
con affetto.
Il
mio gesto era stato istintivo, ma non me ne pentivo. Bella era troppo
importante per me e non l’avrei abbandonata per nulla al
mondo.
Le
accrezzai il viso leggermente e solo così lei
riaprì gli occhi. Mi osservava
incredulo e si portò le dita sulle labbra.
<<
Ma cosa… io... >>
<<
Bella io voglio stare vicino a te. Non mi importa di Tanya.
>>
Lei
non rispose e rimase attenta a guardarmi.
<<
So la verità e ti riporterò alla tua vita, sia
che tu lo voglia o meno.
>>
Lei
sorrise appena ma poi abbassò lo sguardo.
Nessuno
dei due disse nulla per molti minuti. Ci scambiavamo solo qualche
sguardo, ma
nulla di più.
Guardai
distrattamente un fiore vicino a me e sorrisi nel vedere una farfalla
bellissima poggiata sopra.
<<
Bella. >> sussurai e lei seguì il mio sguardo
fin quando non vide la
farfalla.
Rise
e io mi beai di quel suono delicato. Allungò il dito e la
farfalla le si posò
sopra.
Mi
sorrise e io la guardai, sentendo nascere dentro di
me un sentimento che non avrei mai creduto di
provare nella mia esistenza.
**********************
Ciao
a tutti!
Scusate
per questo ritardo, ma anche con questa storia sto cercando di
rimettermi in
pari!
Fatemi
sapere cosa ne pensate mi raccomando! Cercherò di essere
più veloce negli
aggiornamenti!
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